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L'Epopea di Traiano - Parte III
(1 voto)
Escrito por Stefano Dessena   

 

La giustizia di Traiano

I Parti: gli eterni nemici

Terminate le guerre daciche, Traiano dopo aver intrapreso, con l'enorme bottino acquisito, imponenti opere monumentali a Roma (fra tutte il nuovo Foro, le nuove terme e i celeberrimi mercati) e nelle province, cominciò a concentrarsi sulle regioni orientali dell'impero. In particolare oltre le province di Siria e del Ponto si estendeva un secolare nemico dei Romani: i Parti. Quest'ultimi erano una popolazione indoiranica che sulle ceneri dell'impero Seleucide e degli altri stati ellenistici avevano creato un regno molto esteso, che andava dal Tigri all'India a sud e fino a lambire a nord-est l'Impero Cinese.

A differenza dell'Impero Romano che era uno stato centralizzato, l'Impero Partico era uno stato feudale, cioè l'unione di tanti regni sotto la guida di un "re dei re" di modello achemenide. Questo portava a far si che i singoli sovrani pensassero prima ai loro interessi locali e poi solo in secondo ordine allo stato centrale. Su questa debolezza si basò parte della strategia di Traiano contro i Parti. I Parti nascono come una tribù nomade, anticamente detta Parni, di origini sciite che viveva tra le steppe del Mar Caspio e del Mare di Aral. Nel III secolo a.C. iniziarono l'invasione del regno seleucidide e dopo alterne vicende, complice la sconfitta di Magnesia perpetrata dai Romani su Antioco III, nel giro di circa un secolo fondano l'Impero Partico. Nel 141 a.C Mitridate I Filelleno (171-138) della dinastia degli arsacidi conquistò la Mesopotamia, gettando le basi dell'Impero Partico il quale sul medio corso dell'Eufrate contrastò nei secoli a venire la potenza romana. Il regno partico sarà un regno prettamente feudale: venne rispettata l'autonomia delle città stato di istituzione greca, mantenendo la preesistente organizzazione persiana delle satrapi e del consiglio reale formato da alcune grandi famiglie. L'esercito sarà la vera forza di questo popolo, anche se ancora non è regolarizzato. Ovunque si assiste alla presenza di signorotti locali che gestiscono un potere forte.

Dal punto di vista della società possiamo distinguere le seguenti classi:

1.Nobili e Guerrieri;
2. Sacerdoti;
3. Scribi e Funzionari;
4. Popolo di Lavoratori.


Tale struttura sarà ripresa e sviluppata dai Sasanidi e si mostra sin dagli inizi chiusa. Nel corso della creazione dello stato partico gli iranici riprendono cariche amministrative importanti che in precedenza erano solo riservate ai greci; questa degrecizzazione sarà una delle cause che renderanno difficile la penetrazione della civiltà romana in tali zone.
Le attività principali erano il commercio e l'agricoltura, che apportarono grosse ricchezze.

Militarmente la forza dei Parti era basata sulla loro cavalleria corazzata (catafratti) e su un uso sistematico degli arcieri, causa fra l'altro del disastro di Carre, in cui perse la vita il triumviro Crasso. La debolezza era legata all'organizzazione satrapresca dell'esercito, che era formata dai vari contingenti dei vari re che facevano riferimento all'imperatore e quindi con una coesione molto bassa. Dopo la conquista della Siria (64 a.C.) I romani divennero confinanti dello stato partico, e si fece strada nella loro visione politica la nozione dell'esistenza di una grande potenza orientale, l'unica in grado di stare alla pari con Roma, ormai avviata verso una vocazione ecumenica.

