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Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 19^p
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Escrito por Mario Ragionieri   
Preso coscienza che una grossa forza nemica aveva già attraversato l’Isar e si stava avvicinando al Danubio, Napoleone con al sua solita rapidità concepì un piano e subito dopo fece inviare dei messaggeri ( il giorno 17) da Donauworth con le nuove istruzioni per i comandanti. L’imperatore voleva che in 24 ore l’intera armata di 170.000 uomini si riunisse alle spalle dell’Isar in un grande bataillon carrè. Vandamme doveva spostare i suoi 13.000 uomini dal Wurttemberg a Ingolstadt dove sarebbero stati raggiunti da contingenti germanici e dalla cavalleria pesante. Entro il 19 Massena e Oudinot che disponevano di 57.000 uomini, dovevano raggiungere Pfaffenhoffen per formare l’ala destra dell’armata pronta ad avanzare verso Freising e Landshut e minacciare gli austriaci di fianco e alle spalle.
In contemporanea i bavaresi di Lefebvre dovevano continuare come elemento di congiunzione tra le due ali dell’esercito con il compito di coprire la prevista ritirata del III corpo da Ratisbona. Davout ebbe l’ordine di lasciare sulla riva sinistra del Danubio, per agire da esca per i due corpi austro – boemi, le sole divisioni di Friant con l’ordine di ripiegare ad ovest mentre il resto del III corpo si sarebbe portato a Ratisbona, sulla sponda meridionale del fiume, ritirandosi in direzione di Geisenfeld eliminando con l’aiuto di Lefebvre le eventuali formazioni nemiche che avessero cercato di attaccarlo. Napoleone sperava che queste misure avrebbero rimediato alla confusione causata da Berthier e concentrato l’esercito in una posizione dalla quale esso avrebbe potuto riprendere in mano l’iniziativa.
Il prezzo di questa manovra sarebbe stato l’abbandono di Ratisbona. Gli ordini di Napoleone forse erano stati presi senza tenere conto di due cose; in primo luogo sbagliò la valutazione delle forze austriache che stavano avanzando a nord provenienti da Landshut. Pensava che Carlo avesse solo un corpo sull’Isar e invece ne aveva spiegati almeno cinque senza tener conto di quello di Hiller. In secondo luogo Massena e Oudinot erano troppo lontani da Pfaffenhoffen e quindi non potevano raggiungerla nel poco tempo a loro assegnato. Senza saperlo Napoleone esponeva il fianco sinistro ( Davout) ad un rischio ancora maggiore e richiedeva al fianco destro uno sforzo impossibile a compiersi.
Solo nella giornata del 18, quando il generale Savary tornò da una ricognizione, Napoleone seppe che Davout rischiava di venire attaccato da almeno 80.000 austriaci . L’unico modo per uscire da questa pericolosa situazione era quella di creare una forte minaccia sul fianco sinistro di Carlo da convincerlo a muovere la maggior parte delle sue truppe in direzione ovest invece che in direzione nord. Massena ricevette l’ordine di attraversare il fiume Ilm per creare una diversione e rappresentare una minaccia alle comunicazioni austriache con Landshut. “ Attività! Attività! Velocità! Vi saluto” scrisse Napoleone, come parte finale dell’ordine a Massena . Tutti questi movimenti avrebbero dovuto costringere il maggior numero di austriaci a dirigersi verso ovest per far fronte al pericolo o indurre Carlo ad effettuare un immediato ripiegamento. Nella prima eventualità Davout, una volta riunito con Lefebvre e Vandamme, avrebbe dovuto gettarsi contro l’indebolito centro austriaco. Dopo questa penetrazione strategica, tutte le forze avrebbero coordinato i loro movimenti per saltare addosso sull’ala destra e sinistra delle forze austriache distruggendole separatamente. Nella parte finale della sua vita Napoleone si mostrò piuttosto orgoglioso di quei cinque giorni di combattimento che seguirono alla sua decisione strategica. E’ infatti fuori discussione che egli riuscì a riprendere in mano la situazione e ad infliggere alle varie parti dell’esercito austriaco una severa sconfitta. Le operazioni ebbero inizio alle prime ore del 19. Davout si portò con tutto il suo corpo oltre il Danubio lasciando a Ratisbona una guarnigione di 2000 uomini che avrebbe dovuto fronteggiare i 23.000 uomini delle unità boeme