Skip to content
You are here:Home arrow Artículos arrow History arrow Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 14^p


Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 14^p
(1 voto)
Escrito por Mario Ragionieri   
La decisione di Napoleone di invadere la Polonia non dipese del tutto da necessità militari perché c’era da tempo un importante interesse politico; infatti si rendeva conto in quel momento che poteva trovarsi in posizione di “ liberatore” dopo che il paese era stato conteso tra Prussia, Russia e Austria. In quel momento avrebbe potuto ripristinare la monarchia sperando così di rendersi amica la nazione e ricevere almeno 50.000 uomini per rinforzare la Grande Armè; mire del tutto opportunistiche dunque! Nella sua mente aveva pochissima simpatia per le aspirazioni nazionalistiche polacche: “Polonia! Tanto peggio per loro”. Aveva esclamato più volte ” Essi hanno permesso di venire spartiti, non sono più una nazione , non hanno uno spirito patriottico. I nobili contano troppo; il popolo troppo poco. E’ un corpo morto cui bisogna ridare vita, prima di poterne fare qualcosa. Prima di tutto io farò di loro degli ufficiali e dei soldati; poi si vedrà. Io prenderò la parte della Prussia; avrò Posen e Varsavia, ma non toccherò Cracovia, Helicz o Vilna.”. Napoleone temeva per le reazioni della Russia e dell’Austria ad un suo appoggio aperto alla Polonia, pertanto si guardava bene dal fare aperte promesse di libertà politica e nemmeno fece qualcosa per costringere i polacchi alla ribellione. Disse una volta a Bourrienne: “ Mi piacerebbe rendere indipendente la Polonia ma si tratta di una cosa molto difficile. L’Austria, la Prussia e la Russia si sono prese tutte una fetta della torta; una volta che il fiammifero è acceso, nessuno sa dove può arrestarsi la conflagrazione….Noi dobbiamo rimettere questo problema al sovrano di tutte le cose: il tempo”.

Nel frattempo l’esercito francese si stava addentrando profondamente nella Polonia senza trovare alcuna resistenza. Il 18 novembre Davout era a metà strada da Varsavia, Augereau era nelle vicinanze di Bromberg e Gerolamo si stava avvicinando a Kalish. Le avanguardie della cavalleria comunicarono che il generale Lestocq con circa 15.000 prussiani era a Thorn, località che presto Lannes avrebbe raggiunto, e riferirono inoltre che non c’era traccia di truppe russe. In realtà fu solo il 27 novembre che Murat ebbe il primo contatto con le avanguardie russe, i cosacchi; un breve scontro ad ovest di Varsavia. Il generale Bennigsen non provò neppure a difendere la città e ritirò il suo esercito sulla riva destra della Vistola dando fuoco al ponte vicino alla cittadina di Praga e iniziando un lento ripiegamento verso Pultusk; il 28 Murat prese possesso della città di Varsavia senza incontrare resistenza. Qualche settimana dopo Napoleone lo raggiunse.

L’imperatore arrivò a cavallo poiché i suoi carriaggi si erano impantanati nelle paludi alcuni chilometri prima della città. Le strade polacche erano in condizioni a dir poco disastrose. Dopo aver respinto alcuni tentativi di sortita di Bennigsen e Lestocq ci fu una breve pausa strategica; Varsavia era il limite di una avanzata prudente in attesa che l’intero esercito francese si fosse riunito così seguendo questa prospettiva fu trasformata in un centro operativo costruendo depositi, ospedali a tutto quanto era necessario ad un grande esercito. I soldati francesi necessitavano di un periodo di riposo e Napoleone era favorevole a concederlo ben conoscendo la situazione. L’occupazione di Varsavia rappresentava per Napoleone una forte posizione strategica poiché i fiumi Narew, Bug e Ukra si gettavano nella Vistola nelle vicinanze della città consentendo di predisporre varie linee di operazioni per la primavera successiva. Il territorio tra Varsavia e Thorn si prestava ad una rapida concentrazione dell’esercito nella eventualità di un attacco russo attraverso le paludi della Polonia settentrionale, ma di questa eventualità non c’erano segni tali da prevedere un pericolo imminente.

Infatti Bennigsen si stava ritirando andando incontro a Buxhowden che si stava avvicinando e anche Lestocq decise di abbandonare ai francesi la cittadina di Thorn. Napoleone a questo punto voleva rafforzare la propria posizione come scrisse a Murat da Posen il giorno 6: “Sono in attesa di sapere se i ponti sulla Vistola e il Bug sono stati riparati. Questi due passaggi sono di vitale importanza, poiché consentono il concentramento delle mie truppe nei pressi di Varsavia”.

 
 
LA MANOVRA SUL FIUME NAREW
 
 

