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Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 15^p
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Escrito por Mario Ragionieri   

 

 

 

 

LA CAMPAGNA RICOMINCIA A PRIMAVERA

Napoleone aveva compreso che era necessario far riposare e ricostruire la Grande Armè, quindi decise una sosta delle operazioni in attesa del miglioramento delle condizioni climatiche e nel frattempo si doveva eseguire una attività intensa per preparare l’esercito alla campagna di primavera. Le perdite subite a Eylau ebbero effetti sulla sua politica perché in lui aumentarono le preoccupazioni per la sicurezza della Germania e per lontana Francia. Il pensiero che il suo esercito era stato messo in crisi dalla pressione esercitata dai russi e il fatto che c’erano poche forze di riserva per difendere i confini e mantenere viva l’influenza francese turbavano i suoi pensieri; l’Austria e le zone della Prussia appena conquistate dovevano essere tenute costantemente d’occhio. L’impegno dell’imperatore fu quindi rivolto alla creazione un corpo di controllo in Germania come salvaguardia e come fonte di prelievo di nuove forze per il fronte. Il problema principale era quello di trovare nuovi soldati per costituire le nuove formazioni; così le guarnigioni furono private di uomini addestrati e al loro posto furono messe truppe alleate, molte truppe furono prese dall’Armata d’Italia e nuove unità composte di italiani furono inserite per raggiungere le aliquote previste. Alla Spagna venne chiesto di procurare 15.000 uomini e la classe 1808 ebbe l’ordine di presentarsi ai centri di reclutamento con 18 mesi di anticipo sul programma. Con metodi di questo genere si riuscì a mettere insieme un nuovo esercito di circa 100.000 uomini; al fratello Gerolamo fu affidata l’ala destra di queste truppe in Slesia, al maresciallo Brune fu dato il comando di 60.000 uomini nel centro della Germania e il maresciallo Mortier fu messo alla sua sinistra in Pomerania.

Questo lavoro preparatorio fu svolto nei mesi di marzo e di aprile per porre un rimedio al disastroso risultato di Eylau; i vuoti nei ranghi furono colmati con i contingenti di coscritti dell’anno 1807 addestrati di recente e che affluivano al fronte in numero elevato. Non era però possibile ricostruire al momento il VII Corpo di Augereau perché distrutto; le poche migliaia di soldati sopravvissuti furono incorporati in altre unità dopo lo scioglimento di quel corpo d’armata. Venne costituita una nuova unità al comando di Lefebvre un soldato con molta esperienza; si trattava di una unità di nuovo tipo che provava il crescente sforzo sostenuto in quel momento per ricostruire le file dell’esercito. Due divisioni polacche formavano il centro affiancate da una formazione sassone, da un contingente del Baden e da due divisioni italiane; la sola formazione francese inclusa in questo contingente di 27.000 uomini era la divisione di Menard proveniente da ovest e ancora in marcia. L’aspetto della Grande Armè stava subendo una profonda trasformazione; lentamente la sua composizione diventava internazionale e non più solo francese. Tutti questi provvedimenti ebbero alla fine esito positivo; per la fine di aprile era stato formato un esercito di 600.000 uomini poiché oltre alla Grande Armè in Polonia e al corpo di Brune in Germania ( complessivamente 300.000 uomini), l’Armata d’Italia e quella di Marmont in Dalmazia avevano più di 72.000 uomini e altri 52.000 erano nell’Armata di Napoli. La restante parte dell’esercito era disposta lungo le coste del nord della Francia e dell’Olanda per proteggerle da una possibile ma onestamente improbabile invasione inglese, mentre altri soldati prestavano servizio nelle numerose città di guarnigione e nei centri di addestramento che stavano nascendo in tutta Europa. Napoleone aveva necessità di un valido collaboratore esperto che prendesse la direzione delle operazioni sul fronte di Varsavia; ordinò pertanto a Massena di raggiungere l’Armata in Polonia abbandonando l’Italia dove si trovava. L’imperatore gli comunicò che voleva che prendesse il comando della tranquilla ala destra; il maresciallo tentò di protestare dicendo. “ Allora , sire, è semplicemente un corpo di osservazione che devo comandare, alla retroguardia della Grande Armè”. Eppure il compito di proteggere la regione di Varsavia da nuovi attacchi russi o dalle bande di cosacchi era un compito di tale responsabilità da giustificare ampiamente l’incarico ad un uomo come Massena. Napoleone non voleva far trascorrere in completa inattività operativa il periodo invernale; aveva deciso che l’interruzione dei suoi piani strategici poteva essere impiegata conquistando Danzica e il suo porto. L’occupazione da parte di nemici della Francia di quella regione costituiva un pericolo per i collegamenti di Napoleone con la Germania settentrionale e siccome il baltico era un “ lago russo” le probabilità che la città ricevesse rinforzi dal mare era assai alta. I depositi della città erano pieni di grano, olio, brandy e foraggio, tutti generi importanti per la Grande Armè pertanto il 18 febbraio il maresciallo Lefebvre ebbe l’ordine di ricominciare rapidamente l’assedio della città.