di Kollowrath. Il resto dei francesi stava marciando su quattro colonne verso Neustadt quando la cavalleria entrò in contatto nella zona di Kelheim – Abbach con l’avanguardia delle colonne di Carlo dirette a nord. L’arciduca pensò che ci fosse la possibilità di distruggere Davout e pensò di aver già in pugno la situazione. Ma l’attacco austriaco fu troppo lento e come risultato, due delle tre colonne colpirono a vuoto; solo il corpo dislocato all’estremità occidentale entrò in contatto nelle vicinanze di Tengen con la retroguardia di Davout formata dalle divisioni di Friant e di St. Hilaire. Questi esperti comandanti respinsero con facilità i mal guidati e lenti austriaci infliggendo loro gravi perdite mentre Morand e Gudin facevano marciare rapidamente le loro divisioni verso ovest per congiungersi con i bavaresi anch’essi impegnati in combattimento. L’incontro ebbe luogo nelle vicinanze di Abensberg dove Lefebvre si era ritirato pressato dal corpo di Hiller. Napoleone era a conoscenza dello scontro che si era sviluppato nel settore di Davout ma non seppe del risultato fino alle prime ore del mattino successivo. Massena ricevette l’ordine di manovrare su Freising e Landshut con lo scopo di colpire alle spalle l’esercito nemico mentre era disunito e confuso. Napoleone sperava che questa minaccia avrebbe indotto Carlo a ritirarsi alleggerendo la pressione su Davout; vedendo però la situazione a Tengen decise che il III corpo doveva ricevere aiuto e quindi ordinò a Vandamme di manovrare da Ingolstadt per dirigersi oltre il Danubio Al crepuscolo del 19, dopo una marcia durissima l’avanguardia di Massena raggiungeva Pfaffenhoffen . Napoleone sapeva che la situazione avrebbe potuto diventare critica pertanto passò una notte piena di ansie a Vohburg in attesa di notizie che tardavano ad arrivare. Poco dopo la mezzanotte l’imperatore inviò a Massena un nuovo messaggio precisandogli di aumentare il contingente da inviare in aiuto a Davout pensando che sarebbe stato sufficiente a rafforzare sia l’ala sinistra che il centro francesi per metterli nella condizione di affrontare qualsiasi situazione. Di li a poco iniziarono ad arrivare i dispacci tanto attesi dal II corpo e dal IV corpo e Napoleone poté finalmente rilassarsi; le notizie erano migliori di quanto si aspettasse. Davout e Lefebvre riferivano entrambi con un certo ottimismo che nei loro settori l’arciduca Carlo era in piena ritirata, facendo inoltre affermazioni eccessive degli scontri sostenuti che in realtà erano scontri secondari. Napoleone fu comunque molto sollevato nell’apprendere che questi due corpi si trovavano adesso uniti e capaci di offrire una resistenza combinata. Alle sei e mezzo del mattino Napoleone era convinto che la situazione si stesse evolvendo a suo favore ; risultava infatti che il nemico stesse ovunque perdendo l’iniziativa e che tre divisioni da sole avevano sconfitto il grosso dell’esercito austriaco. Eliminati i motivi di ansietà per il suo fianco sinistro egli volse la sua attenzione a tagliare la ritirata di Carlo oltre l’Isar; era giunto il momento di passare all’offensiva. Ogni formazione disponibile fu incitata ad iniziare ad avanzare; nel frattempo operò notevoli modifiche allo schieramento dell’esercito allo scopo di facilitare lo sfondamento del settore settentrionale che avrebbe permesso di distruggere completamente il nemico. Il piano studiato da Napoleone era semplice; mentre Davout impegnava ciò che rimaneva della destra austriaca, Lannes, Lefebvre e Vandamme dovevano avanzare su un fronte di 15 chilometri tra Hausen e Siegenburg. La loro linea di operazioni sarebbe passata attraverso Rottenburg e, una volta compiuta la penetrazione nel centro austriaco, parte delle forze d’attacco si sarebbero dirette su Landshut per riunirsi a Massena ed isolare così l’ala sinistra di Carlo, mentre la rimanenza avrebbe puntato a nord, verso Abbach per distruggerne l’ala destra. Napoleone presumeva che la guarnigione di Ratisbona avesse provveduto a distruggere il locale ponte sul Danubio per rendere difficile agli austriaci la ritirata sulla sponda nord del fiume. All’inizio di queste operazioni il giorno 20 sembrava che tutto si svolgesse secondo i piani stabiliti.
