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Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 7^p.
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Écrit par Mario Ragionieri   

 

Il giorno del ritorno di Bonaparte a Parigi si svolse una interessante intervista nella residenza del presidente del Direttorio; Napoleone era accompagnato dall’amico Monge quando presentò i suoi omaggi al presidente e iniziò a spiegargli le ragioni del suo ritorno in Patria. La discussione appare chiaramente piena di allusioni e di scuse perché il Direttorio voleva chiarire che non riteneva necessario il suo precipitoso ritorno in Patria visto il favorevole andamento della guerra in Europa (mentiva), Napoleone voleva invece far capire che il suo rientro in Francia era unicamente dettato dal desiderio di difendere a tutti i costi la vita della Repubblica e disse questo con la mano sull’elsa della sua spada : “ giuro che questa non sarà mai tratta se non in difesa della repubblica e del suo governo”. Il presidente del direttorio rispose: ” Cittadino generale, il Direttorio esecutivo, come tutta la Francia, saluta il vostro inatteso ritorno con piacere misto ad una certa sorpresa. Soltanto i vostri nemici, che naturalmente consideriamo anche i nostri, sarebbero capaci di interpretare in modo sfavorevole i motivi patriottici che vi hanno indotto ad abbandonare, sia pure temporaneamente, il vostro posto. Le vittorie dei vostri vecchi compagni d’armi hanno infatti già salvato la Repubblica, ma vi sono ancora allori da cogliere in quei campi che videro le vostre memorabili gesta…”. La cerimonia si concluse con un abbraccio fraterno che era ovviamente solo di facciata; era ormai chiaro che il Direttorio e Bonaparte misuravano già le loro spade. Nonostante l’accoglienza gelida e piena di insinuazioni velate, Bonaparte non rimase deluso dalle frecciate di Gohier; qualcosa stava cambiando nei suoi confronti anche perché le sentinelle al cancello lo avevano accolto presentando le armi e gridando “ Viva Bonaparte” e anche l’accoglienza che la gente di Parigi gli aveva tributato aveva rivelato i veri sentimenti della Francia e dissuaso i membri del Direttorio dall’ordinare il suo arresto. Il Direttorio stava terminando il suo ciclo esistenziale e Bonaparte nel 1799 vedeva arrivare sempre più vicino il suo momento; i membri del Direttorio avevano fallito nel dare alla Francia un governo stabile provocando una continuo susseguirsi di crisi politiche che avevano scosso le fondamenta dello Stato. I continui cambiamenti dei membri che lo componevano non avevano modificato la situazione; dei 5 membri del Direttorio di quel periodo almeno due, Sieyès e Roger-Ducos, erano parte attiva nel tramare per rovesciare il governo proprio con l’appoggio di Barras, capo indiscusso dei corrotti e pronto ad appoggiare ogni iniziativa contro il governo stesso. Ormai le scelte sbagliate che il Direttorio aveva preso erano state deleterie per il paese dove imperava il brigantaggio e dove le continue tasse imposte per finanziare le guerre avevano indispettito la borghesia allontanandola dal difendere la causa del Direttorio stesso. L’incompetenza del Direttorio fu messa ancor più in luce dal modo errato con cui condusse la guerra e, la formazione della seconda coalizione, fu in gran parte dovuta ai suoi errori diplomatici ; infatti verso la fine del 1797 quando ormai l’Austria si era ritirata dalla guerra e l’Inghilterra doveva affrontare una lunga serie di problemi legati ad ammutinamenti vari nonché ad un pessimo raccolto e anche Pitt era forse disposto ad una pace con la Francia anche se sfavorevole. Ma il Direttorio a cui faceva comodo avere sempre qualche “minaccia esterna” per nascondere la confusione che regnava nel paese e l’incompetenza del negoziatore inviato da Pitt lasciò che i negoziati per una pace duratura fallissero miseramente. Quindi all’Inghilterra non restava altro che cercare nuovi alleati favoriti dal fatto che il Direttorio, assecondato da alcuni generali, non faceva altro che creare situazioni esplosive in Europa. L’intromissione della Francia nella disputa tra Prussia ed Austria e una serie di incidenti provocati in Italia dettero l’occasione per una nuova sfida tra Austria e Francia. I saccheggi e le estromissioni dei regnanti piemontesi, toscani nonché le guerre dichiarate con il regno di Napoli dettero i motivi per preparare una nuova guerra contro la Francia.