Verso la fine della prima settimana di dicembre non c’erano ancora segni evidenti di una attività di carattere aggressivo da parte dei russi. Napoleone aveva a sua disposizione in quel momento circa 80.000 uomini e sapeva che erano in arrivo almeno altrettanti soldati, pertanto si sentiva in grado di affrontare qualsiasi situazione. Il 13 dicembre l’Imperatore pensò che l’azione più probabile di Bennigsen sarebbe stata quella di mettersi lungo i fiumi Narew e Passarge e anche lungo l’Ukra con l’intenzione di impedire ai francesi di poter controllare il territorio tra il Bug e il mare , di mantenere i contatti con i prussiani di Lestocq e di aspettare così l’arrivo dei rinforzi dalla Russia. Nel caso in cui gli eventi non fossero stati questi Napoleone pensava di lanciare all’attacco Ney, Soult e Bernadotte attraverso Thorn così da aggirare la destra russa e separarla dai prussiani che in quel momento si trovavano presso Lautenburg. Napoleone lasciò Posen per dirigersi a Varsavia ; nel frattempo alcune sortite della cavalleria di Murat poterono verificare che il nemico stava lasciando Pultusk e questo significava che presto si sarebbe trovato fuori dal raggio di azione della fanteria francese. Con la prontezza che era solito manifestare nelle situazioni di emergenza, Napoleone stabilì che l’obiettivo fissato in origine per i tre corpi d’armata avrebbe dovuto essere raggiunto solo dalla cavalleria. Murat ricevette l’ordine di unire tutti i suoi cavalieri con quelli di Bessieres e con le brigate di cavalleria leggera di corpo d’armata per mettere insieme una forza di 30.000 cavalieri e 30 cannoni e con questa avanzare senza un attimo di esitazione verso la strada Pultusk – Konigsberg per bloccarla ed impegnare l’avanguardia nemica. Ma giunsero nuove informazioni il 15 dalle quali sembrava che Bennigsen fosse stato rinforzato da Buxhowden a nord di Pultusk anche se secondo i francesi l’intenzione del nemico era comunque quella di ritirarsi. Con questa convinzione in testa Napoleone decise di compiere una grande manoeuvre sur le derrières con l’intenzione di tagliare le comunicazioni russe attraverso un’avanzata verso il fiume Narew. Il piano prevedeva che il IV, VII, II e V corpo d’armata, preceduti dalla cavalleria di Murat, avrebbero marciato verso la Vistola con un fronte che andava da Schschtschin presso l’Ukra fino a Scherosk sul Bug, provvedendo poi a porre l’assedio alla città di Pultusk, dove appunto le comunicazioni russe passavano attraverso il Narew. In quello stesso momento il I e il VI corpo d’armata con una parte della cavalleria sarebbero avanzati su Bielshim e di li su Soldau e Mlava per impedire ai russi di ritirarsi verso nord e tenerli separati da Lestocq. I soldati di Soult dovevano mantenere i collegamenti tra le due ali della Grande Armè. Napoleone predisse che con queste manovre si sarebbe addivenuti ad una grande battaglia intorno al 21 o il 22 dicembre. Era una previsione sbagliata perché le forze russe ormai congiunte non erano in ritirata ma si stavano spingendo in avanti per riprendere Pultusk di conseguenza il grosso delle loro forze avanzava a sud-ovest della città mentre alcuni reparti si erano spinti fino al fiume Ukra. La conseguenza fu che i francesi nell’attraversare l’Ukra furono duramente contrastati in varie zone. Ci si rese conto dei primi ritardi e l’avanzata poté riprendere solo il 22 dicembre quando Davout riuscì combattendo ad attraversare il Narew a Tscharnovo con la perdita di circa 1400 uomini da entrambe le parti. Il 23 Napoleone lasciò Varsavia per assumere il comando delle operazioni, a sera era già sul Narew insieme ai soldati di Lannes. Durante questa giornata la Grande Armè riuscì a consolidare ed ingrandire la testa di ponte a nord del Bug e della Vistola, mentre a nord-est le truppe di Bernadotte erano impegnate in un duro combattimento nei pressi di Bielschum contro forze prussiane. Il 24 il grosso dell’esercito di Kamenskoi si trovava vicino a Nasielsk e la giornata trascorse in varie azioni di combattimento con truppe dell’esercito nemico; ma nella notte di Natale Napoleone apprese che il generale russo si stava ritirando verso nord. Ordinò a Davout di avanzare su Streshegozin in modo da coprire l’avanzata di Lannes su Pultusk per intercettare la linea di marcia russa e il IV corpo d’armata doveva attraversare l’Ukra per portargli aiuto.

Il 26 dicembre ci fu un combattimento a Pultusk il cui esito risultò incerto; Lannes si trovò di fronte circa 35.000 russi con 40 cannoni con a disposizione le sue due divisioni e una di Davout con circa 25.000 uomini. C’era dunque una notevole disparità di forze e Lannes tentò lo stesso di prendere la città ma non riuscì a fare niente contro i ranghi serrati della fanteria di Bennigsen comandati da Barclay de Tolly sulla destra e da Bagavout sulla sinistra. Nonostante questa superiorità alle 3 del pomeriggio Bennigsen si rese conto che la divisione di Gudin stava arrivando in aiuto di Lannes e decise che era un rischio troppo grosso continuare a combattere. Quella stessa notte i russi iniziarono ad abbandonare Pultusk ritirandosi dietro le rive del Narew.

Nello stesso giorno ci fu un duro combattimento a Golymin 19 chilometri dal Pultusk tra Davout e Augereau con 38200 uomini e l’avanguardia di Buxhowden che disponeva di 18000 uomini comandata da Doctorov; la battaglia si risolse a favore dei francesi nonostante la resistenza dei russi. Entrambe le parti persero circa 1000 uomini senza però un risultato definitivo perché i russi riuscirono a sottrarsi all’inseguimento mentre le condizioni del tempo volgevano al peggio impedendo ai francesi di organizzare l’inseguimento. Anche se queste azioni non erano da considerarsi delle sconfitte servirono comunque a convincere i russi ad ordinare una ritirata generale tanto che il 27 i francesi erano di nuovo all’inseguimento del nemico.