La questione armena

Per capire le cause che portarono alla guerra contro i Parti sotto il principato di Traiano dobbiamo tornare all'epoca dell'ultimo rappresentante della dinastia Giulio-Claudia: Nerone. Questi inagurò il suo governo con una guerra contro i Parti. Tiridate, della famiglia degli Arsacidi(cioè della famiglia imperiale partica), era stato eletto re di Armenia nel 54 senza avere ottenuto l'investitura di Roma, e si temeva che l'Armenia potesse trasformarsi, da stato cuscinetto, in una base delle operazioni per l'esercito dei Parti in marcia contro l'Anatolia e la Siria, la prima totalmente indifesa, la seconda priva di un saldo controllo da parte romana. Nerone è molto famoso per le sue stravaganze, ma dal punto di vista politico dobbiamo rilevare un atteggiamento molto sensato: infatti, la guerra contro i Parti fu condotta in modo equilibrato dal generale Corbulone e portò ad un utile compromesso. Nel 66., dopo undici anni di guerra intermittente e di rapporti diplomatici quasi ininterrotti, Tiridate fu di nuovo incoronato re dell'Armenia, ma questa volta a Roma. Ad un osservazione superficiale questa potrebbe apparire come un ritorno alla situazione iniziale che aveva scatenato la guerra, quando Vologese aveva posto per la prima volta suo fratello sul trono dell'Armenia; tuttavia i vantaggi strategici non sono sempre necessariamente il frutto di una vittoria grandiosa. In questo caso il condominio nominale bastava a garantire la sicurezza del settore del Ponto e della Cappadocia, evitando così a Roma l'onere di dislocare anche lungo il corso superiore dell'Eufrate un esercito equivalente a quello della Siria.

L'Armenia ed il regno dei Parti dunque erano rimaste sempre una spina nel fianco di Roma fin dal tempo di Pompeo ed Augusto. Lo stesso Traiano si era trovato a fronteggiare "la fierezza e l'orgoglio" dei Parti, al tempo in cui era giovane Tribuno agli ordini del padre. Traiano immaginava di risolvere il problema una volta per tutte, di consolidare il disegno imperiale d'Augusto e di lasciare in eredità ai suoi successori uno Stato unificato, rispettato, sicuro. A ciò lo spingevano anche il ricordo del successo d'Alessandro il Grande ed il desiderio di riscattare le sconfitte subite da Crasso e da Antonio.

Il consolidamento delle retrovie e la conquista dell'Arabia

Traiano sapeva che il confronto con i Parti era sempre possibile e la delicata situazione dell'Armenia poneva in essere in ogni momento l'eventualità di una guerra. La sua strategia fu quella di farsi trovare pronto se i Parti avessero attaccato per primi, oppure se si fosse verificata una situazione insostenibile che costringesse Roma a prendere l'iniziativa. La prima iniziativa che fu presa fu quella di muovere guerra al ricco regno dell'Arabia Nabatea (Arabia nord occidentale) in modo da saldare l'Egitto alla Giudea con una nuova provincia imperiale: l'Arabia. Fu una guerra lampo; ben presto gli arabi, pur valorosi, si arresero e Petra la loro inaccessibile capitale divenne un importante centro commerciale dell'Impero. A questo punto gli ingegneri militari romani intrapresero un gigantesco programma di costruzione di infrastrutture per supportare una futura guerra contro i Parti che possiamo riassumere nei i seguenti punti:

  • pavimentazione delle strade per facilitare le comunicazioni ed i rifornimenti;

  • scavo di pozzi e cisterne perché all'esercito non mancasse l'acqua;
  • realizzazione dell'importante strada di collegamento fra Damasco ed Akaba(Elat), sul mar Rosso;
  • costruzione di strade di raccordo secondarie;
  • fortificazione di alcuni centri strategicamente nevralgici per la protezione delle vie di comunicazione.
  • realizzazione di torri di segnalazione ottiche per un'efficiente sistema di scambio di messaggi.

Rete stradale medio oriente

Sul piano logistico nulla fu trascurato, il morale delle truppe era altissimo, e così anche quello del senato, dell'aristocrazia e dei cavalieri, insieme al popolo che nella conquista della Dacia aveva visto un ritorno alla missione imperiale di Roma. Tuttavia, come vedremo, i germi del tradimento, cominciavano ad albergare negli animi dei commercianti arabi ed ebrei che non vedevano di buon occhio una sconfitta dei Parti, a cui erano legati a doppio filo con ingenti interessi economici.