La scelta di usare per questa missione il corpo di Lefebvre era motivata dal fatto che si trattava di una formazione come abbiamo visto ibrida più adatta ad una missione di assedio che non a normali operazioni al fronte. Lefebvre era un uomo energico e nonostante che i suoi uomini avessero respinto gli avamposti prussiani l’11 marzo, solo il 24 aprile le batterie pesanti furono posizionate per colpire le difese principali della città; questo non per diminuire il valore di Lefebvre quanto per dire che il suo avversario il generale Kalkreuth aveva a sua disposizione 14.400 fanti, 1600 cavalieri , 303 cannoni, 20 obici e 26 mortai con abbondanti scorte. Inoltre le opere di difesa della città erano in perfette condizioni e gli accessi alle posizioni strategiche erano ostacolati da numerose paludi e corsi d’acqua. I movimenti iniziali contro Danzica causarono molte perdite di tempo e l’attacco iniziale ebbe luogo solo il 18 marzo mentre la prima trincea fu completata solo il 2 di aprile a causa del terreno ghiacciato che impediva qualsiasi lavoro di scavo. Il bersaglio scelto per l’inizio delle operazioni era un bastione chiamato Hagelsberg, che proteggeva la linea esterna di fortificazioni; man mano che il gelo diminuiva la situazione migliorò e tra l’11 e il 14 aprile fu scavata la seconda trincea . La guarnigione tentò una sortita il 13 e un’altra il 26 ma entrambe fallirono dopo durissimi combattimenti. Il 29 la terza trincea era pronta anche se eseguita sotto il tiro delle fortificazioni della città e respingendo molte sortite del nemico. Il momento dell’attacco finale e della resa apparivano imminenti; 11 giorni dopo una flotta di navi russe portò 8000 uomini di rinforzo al comando del generale Kamenskoi. La fortuna di Lefebvre fu che i russi rimasero sorpresi nel constatare che l’Isola di Holm era già occupata dai francesi. Per 4 giorni Kamenskoi esitò nell’iniziare l’attacco e rimase nella zona di sbarco; questo ritardo permise a Lannes di raggiungere le posizioni dell’assediante il giorno 12 con la divisione di testa seguita nei giorni successivi dalle altre sue forze. Il 15 maggio i russi avanzarono su 4 colonne per rompere l’anello degli assedianti in direzione di Danzica I francesi mantennero le posizioni nonostante l’attacco fino a quando Lannes e Oudinot raggiunsero la zona di battaglia con i primi rinforzi. Dopo una dura lotta i russi si ritirarono lasciando sul terreno 1500 uomini; il tentativo di sbloccare Danzica era fallito e pochi giorni dopo Kamenskoi fece reimbarcare i propri uomini. Negli assediati c’era ancora una considerevole voglia di combattere e la prova fu il 20 maggio quando effettuarono una nuova sortita che riuscì a danneggiare le trincee costruite l’ultimo giorno, prima di essere respinti dentro Danzica. Il giorno dopo il VIII corpo d’armata di Mortier giunse da Colburg per rinforzare ancora Lefebvre e Lannes; la situazione per Kalkreuth era diventata critica poiché il bastione di Hagelsberg poteva essere assalito in qualsiasi momento e sarebbe sicuramente caduto.Il 22 Lefebvre inviò una commissione per iniziare i negoziati e Kalkreuth accettò di addivenire ad un patto. Le condizioni della Francia furono generose; Napoleone chiedeva il possesso della città senza ulteriore allungamento dei tempi accordando alla guarnigione l’onore delle armi. Così Kalkreuth il 27 portò fuori gli uomini e fu scortato fino agli avamposti prussiani a Pillau ; la guarnigione garantì di astenersi da ogni combattimento contro i francesi per un periodo di 12 mesi. Lefebvre divenne maresciallo e Duca di Danzica.

 