A nord-ovest la cavalleria di Bernadotte e di Bessières si stava dirigendo sulla lontana Ostrolenka per ostacolare la ritirata russa mentre Ney era intento a disturbare la ritirata dei prussiani su Neidenburg cercando di impedirgli qualsiasi contatto con i russi. Nella parte centrale del fronte la cavalleria di Murat cercava di tallonare le colonne di Buxhowden e sulla destra Lannes cercava con tre divisioni di raggiungere Bennigsen che si stava dirigendo su Rozen dove c’era il suo Q.G. I francesi si stavano movendo su un fronte troppo ampio e Napoleone era convinto che i russi alla fine si sarebbero fermati per ingaggiare battaglia a Makov; l’imperatore fece pertanto cessare l’inseguimento ordinando per il 28 una riunione di tutte le forze nelle vicinanze di quella città. I reparti di Kamenskoi però continuarono invece a ritirarsi. Le condizioni climatiche erano così avverse da fare escludere una efficace continuazione dell’inseguimento; una serie di gelate e di improvvisi disgeli accompagnate da piogge torrenziali trasformarono le strade in pantani immensi così che i francesi dovettero arrestare la loro marcia. “Le strade impossibili ed il tempo avverso mi hanno convinto ad entrare negli alloggi invernali”; scrisse Napoleone il 29 dicembre 1806. Si concludeva così il primo tentativo di Napoleone di distruggere l’esercito russo e la “ manovra sul Narew” è da considerarsi soltanto un ammonimento dai risultati inconcludenti. Le difficoltà dei francesi erano aumentate nei giorni successivi al Natale e c’era mancanza di viveri e di vestiario invernale. La cosa che più preoccupava Napoleone era quella che i reparti si erano molto allontanati tra loro in modo tale che veniva meno il principio dell’aiuto reciproco con la conseguenza logica di non poter effettuare alcuna manovra decisiva. La cosa che più si opponeva ad una azione bellica efficace era il fango che rendeva le strade impraticabili; la guerra lampo francese era diventata una lenta marcia che aveva costretto tutta la Grande Armè a fermarsi con un effetto demoralizzante sui soldati tanto che l’indisciplina raggiunse in quei giorni proporzioni eccezionali. Napoleone calcolò che il giorno 28 dicembre il 40% dei soldati mancava dai reparti perché impegnati in scorrerie e ruberie di ogni genere ; era il momento di fermarsi per riorganizzare l’esercito e rivedere tutti i piani fino a quel momento predisposti. Le truppe francesi lasciarono le operazioni belliche con grandissima felicità con la speranza che questo stato di cose durasse per molti mesi. Lungo le rive della Vistola e a Pultusk furono costruiti una serie di depositi per i soldati e i reparti vennero accantonati in zone scelte con la massima accuratezza. Forti teste di ponte vennero posizionate oltre i fiumi Vistola e Narew a Thorn, Modlin, Praga, Pultusk e Scherosk; Furono stabilite con molta perizia le zone di adunata per consentire all’esercito di radunarsi e raggiungere i luoghi di battaglia in tempi brevi in caso di una emergenza. Il tempo non doveva però essere sprecato, quindi Napoleone ordinò a Victor sostituito poi da Lefebvre di formare un nuovo corpo d’armata ( il X) e con questo iniziare l’assedio di Danzica e a Bernadotte fu ordinato di coprire queste operazioni. Per il resto fu raccomandato di “evitare qualsiasi movimento di avanzata che potesse destare l’attività del nemico”. La dislocazione scelta per la Grande Armè era quella di rendere possibile far fronte a qualsiasi situazione improvvisa. Napoleone trascorse parte del suo tempo a Varsavia e li conobbe quella che sarebbe diventata l’amante più importante dell’imperatore: la contessa Maria Walewska. Fu amore vero!

 

 
 