Gli scambi di derrate con l'India e con il misterioso Paese della Seta erano interamente alla mercé dei mercanti ebrei e degli esploratori arabi, I quali godevano la franchigia nei porti e sulle strade dei Parti. Una volta annientato l'impero vasto e fluttuante dei cavalieri Arsacidi, Roma avrebbe avuto contatti diretti con quei ricchi confini del mondo: l'Asia, unificata finalmente, sarebbe stata per Roma nient'altro che una provincia in più. Il porto di Alessandria d'Egitto era l'unico sbocco di Roma verso l'India che non dipendesse dalla compiacenza dei Parti, ma anche lì le difficoltà erano molte per gli attriti con le esigenze e le rivolte delle comunità israelitiche. Il successo della spedizione di Traiano avrebbe consentito di ignorare quella città insicura. Tuttavia Traiano inebriato dai successi fino ad allora ottenuti non seppe capire che i Parti poteva sconfiggerli militarmente, ma i commercianti orientali doveva blandirli con qualche contropartita alla perdita del monopolio, per assicurarsi la loro fedeltà.

Nell'impadronirsi della via della seta vedeva un enorme ritorno economico per Roma, ma non si rendeva conto che necessariamente questo portava dei danni a qualcuno, e questo qualcuno avrebbe sabotato in tutti modi possibili il suo piano di conquista. Probabilmente suo cugino Adriano e sua moglie, l'imperatrice Plotina, molto più realisti , cercano di indurlo ad una politica più elastica, per mantenere uno status quo accettabile ai confini orientali. Infatti, la conquista della Dacia, costituiva, un trionfo di tale importanza da poter bastare per una generazione; tentare una seconda guerra su scala molto più vasta, dopo meno di un decennio, rappresentava una spesa assai onerosa per le risorse imperiali. La marcia verso l'India prefigurata dall'Imperatore necessitava non solo di vincere, ma di vincere sempre, come il suo precursore Alessandro. Se qualcosa fosse andato storto, l'Impero si sarebbe potuto trovare in grave difficoltà, proprio ora che sembrava essere iniziata una nuova età dell'oro.

 

La conquista dell'Armenia e della Mesopotamia

Nel 112 Cosroe succedette al fratello Pacoro II, spodestando il re armeno Excidare(filoromano) sostituendolo col proprio nipote Partomasiri(filoparto). In questo modo venivano violati gli accordi di Nerone per cui Traiano decise di intervenire (al regno aspiravano Vologese II sconfitto da Cosroe nel 111 e Mitridate VI). Informato della notizia Traiano decise di marciare contro l'Armenia per annetterla come la Dacia; consapevole che questo avrebbe provocato una guerra contro i Parti, radunò un grande esercito: 7 legioni dell'esercito regolare e altrettante ausiliarie. Il 27 ottobre l'armata imperiale si mise in marcia verso l'Asia, imbarcandosi nel porto di Brindisi. Giunto ad Atene, Cosroe mandò doni pregando i romani di riconoscere come re Partomasiri. L'imperatore rifiutò doni e proposta: era la guerra!
Nel 113 Traiano cominciò a muovere verso oriente: venne attraversata l'Asia minore fino ad arrivare alla Cilicia e da qui Antiochia capitale della Siria dove all'inizio del 114 radunò l'esercito facendone il suo quartier generale. Lasciando Adriano come legato mosse verso l'Armenia. Gli Armeni vennero sconfitti ripetutamente e invano Partomasiri si prostrò verso Traiano sperando che venisse confermato re. L'Armenia diventava provincia romana, mentre Partomasiri moriva in circostanze misteriose, barbaramente trucidato. L'azione politica di Traiano si estese ben oltre l'Armenia; infatti sappiamo che nel regno di Albania sul Caucaso che confinava con l'Armenia fu posto un re amico. La sottomissione dell'Armenia era stata fin troppo facile: le perdite erano state minime e molti soldati non avevano neppure combattuto. Traiano veniva a trovarsi con truppe fresche con il morale altissimo. A settembre del 114 iniziò l'invasione della Mesopotamia. Il re di Osroene, Abgar, fece atto di sottomissione ad Edessa e divenne vassallo. Gli altri che non si arresero vennero combattuti, sconfitti e spodestati. Il principato assirico dell'Adiabene di cui era re Meborsape venne invaso da due colonne imperiali: una al comando di Traiano, una al comando del legato Luisio Quieto. Vennero conquistate la Zingara e la capitale Nisibi. La parte conquistata della Mesopotamia fu dichiarata provincia romana.