LA BATTAGLIA DI HEILSBERG

Negli ultimi due mesi sul fronte principale non c’erano stati incidenti di rilievo; in marzo i francesi avevano saputo che grossi reparti russi si stavano movendo in direzione di Elbing e l’imperatore ritenne questo un avvertimento sufficiente per adottare alcune misure preventive. Il 12 aprile il Q.G. di Napoleone fu spostato a Finkenstein e mentre i giorni trascorrevano aumentava fortemente la possibilità di una improvvisa offensiva russa per portare soccorso alla guarnigione di Danzica. Conseguentemente i primi di maggio Napoleone dette ordine all’esercito di spostarsi dagli accantonamenti invernali verso i fiumi Passarge e Alle onde evitare che si verificasse un nuovo attacco di sorpresa come quello di gennaio. In realtà quello che successe fu una serie di piccoli e mal coordinati a attacchi russi lungo le linee del Passarge e del Narew destinati a distogliere l’attenzione dall’imminente arrivo delle truppe di Kamenskoi vicino a Danzica. Queste azioni non ebbero alcun effetto e il 14 maggio di nuovo cessò ogni attività lungo il fronte principale. In questo periodo i francesi avevano a disposizione in Polonia 220.000 uomini mentre Bennigsen ne aveva 116.000; nonostante questa situazione numerica furono di nuovo i russi a prendere l’iniziativa il 5 giugno quando i loro reparti si mossero attraverso Heilsberg per attaccare le teste di ponte del I e II corpo d’armata a Spanden e a Lomitten. I francesi riuscirono a fronteggiare con successo questi attacchi locali, anche se si resero conto che queste operazioni erano solo delle finte per confondere le idee al comando francese; pochi giorni dopo infatti dopo una veloce marcia verso sud i russi riapparvero in forze di fronte a Deppen e assalirono le posizioni avanzate di Ney . Per far fronte a questa nuova minaccia, Napoleone mosse il corpo di Davout verso Osterode e dette ordine a tutte le riserve di riunirsi a Mohrungen; alla fine i 4 corpi d’armata francesi (I, II, IV e VI) furono impegnati in battaglia prima che i russi improvvisamente si ritirassero. Il 5 il principe di Pontecorvo fu ferito alla testa e il comando del I corpo fu assunto temporaneamente dal generale Victor. Napoleone non era riuscito a comprendere che cosa stesse cercando di fare Bennigsen; l’unica certezza era che Konigsberg era il centro delle operazioni russe.

Prese quindi la decisione di tagliare Bennigsen dalla sua base ma anche così le intenzioni e le possibili reazioni dei russi rimanevano un mistero. Il 6 giugno il Q.G. di Napoleone decise di usare uno stratagemma per trarre in inganno Bennigsen; fu compilato un messaggio falso in modo che cadesse nelle mani dei cosacchi. Il messaggio indicava che Davout stava per attaccare la retroguardia russa con 40.000 uomini; in realtà l’obiettivo di Napoleone era quello di colpire il campo fortificato russo di Heilsberg. Il messaggio fu catturato dai russi ma all’alba del 7 niente ancora si sapeva sulle intenzioni di Bennigsen tanto che Napoleone scrivendo a Bernadotte diceva: “Mi sto ancora chiedendo che cosa il nemico intenda fare, tutto sembra preludere a un imminente attacco massiccio. Sto tentando di snidare l’avversario e di impegnarlo in una battaglia campale per finirlo”. Il giorno 8 decise di sferrare una controffensiva in quanto era chiaro che i russi stavano indietreggiando ed era necessario colpirli prima che entrassero nella fortezza di Konigsberg. Il giorno 9 Napoleone accompagnato da Ney, Davout, Lannes, dalla Guardia imperiale e dalla cavalleria di riserva era sulla strada per Guttstadt, ma quando raggiunse la periferia della città pochi erano i segni del nemico a parte alcuni uomini della retroguardia. Bennigsen aveva in un primo tempo di dare battaglia a Guttstadt quel giorno, ma nella tarda mattinata aveva cambiato idea perché insoddisfatto della sua posizione e di conseguenza aveva ordinato la ritirata su Heilsberg. Il corpo di Soult presto si trovò impegnato dal reparto di Kamenskoi in fase di ritirata, ma si trattò solo di una scaramuccia. Anche la cavalleria di Murat si trovò davanti Bagration a Glottau ma dopo un breve combattimento Bagration decise per la ritirata mentre i cosacchi di Platov protessero la ritirata riuscendo a bruciare i ponti. A sera Ney, Murat e la Guardia erano dentro Guttstadt , Davout teneva la riva destra dell’Alle e nord della città, Mortier si stava avvicinando ma i russi erano scappati. Al punto in cui erano le cose Napoleone era deciso a tagliare fuori Bennigsen da Konigsberg e allontanarlo dai prussiani che ancora restavano; Murat, Lannes, Soult e Ney ebbero l’ordine di dirigersi su Heilsberg con i loro 50.000 uomini mentre Davout e Mortier dovevano eseguire una manovra di aggiramento del fianco destro russo. Victor a nord con il I corpo d’armata doveva trattenere i prussiani e respingerli dentro Konigsberg.

La battaglia di Heilsberg del 10 giugno fu un fallimento per i francesi e un successo tattico per i russi. Le alture sulle sponde del fiume Alle erano ben trincerati e muniti di truppe e Bennigsen aveva schierato le sue divisioni in una posizione molto vantaggiosa; Murat fu il primo a ad ingaggiare battaglia e inizialmente i suoi sforzi ebbero successo riuscendo a scacciare i russi da un villaggio così che i suoi uomini si diressero verso Bevernick.