IONKOVO

Verso la fine del gennaio 1807 giunsero a Varsavia gravi notizie; si seppe che Bennigsen aveva sferrato un attacco contro alcuni reparti del V e del I corpo d’armata. Di fronte a questo improvviso pericolo Bernadotte era riuscito a concentrare a Mohrungen il 25, almeno 9 battaglioni e 11 squadroni sufficienti per respingere l’avanguardia russa in quella stessa giornata con la perdita da entrambe le parti di circa 2000 uomini. Tuttavia di fronte a quella che lui stimava una forza composta da 63.000 russi e 13.000 prussiani , decise di ripiegare verso sud cioè verso una zona prevista per il raggruppamento dei reparti dove sperava di trovare le truppe di Ney. Napoleone allarmato ordinò a tutto l’esercito di lasciare gli accampamenti invernali per attaccare il 27 gennaio. Napoleone era dell’opinione che il risveglio improvviso dell’attività del nemico fosse da imputarsi a Ney il quale venendo meno agli ordini dell’imperatore di non eseguire avanzate prima della primavera, aveva spostato le sue truppe nella zona di Neidenburg il 2 gennaio ed aveva eseguito un rastrellamento non autorizzato fin quasi a Heilsberg prima di piegare a sud il 17. La manovra sembra fosse stata necessaria per ricercare viveri; ma in quel periodo le relazioni tra i marescialli stavano letteralmente volgendo al peggio e tutti cercavano di accaparrarsi i rifornimenti destinati ad altri facendoli propri. Per questo motivo Ney si vide costretto a muoversi in cerca di viversi. Napoleone arrabbiatissimo per aver scoperto che i propri ordini erano stati così apertamente trasgrediti dette la colpa a Ney di aver suscitato un vespaio. Infatti il movimento di Ney aveva in parte contribuito alla decisione presa da Bennigsen di attaccare anche se c’erano sicuramente altre ragioni e Napoleone sbagliava nell’attribuire tutta la colpa a Ney, perché l’imperatore in realtà aveva sottovalutato la capacità strategica del generale nemico. Bennigsen era convinto, lanciando una offensiva inattesa attraverso il nord della Polonia, di prendere l’ala sinistra francese di sorpresa per poi forzare la linea della Vistola dando al suo esercito una buona posizione per una offensiva primaverile che avrebbe avuto come obiettivo quello di respingere i francesi oltre il fiume Oder. Il 14 gennaio le divisioni russe con 75.000 uomini passavano lungo il limite nord della foresta di Johannisburg verso ovest utilizzando la grande distesa di alberi per celare la loro avanzata alla cavalleria di Murat. I francesi furono colti di sorpresa, ma i russi si trovarono di fronte inaspettatamente, il 23, i reparti di Ney prima di poter arrivare alla zona del I corpo d’armata e questo fortuito preavviso di 16 ore dette la possibilità di poter prendere alcune misure di precauzione prima che i russi fossero addosso ai francesi. Napoleone non perse tempo nel dare una valutazione della situazione e nel predisporre una immediata controffensiva. Se i russi si fossero spinti ancora verso ovest Bennigsen avrebbe esposto il suo fianco sinistro e la retroguardia ad un attacco francese; l’imperatore decise quindi di sfruttare questa possibilità usando Varsavia quale centro di operazioni e Thorn quale perno. Per ottenere questo scopo Napoleone ordinò una avanzata generale su Allenstein ordinando a Davout, Soult e Augereau di muoversi lungo il fiume Alle, mentre la riserva di cavalleria e la Guardia dovevano attraversare Villenburg. Per preservare Varsavia da un possibile attacco delle colonne del generale Essen, il V corpo d’armata si sarebbe mosso ancor più verso est in direzione di Brok. In contemporanea nella parte bassa della Vistola il generale Lefebvre doveva abbandonare l’assedio di Danzica e ritirarsi verso Thorn con la copertura dei 10.000 uomini del generale Menard. Per essere sicuro che Bennigsen continuasse a marciare dentro la trappola tesa, Napoleone ordinò a Bernadotte di continuare a ritirarsi per diventare l’esca della trappola mentre Ney si doveva unire le formazioni della sinistra francese con il grosso dell’esercito. Se il piano fosse andato in porto il centro russo sarebbe stato sfondato e i due tronconi delle armate di Bennigsen fatti allontanare su direttrici opposte. Nonostante questo anche i piani migliori a volte falliscono; i questo caso successe che i russi vennero in possesso dei piani completi di Napoleone. Infatti ingenuamente Berthier consegnò i documenti da portare a Bernadotte ad un ufficiale di prima nomina che stava raggiungendo il suo reparto e con nessuna conoscenza della Polonia. Il giovane ufficiale francese fu catturato da un reparto di cosacchi e non riuscì a distruggere i documenti in suo possesso; questi furono sottoposti all’attenzione di Bagration che comandava l’avanguardia russa. Lo stesso giorno erano sul tavolo di Bennigsen che leggendo le carte si rese conto dell’imminente pericolo così che ordinò immediatamente la sospensione dell’avanzata disponendo una rapida concentrazione a Ionkovo per prepararsi ad affrontare Napoleone. Il I corpo d’armata non ricevette ordini fino al 3 di febbraio poiché tutti i messaggeri furono catturati dai cosacchi e praticamente questa mancanza di comunicazioni lo portò dopo pochi giorni alla battaglia di Eylau. Napoleone naturalmente all’oscuro che i piani erano in mani russe continuò a spingere i suoi uomini ad avanzare; il 10 la cavalleria di Murat iniziò a compiere ricognizioni verso Allenstein mentre Soult e Davout si dirigevano rispettivamente verso Passenheim e Ortelsburg. Il giorno 2 Murat era vicino ad Allenstein avvertito da Napoleone che in quel luogo dovevano esserci almeno 15.000 russi; se ce ne fossero stati di più Murat doveva fronteggiarli con l’aiuto di Soult fino a quando in quella stessa giornata Augereau e Davout non fossero arrivati in soccorso seguiti dalla Guardia e da Ney. Il 2 invece Murat informò l’imperatore che non c’era traccia di russi nella zona e l’imperatore molto sorpreso portò avanti la sua linea d’attacco a Guttstadt per bloccare il ponte sul fiume Alle, ordinando nello stesso momento una attenta sorveglianza degli incroci della città di Allenstein che apparentemente non era occupata. Seguendo questo ordine Murat e Soult avanzarono su Guttstadt con Ney alla loro sinistra mentre Augereau e la Guardia si avvicinavano ad Allenstein; la divisione di Friant doveva marciare immediatamente su Wartenburg. Napoleone era all’oscuro della posizione delle truppe russe e tanto meno conosceva le sue intenzioni per cui non voleva assolutamente che le sue truppe fossero attaccate sul fianco scoperto. La guerra invernale tra i tanti problemi che poneva, contemplava anche lo stato delle vie d’acqua polacche perché di notte i fiumi cessavano di essere delle barriere protettive o degli ostacoli in quanto il freddo molto intenso li congelava e permetteva di passarli a piedi o a cavallo. Napoleone era ansioso di sapere “se il fiume Alle ed il Passarge fossero gelati al punto da non avere più alcuna importanza”. Napoleone mentre leggeva gli ultimi rapporti cominciò a pensare che il nemico stesse cercando di fuggire ma che comunque ci sarebbe stato un contatto; infatti aveva detto a Davout: ” Io credo che una battaglia sia imminente. E’ probabile che il nemico impegni un combattimento oggi con i trenta o quarantamila uomini che ha a disposizione, per ridar animo alle sue forze”. Una supposizione che doveva di li a poco dimostrarsi esatta anche se non proprio nella zona dove lui pensava. Cavalcando verso Allenstein venne a sapere che le forze russe si erano spostate a circa 11 chilometri a nord della città con il centro intorno a Ionkovo. La reazione dell’imperatore fu rapida; il nemico doveva essere immediatamente attaccato per impedirgli di fuggire. La breve ma durissima battaglia di Ionkovo del 3 febbraio 1807 era destinata a non avere gli sviluppi da lui immaginati. A parte una aliquota della Guardia e la cavalleria di riserva Napoleone disponeva solo di 5 divisioni di fanteria, mentre i corpi d’armata di Augereau e la Guardia stavano avvicinandosi ma non erano ancora in zona. Murat venne posto al comando supremo delle formazioni di Ney assieme alla divisione di Legrand per il primo attacco frontale che doveva servire ad agganciare il nemico;( le combat d’immobilisation et d’usure). Soult avrebbe diretto le altre divisioni insieme alla cavalleria di Grouchy in modo da prendere il nemico sul fianco e tagliargli la via di fuga verso Konigsberg e per fare questo occorreva mettere in fuga 12 battaglioni russi che presidiavano il ponte a Bergfriede. Una parte della cavalleria di Soult riuscì a spingersi lungo l’Alle fino a Guttstadt dove prelevò dai depositi russi una grande quantità di rifornimenti oltre a catturare 1600 nemici. Purtroppo i cannoni francesi non furono in grado di aprire il fuoco sul nemico prima delle 3 del pomeriggio e nonostante il ritardo l’attacco frontale e Ney, St. Hilaire e Murat raggiunse tutti gli obiettivi fissati. Scese presto l’oscurità e in quel momento erano in azione solo le prime file francesi; inoltre Augereau non era ancora arrivato e questo toglieva a Napoleone la sua masse de decision. L’oscurità poi compromise la manovra di aggiramento imbastita da Soult attraverso il ponte di Bergfride. Il ponte fu conquistato alla baionetta nonostante la strenua difesa del nemico che fu messo in fuga e furono catturati 4 cannoni. I russi si rischiararono e a loro volta respinsero gli uomini di Soult e solo al sopraggiungere della notte le operazioni vennero concluse con la riconquista del ponte da parte di Soult e la formazione di una piccola testa di ponte sulla riva opposta. Napoleone confidava che il giorno seguente avrebbe ottenuto una vittoria decisiva se il nemico avesse tenuto le posizioni attuali. Augereau era arrivato seguito dalla Guardia e le divisioni di Davout stavano avvicinandosi rapidamente e avrebbero congiungersi con quelle di Soult nelle prime ore del mattino seguente. Durante la notte tra il 3 e il 4 febbraio Bennigsen riuscì a spostare le sue colonne avviandole verso Landsberg cosi che all’alba le postazioni nemiche erano deserte e i cavalleggeri di Lasalle andarono in perlustrazione alla ricerca del nemico. I russi erano riusciti a scappare e ormai 30 chilometri separavano i francesi dal nemico. La manovra sul fiume Alle era stata un fallimento, una caccia serrata ai russi che erano a conoscenza dei piani di Napoleone. All’alba del 4 febbraio Napoleone ammise di aver perso per un soffio la possibilità di una bella vittoria; nonostante questo il giorno 5 il bollettino recitava così: “Con queste manovre sono state troncate le più importanti linee di comunicazione dell’esercito russo. I depositi di Guttstadt e Liebstadt sono stati conquistati con la nostra cavalleria leggera” La marcia continuava per gli stanchi e affamati soldati francesi si stavano spingendo lungo una strada dove si trovavano i campi di Eylau.