Nel 1798 poi le forze francesi approfittando della confusione esistente nella zona di Berna, crearono la Repubblica Elvetica occupando Ginevra e Basilea. Fu questo un buon successo strategico perché permetteva alla Francia di controllare i passi alpini che collegavano l’Italia alla Germania ma convinse ancor di più i nemici della Francia che era vicino il momento di porre un freno all’espansionismo francese anche se una serie di considerazioni interne e rivalità tra paesi impedirono la formazione immediata della nuova coalizione che avvenne invece soltanto nella primavera del 1799.

La prima mossa della coalizione fu di spostare l’armata comandata da Suvorov verso l’Italia settentrionale per unirsi a quella dell’austriaco Kray e quindi attaccare i francesi in una campagna durante la quale furono sconfitti Schèrer e poi Moreau riuscendo ad occupare la repubblica Cisalpina e anche Torino. Questo costrinse il generale Mac-Donald ad abbandonare Roma mentre le forze britanniche occuparono Napoli tanto che alla fine di giugno i francesi avevano perduto tutti i territori conquistati in Italia eccezion fatta per Genova ed una striscia di territorio della Liguria.


Mac Donald e l'Arciduca Carlo

Ma la disfatta colpì i francesi anche in Germania dove l’arciduca Carlo sconfisse il generale Jourdan e proseguì contro Massena in Svizzera dove vinse la prima battaglia di Zurigo nel mese di maggio riuscendo a riaprire i passi alpini che congiungevano la Germania all’Italia. Di fronte a questa situazione il Direttorio dette ancora prova della propria incapacità e incompetenza; anni di guerra, caos finanziario e trascuratezza avevano ridotto a mal partito le 13 armate che esistevano nel 1794 per cui, nella ricerca di uomini per rimpiazzare le perdite patite, il Direttorio ricorse alla coscrizione obbligatoria ( giugno 1799) così impopolare che molti giovani in età di leva fuggirono nei boschi e nelle montagne. Oltre agli uomini mancavano anche materiali , artiglierie, cavalli, fucili, stivali e perfino le munizioni; in questa tremenda situazione il patriottismo del popolo e il valore dei soldati in armi vennero in soccorso del governo e si continuò, nonostante tutto, a combattere anche se il Direttorio aveva ormai perso anche le ultime simpatie popolari. Se la Francia repubblicana riuscì a sopravvive questo si deve agli errori e ai disaccordi dei suoi nemici e agli sforzi della popolazione.

La strategia della coalizione era mal concepita basata essenzialmente sulla liberazione delle valli del Po e del Danubio prima di attaccare la Svizzera; sarebbe stato molto meglio concentrare le forze a disposizione contro Massena perché la Svizzera era la chiave della situazione.Molto dannosi furono i sospetti reciproci e le invidie che dividevano gli alleati; Thugut riuscì a sabotare tutte le offensive spinto dalla invidia per i successi ottenuti dai russi in Italia, dalla diffidenza per le macchinazioni inglesi nei Pesi Bassi e dalla bramosia di ottenere compensi in Belgio. L’arciduca Carlo fu spostato dalla Svizzera verso l’Olanda e Suvorov venne trasferito dall’Italia in Svizzera per assumere la direzione delle operazioni contro Massena. La messa in pratica di questi cambiamenti con la campagna in corso creò una pausa inevitabile nelle operazioni che gli eserciti francesi dell’epoca, molto più competenti dei loro nemici, sfruttarono immediatamente. Infatti Massena approfittando della momentanea diminuzione di pressione, il 26 settembre con circa 50.000 uomini, attaccò i 45.000 russi posti al comando dell’inetto Korsakov nella 2° battaglia di Zurigo riuscì ad ottenere una vittoria decisiva prima che Suvorov potesse aiutare il collega tanto che questa battaglia permise di ristabilire l’egemonia francese sulla Svizzera; nacquero discussioni molto aspre tra gli alleati che portarono nel gennaio successivo al ritiro della Russia dall’alleanza. I francesi ripresero l’iniziativa, il generale Brune costrinse le forze inglesi a tornarsene nel loro paese e questo generò altri malumori tra gli alleati tanto che Pitt si rese conto che anche questa alleanza era in disfacimento e così il Direttorio trovò nuova salvezza dopo la tremenda tempesta che gli era passata addosso. Bonaparte al suo rientro in Francia dunque trovò che la situazione si era quasi ristabilizzata e che le forze della coalizione si erano arrestate mantenendo quanto avevano riconquistato in Italia. Senza poter esercitare per il momento il ruolo di “ liberatore” Napoleone si preparò a sostenere la parte del “pacificatore”.