La marcia trionfale: Roma arriva al Golfo Persico

Nel 115 l'imperatore torna ad Antiochia, suo quartier generale tenuto in sua assenza da Adriano. La città viene colpita da un forte terremoto. Anche qui l'imperatore dimostra le sue qualità: pur essendo ferito lui stesso nei crolli del palazzo imperiale, si prodiga senza risparmio di forze nell'assistere la popolazione civile gravemente colpita da questa calamità. Nel 116 l'imperatore decide di portare a fondo la guerra contro i parti. Durante l'inverno le foreste della zona furono ampiamente disboscate per la costruzione di barche e di pontoni necessari all'attraversamento dei fiumi. Ancora una volta la capacità "genieristica" che ha consentito ai romani la realizzazione di tante grandi imprese viene posta al servizio delle armate imperiali. Vengono costruite navi con il legno delle foreste di Nisibi per attraversare il Tigri. Per preparare l'invasione del cuore della Partia viene effettuata la definitiva conquista dell'Adiabene. Dopo una fase di accurata preparazione, viene ripassato il Tigri, puntando su Babilonia che viene prontamente occupata. Cinquecento anni dopo Alessandro un altro sovrano dell'occidente entra nella mitica città dei giardini prensili. A questo punto la conquista della capitale partica Ctesifonte(vicino all'odierna Bagdad), sembrava a portata di mano, ma poneva un rilevante problema logistico: le truppe romane dovevano abbandonare le terre abbastanza fertili della Mesopotamia per inoltrarsi nel deserto.

Il problema fu risolto servendosi delle vie fluviali dell'Eufrate e del Tigri. Furono realizzati vascelli di notevole stazza, capaci di navigare lungo il corso del Tigri fin dal confine siriaco, creando così una linea di comunicazioni sufficiente e basi di rifornimento mobili. Lo sforzo principale era lungo il Tigri e Traiano assunse personalmente il comando di questa colonna. Il passaggio del Fiume Tigri fu aspramente contrastato, ma, ingannando il nemico con numerose finte e coprendo i genieri con uno sbarramento di fanteria ed arcieri disposti su navi ancorate lungo la corrente, fu possibile costruire un ponte di barche e farvi transitare le truppe.

La colonna operante lungo l'Eufrate penetrò nella regione di Babilonia e si ricongiunse a quella principale per tentare l'assedio della capitale del regno partico. I grandi vascelli utilizzati da questa colonna lungo l'Eufrate furono trasferiti attraverso il deserto fino al Tigri perché erano molto utili per l'assedio di Ctesifonte. La capitale del regno partico non resistette a lungo all'assedio e Csroe, emulo di Dario fuggì vilmente verso la Media, abbandonando il suo tesoro alle armate romane; Traiano si impossessò del favoloso trono d'oro e prese in ostaggio la figlia di Csroe.

Qui voglio segnalare un particolare assai poco noto: senza saperlo le armate imperiali vengono a trovarsi ad un solo giorno di camminino dalla prima guarnigione cinese in territorio partico. Difatti dopo averli sconfitti, i cinesi avevano ottenuto dai parti il diritto di mantenere dei presidi sul loro territorio. La vittoria sembrava completa, e la notizia si sparse velocemente ai quattro angoli dell'impero, anche perché Traiano aveva fatto preparare tutta una serie di torri di segnalazioni ottiche che permettevano in pochi giorni di far giungere la notizia a Roma. Gli araldi che portarono la splendida vittoria vennero portati in trionfo al senato dalla folla che uscita per le strade era impazzita di gioia. Il senato decretò per l'imperatore il diritto di celebrare non già un trionfo, ma una serie intera di trionfi, che sarebbero durati quanto la sua vita. Adriano salii sulla vetta del monte Cassio a compiere sacrifici e fu tentato di andare anche lui in prima linea, tanto era l'entusiasmo.