Li però fu bloccato da una batteria russa e fu costretto ad attendere l’arrivo della fanteria e dell’artiglieria di Soult prima di poter tentare di prendere il villaggio.

L’azione riuscì alle 3,30 del pomeriggio ma Murat fu violentemente attaccato dagli squadroni di Bagration e di Uvarov; in quella situazione solo l’intervento di due reggimenti di fucilieri e di 12 cannoni del generale Savary permisero di salvare la situazione. Durante tutto il pomeriggio e la sera infuriò la battaglia perché Soult attaccava di continuo le fortificazioni russe sulla riva dell’Alle; la battaglia divenne lotta di posizione ma il vantaggio numerico dei russi non lasciava spazio ad una vittoria francese. Napoleone incitava i suoi generali ma nel tardo pomeriggio l’intero fronte francese stava per ritirarsi sotto l’incalzare delle truppe russe ; in quel momento la divisione di testa di Lannes arrivò da sinistra. Desideroso di trasformare una quasi sconfitta in vittoria, Lannes attaccò alle 10 di sera e riportò una dura sconfitta perdendo 2284 uomini; alle 11 la battaglia venne sospesa.

Mentre i francesi aspettavano l’alba furono fatti rapidi conti per capire le perdite subite; oltre agli uomini di Lannes, Soult aveva perso 8286 uomini e non era stato ottenuto niente; i russi avevano mantenuto le loro posizioni perdendo 8000 uomini. Il giorno successivo entrambi gli eserciti si preparavano a riprendere la lotta ma non ci furono scontri nonostante un pesante bombardamento fatto dalle artiglierie russe. Napoleone giudicò che avrebbe potuto convincere Bennigsen ad abbandonare le sue posizioni più con la manovra che non con lo scontro diretto e infatti durante la notte dell’11 giugno Bennigsen iniziò a ritirarsi abbandonando feriti e vettovaglie nei fortini.

Napoleone ad Heilsberg non ottenne una vittoria anzi come a Eylau fu solo il fatto che i russi abbandonarono il campo di battaglia a dare alla memoria storica una battaglia vinta; il fallimento stava nel fatto che i francesi non erano riusciti a tagliare la strada di Konigsberg a Bennigsen.

Il 12 i francesi occuparono il campo di battaglia e Napoleone cercò di calcolare le mosse di Bennigsen in ritirata; l’armata francese quindi si spostò velocemente su Eylau nel tentativo di interporsi tra i russi e Konigsberg . Il giorno successivo Napoleone dedusse che Friedland sarebbe stato il punto dove i russi avrebbero tentato di attraversare il fiume; scrisse a Soult esponendogli questa convinzione: “ Finora i movimenti del nemico sono stati molto indecisi, ora le informazioni mi fanno credere che si concentreranno a Domnau”. L’intenzione di Napoleone era che Murat e Soult avanzassero direttamente sulla città per dividere l’armata di Bennigsen dalla guarnigione prussiana comandata dal generale Lestocq e poi se possibile prendere d’assalto Konigsberg con un veloce colpo di mano. A destra sarebbero avanzate le truppe di Davout con l’incarico di aggirare il fianco destro di Bennigsen se i russi si fossero trovati costretti a fermarsi e dare battaglia a Domnau. Siccome Napoleone voleva arrivare ad una vera battaglia di annientamento, inviò Lannes a est di Friedland con lo scopo di difendere i ponti sull’Alle e impedire a Bennigsen di ritirarsi se necessario verso est. Il giorno 13 trascorse senza notizie importanti sulla posizione del nemico e anche la cavalleria di Lannes segnalava che non c’erano tracce dei russi a Domnau. Napoleone ne dedusse che Bennigsen non fosse ancora giunto a Friedland. L’imperatore non aveva ancora le idee chiare mentre Bennigsen si era accorto che l’armata di Lannes stava marciando da sola verso Friedland e pertanto aveva deciso di attaccarla finché era isolata nella speranza di eliminarla. Napoleone aveva distribuito le sue truppe su un fronte troppo esteso divedendo le sue forze in due parti; Murat Soult e Davout erano verso Konigsberg. Fu solo alle 9 di sera del 13 che il Q.G. ricevette finalmente notizie che indicavano che qualcosa nei calcoli dell’imperatore non tornavano; un ufficiale di cavalleria di Lannes arrivò esausto per comunicare che i russi erano apparsi in forze nella zona di Friedland. Dopo aver scritto a Lannes continuò a sollecitare Soult e Murat sulla necessità di prendere rapidamente Konigsberg considerando questo obiettivo prioritario rispetto a tutto il resto.