NAPOLEONE DIVENTA PRIMO CONSOLE

Nel novembre del 1799 a Parigi si stavano tramando molti complotti e il ritorno di Bonaparte ebbe scarso rilievo nell’immediato sulla situazione generale; era però evidente che la tempesta si stava rapidamente avvicinando e che sarebbe stata accompagnata da una ondata di violenza. La politica del Direttorio di chiamare tra i suoi membri dei generali si stava ritorcendo contro lo stesso Direttorio e a Parigi non mancavano di militari ambiziosi pronti ad ordire congiure di tutti i tipi .Il gruppo più pericoloso era formato da generali giacobini come Augereau e Jourdan entrambi membri del Consiglio dei Cinquecento; poi c’era Bernadotte risentito per la sua estromissione da ministro della guerra e anche Moreau e Lefebvre,il quale come governatore militare di Parigi, occupava un posto importantissimo. Il problema vero non era quello di creare le condizioni per un colpo di Stato quanto quello di capire che tipo di regime sarebbe succeduto al Direttorio. Sieyès era deciso ad impedire una presa di potere da parte dei giacobini cercando di anticiparli con un colpo da lui organizzato; ma non aveva l’appoggio di un generale conosciuto e stimato dal popolo perché il ruolo che doveva essere in un primo tempo di Joubert, decadde dopo la sua prematura morte. Molte le proposte avanzate ma i più rifiutarono mentre il ritorno di Bonaparte con un gruppo di fedelissimi, si presentò particolarmente opportuno per l’occasione. Dopo discussioni accese ( Bonaparte detestava Sieyès) finalmente si fece convincere da Talleyrand e da suo fratello Luciano Bonaparte che in quel momento era presidente del Consiglio dei Cinquecento. La collaborazione di questi due personaggi ( Bonaparte e Sieyès) che non si sopportavano a vicenda faceva presagire un pericolo che presto divenne realtà; in pochi giorni l’opposizione fu neutralizzata, conquistata o isolata definitivamente. Sieyès poté assicurare che i membri più riottosi del Direttorio ( Gohier e Moulin) non sarebbero stati in grado di raccogliere almeno tre direttori indispensabili per dare gli ordini il giorno stabilito per il complotto; molti incerti si convinsero quando Moreau dette il suo appoggio ai cospiratori l’8 novembre. Sembrava evidente che il successo della cospirazione di Brumaio fosse scontato e quindi per il giorno convenuto solo l’atteggiamento di Bernadotte, Lefebvre e del Consiglio dei cinquecento rimaneva ancora incerto. Eppure nessuno poteva in quel momento prevedere che il risultato finale di tutti questi movimenti sarebbe stato quello di affidare ad un militare corso il controllo senza limiti della Stato francese; la cosa infatti non era certo nelle intenzioni di Sieyès. Il Colpo di Stato di Brumaio avvenne il 9 e il 10 novembre 1799 quando la possibilità di resistenza del Direttorio venne neutralizzata da Sieyès e dal suo collaboratore Roger – Ducos che prima riuscirono a comperare Barras che rassegnò le dimissioni poi toccò al generale Moulin e Gohier che furono isolati e messi agli arresti domiciliari da Moreau. In altre zone furono prese misure preventive quali l’assunzione da parte di Lannes e Marmont del controllo delle vie di accesso al palazzo delle Tuileries, le truppe di Moreau che circondarono il palazzo del Lussemburgo , MacDonald si recò a cavallo a Versailles e Murat a St. Cluod mentre Sèrurier prese il comando delle riserve mobili. Nessuno oppose resistenza, e anche Lefebvre si schierò con gli insorti dicendo: “Si! Gettiamo i direttori nel fiume”.