 
 
LA BATTAGLIA DI EYLAU
 

 

Il 5 febbraio 1807 i francesi inseguivano Bennigsen con maggior decisione. Con Murat e Soult diretti a Landsberg, Davout ad Heilsburg e Ney in direzione di Wormditt con l’ordine perentorio di tenere divisi Bennigsen da Lestocq. Il giorno successivo il granduca di Berg e il duca di Dalmazia di scontrarono a Hoff con la retroguardia russa; catturarono 5 cannoni e 2000 uomini e persero 2200 soldati. I russi , ripresa la ritirata, raggiunsero Eylau a sera e in quel luogo Bennigsen decise di fermarsi per affrontare i francesi. Sarebbe stata una battaglia di due giorni in condizioni climatiche pessime e dalle alterne vicende. Napoleone era contento di sapere che finalmente i russi si erano fermati per dare battaglia anche se sapeva che lo schieramento generale dei corpi d’armata francesi era ben lontano dall’essere pronto per una battaglia immediata.

I francesi erano sparpagliati e questo rendeva difficile una immediata concentrazione delle forze sul campo di battaglia. I primi a giungere sul campo di Eylau furono gli uomini di Soult e di Murat, più o meno intorno alle 2 del 7 febbraio, raggiunti più tardi da Augereau e dalla Guardia così che al cadere della notte Napoleone aveva a sua disposizione 45.000 uomini e altri 14.500 di Ney pochi chilometri più a nord, mentre Davout con 15.000 uomini stava arrivando con la massima sollecitudine da Bertenstein. Il generale Bennigsen aveva già schierato in assetto di battaglia circa 67.000 russi e sperava di avere a disposizione per il giorno dopo anche i 9000 prussiani di Lestocq; per quanto riguardava i cannoni i russi avevano una netta superiorità con circa 460 cannoni contro i 200 francesi. Napoleone intendeva dare realmente battaglia il giorno 7?

 

Questa è la domanda che spesso si pone di fronte allo studioso. In base alle cosiddette “ fonti ufficiali” Napoleone ordinò un attacco contro la cittadina di Eylau con lo scopo preciso di levarla al nemico e dare protezione contro il freddo al suo esercito e nel contempo scoraggiare Bennigsen con una azione di forza in modo da impedirgli una nuova fuga durante la notte. Questa tesi è oggi fortemente contrastata da studiosi che sostengono che Napoleone sprecò molte vite il giorno 7 a causa degli errori di Soult e di Murat. Questi storici sostengono che non era intenzione dell’imperatore impegnarsi in una battaglia in quelle condizioni di grande svantaggio numerico prima che i corpi d’armata di Davout e Ney arrivassero sul campo di battaglia . Secondo i racconti di Marbot, che in quel periodo era in servizio presso lo stato maggiore di Augereau, la storia dell’attacco deliberato contro Eylau fu una “ grande bugia”. Sempre secondo Marbot sembra che un distaccamento della guardia con gli effetti personali dell’imperatore si fosse inavvertitamente diretto verso Eylau senza sapere che l’imperatore non era li, ed era stato attaccato da un reparto russo che stava per avere il sopravvento quando la Guardia che era di scorta al piccolo convoglio intervenne decisamente facendo accendere una breve mischia.