 

LA BATTAGLIA DI FRIEDLAND

 

Le truppe francesi e quelle russe stavano convergendo su Friedland da direzioni opposte; alle 6 del pomeriggio i cavalleggeri di Galytzin erano riusciti a respingere dalla città verso Domnau i reparti di cavalleria di Lannes che effettuavano una ricognizione. Due ore dopo era arrivato Bennigsen pieno di desiderio di completare la distruzione del corpo di Lannes entro la giornata; per questo ordinò la costruzione di tre ponti di barche per permettere alla divisione in arrivo di attraversare la Saale. Nella notte continuò il trasferimento di soldati e all’alba del 14, 10.000 russi erano schierati sulla riva destra e forti colonne si affrettavano sulle teste di ponte. Lannes nel frattempo aveva chiamato in aiuto della sua cavalleria la brigata Duffin e i granatieri di Oudinot ; i quel momento critico giunse anche Grouchy e i francesi potevano mettere in campo 9000 fanti e 3000 cavalieri.

Il primo atto della battaglia ebbe inizio quando le artiglierie russe aprirono il fuoco poco prima dell’alba. La prima azione fu compiuta contro le città di Posthenen e Heinrichsdorf; Lannes riuscì a prendere la prima città ma Grouchy non riuscì a prendere la seconda e alle 9 del mattino la situazione era che i francesi potevano contare su 9000 fanti e 8000 cavalieri mentre circa 45.000 russi erano schierati lungo il fiume. Lannes voleva tener ferma l’armata di Bennigsen e attirarne il più possibile sull’Alle in attesa dell’arrivo di Napoleone. Per fortuna Bennigsen si accontentò di un combattimento preliminare senza affondare e impiegando il tempo a migliorare la posizione delle sue divisioni nella pianura. Il generale russo schierò 6 divisioni di fanteria su due file; quattro a nord del Millstream e due a sud; furono gettati molti ponti di legno per attraversare il ruscello nel tentativo di migliorare i collegamenti tra i due gruppi. I cosacchi furono posizionati attorno al bosco di Dambrau per sostenere il fianco nord mentre 3000 fanti leggeri presidiavano un altro bosco vicino affiancati da cannoni e cavalleria. Il comando della sinistra era affidato a Bagration e Kologribov e sulla sinistra al generale Gorcakov; l’arrivo della divisione di Mortier portò le truppe di Lannes a 35.000 uomini per diventare 40.000 alle 10.00. Poco dopo mezzogiorno Napoleone e il suo stato maggiore arrivarono sul campo di battaglia e dietro a loro arrivavano le colonne di rinforzo provenienti da Eylau. Osservando le truppe di Bennigsen schierate gli ufficiali di Napoleone cercarono di capire se si trattava dell’intera armata russa e se era il caso di sferrare subito l’attacco decisivo o aspettare il giorno dopo. Molti ufficiali pensavano che era meglio rimandare l’attacco al giorno 15 giugno perché da quel giorno Murat e Davout avrebbero dato allo schieramento francese una superiorità schiacciante; l’imperatore non era dello stesso avviso perché il suo sguardo acuto e il suo intuito gli avevano già rivelato i punti deboli del nemico. La posizione dell’armata di Bennigsen era in quel momento precaria e invitava all’attacco i francesi; nonostante i quattro ponti sull’Alle era stato un grave errore disporre le forze russe con le spalle rivolte al fiume. Quel che era peggio poi la linea russa era divisa in due dal Millstream e il suo lago che avrebbe reso difficile ai russi di prestarsi soccorso a vicenda.

Napoleone sentendo i suoi ufficiali pieni di dubbi esclamò: “ No, no! Non possiamo sperare che il nemico commetta lo stesso errore due volte” . Si stava convincendo man mano che la giornata avanzava che si presentava per i francesi una perfetta occasione per colpire a fondo i russi. Alle 4 la Guardia imperiale e il I Corpo d’armata erano in posizione e Napoleone decise che erano sufficienti gli uomini a disposizione ( circa 80.000) per vincere la battaglia che lui sperava definitiva. Voleva distruggere i russi dopo averli attirati sul braccio di terra di fronte all’angolo destro formato dal fiume Alle; i russi erano dispiegati lungo un fronte di 7 chilometri su entrambe le rive ma erano meno sull’argine sud.