La Guardia del direttorio prese subito posizione schierandosi con il nuovo regime; poi Napoleone si presentò al Consiglio degli Anziani e i senatori approvarono subito i decreti per nominare Bonaparte “ esecutore” di una nuova costituzione che nominava “consoli provvisori “ Sieyès, Roger – Ducos e Bonaparte; a sera i cospiratori si congratularono per il colpo riuscito, ma era ancora presto. Il 10 novembre le cose non andarono come previsto. Il nuovo regime voleva legalizzare l’assunzione del potere e per questo era necessario il voto favorevole della maggioranza sia degli Anziani come quello dei Cinquecento. Questi ultimi erano il vero problema perché i giacobini rappresentavano la maggioranza e Bernadotte era notoriamente ostile a Bonaparte; le speranze erano rivolte al presidente del consiglio, Luciano Bonaparte, che avrebbe dovuto convincere un numero sufficiente di incerti per battere la sinistra. La discussione si fece aspra mentre Bonaparte aspettava fuori dall’edificio impaziente; dopo un po’ Napoleone decise di entrare nella sala e tenne un discorso infuocato alle due assemblee. I Cinquecento rifiutarono di seguirlo fino in fondo e si alzarono dai loro posti gridando: “ Fuorilegge!”mentre alcuni deputati alzarono a guisa di sfida dei coltelli scacciando il generale Bonaparte dall’aula. Era il momento per prendere in mano la situazione e fare arrestare Napoleone ma i Cinquecento esitarono fino a che i tamburi dettero il via alla carica che portò le truppe dentro il palazzo e tutti i presenti iniziarono a scappare perfino dalle finestre. Il nuovo regime aveva così superato la crisi; nella notte Luciano convocò una parte del consiglio e fece approvare in tutta fretta la legge necessaria per riconoscere il Consolato provvisorio. Il Direttorio era scomparso senza spargimento di sangue.

Nelle settimane che seguirono Napoleone continuò a rafforzare la sua posizione a danno di coloro che avevano promosso la congiura e poco dopo Sieyès rinunciò a collaborare con Bonaparte e si ritirò a vita privata seguito dopo poco da Roger – Ducos . Combacèrès e Lebrun presero i posti rimasti liberi ma molto presto Napoleone fu riconosciuto primo console de facto; il risultato favorevole del plebiscito ottenuto a maggioranza schiacciante, fu reso noto il 13 dicembre e la Costituzione dell’anno VIII entrò in vigore il giorno seguente. Bonaparte si mise al lavoro ( lavorava 17 ore al giorno) e Sieyès disse poco dopo ironicamente: “ Sa tutto, può tutto, fa tutto”. Contemporaneamente al suo successo, i suoi collaboratori ricevettero onori e promozioni: Berthier fu nominato ministro della guerra l’11 novembre e Moreau ricevette il comando dell’Armata del Reno. Lefebvre fu promosso generale e divenne anche senatore; Murat ricevette il comando della Guardia consolare, Talleyrand fu confermato agli affari esteri e Fouchè fu posto a capo della polizia, MacDonald ebbe il comando dell’Armata di riserva, Massena il comando in Italia. Il 25 dicembre il Consolato provvisorio terminò e Bonaparte, riconosciuto legalmente primo console, continuò a consolidare il suo potere anche se sapeva che avrebbe dovuto procedere con cautela ancora del tempo perché ancora esistevano sacche di opposizione al suo governo; gran parte dell’esercito rimaneva ancora su posizioni molto caute La Francia aveva finalmente un governo stabile e si poteva procedere alla soppressione del giacobinismo militante escludendo nel contempo l’esercito dalla scena politica.