L’attacco lanciato dal centro francese ebbe pieno successo; iniziato alle nove del mattino, in due ore i reparti francesi avevano sfondato nelle vicinanze di Abennsberg la barriera formata dal V corpo dell’arciduca Luigi, mentre a sud Oudinot infliggeva una dura sconfitta alle truppe di Hiller. A mezzogiorno la penetrazione strategica di Napoleone era da considerarsi un fatto compiuto e sembrava che niente potesse salvare l’esercito austriaco dalla completa distruzione. Alle cinque del pomeriggio del 21 Napoleone era così sicuro della vittoria che scrisse a Davout di avere in pugno un’altra Jena. Con la convinzione che restasse solo da spazzare via i frammenti rimasti ed organizzare un generale inseguimento, egli si dedicò ad applicare il suo piano per il doppio accerchiamento delle ali austriache. Davout con due divisioni doveva tornare a Ratisbona; le sue truppe sarebbero state sufficienti sia ad attaccare che a battere il I e il II corpo degli austriaci che operavano in Boemia oltre che circondare e distruggere il III corpo sulla sponda meridionale del Danubio mentre Lannes e Lefebvre si sarebbero diretti verso Landshut .

Napoleone pensava che le truppe di Massena avessero già assunto la loro funzione di forza d’arresto a Landshut. In poco tempo la strada per raggiungere Vienna si sarebbe aperta, sgombra con i resti dell’esercito austriaco sparsi lungo i suoi lati. Sulla carta queste disposizioni potevano apparire convincenti ma in pratica esse erano frutto di valutazioni e supposizioni assolutamente ingiustificate; in primo luogo Napoleone credeva che Davout e Lefebvre avessero realmente sconfitto il giorno 19 l’ala destra di Carlo mentre si erano scontrati solo con la sua avanguardia , in secondo luogo Napoleone calcolava che la battaglia di Abensberg combattuta il giorno 20 avesse ridotto in pessime condizioni altri due corpi austriaci; terzo credeva che non fosse più possibile agli austriaci attraversare il Danubio a Ratisbona e, quarto che Massena fosse già in possesso di Landshut e del passaggio sull’Isar.
Queste convinzioni erano in gran parte ingiustificate; lungi dall’essere distrutto l’esercito austriaco conservava due terzi della sua efficienza e si trovava ancora sotto il controllo dei comandi. Solo due corpi austriaci, quelli di Luigi e di Hiller, avevano subito una sconfitta e pertanto di fronte a Davout restavano tre corpi nemici; troppi se confrontati ai tre reggimenti previsti dall’imperatore.Va inoltre detto che la città di Ratisbona e il suo ponte si trovavano ormai in mano austriaca. Il presidio francese impossibilitato a resistere all’attacco austriaco aveva ceduto le armi senza distruggere il ponte; era infatti una costruzione massiccia che ne rendeva la distruzione praticamente impossibile.Durante le settimane precedenti Davout aveva fatto ripetutamente presente questo problema all’imperatore senza però riceverne risposta. Inoltre la forza d’arresto così importante se si voleva intrappolare l’ala destra austriaca sull’Isar non era ancora attestata; l’attraversamento del fiume Amper aveva procurato a Massena molte difficoltà cambiando la sua tabella di marcia e il grosso delle sue truppe non aveva ancora superato Freising ; solo una parte della cavalleria e la divisione di fanteria Claparede che avevano ricevuto l’ordine di premere su Landshut erano riuscite a raggiungere Mooseburg.