Uditi i rumori del combattimento le truppe di Soult che erano posizionate alle porte della città accorsero per salvare i bagagli di Napoleone e trovarono che i russi erano già intenti a saccheggiarli. I russi pensando ad un attacco francese in forze contro Eylau, inviarono rinforzi dando così inizio ad un sanguinoso combattimento per le vie della città. Insomma uno scontro tra avamposti si trasformò in una battaglia. Lo scontro iniziò intorno alle 2 e continuò violento per 8 ore anche dopo che era sopraggiunta l’oscurità; Soult e Murat inviarono un numero sempre maggiore nella battaglia e i combattimenti più duri si ebbero intorno al cimitero della città che passò di mano varie volte prima che i francesi riuscissero ad averne il completo controllo della zona e con essa di Eylau. Terminata la battaglia i francesi scelsero le posizioni dove trascorrere la notte.

Il corpo di Davout cercava sin dal giorno precedente di aggirare la città per attaccare il fianco sinistro del nemico se questo non si fosse mosso dalle sue posizioni; il maresciallo Ney stava avanzando per aggirarlo dalla destra. In queste posizioni i francesi trascorsero la notte. Le ore notturne misero a durissima prova perché poco prima dell’alba si toccarono i 30 sotto lo zero; alcuni francesi a Eylau avevano trovato un tetto per ripararsi ma per tutti gli altri e in special modo per i russi fu una notte terribile.

I viveri scarseggiavano da entrambe le parti ma il commissariato russo era fortemente disorganizzato rispetto all’organizzazione francese che pure sembrava essere diventata di colpo inattiva. L’alba del giorno 8 riservò un susseguirsi di tempeste di neve che ostacolarono l’individuazione delle postazioni nemiche. Alla fine i francesi riuscirono ad individuare che i russi occupavano una altura che si trovava a poco più di un chilometro ad est di Eylau. Il numero dei soldati impiegati dai due comandanti varia a seconda delle fonti ( da 63.000 a 90.000 per i francesi e da 60.000 a 90.000 per i russi). Il numero esatto non sarà mai conosciuto ma sembra che dopo l’arrivo di Davout e di Ney Napoleone avesse a sua disposizione di circa 75.000 uomini.mentre per i russi si arrivò a 76.000 dopo l’arrivo di Lestocq.Come soldati la differenza era minima mentre per le artiglierie quella russa era di gran lunga superiore. Chiaramente Napoleone all’alba del giorno 8 era in condizioni di netta inferiorità fino a quando i suoi comandanti non arrivarono per ristabilire l’equilibrio. Questa situazione influenzò molto la tattica e lo schieramento di battaglia adottati da Napoleone La divisioni di Soult coperte da tutti i cannoni disponibili avrebbero sferrato l’attacco principale con l’ordine di infliggere il massimo delle perdite alle forze russe e in modo particolare ritardare l’inizio del loro contrattacco almeno fino a quando Davout non fosse entrato in campo dall’altro lato. Il compito di Davout era quello di isolare i russi ad est del fiume Alle e chiudere così la via di ritirata a nord verso Konigsberg attraverso una manovra di aggiramento con la speranza poi di spingere i superstiti di Bennigsen verso il Mar Baltico. Augereau e Murat dovevano rappresentare la masse de dècision la lanciare al momento giusto contro la sinistra russa. La Guardia imperiale era lasciata come riserva; inoltre Napoleone sperava nell’arrivo di Ney da nord in tempo per completare l’aggiramento dei russi e chiudere la strada per Konigsberg..I francesi , per permettere questa doppia manovra, avevano assunto un particolare schieramento dove la Guardia imperiale era stata posta dietro e a sud di Eylau quindi molto più avanti del solito segno evidente che Napoleone era preoccupato per la manifesta inferiorità numerica. La conseguenza di questa preoccupazione era stata quella di mettere ben in vista al nemico la Guardia con la speranza di generare preoccupazione con una messa in mostra della forza francese che mascherasse la reale situazione. Con la neve che cadeva fitta si poteva vedere benissimo, in contrasto con il paesaggio bianco, le divise scure della fanteria russa. Bennigsen aveva diviso il suo esercito in 4 parti così che alla sua destra di fronte a Soult e Lasalle c’erano le divisioni di Tuckov; al centro i generali Essen e Saken comandavano il grosso delle truppe russe appoggiati da due schieramenti di artiglieria con 60 e 70m cannoni rispettivamente. Alla sinistra c’erano le truppe di Tolstoj . I francesi presidiavano con formazioni di cavalleria entrambe le estremità del fronte. Alla riserva centrale Bennigsen aveva messo l’esperto generale Doctorov con due divisioni e 60 cannoni; il Q.G. venne posto nel villaggio di Anklappen subito dietro questa riserva, mentre il resto dell’artiglieria russa era distribuita sul resto del fronte. Non sappiamo se a sparare il primo colpo quell’8 di febbraio furono i russi o i francesi; sembra però che lo abbiano fatto i russi alle 8 del mattino sparando su Eylau una grande quantità di colpi.

 

L’artiglieria francese non si fece attendere nel rispondere al fuoco, tanto che ben presto si scatenò un bombardamento di vaste proporzioni.Comunque alla fine sembra che i russi nonostante la superiorità numerica di loro pezzi, abbiano avuto i danni maggiori perché i francesi in quelle particolari circostanze avevano diradato molto le loro formazioni offrendo quindi un minor bersaglio rispetto alle unità russe a ranghi serrati.