BONAPARTE PREPARA I PIANI DI BATTAGLIA

Nell’inverno 1799-1800 la diplomazia francese fece seri tentativi per addivenire a patti con l’Austria e la Gran Bretagna; la voglia di stabilire la pace in Europa in quel periodo era per il primo console una assoluta priorità. Le condizioni delle armate francesi erano molto precarie ed occorreva riequipaggiare mentre violenta serpeggiava ancora la rivolta in Vandea e richiedeva una immediata azione. E poi Napoleone doveva consolidare il suo potere e dare al popolo francese quella speranza di pace che aveva promesso di dargli. Purtroppo tutte le trattative presto andarono a vuoto e Napoleone sfruttò i dinieghi di Pitt e di Thugut per avere l’appoggio della popolazione francese per un ultimo decisivo sforzo contro i nemici del Paese. In un proclama così si esprimeva: “ Francesi, voi desiderate la pace- e il vostro governo la desidera con fervore ancora più grande; ma per ottenerla ci occorrono denaro, ferro e uomini”. Già in aprile il popolo francese dimostrava un deciso appoggio alla politica del regime napoleonico. Utilizzando le trattative di pace in corso, Napoleone lavorò al miglioramento dell’efficienza delle forze armate ; una serie di decreti migliorarono anche la situazione al fronte tanto che il generale Soult allora in Svizzera scrisse: “L’effetto felice di questo cambiamento ( brumaio) e la sollecitudine del primo console non tardarono a farsi sentire. Le forniture arrivarono presto alle armate; la distribuzione delle paghe – da tempo interrotta – fu ripresa e una speciale leva riempì i ranghi”. Tante cose erano da modificare prima di poter prendere di nuovo in considerazione la possibilità di effettuare nuove operazioni militari; nel gennaio del 1800 gli uomini in forza all’esercito erano 380.000 ma solo 285.000 erano disponibili per essere impiegati nelle 5 armate esistenti. L’armata in peggiori condizioni era l’Armata d’Italia dove mancavano almeno 6000 cavalli e grandi quantitativi di munizioni. Poi Bonaparte iniziò alcuni cambiamenti organizzativi; le armate del Reno e del Danubio furono riunite e rinforzate fino ad un totale di 120.000 uomini , le forze assegnate a Massena in Italia furono aumentate fino a 40.000 uomini . Quanto restava dell’Armata d’Inghilterra venne distribuito tra le altre armate mentre Brune fu incaricato di pacificare le zone interne della Francia ancora in rivolta. Dopo questa prima riorganizzazione Napoleone cercò di realizzare una armata di riserva posta in posizione centrale; la rapida soluzione della rivolta in Vandea con l’immediata amnistia che seguì rese disponibile una buona aliquota di soldati per formare il nucleo di questa armata che fu organizzata nelle vicinanze di Digione e costituita inizialmente da 30.000 uomini in seguito portati a 60.000. Il 14 febbraio il generale Chabron fu nominato comandante della prima divisione composta di 14 battaglioni grazie al trasferimento di alcuni militari dai contingenti dell’Armata d’Oriente; corse voce che queste forze, composte da reclute e da vecchi della riserva, fossero destinate all’Italia e questa informazione trasse in inganno gli austriaci che guardarono subito con disprezzo queste nuove unità. Il 2 aprile il generale Berthier divenne comandante dell’Armata di Riserva. Altri provvedimenti furono quelli di ordinare a tutte le forze in campo di adottare la struttura del corpo d’armata; non era una novità perché il corpo d’armata era già stato adottato da alcuni generali rivoluzionari, ma qui si trattò di applicare questa regola a tutte le forze disponibili. Il corpo d’armata nell’esercito francese conteneva elementi di tutte le armi , ed era in grado di combattere senza ricevere aiuti per un certo periodo anche contro forze di molto superiori numericamente. Ogni comandante di corpo d’armata e di divisione aveva un suo stato maggiore. Ancora un’altra riforma interamente da attribuire a Bonaparte fu che gli addetti al traino delle artiglierie dovevano essere soldati in servizio e non più civili assunti a contratto. Tutti questi cambiamenti portarono ad un notevole aumento dell’efficienza militare e della capacita combattiva delle truppe francesi. Il fatto che Napoleone fosse generale e primo console permise di pianificare la strategia della condotta della guerra poiché Bonaparte fu nelle condizioni di poter mettere a frutto tutte le sue qualità tattiche; sapeva dirigere “ il tipo di guerra che ogni unità doveva intraprendere… dando a ciascuna il suo ruolo” permettendo così la migliore utilizzazione delle risorse a disposizione dello Stato. Bonaparte da allora fu il generalissimo con ampie facoltà di coordinare lo sforzo bellico della Francia e ricavarne il massimo rendimento possibile.