Purtroppo non trovandosi Massena alla testa della sua avanguardia, questo movimento fu condotto con scarsa energia consentendo a Hiller di riattraversare tranquillamente l’Isar con il resto dei suoi corpi dopo aver lasciato un grosso presidio a difesa dei ponti di Landshut. Durante quello stesso giorno Napoleone e il suo seguito cavalcavano in direzione del IV corpo per essere presenti all’eliminazione di Hiller senza immaginarsi che l’occasione era già sfumata. Napoleone rimase molto male nel vedere che Landshut e i suoi ponti erano ancora saldamente in mano del nemico e decise di cambiare questa situazione. Mentre le stanche truppe di Massena stavano avvicinandosi alla città, Napoleone mandò avanti una speciale colonna di granatieri al comando del generale Mouton con l’incarico di prendere il ponte con un colpo di mano. Nonostante i piloni stessero già bruciando, Mouton lo percorse alla testa dei suoi uomini conquistò l’isoletta situata nel mezzo del fiume e oltrepassando il secondo tratto del ponte penetrò nella città non considerando che il nemico c’era già ammassato in gran numero. Ormai era tardi per intrappolare il nemico e Napoleone non trovò altro da fare che distaccare Bessieres alla testa di una formazione mista di cavalleria e fanteria per inseguire meglio che poteva la retroguardia austriaca. I fatti d’arme di quel giorno erano costati agli austriaci la perdita di 10.000 uomini, 30 cannoni e 600 cassoni d’artiglieria a 7000 veicoli d’ogni tipo ma l’esercito austriaco era tutt’altro che distrutto contrariamente a quanto ci si attendeva al mattino quando sembrava che la partita fosse già vinta mettendo Napoleone di buon umore. I modi di Napoleone si fecero meno benevoli quando nel pomeriggio comprese i suoi errori di valutazione. Interrogando i prigionieri austriaci venne a sapere che solo i corpi di Luigi e di Hiller si erano trovati coinvolti in pieno nei combattimenti del giorno precedente e di conseguenza si rese conto che l’inseguimento era stato prematuro. Inoltre Napoleone venne a sapere che Carlo aveva ancora la possibilità di sfuggire ai francesi per Straubing , la sua seconda linea di ritirata. Napoleone dunque si trovava nella necessità di cambiare radicalmente la sua linea di marcia trasferendola su un fianco; invece di avanzare lungo l’Isar in direzione di Vienna, l’ala destra francese doveva piegare a nord verso Straubing per tagliare la strada della ritirata austriaca prima che il nemico potesse servirsene. Davout e Lefebvre avrebbero servito come forza di pressione mentre gli uomini di Lannes si sarebbero diretti rapidamente su Rocking per assumere il ruolo di forza aggirante.Il successo di questa manovra dipendeva dalla capacità di resistenza delle forze francesi che presidiavano Ratisbona e il suo ponte in assenza della quale Carlo avrebbe avuto a disposizione una ulteriore via di ripiegamento. L’imperatore emanò molti ordini dopo aver esaminato le mappe; poco più tardi arrivava la notizia che Ratisbona era perduta insieme al suo ponte caduto intatto in mani nemiche il pomeriggio del 20. Quindi non solo Carlo poteva sfuggire in Boemia se lo avesse voluto, ma avrebbe potuto ricevere un aiuto immediato da parte dei corpi di Bellagarde e Kollowrath che prima erano isolati sulla riva nord del Danubio. Napoleone decise di andare avanti nonostante tutto con il piano elaborato; egli infatti dubitava che Carlo si sarebbe ritirato in Boemia passando per Ratisbona in quanto per fare questo avrebbe dovuto lasciare completamente sguarnita la strada di Vienna. Egli calcolava che Carlo avrebbe fatto un tentativo per riaprire la strada verso l’Isar passando per Landau o si sarebbe mosso ad est verso Straubing. Occorrevano informazioni precise; la mancanza di informazioni complete e precise avevano spesso originato in Napoleone un giustificato biasimo nei confronti di alcuni suoi subordinati ma il comportamento di Davout del 21 avrebbe tutt’altro che giustificato un simile rimprovero. Nel tardo pomeriggio giunse un dispaccio nel quale comunicava che il nemico era presente in forze nei pressi di Tangen ed Hausen . “ Sire l’intero esercito nemico mi sta di fronte. Il combattimento è molto accanito”. In un successivo dispaccio Davout precisava che gli austriaci stavano per attaccare in forze il suo fianco sinistro e terminava con la frase: “ Io spero di poter tenere le mie posizioni”. Napoleone ora sapeva che Davout e Lefebvre si trovavano in pericolo; era evidente che sul loro fronte vi erano ben più di tre soli reggimenti. Egli decise di rinforzare quel settore inviando solo le due divisioni di Oudinot e la divisione bavarese del principe reggente. In tutto 36.000 francesi si trovarono ad affrontare 75.000 austriaci , ma egli sperava che quando il movimento aggirante di Lannes avesse fatto sentire i suoi effetti, Carlo avrebbe immediatamente ripiegato verso Straubing o l’Isar . Nelle prime ore del 22 aprile un inviato di Davout raggiunse il Q.G. ; si trattava del generale Pirè con un nuovo dispaccio dal settore del Danubio delle sette pomeridiane del giorno precedente nel quale Davout informava di controllare discretamente la situazione ma anche di trovarsi a corto di munizioni mentre nel suo settore non vi era alcun segno di ritirata austriaca. Napoleone rispose rivelando a questo punto le sue intenzioni; come mossa precauzionale che avrebbe indotto gli austriaci ad abbandonare Eckmuhl e nello stesso tempo per assistere Davout in caso di necessità, ordinò a Vandamme di portare i suoi 25.000 uomini sulla posizione intermedia di Ergeltsbach allo scopo sia di entrare in contatto con l’ala destra di Davout che di avvicinarsi a Straubing . Napoleone ara poco convinto a questo punto delle operazioni, di impegnare il resto della sua armata in quanto privo di truppe sufficienti per bloccare entrambe le strade dall’eventuale ritirata di Carlo: se si fosse spinto in forze su Eckumuhl oppure su Straubing avrebbe dato al nemico la possibilità di sfuggire dall’altra parte. Egli dunque aspettava che Carlo rivelasse le sue carte. Nonostante tutte queste informazioni Napoleone decise di inviare le rimanenti formazioni nella direzione di Passau con lo scopo di minacciare la strada per Vienna. Nel frattempo Davout avrebbe avuto la facoltà di decidere di ripiegare oppure chiedere l’appoggio di Vandamme che stava dirigendosi su Eckmuhl. L’ordine stava per partire quando arrivarono nuove informazioni da Davout e dal generale St. Sulplice che modificavano completamente l’aspetto della situazione. Il primo confermava l’assenza di visibili segni di una prossima ritirata austriaca e il secondo che tutte le strade per Straubing e Landau erano tranquille. Dal momento che i movimenti aggiranti di Lannes e Vandamme non erano riusciti a far muovere di un solo passo Carlo, l’imperatore prese la decisione di marciare su Eckmuhl.
 
Così l’intero esercito francese meno i 20.000 di Bessieres che stavano inseguendo Hiller, stava gettandosi in forze sulle truppe austriache a Eckmuhl. Il giorno 22 spuntò con una calma ingannevole e per diverse ore dopo l’alba né Davout né Lefebvre notarono una qualsiasi attività di rilevo sui loro fronti, ma più tardi giunse un portaordini del generale Pajol le cui unità erano all’estrema destra del III corpo con la notizia che un movimento nemico su vasta scala era in corso tra la strada principale che correva lungo il Danubio e il villaggio di Abbach situato ad un chilometro e mezzo dal fiume. Era evidente che gli austriaci stavano movendosi per attaccare il fianco sinistro di Davout che non perse tempo nell’inviare la cavalleria di Montbrun di rinforzo a Friant e a Pajol. Carlo aveva deciso di lanciare i 40.000 uomini di Rosenberg e di Hohenzollern per attaccare Davout e Lefebvre e proteggere la sua linea di comunicazione con Ratisbona mentre con i restanti due corpi al suo comando avrebbe dovuto marciare su Abbach tagliando Napoleone dal Danubio e dalle sue possibili linee di comunicazione. Nel pomeriggio i piani austriaci stavano per essere messi in pratica quando il rumore dei colpi di cannone provenienti da sud rivelarono l’avvicinarsi di Napoleone e del grosso dell’armata francese . Davout anche se inferiore numericamente decise di attaccare su tutta la linea e la sua azione sortì l’effetto di agganciare gli austriaci. I francesi si batterono con ferocia e questa volta l’attacco frontale collegato a colonne aggiranti, funzionò con perfetta efficienza. Con il suo fianco meridionale sul punto di cedere il comandante in capo austriaco ordinò l’immediata ritirata su Ratisbona; questo movimento ebbe luogo di notte e fu coperto dalla cavalleria. I soldati erano stanchi e così Napoleone decise di fare sosta per farli riposare. Pesando i pro e i contro dell’immediato sfruttamento del successo conseguito dalle sue forze, Napoleone pensò che i pericoli di una azione notturna erano troppo gravi considerando la stanchezza dei suoi uomini. Così l’inseguimento del nemico venne effettuato solo dalla cavalleria. I generali Nansouty e St Sulplice misero in marcia i loro 40 squadroni di corazzieri e i 34 squadroni di cavalleria tedesca e impegnarono la cavalleria nemica per tutto il corso della notte in violenti scontri che si svolsero al chiaro di luna mentre le esauste divisioni di fanteria sostavano consentendo agli austriaci di ritirarsi evitando il totale disastro. Nelle prime ore del 23 le formazioni austriache iniziarono a transitare sul ponte di Ratisbona dirigendo verso la Boemia e non appena si fece giorno Napoleone lanciò all’inseguimento i suoi uomini. Con l’eccezione di Massena, inviato ad occupare Straubing tutto l’esercito fu messo in marcia per Ratisbona: Napoleone adesso voleva mettersi dietro a Carlo e terminare sul Danubio il lavoro iniziato ad Eckmuhl .
