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Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 17^p
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Escrito por Mario Ragionieri   

Somosierra

Dopo aver studiato le due strade disponibili per raggiungere la capitale, Napoleone scelse per l’attacco principale il passo della Somosierra, inviando una unità di cavalleria e poi il IV corpo per coprire le gole della Sierra Guadarrama; il resto dell’esercito doveva marciare verso le posizioni del generale San Juan. Il mattino del 29 l’imperatore raggiunse i piedi delle montagne inviando subito pattuglie in ricognizione per studiare il terreno.Venne così a sapere che San Juan aveva diviso le sue scarse forze inviando una parte con 3500 regolari ed una batteria ad occupare il villaggio di Sepulveda come posizione avanzata e il resto dei suoi uomini venne raggruppato su una piccola spianata nel punto più alto del passo dove furono costruite delle rudimentali fortificazioni e posti in postazione 16 cannoni per tenere la strada sotto tiro. Per difendere la posizione chiave della Somosierra, San Juan aveva a disposizione 6 battaglioni regolari, due di milizia e sette di leva cioè circa 9.000 uomini in tutto. Queste forze non avrebbero potuto trattenere a lungo i francesi nonostante le difficoltà del terreno o almeno così pensava Napoleone.

 
Nonostante questo un attacco preliminare sferrato da Savary la sera del 29 con una brigata della Guardia fu respinto con non poche perdite costringendo l’imperatore a rimandare al giorno successivo l’attacco principale. Durante la notte però la guarnigione spagnola del villaggio abbandonò, senza essere autorizzata, le posizioni ritirandosi verso Segovia privando così l’ignaro San Juan di ogni ulteriore aiuto. Il 30 novembre la nebbia incombeva nella zona e l’imperatore spinse i suoi uomini avanti verso la posizione chiave di San Juan ; alle 9 la nebbia si alzò e i soldati francesi poterono vedere le truppe spagnole attestate a 1500 metri sulla sommità del passo al quale conducevano 3 chilometri di strada tortuosa.
 
 
Gli spagnoli non avevano neppure tentato di occupare le alture ai lati della loro posizione e la fanteria francese avrebbe di conseguenza trovato scarse difficoltà in una manovra di aggiramento. Ma Napoleone forse per il disprezzo che aveva verso gli spagnoli, puntò su un rapido risultato. I francesi con alla testa il generale Rufin, attaccarono frontalmente sulla strada mentre pochi distaccamenti furono spinti ai lati a coprire i fianchi dell’attacco principale. In breve tempo 10 battaglioni francesi furono fatti schierare sul pendio della montagna e un forte fuoco di fucileria ebbe inizio non appena la fanteria di Rufin cominciò ad avanzare con passo regolare verso la sommità. Napoleone senza un motivo ben chiaro perse la pazienza ; stanco di aspettare che la fanteria raggiungesse il suo obiettivo, si girò di scatto verso il capitano Korjietulski comandante dello squadrone di cavalleria leggera polacca che di solito formava la sua scorta personale. Indicandogli la batteria spagnola Napoleone ringhiò: “Prendetemi quella posizione. Al galoppo”.
 

Ordinare ad un piccolo drappello di 7 ufficiali e 80 uomini di caricare per una strada ripida e stretta gettandosi letteralmente sui cannoni nemici prima che la fanteria fosse abbastanza vicina da impegnare gli artiglieri fu un atto di grande crudeltà anche per Napoleone perché stava condannando il piccolo reparto alla totale distruzione. Sotto gli occhi del generale Mouton i polacchi si misero in riga per quattro senza discutere e caricarono gridando. La prima salva spagnola uccise molti uomini e i polacchi si fermarono quando trovarono un riparo in un avvallamento. Napoleone diventò furioso gridando “ La mia Guardia non deve essere fermata da dei contadini, da dei semplici banditi armati!” E ordinò di fare eseguire di nuovo la carica.. I polacchi si gettarono a capofitto nella tempesta di fuoco che convergeva su di loro, con De Segur alla loro testa e quell’attacco fu fermato solo a 30 metri dai cannoni.
 
Sessanta degli ottanta cavalleggeri erano stati uccisi o feriti senza nessun risultato. Napoleone a questo punto ordinò di adottare la corretta procedura cioè un attacco coordinato tra fanteria e cavalleria. I battaglioni di Rufin continuarono ad avanzare fino a che non si assicurarono il controllo della vetta; poi un fuoco di fucileria fece vacillare gli spagnoli e a questo punto l’imperatore ordinò un’altra carica di cavalleria. I due restanti squadroni polacchi con i cacciatori a cavallo della Guardia attaccarono al momento giusto perché gli spagnoli spararono una sola salva prima che i cavalieri fossero sui cannoni sciabolando tutti.
In un attimo tutti i pezzi furono catturati e il resto dell’armata di san Juan era in fuga. La battaglia in realtà fu un trionfo della fanteria di Rufin anche se le perdite spagnole furono relativamente basse cioè poche centinaia di uomini ma ogni coesione era scomparsa e nessuna forza organica era rimasta tra Napoleone e Madrid.
 