Dopo il successo di Massena nella seconda battaglia di Zurigo l’iniziativa militare era di nuovo in mano dei francesi per cui anche se le trattative di pace andavano avanti Napoleone aveva già formulato i piani operativi per ottenere la sconfitta militare dell’Austria e recuperare così tutte le perdite territoriali del 1799. Dunque se si fosse reso necessario il suo piano prevedeva di ottenere una rapida vittoria possibilmente decisiva mediante una offensiva strategica. Nel 1800 i fronti di Italia e Germania dovevano essere coordinati in modo migliore che nella precedente campagna e la posizione centrale che il possesso della Svizzera consentiva doveva essere sfruttata al massimo; la vittoria doveva essere raggiunta attraverso mosse concentriche che permettessero di attaccare il nemico alle spalle per costringerlo a battersi o ad arrendersi. L’esercito francese aveva di fronte due grossi eserciti austriaci; uno guidato da generale Kray con più di 100.000 uomini si trovava nella Foresta Nera e nella zona dell’alto Danubio, mentre il generale Melas comandava forze un po’ meno consistenti nell’Italia settentrionale.La distruzione di questi due eserciti e la conquista di Vienna erano gli obiettivi dei francesi. Il primo piano formulato da Napoleone prevedeva come teatro degli scontri la Germania; era una decisione piuttosto logica perché il più forte esercito nemico si trovava proprio in Germania e una volta superati gli ostacoli naturali del Reno e della Foresta Nera si poteva raggiungere con una certa rapidità Vienna. “ Il possesso della Svizzera ci diede la possibilità di attaccare le retroguardie del nemico sia in Italia che in Svevia. Il mio primo pensiero era di lasciare l’armata di Massena sulla difensiva nell’Appennino, e di spostare le Armate di Riserva e del Reno nella valle del Danubio. La Costituzione dell’ anno VIII non permetteva ad un Console di comandare di persona l’esercito, quindi era mia intenzione affidare il comando della Riserva a un luogotenente e lasciare l’armata principale e Moreau ; ma se seguivo il quartier generale di quest’ultimo, avrei potuto dirigere le operazioni di tutti e due. Volevo che Moreau attraversasse Sciaffusa, prendendo Kray alle spalle , per spingerlo nell’angolo fra il Reno e il Meno, isolandolo da Vienna; effettuando cioè , contro la sinistra del generale austriaco la stessa operazione che, cinque anni dopo, effettuai contro la destra di Mack a Donauworth; dopo, avremmo potuto marciare contro l’Austria senza ostacoli, per riconquistare l’Italia e Vienna”. Un gran numero di istruzioni per l’esecuzione del piano furono inviate a Moreau; la maggior parte degli uomini a sua disposizione dovevano essere divisi in 4 corpi d’armata, due dei quali, il I e il II dovevano avere 20.000 uomini e gli altri , il III e il IV, 30.000 uomini. Dopo l’immobilizzazione delle forze di Kray, schierate lungo un fronte molto esteso, mediante un finto attacco verso la Foresta Nera condotto da un solo corpo d’armata, il resto dell’esercito doveva dilagare nelle retrovie austriache , passando per Sciaffusa per impossessarsi dei depositi. Fatto questo era previsto che Moreau staccasse il IV corpo della Riserva composto da 30.000 uomini, comandati dal generale Lecourbe, per mantenere il controllo della Svizzera e collegare i fronti tedesco e italiano e collaborare con le forze della Riserva per tutte le operazioni successive. Massena intanto avrebbe dovuto attirare le forze di Melas nel settore di Genova. Il piano è sicuramente concepito da Napoleone: “ La costruzione simultanea di 4 ponti ( sul xeno) in un punto così a monte come Sciaffusa, avrebbe permesso all’intero esercito francese di attraversarlo in 24 ore ; con il suo arrivo a Stockach, la sinistra del nemico sarebbe stata aggirata, e l’esercito si sarebbe trovato in posizione tale