Le fortificazioni di Ratisbona erano vecchie ma validamente difese dalla retroguardia di Carlo , circa 6000 uomini e gli attacchi non furono sufficienti per penetrare nella città e per un momento apparve chiaro che restava solo da mettere l’assedio alla città il che voleva dire scavare trincee , piazzare cannoni e ritardare la campagna dando tempo a Carlo di riorganizzare il proprio esercito. D’altro canto era impossibile ignorare Ratisbona e marciare su Vienna perché tale azione sarebbe servita solo ad incoraggiare un futuro contrattacco austriaco sulle estese comunicazioni francesi che avrebbe usato come base di partenza la città ed il suo ponte intatto. Sembrava che l’intera campagna fosse destinata a ristagnare fino a quando non fosse stata conquistata Ratisbona. Tale arresto poteva inoltre indurre la Prussia ed altri stati tedeschi ad entrare in conflitto a fianco dell’Austria ma Napoleone era deciso ad evitare che questa ipotesi si realizzasse. Non restava altro da fare che ordinare nuovi assalti senza tenere conto delle perdite e questo compito fu affidato al maresciallo Lannes. Proprio mentre stava sorvegliando i preparativi dell’attacco l’imperatore fu leggermente ferito al piede destro; ma Napoleone nonostante il forte dolore si affrettò a salire di nuovo a cavallo e a cavalcare su e giù per lo schieramento mostrandosi ai suoi uomini e conferendo molte decorazioni ai soldati più meritevoli; fiducia e voglia di combattere furono immediatamente ristabilite. Finalmente tutto fu pronto per l’assalto alle mura . Dopo due assalti eseguiti dalla divisione Morand, respinti con gravi perdite, nessun altro soldato avrebbe osato avanzare trascinando la scala con la quale arrampicarsi sulle mura. Lannes decise di prendere lui una scala e iniziare la scalata delle mura seguito dai suoi soldati ; i primi a salire sulle scale furono Marbot e il suo amico La Badoyere e nel tardo pomeriggio l’intera Ratisbona era nelle mani dei francesi con eccezione della zona adiacente alla testa di ponte sulla riva settentrionale del fiume. Sebbene Ratisbona fosse stata occupata il ponte era ancor in mano austriaca e anche Massena non aveva avuto miglior fortuna a Straubing dove trovò i ponti già distrutti. Dopo aver ricevuto queste notizie Napoleone dovette riconoscere che almeno per il momento l’arciduca Carlo gli era sfuggito. Nonostante le critiche piovute su Napoleone per questi successi parziali o insuccessi come dir si voglia resta il fatto che durante la settimana che seguì il suo arrivo al fronte era riuscito a cambiare completamente la situazione militare in modo superiore ad ogni elogio.
Gli errori di Berthier furono riparati l’iniziativa fu ripresa e Carlo ricevette ad Eckmuhl una sonora sconfitta tanto da indurlo a scrivere all’imperatore austriaco in questi termini. “ se avremo un altro scontro come questo non mi resterà più niente dell’esercito. Sono in attesa di trattative”. Napoleone stava minando il suo avversario e la strada di Vienna si apriva ora libera davanti a lui . Durante questo periodo le perdite austriache furono di circa 30.000 uomini e questo non può essere certo considerato un successo relativo in quanto buona parte dell’esercito napoleonico era costituito da reclute prive o quasi di addestramento adeguato e che quasi tutti i reparti migliori inclusa la Guardia non parteciparono a queste operazioni. Il fatto che Carlo fosse in ritirata si dimostrò sufficiente a dissuadere i tentennanti membri della Confederazione, in particolare Baviera, Wurttemberg e Sassonia dal denunciare l’alleanza con la Francia.