Questo doveva diventare il primo obiettivo; così l’imperatore decise di sferrare un attacco immediato senza perdere tempo in bombardamenti. Le truppe di Ney sarebbero state quelle che dovevano dirigere l’assalto e cercato di annientare il fianco sinistro dei russi per poi cercare di distruggere almeno due dei ponti sull’Alle verso le retrovie russe. Questo attacco se avesse avuto il successo sperato avrebbe demoralizzato il nemico e anche se grossi reparti fossero riusciti a fuggire verso Konigsberg si sarebbero trovati di fronte le truppe di Murat e Davout che erano in rapido avvicinamento al campo di battaglia. Alle 5 pomeridiane furono diramati gli ordini definitivi. Ricorda Marbot che l’imperatore quel giorno era di ottimo umore e alla domanda circa cosa gli ricordava quella data Marbot rispose la battaglia di Marengo e Napoleone replicò. “ Si, si quello di Marengo e io sto battendo i russi esattamente come ho battuto gli austriaci”. “ Napoleone era così convinto di ciò, che passando tra le colonne dei soldati che lo salutavano con molti applausi, disse ripetutamente: Oggi è un giorno felice, è l’anniversario di Marengo”. Alle 5,30 del pomeriggio la calma, che era calata sul campo di battaglia, fu interrotta da una serie di salve provenienti da una batteria francese composta da venti cannoni ; era il segnale di Napoleone per il maresciallo Ney. Bennigsen fu sorpreso quando vide le truppe francesi uscire dal bosco di Sortlach e dirigersi contro la sua ala sinistra, perché convinto che ormai a quell’ora la battaglia non venisse ripresa. L’attacco francese arrivò al momento giusto perché il comandante russo era sul punto di ordinare al suo esercito di ritirarsi sulla riva destra della Saale.

La divisione di testa che condusse l’attacco francese era quella di Marchand che uscita dal bosco puntò dritta sul campanile di Friedland; a breve distanza marciavano gli uomini di Bisson e dietro loro i cavalieri di Latour- Maubourg. Davanti a loro le truppe di copertura russe si dettero alla fuga e Marchand spinse i fuggitivi dentro il fiume Alle.

Questa mossa sembrò dare a Bennigsen una opportunità di contrattacco; radunò infatti i cosacchi e di reggimenti di cavalleria regolare e li mandò a tappare la breccia che si era formata tra le due divisioni francesi. La cavalleria russa fu affrontata da quella francese e stretta tra due fuochi si ritirò in disordine cosicché l’avanzata francese riprese. In quel momento Napoleone inviò il corpo di riserva di Victor sulla destra della strada di Eylau; una mossa che fu provvidenziale per le truppe di Ney che si trovava sotto il fuoco pesante e preciso dei cannoni russi. I francesi si arrestarono e Bennigsen ordinò un nuovo contrattacco con al cavalleria contro il fianco sinistro di Bisson.

Le truppe francesi per un attimo furono colte dal panico e in quel momento ecco arrivare le truppe di testa di Victor comandate da Dupont che piombarono sul fianco della cavalleria russa costringendola a ritirarsi in piena confusione in direzione della loro stessa fanteria. Il disordine tra le file russe offrì agli artiglieri francesi un ottimo bersaglio poiché le truppe di Bennigsen si stavano ammassando in un o spazio molto ristretto. Victor sfruttò la situazione e inviò più di 30 cannoni verso la linea occupata dal suo reparto; i francesi continuarono a spostare in avanti i loro pezzi e da una distanza di 1500 metri i cannoni giunsero a 600 metri e li iniziarono a scaricare delle salve terribili contro le truppe russe. Arrivati a 300 metri e poi a 150 continuarono a colpire le truppe russe fino a portare i cannoni a 60 passi da dove spararono a bruciapelo sui nemici continuando la strage iniziata poco prima. In pochi minuti fu la fine dei russi fu certa. Bennigsen tentò un attacco di alleggerimento contro Lannes, Grouchy e Mortier ma la mossa non sortì l’effetto sperato poiché i francesi erano in grado di tenere le posizioni. Il maresciallo Ney era in quel momento alla testa delle sue truppe e continuava ad avanzare; Bennigsen nella disperazione sferrò un nuovo assalto alla baionetta contro l’ala destra di Ney ma il solo risultato fu la perdita di parecchie migliaia di russi. Nello stesso tempo Dupont attaccò il fianco e la retroguardia del centro russo ormai stanco; subito dopo Ney si aprì la strada combattendo nei sobborghi di Friedland . Fu li che Bennigsen tentò di giocare la sua ultima carta lanciando all’assalto la Guardia Imperiale russa. Norvins così descrisse la scena: “ Alla fine assistetti all’ultima terribile scena di questo grande dramma…La fanteria di linea di Ney e la divisione di Dupont, piombarono a baionette inastate sulla Guardia imperiale russa, una formazione reclutata per intero fra autentici giganti del nord…l’ultima e formidabile speranza della grande armata nemica. Fu una vittoria di pigmei su giganti”. Alle 8 e 30 d sera Ney era in possesso di Friedland ; le strade erano sbarrate da cumuli di morti mentre le case dei sobborghi erano state date alle fiamme dai russi stessi; le fiamme distrussero anche i ponti di barche impedendo ai russi stessi di poter fuggire dalla trappola . A nord del Millstream i russi con una serie di disperati attacchi contro le truppe di Lannes furono respinti dai soldati di Oudinot e di Verdier.

la cavalleria russa di Gorcakov attaccò subito dopo senza alcun risultato. Bennigsen si trovava di fronte ad un disastro completo a meno che non fosse riuscito a liberare i suoi uomini e interrompere l’azione. Con 3 o 4 ponti demoliti non c’erano prospettive, ma alcuni soldati russi trovarono un guado praticabile a nord di Friedland e questo significò la salvezza di quel che restava dell’esercito di Bennigsen. Il guado era percorribile dagli uomini e dai cannoni e di conseguenza i russi riuscirono a schierare sull’argine destro dell’Alle la maggior parte dell’artiglieria che li aiutò a coprire la ritirata delle proprie truppe.