A questo punto i romani più accorti come Adriano avrebbero voluto che l'imperatore si fermasse per ritemprare l'esercito e cominciare ad organizzare le nuove province.

Traiano invece non volle fermarsi; scendendo verso il Golfo Persico attraverso il Tigri e sottomettè il regno di Emesene di re Attampilo. Venne raggiunto il Golfo Persico con l'occupazione di Charax capitale della Caracene (più o meno la regione dell'odierna Bassora comprendente il Kuwait), porto fondamentale per i commerci con l'oriente. Dopo aver ricevuto qui una ambasceria dei principi indiani per intavolare delle relazioni commerciali, Traiano pensò di ritornare a Babilonia dove era stato spostato il quartier generale per organizzare la gestione delle nuove province di Mesopotamia e Assiria e prepararsi ad nuovo balzo in avanti per inoltrarsi nel cuore dell'Asia. L'Impero Romano aveva raggiunto la sua massima estensione. In proposito voglio riportare due cartine in entrambe delle quali è possibile vedere l'immensa estensione che va dalle brughiere scozzesi ai deserti arabi.

Nella prima si può notare anche l'enorme estensione del tracciato stradale di fondamentale importanza per garantire lo spostamento delle legioni; questo per sottolineare che le vittorie romane non erano solo dettate dalla loro avanzata tecnica militare, ma anche da una elevata capacità ingegneristica che permetteva di collegare efficientemente regioni lontane: un ventaggio enorme quando si trattava di spostare truppe da un capo all'altro del mondo.

 

Nella seconda cartina possiamo vedere l'organizzazione amministrativa dell'Impero Romano, tuttavia bisogna sottolineare che il potere di Roma si estendeva ben oltre i confini tracciati dal limes. E' noto, e ritrovamenti archeologici anche recenti non fanno che confermarlo, che presidi romani si trovavano in Hibernia(Irlanda), Arabia Sabea(Yemen), Colchide(Georgia), Albania(Caucaso), Bosforo Cimmerius(Crimea). Ritrovamenti di monete e monili segnalano che contatti commerciali si erano avuto persino con Ceylon e Indonesia, se non con la Cina.

1)Baetica 19)Noricum 37)Cappadocia
2) Lusitania 20)Pannonia 38)Pontus
3) Tarraconesis 21)Dalmatia 39)Armenia Inferior
4) Narbonensis 22)Dacia 40)Sophene
5) Aquitania 23)Moesia 41)Osroene
6) Lugdunensis 24)Thracia 42)Commagene
7) Belgica 25)Macedonia 43)Armenia
8)Britannia 26)Epirus 44)Assyria
9)Germania Inferior 27)Achaea 45)Mesopotamia
10)Germania Superior 28)Asia 46)Syria
11)Germania 29)Bithynia 47)Judaea
12)Rhaetia 30)Galatia 48)Arabia Petraea
13)Italia 31)Lycaonia 49)Aegyptus
14)Sicilia 32)Lycia 50)Cyrenaica
15)Corsica et Sardinia 33)Pisidia 51)Numidia
16) Alpes Penninae 34)Pamphylia 52)Africa
17) Alpes Cottiae 35)Cyprus 53)Mauretania
18) Alpes Maritimae 36)Cilicia 54)Baleares
 

La crisi: sabotaggio e ribellione

Tutto cominciò con qualche mercante ebreo che si rifiutò di pagare l'imposta a Seleucia, immediatamente a ruota Cirene si ribellò, e l'elemento orientale massacrò i greci; le strade che portavano il grano egiziano fino alle truppe imperiali furono interrotte da una banda di Zelati di Gerusalemme; a Cipro, i residenti Greci e Romani furono catturati dalla plebaglia ebrea, che li costrinse a trucidarsi a vicenda combattendo da gladiatori. Solo in Siria l'inflessibilità di Adriano riuscì a mantenere l'ordine. Ma quali motivi erano la causa di questa catastrofe? Sin dall'inizio i Giudei e gli Arabi avevano fatto causa comune contro una guerra che minacciava di rovinare i loro traffici; ma Israele ne profittava per scagliarsi contro un mondo dal quale lo escludevano i suoi furori religiosi, la sua liturgia singolare, l'intransigenza del suo Dio.