da poter attaccare alle spalle, tra gli stretti passaggi della Foresta Nera, tutte le forze austriache appostate lungo la riva destra del Reno; entro sei o sette giorni dall’apertura della campagna, l’esercito avrebbe raggiunto Ulm. I superstiti austriaci sarebbero stati respinti in Boemia”. Dopo questo i francesi avrebbero potuto avanzare verso i passi tra le Alpi Tirolesi e le Carniche tagliando in questo modo le linee di comunicazione di Melas; il governo austriaco non avrebbe potuto fare altro che ammettere le sconfitta ed accettare la pace dettata dal primo console. Questo piano però era destinato a fallire a causa del modo di muoversi di Moreau , troppo cauto per tentare delle operazioni di così vaste proporzioni; inoltre esisteva una rivalità mai celata tra i due che accentuò le sue obiezioni alla realizzazione del piano inoltre essendo Moreau più anziano non gradiva prendere ordini da un generale così giovane e opportunista quale era Bonaparte. “ Fu impossibile superare l’ostilità di Moreau, che desiderava giocare una parte brillante per conto proprio. Dapprima si rifiutò di avere un comando in sottordine, qualora mi fossi recato presso la sua armata; poi si oppose ai miei piani, sostenendo che l’attraversamento di Sciaffusa era pericoloso”. Moreau non voleva manovrare il suo esercito in una area così ristretta e preferì avere quattro ponti per attraversare il Reno lontani tra loro sostituendo in questo modo ad una strategia di concentrazione, come suggerita da Bonaparte, una di dispersione delle forze. Non è chiaro perché Napoleone permise a Moreau di farla franca nonostante una insubordinazione del genere; anzi scrisse a Moreau che avrebbe scambiato volentieri la sua posizione di primo console con quella di generale comandante sul campo. In anni successivi Napoleone ritornò sull’argomento e sul perché non aveva rimosso subito Moreau dall’incarico sostenendo che : “ Non ero ancora sufficientemente sicuro della mia posizione per giungere ad una aperta rottura con un uomo che contava numerosi amici nell’esercito, e al quale mancava solo l’energia per tentare di mettersi al mio posto. Occorreva trattare con lui come con una potenza separata, come difatti a quell’epoca, egli era”. In due settimane venne preparato un nuovo piano che trasformava l’Italia nel teatro principale delle operazioni relegando Moreau ad un ruolo secondario. I nuovi ordini trasmessi il 25 marzo, non prevedevano più che l’onere della vittoria fosse attribuito all’Armata del Reno, ma venne ordinato a Moreau di lanciare una offensiva secondaria tra il 10 e il 20 aprile con lo scopo di obbligare Kray a retrocedere verso Ulm , coprendo in questo modo le linee di comunicazione dell’Armata di Riserva che passavano per i passi svizzeri. Durante queste operazioni preliminari l’Armata di Riserva avrebbe coperto i movimenti di Moreau con tre divisioni spostate da Digione a Ginevra per poter colpire sia Sciaffusa sia il passo del San Gottardo. Una volta ottenuto l’arretramento di Kray e tagliato le comunicazioni austriache con Milano attraverso il lago di Costanza e i Grigioni una metà dell’Armata di Riserva si sarebbe diretta verso l’Italia servendosi del San Gottardo o del San mentre le più esperte truppe del generale Lecourbe staccate dall’Armata del Reno, avrebbero raggiunto Bonaparte nella pianura Padana Una volta che Lecourbe avesse raggiunto Bergamo, i francesi sarebbero stati in grado di attaccare con forze notevoli le linee di comunicazione di Melas e prenderlo tra due fuochi. Il successo del piano dipendeva dalla completa collaborazione di Moreau nel distaccare le truppe di Lecourbe al momento stabilito.Il piano era realistico ed accettabile anche se mancava in parte la Blitzkrieg che originariamente Napoleone aveva concepito; perfino Moreau fu costretto a dare la sua approvazione.