Era giunto il momento per Napoleone di lanciare all’attacco i 40 squadroni di cavalleria in modo da trasformare il successo in una vittoria totale; purtroppo Grouchy e D’Espagne non si dimostrarono all’altezza della situazione nonostante avessero di fronte solo 25 squadroni russi.

La notte pose termine alla battaglia e anche gli inseguimenti; i francesi attraversarono l’Alle e si concessero un po’ di riposo mentre la battaglia di Friedland era ormai terminata. I francesi avevano perso 8000 uomini mentre i russi circa 20.000 e 80 cannoni; seguirono altri 4 giorni di operazioni prima che lo Zar Alessandro si decidesse a chiedere l’armistizio. Il 15 Bennigsen cercò di raccogliere i superstiti ad Allenburg ma la cavalleria francese continuava a spostarsi rapidamente per tagliargli la strada per Konigsberg. Il giorno dopo Soult prese la grande fortezza e i suoi immensi depositi di materiali utilissimi all’esercito francese.

Il 19 la cavalleria di Murat aveva raggiunti il Niemen vicino a Tilsit e lo stesso giorno il principe Labonoff, un inviato dello zar, raggiunse il Q.G. di Napoleone; l’armistizio di 4 settimane entrò in vigore il 23 giugno e l’esercito di Napoleone si attestava alle frontiere della Santa Russia. L’imperatore era felice per il risultato tanto che nella lettera a Giuseppina del 15 giugno scrisse: “ I miei ragazzi hanno degnamente celebrato l’anniversario di Marengo. La battaglia di Friedland sarà altrettanto famosa e altrettanto gloriosa per il mio popolo. E’ la degna sorella di Marengo, Austerlitz e Jena”.

Napoleone non distrusse l’esercito russo e forse perse una occasione d’oro ma si pensa che l’imperatore abbia deliberatamente lasciato Bennigsen ritirarsi con i resti dell’armata perché temeva che lo sterminio di tutto l’esercito nemico avrebbe rafforzato nello Zar Alessandro la determinazione a resistere e Napoleone non aveva alcuna intenzione di entrare in territorio russo. Si accontentava di averlo ricacciato oltre il Niemen.La campagna era durata 10 mesi ed era tempo per Napoleone di rientrare in patria per non compromettere il fronte interno che avrebbe potuto portare a complicazioni in territorio francese di notevole entità; inoltre l’esercito francese necessitava di riposo per recuperare e riorganizzarsi.
Fu con grande sollievo dunque che accettò la proposta di armistizio da parte di Alessandro e non perse ulteriore tempo nel mettere in piedi una conferenza di pace generale che avrebbe concluso la guerra con la prussica e con la Russia.

LA PACE DI TILSIT

L’incontro avvenuto a Tilsit è uno dei punti culminanti della storia moderna” disse Bourrienne con gioia “ e le acque del Niemen rifletteranno l’immagine di Napoleone all’apice della sua gloria”. Le prime parole che disse Alessandro a Napoleone sembra siano state le seguenti: “ Io odio gli inglesi tanto quanto li odiate voi” e Napoleone rispose: “ Se le cose stanno così, allora la pace è cosa fatta”.

Il vertice tra i due imperatori ebbe luogo il 25 giugno e durò un ora e mezza. Al re di Prussia non fu concesso di partecipare a questo primo incontro. Terminata la prima riunione l’Imperatore inviò una nota al suo ministro degli esteri: “ Ho appena incontrato l’imperatore di Russia, nel mezzo del Niemen su una zattera dove una bella bandiera era stata issata. Domani l’imperatore mi presenterà il re di prussica e verrà a risiedere qui. A questo fine ho dichiarato territorio neutrale la città di Tilsit. Desidero che voi arriviate al più presto possibile”.