L'imperatore, rientrato in fretta a Babilonia, ordino a Quieto di punire le città ribelli: Cirene, Nisibi, Edessa, Seleucia furono rase al suolo in punizione dei tradimenti meditati durante le soste delle carovane o macchinati nei quartieri ebrei. L'imperatore Csroe, che aveva sobillato quelle rivolte, prese immediatamente l'offensiva: Abgar insorse e rientrò ad Edessa, ormai in cenere; infine anche gli Armeni prestarono man forte ai satrapi tradendo la parola data. Traiano si trovò bruscamente al centro di un immenso campo di battaglia nel quale bisognava far fronte al nemico da ogni lato.

Nonostante la confusione si cercò di limitare i danni con lincoronazione come re dei Parti di uno dei pretendenti al trono: l'arsacide Patrtemaspate filoromano; a Cipro la rivolta fu sedata da Mauro Turbone, mentre in Mesopotamia e in Giudea fu Luisio Quieto a riportare l'ordine.

La successione

L'intero inverno fu preso nell'assedio di Hatra che costo migliaia di morti senza nessun risultato.

Vista l'inespugnabilità della città, Traiano decise do togliere l'assedio, riattraversare l'Eufrate per riorganizzare le armate e le retrovie. Fu una ritirata molto difficile perché effettuata sotto un caldo torrido e con le continue scorrerie degli arcieri parti. Finalmente estenuato e stanco, ma sempre fiero e orgoglioso Traiano giunse ad Antiochia dove trovo ad accoglierlo Adriano. Pur sostenendosi appena volle percorrere a cavallo il tragitto dalle porte della città al palazzo.

Poco a poco la sua salute migliorò e cominciò subito a pensare ad una nuova campagna. Tuttavia il suo medico, Crito, riuscì a persuaderlo a imbarcarsi per Roma. La sera che precedette la sua partenza, fece chiamare Adriano a bordo della nave che doveva riportarlo in Italia e lo nominò comandante in capo in sua vece. Non essendo in grado di sopportare il mare, fu sbarcato a Selinunte, in Cilicia, giacendo gravemente malato in casa di un mercante. Nel testamento designava a successore suo cugino Publio Elio Adriano. Sia che questa sia stata la sua volontà, sia come dicono alcuni la volontà di sua moglie Plotina, sicuramente in quel momento questa fu la scelta migliore. Gli altri candidati pur essendo valorosi soldati che sicuramente non avrebbero abbandonato le nuove province ai Parti, non avevano la visione globale di Adriano e la sue capacità amministrative e organizzative.

La leggenda e il mito dell'optimus princeps

L'impatto che ebbero le gesta di Traiano sui posteri fu enorme, tanto che fu l'unico imperatore ad avere il titolo di optimum come il dio supremo Giove. Le sue spoglie, uniche fra gli altri cesari, furono tumulate all'interno del sacro pomerio, il mitico perimetro tracciato da Romolo. Le sue ceneri furono poste in una cella alla base della colonna che illustrava le sue gesta. La sua statua d'oro brillerà per secoli sulla sommità della colonna senza che alcun barbaro invasore osasse toccarla.