Va detto ancora che una parte delle truppe di Napoleone erano protette dalle case di Eylau e di Rothenen; purtroppo verso le 9 le case di queste località andarono a fuoco a causa dei mortai russi. Dopo mezz’ora dall’inizio del bombardamento Napoleone ordinò a Soult e Lasalle di effettuare una manovra intimidatoria contro la destra russa con lo scopo di distrarre l’attenzione di Bennigsen dal suo fianco sinistro dove sarebbe avvenuto al momento giusto l’attacco principale francese. La divisione di Friant stava avvicinandosi al campo di battaglia da sud ma sarebbe trascorso un po’ di tempo prima che tutto fosse pronto per l’attacco decisivo.Le divisioni di Soult avanzavano con ostinazione per circa 500 metri e questo era troppo per il generale russo Tuckov e verso le 9 la destra russa si lanciò in avanti per affrontare la divisione di Lewal. Seguì una durissima lotta tanto che la maggior parte delle truppe di Soult fu respinta verso Eylau anche se la collina del Mulino restò ai francesi. In quello stesso momento la cavalleria russa attaccava in massa le truppe di Friant che si stavano schierando sull’altra ala. La situazione sui due fianchi iniziò a preoccupare Napoleone che non aveva previsto l’arretramento di Soult e nemmeno che Friant fosse attaccato dalla cavalleria russa.di Tolstoj. Si potevano seguire due tattiche: contrattaccare subito la sinistra russa per alleggerire la pressione su Friant oppure ordinare al IV corpo di Lasalle di ritirarsi cedendo terreno per guadagnare tempo fino all’arrivo di Ney.

Ci fu una breve pausa tattica sul campo di battaglia dove ricominciò violento il fuoco delle artiglierie. Napoleone ordinò al corpo d’armata di Augereau di avanzare subito contro Tolstoj in modo da creare una diversione. Poiché le forze di Davout non erano ancora completamente sul campo di battaglia appariva prematuro ordinare un attacco ad Augereau ma Napoleone sperava che questa manovra avrebbe favorito Soult e Friant consentendo all’intero esercito di girare facendo perno su Eylau per attaccare in forze la sinistra di Bennigsen. Augereau lanciò all’attacco il VII corpo forte di 9000 uomini nel mezzo di una tempesta di neve. Augereau era in quel periodo malato e pur avendo chiesto il permesso a Napoleone di cedere il comando lo avevano convinto a restare al suo posto per un giorno. Questo potrebbe spiegare perché decise l’attacco con la formazione meno opportuna poiché per via della neve le due divisioni avrebbero dovuto avanzare a colonne serrate in modo da mantenere i collegamenti. In pratica le brigate di testa avanzarono in ordine sparso seguite dalle brigate disposte a quadrato per cui ben presto la direttrice di marcia fu persa rompendo pure il contatto con gli uomini di St. Hilaire sulla destra. La conseguenza fu che gli uomini di Augereau si spostarono rispetto all’obbiettivo loro assegnato cioè le divisioni di Tolstoj e andarono verso le posizioni di Saken dove c’erano 70 cannoni pronti a fare fuoco.

Mentre i francesi marciavano contro il nemico vennero colpiti dal tiro delle artiglierie francesi e poi di seguito anche dai cannoni russi. Un violento tiro colpì a bruciapelo le truppe di Augereau causando perdite enormi; mentre avveniva questo la divisione di St. Hilaire si era portata di fronte a Tolstoj ma non era in grado di aprirsi un varco da sola. Alle 10,30 la situazione di francesi era critica; Soult era dovuto tornare sulle posizioni di partenza incalzato da Tuckov, al centro il corpo d’armata di Augereau aveva cessato di esistere ed anche St. Hilaire era stato obbligato a fermarsi. Si vedevano in lontananza lunghe colonne di fanteria e molti squadroni di cavalleria che avanzavano dalla riserva russa in direzione dei superstiti di Augereau mentre un’altra aliquota di cavalleria russa si stava dirigendo su St. Hilaire. Le manovre imbastite da Napoleone erano state inutili e l’iniziativa era nelle mani di Bennigsen. Con il passare dei minuti la situazione andava peggiorando; la fanteria di Doctorov attaccò alla baionetta ciò che restava delle unità di Augereau respingendole salvo che al cimitero di Eylau dove lo stesso Augereau tentò di riorganizzarle. Una colonna di 3 0 4000 russi penetrò nelle strade di Eylau e si portò pericolosamente vicino all’imperatore e a suo stato maggiore che usava il campanile della chiesa come osservatorio. Napoleone fu sottratto a morte sicura o alla cattura grazie alla guardia del corpo che senza esitare si lanciò contro i russi sacrificando la vita per permettere all’imperatore di mettersi in salvo. La situazione del centro francese era precaria e napoleone decise di ricorrere ad un espediente per ristabilire la situazione; visto che era restio ad usare la Guardia gli unici uomini disponibili erano i 10.700 cavalieri di Murat. A questi uomini venne ordinato verso le 11,30 di schierarsi al posto del centro francese e di attaccare le colonne russe che si vedevano in lontananza.