Il giorno dopo entrambi gli imperatori erano nella città di Tilsit; si trattava di una notevole concessione da parte di Napoleone con evidente intento di accattivarsi la simpatia dell’impressionabile Alessandro. Ogni minimo dettaglio del protocollo fu osservato e almeno fuori dalla sala della conferenza, sembrava più una visita ufficiale fra due capi di stato che non difficili negoziati tra due nemici molto recenti. Napoleone non perse l’occasione di mostrare allo zar il suo esercito vittorioso come pure al re di Prussia. Savary così descrive la scena dell’arrivo di Alessandro e Federico Guglielmo a Tilsit: “ Il giorno in cui l’imperatore Alessandro entrò in Tilsit, l’intero esercito era in assetto di guerra. La Guardia imperiale fu schierata su doppia fila disposti a tre per tre dal luogo di approdo ai quartieri dell’imperatore napoleone e di là ai quartieri dell’Imperatore di Russia. Una salva di cento cannoni salutò il momento in cui Alessandro giunse a riva nel punto in cui Napoleone stava aspettando per riceverlo. Quest’ultimo si prese talmente cura del suo visitatore , da inviare dai suoi alloggiamenti i mobili per la camera da letto di Alessandro. Tra gli oggetti inviati c’era anche il lettino da campo appartenente all’imperatore, che egli regalò ad Alessandro il quale sembrò molto contento del dono”. Furono 15 giorni molto faticosi e quando non erano in corso discussioni Napoleone trascinava gli ospiti da una rivista militare all’altra. Dietro le porte chiuse si stavano svolgendo dure trattative e inevitabilmente la vera vittima fu la Prussia: Napoleone sapeva che Federico Guglielmo era uno spaccone ma la moglie era di pasta più dura ; ella cercò usando con Napoleone l’astuzia femminile e la civetteria di strappare all’imperatore concessioni.
Scrivendo a Giuseppina Napoleone descrisse le fasi degli incontri con la regina e l’amabilità che essa dimostrava ma concludeva la lettera dicendo che era refrattario a tanta cortesia perché gli sarebbe costata troppo cara. Nessuna occasione fu perduta per umiliare la Prussia pubblicamente e ai suoi rappresentanti non fu neppure concesso di firmare il trattato di pace nello stesso giorno in cui pose la firma la Russia. L’accordo con lo Zar divenne esecutivo il 7 di luglio e ratificato 2 giorni dopo; quello con la Prussia venne firmato il 9 e ratificato il 12.

Le clausole rese pubbliche del trattato con la Russia parlavano di sentimenti fraterni tra gli imperatori e la reciproca gioia di trovarsi in pace sottolineando le possibilità di una proficua cooperazione che da questo momento poteva svilupparsi. I veri punti importanti erano invece contenuti negli articoli segreti. Napoleone approvò nel primo articolo che la Russia avrebbe avuto il possesso delle terre turche in Europa a tempo indeterminato chiedendo in cambio per la Francia le isole ioniche e la Dalmazia. La Russia doveva estendere le sue conquiste in Asia e anche in Finlandia. Alessandro accettò di aderire al Blocco Continentale contro la Gran Bretagna e di spingere la Danimarca e la Svezia a fare altrettanto. Le clausole che riguardavano la Prussia erano assai dure e Napoleone cercò di presentare come sua personale magnanimità le poche concessioni accordate rese possibili solo per intercessione dello zar. I risultati di questa restaurazione territoriale della Prussia fu il ritorno alle sue frontiere del 1772; dalle province strappate alla Prussia nacque il regno di Westfalia che fu assegnato al fratello di Napoleone Gerolamo. Tutte le province prussiane in Polonia si dovevano fondere nel granducato di Varsavia con a capo il re di Sassonia; Danzica fu dichiarata città libera ma continuò ad essere occupata da una guarnigione francese. Inoltre Napoleone chiese il pagamento di una forte indennità di guerra e fino a che non si fosse giunti ad una completa sistemazione della cosa le truppe francesi sarebbero rimaste ad occupare il territorio prussiano.

Napoleone lasciò Tilsit per Konigsberg e la Francia alle 6 del 9 luglio con la convinzione di aver piegato lo zar al suo volere; molti uomini politici dell’epoca erano però poco convinti sulla durata di questo accordo. Dunque sembrava che il potere di Napoleone fosse incontrastato per estensione poiché andava dai Pirenei al Niemen ma questa situazione conteneva già molte pecche che alla fine saranno le cause della sua caduta. Per molti storici la pace di Tilsit rappresenta l’apice della carriera di Napoleone anche se in realtà già a metà del 1807 la sua posizione era meno sicura di quanto poteva sembrare ad una osservazione superficiale. Per i francesi il futuro avrebbe comportato altre guerre anche indipendentemente dalla volontà dell’imperatore, e queste guerre avrebbero portato alla distruzione dell’impero stesso come vedremo nei prossimi capitoli

Mario Ragionieri

Ricordo ai lettori dei miei articoli, a cui rivolgo i più sentiti ringraziamenti, le mie pubblicazioni di storia del periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie:

-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001
-- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003
-- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004
-- Salò e l'Italia nella guerra civile. Edizioni Ibiskos, 2005
-- 25 luglio 1943 - La fine inconsapevole di un regime. Edizioni Ibiskos, 2007

 

-- Carri armati Tedeschi e Italiani 1939-1945 - edizioni Chillemi 2008