Per il resto della storia dell'Impero Romano e per buona parte di quella dell'Impero Bizantino, ogni nuovo imperatore dopo Traiano verrà salutato dal senato con l'augurio: possa tu essere più fortunato di Augusto e migliore di Traiano (felicitor Augusto, melior Traiano). Neanche la chiesa riuscì a trovargli dei difetti pur non essendo cristiano, tanto che risulta l'unico pagano a guadagnarsi il Paradiso. Secondo una leggenda narrata anche da Dante nel canto X del Purgatorio papa Gregorio il Grande pregò per la redenzione dell'anima di Traiano in modo che potesse ascendere in Paradiso. Infatti Dante lo pone con i dodici saggi che vengono a formare l'occhio dell'aquila mistica.

L'immaginario medievale fece dell'imperatore romano Traiano un eroe leggendario, in Occidente come in Oriente. Tale evoluzione, cominciata dalla stessa propaganda imperiale romana, che assimilando l'imperatore ad eroi storici e mitici quali Ercole o Alessandro il Grande, trasformò Traiano in una sorta di eroe civilizzatore. Infatti la funzione principale del monarca ellenistico e romano era quella di ktistes o conditor, di costruttore. Da qui questo modello ideale dell'imperatore quale eroe conquistatore [philostratiotes] e fondatore [philopolis], su cui si basa la mitologia dell'attività costruttiva di Traiano, diffusa nel sud-est europeo.

La leggenda divenne mito nell'est europeo, tanto che molti mitografi pensano che uno degli antichi dei degli slavi sia proprio Traiano divinizzato. Il nome di questo dio era Trajan o Trojan e compare i in testo paleorussi quali Cronaca degli anni passati e Il canto della schiera di Igor. Leggiamo nella cronaca:

Quando il gran principe Vladimir Svjatoslavic inaugurò il suo regno in Kiev, eresse, sulla collina di Boricev all'esterno del palazzo, gli idoli delle divinità maggiori a cui gli antichi Russi, nostri antenati, dovevano fede e obbedienza. Fra le divinità compariva il misterioso Trojan: il signore della settima età.

Purtroppo essendo un testo nato non per spiegare l'antico pantheon pagano, ma per schernirlo dato che fu redatto da un monaco cristiano le notizie che possiamo assumere sugli attributi di questo dio e i riti a questo legati sono molto pochi. E' certo, in base a numerose leggende e racconti che il dio era una sorta di eroe civilizzatore distruttore di mostri e apportatore di prosperità. Ad esempio, Trajan sconfisse una razza di giganti malvagi che infestavano la terra agli albori del tempo tenendo in soggezione gli uomini. Sconfiggendo i giganti Trajan inagurò l'età degli uomini.

Trajan è ancora ricordato in numerose leggende e canti popolari in Romania, Bulgaria e Serbia. L'evoluzione fonetica [a] > [o] dovrebbe essere già avvenuta nell'antichità, prima che gli Slavi cominciassero la loro espansione nei Balcani. "Terra di Trojan" sarebbe dunque in questo caso la Rus' sudoccidentale e la Bessarabia, che conservano in molti toponimi il ricordo dell'imperatore romano.

Concludendo possiamo dire che diversamente da quanto avvenne per molti apprezzati governanti nella storia, la reputazione di Traiano è rimasta intatta per 1900 anni.


Bibliografia

Storia d'Italia Vol I - Ed. Nerbini

La grande strategia dell'Impero Romano - Luttwak - Ed Rizzoli

Storia di Roma Antica Vol III - Ed De Agostini

Gli imperatori romani - Ed Newton Compton

Atlante Storico - Garzanti

Antichità Classiche - Garzanti

www.bifrost.it
Filmografia
I Daci: Un film di Sergiu Nicolaescu. Con Pierre Brice, Marie José Nat, Amza Pellea, George Marshall Titolo originale Dacii - Les guerriers. Storico, durata 90 min. - Romania 1966.
La colonna di Traiano: Un film di Mircea Dragan. Con Antonella Lualdi, Franco Interlenghi, Richard Johnson, Amedeo Nazzari Titolo originale Le colonne di Trajan. Storico, durata 95 min. - Romania 1968.
Le Guerre Daciche - Ulisse: il piacere della scoperta
Romanzi
Un Eroe per L'Impero Romano - Andrea Frediani - Ed Newton Compton
Memorie di Adriano - Margerite Yourcenar