Ottanta squadroni ben equipaggiati scattarono in avanti attraverso i due chilometri che li dividevano dal nemico. Fu una delle più grandi cariche di cavalleria che la storia ricordi; la comandava Dahlmann che avanzava alla testa di 6 squadroni di cacciatori, seguito da Murat e dalla cavalleria di riserva rinforzata da Bessieres e la cavalleria della Guardia. L’attacco travolse le retroguardie russe che si ritiravano da Eylau poi si divisero in due gruppi uno dei quali aggredì di fianco la cavalleria russa che attaccava St. Hilaire. L’altro gruppo si aprì la strada a sciabolate attraverso la fanteria russa ; procedendo oltre i due gruppi si scontrarono con i ranghi serrati di Sacken e li dispersero, si riunirono ancora dietro le schiere russe e ripresero la carica sullo stesso percorso appena seguito per distruggere le artiglierie russe. Mentre i russi sconcertati cercavano di ricomporre i loro schieramenti, Napoleone risollevato ordinò la carica alla cavalleria della guardia per creare ancor più confusione tra le truppe nemiche e nascondere la manovra di rientro degli squadroni di Murat. Perdendo 1500 uomini Murat aveva fatto guadagnare a Napoleone una tregua vitale nel centro che avrebbe permesso a Davout di far sentire il peso delle sue forze; inoltre la cavalleria di Murat aveva alleggerito la pressione su Augereau , su St. Hilaire e su Soult. L’attacco della cavalleria celò a Bennigsen la vera debolezza del centro francese. Era ormai mezzogiorno e il generale russo aveva perso l’occasione di ottenere una grande vittoria; Napoleone doveva essere grato alla sua cavalleria per quello che aveva fatto e da questo momento per la prima volta nella storia della Grande Armè, la cavalleria divenne un’arma da battaglia di grande efficacia. Dunque anche se in quel momento i francesi avevano superato la fase più critica della battaglia, la giornata era ancora lunga e difficile; ragione di più per impiegare subito la Guardia per colpire i russi leggermente sbandati. Invece preferì aspettare pensando che l’arrivo dei prussiani di Lestocq fosse imminente. Il corpo d’armata di Davout era completamente schierato e all’una di pomeriggio Napoleone lo fece muovere per compiere una grande manovra di aggiramento del fianco di Tolstoj; in altri settori del campo di battaglia fu dato l’ordine a Murat e alle forze di Augereau di occupare il centro mentre le divisioni di Soult dovevano solo mantenere le loro posizioni. Per il resto della giornata la battaglia infuriò sul fianco sud dove Davout costrinse i russi fino a piegare a U la linea di Bennigsen. Verso le 3 del pomeriggio sembrava che la linea russa stesse per cedere quando improvvisi giunsero i prussiani di Lestocq.

Le preoccupazioni di Napoleone a mezzogiorno erano giustificate perché Lestocq era riuscito a sfuggire a Ney che solo alle 8 aveva ricevuto l’ordine di ricongiungersi con l’esercito. Ney non sospettava minimamente che era in corso una violenta battaglia a sud della sua posizione, mentre Lestocq aveva ricevuto da Bennigsen l’ordine di ricongiungersi molto presto rispetto a Ney e con una dura marcia era riuscito a raggiungere Bennigsen per poi attaccare il fianco scoperto di Davout poco dopo le 4. Lestocq aveva rinforzato i suoi 9000 uomini raccogliendo molti sbandati che provenivano dal campo di battaglia. Il IV corpo d’armata lentamente fu costretto a cedere il terreno appena conquistato e ancora una volta sembrò che le sorti della battaglia volgessero a vantaggio dei russi mentre napoleone attendeva con impazienza l’arrivo di Ney. Alle sette di sera le truppe del corpo d’armata di Ney arrivarono sul campo di battaglia e immediatamente entrarono in azione contro Tuckov per prendere il villaggio di Schloditten. L’arrivo di questi rinforzi dette coraggio ai francesi e verso le 9 di sera la controffensiva russa veniva neutralizzata; ne seguì una tregua su tutto il campo di battaglia. Quattordici ore di combattimento senza sosta non avevano dato alcun risultato nonostante la morte dei migliori uomini di entrambi gli schieramenti. La fortuna di Napoleone fu che la determinazione del nemico cedette prima perché quella notte alle 11 Bennigsen tenne un consiglio di guerra per decidere i piani di azione; Molti generali volevano che tenesse le posizioni per ricominciare la battaglia il giorno dopo, ma Bennigsen aveva passato troppe ore in sella e la sua resistenza era alla fine. L’arrivo delle truppe di Ney ebbe l’effetto del colpo di grazia tanto da convincere il comandante russo ad abbandonare il campo di battaglia senza ascoltare il consiglio dei suoi subordinati e dalla mezzanotte le truppe russe iniziarono a ritirarsi . Questa manovra fu scoperta dalle truppe di Soult solo verso le 3 del mattino ma non fu dato alcun ordine di inseguimento immediato; l’esercito francese era esausto e non era in grado di muoversi. Terminava la sanguinosa battaglia di Eylau con perdite elevate da entrambe la parti di cui abbiamo solo notizie vaghe perché nessuno dei due contendenti è stato in grado o ha voluto dichiarare l’entità. ( forse 25.000 francesi e 15.000 russi). Insomma in realtà la battaglia fu un nulla di fatto e per salvare le apparenze era necessario mostrare che la Grande Armè continuava la sua febbrile attività . Lefebvre ebbe l’ordine di prendere Danzica mentre Davout fu avviato verso la città di Friedland. In pratica il 23 il grosso dell’Armè era rientrato nei suoi quartieri invernali e i vari corpi d’armata avevano assunto una posizione che occupava almeno 30-35 chilometri quadrati per lato. Assunte le posizioni l’esercito francese si prese cura delle ferite in attesa della primavera. A seguito di queste manovre francesi i russi ripresero possesso di Eylau e dei corpi dei caduti congelati ancora sul terreno.

Mario Ragionieri

Ricordo ai lettori dei miei articoli, a cui rivolgo i più sentiti ringraziamenti, le mie pubblicazioni di storia del periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie:

-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001
-- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003
-- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004
-- Salò e l'Italia nella guerra civile. Edizioni Ibiskos, 2005
-- 25 luglio 1943 - La fine inconsapevole di un regime. Edizioni Ibiskos, 2007

-- Carri armati Tedeschi e Italiani 1939-1945 - edizioni Chillemi 2008