Il giorno successivo le pattuglie di cavalleria francese raggiunsero la periferia di Madrid dove la Giunta stava organizzando la difesa della città armando 20.000 cittadini da unire ai 2500 regolari che erano rimasti costruendo a difesa delle porte, postazioni di artiglieria e possenti difese campali. Durante i giorni 2 e 3 i ripetuti inviti di Napoleone alla resa, furono accolti con spavalderia e rifiutati ma quando il 4 dicembre i francesi effettuarono un bombardamento devastante sulle postazioni spagnole, Madrid si arrese a Napoleone, mentre la giunta Suprema fuggiva, ingloriosamente, verso Badajoz.
A mezzogiorno i francesi avevano occupato la città percorrendo strade deserte e silenziose. Re Giuseppe riprese possesso della Capitale e Napoleone pensava che la campagna in Spagna fosse ormai definita. Doveva soltanto cercare Moore occupare il sud e il Portogallo ma niente sembrava preoccuparlo.
 

Napoleone all'inseguimento di Moore

Per due settimane le truppe francesi riposarono nelle vicinanze di Madrid per due precise ragioni, la prima era che Napoleone voleva iniziare a riordinare gli affari spagnoli sebbene questo impegno dovesse spettare a Giuseppe. Ogni giorno furono attuate nuove riforme e spazzato via ciò che restava del feudalismo medioevale compresa l’abolizione di ciò che restava dell’inquisizione. Fu annunciata una riduzione degli ordini religiosi e concessa una piccola pensione ai frati e alle monache che decidevano di tornare alla vita civile. Tutte riforme che erano da tempo necessarie come gli stessi spagnoli , o almeno la parte più intelligente della popolazione, riconosceva con franchezza ma il fatto che queste cose fossero imposte sulle punte delle baionette di un re straniero era inaccettabile e offendeva l’orgoglio degli spagnoli e la loro suscettibilità religiosa. Il secondo motivo del fermo delle operazioni era dovuto al tempo che napoleone aveva richiesto per riorganizzare l’esercito prima di iniziare l’ultima fase della campagna. Nei giorni successivi all’occupazione di Madrid, molte truppe furono riunite ad oriente della città dove erano in corso i preparativi per le operazioni contro Lisbona e Siviglia, gli ultimi centri di vera resistenza rimasti nella penisola. Il maresciallo Lannes fu incaricato di comandare la prima spedizione e il maresciallo Victor avrebbe dovuto comandare la seconda, ma nel frattempo le loro truppe erano accampate in una vasta zona semicircolare a sud- est di Madrid. L’imperatore restava nelle vicinanze della capitale con 40.000 uomini; il corpo d’armata di Junot si trovava a breve distanza verso nord, mentre il V corpo di Mortier si trovava in marcia diretto a portare rinforzo alle truppe che continuavano l’assedio di Saragozza e il generale St. Cyr si stava preparando ad attaccare Barcellona e sottomettere la Catalogna con 30.000 uomini del VII corpo. Tutte queste indicazioni fanno pensare che Napoleone non pensava di avere nel futuro seri fastidi sul fianco nord- occidentale.
Aveva ordinato solo al maresciallo Soult di occupare le province di Leon e della Vecchia Castiglia con due divisioni di fanteria con 15.000 uomini in tutto e 2000 cavalleggeri ed una unica divisione del corpo d’armata di Victor posta ad una distanza tale da potergli venire in soccorso in caso di necessità. L’imperatore era sicuro che il generale Moore si stesse già ritirando verso Lisbona e che quindi Soult dovesse affrontare solo il compito di ristabilire l’ordine e di colpire ciò che restava dell’armata di Blake ora comandata dal generale La Romana. Per queste operazioni sembrava che la forza di 17.000 uomini fosse più che sufficiente L’imperatore era invece destinato ad avere una triste sorpresa non nella valle del Tago, ma in quella del Duero.
 
 

MARIO RAGIONIERI
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Ringrazio i lettori come al solito molto numerosi e ricordo le mie pubblicazioni di storia del periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie:

-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001
-- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003
-- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004
-- Salò e l'Italia nella guerra civile. Edizioni Ibiskos, 2005
-- 25 luglio 1943 - La fine inconsapevole di un regime. Edizioni Ibiskos, 2007