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Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 10^p
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Escrito por Mario Ragionieri   

Che facevano gli austriaci mentre i francesi manovravano? Nonostante il generale Mack fosse riuscito a farsi una idea del piano che i francesi stavano mettendo in atto, l’arciduca Ferdinando non riusciva a comprendere il susseguirsi rapido degli eventi. Essi potevano, a questo punto, scegliere varie strade per non cadere nella trappola francese ma non fu così ; i generali austriaci non seppero fare altro che continuare a concentrare dei loro reparti esterni nella zona di Gunzburg ad est di Ulm

 

 

 

 

Arrivati al Danubio i Francesi si prepararono ad attraversarlo; la metà delle truppe doveva passarlo ad est del punto in cui affluiva il Lech in modo da essere in grado di tagliare le vie di comunicazione di Mack e aggirare il suo fianco nord. Il resto dell’esercito francese avrebbe attraversato il fiume ad ovest di quel punto con l’obiettivo di impedire agli austriaci di usare i ponti. Nella notte del 6-7 ottobre, il generale Vandamme occupò i ponti presso Donau mentre Murat occupava Munster.

Nelle successive 24 ore Soult attraversò Donauworth e Murat inviò una divisione al di là del Danubio per occupare il ponte sul Lech presso Rain; nella stessa giornata Davout raggiunse Neuburg. Napoleone pensò che in questa situazione Mack si sarebbe rapidamente ritirato verso est e si preparò a distruggere l’esercito austriaco pezzo dopo pezzo, come scrisse a Soult il 30 ottobre:“ La mia intenzione, quando incontriamo il nemico, è di circondarlo completamente”. Per chiudere nella trappola gli austriaci era necessario tagliargli tutte le vie di fuga e ora che Napoleone stava attraversando il Danubio, Mack aveva la possibilità di fare tre manovre: ritirarsi in Tirolo; soluzione che però avrebbe impedito agli austriaci di proteggere l’arrivo dei russi. La seconda possibilità era quella di lanciare un attacco lungo la sponda nord o sud del Danubio per sorprendere i francesi in mezzo al fiume, in maniera da distruggere i reparti uno alla volta mentre attraversavano, o comunque aprirsi una strada verso Vienna. La terza possibilità era quella di provare a trattenere il nemico con piccoli scontri sulle successive linee fluviali cercando di guadagnare tempo. Napoleone era sicuro che Mack non avrebbe tentato di ritirarsi lungo la riva nord del Danubio perché una mossa di questo genere avrebbe lasciato indifesa la strada per Vienna e nello stesso tempo avrebbe isolato gli austriaci dai loro depositi posti a sud. Questo ragionamento permetteva a Napoleone di non avere timori per le proprie linee di comunicazione che erano protette da soldati dell’Assia, del Wurttemberg e della Baviera ( in tutto 16.000).

L’imperatore dette gli ordini affinché fosse predisposto ad Augusta un centro di operazioni e fece disporre i suoi corpi d’armata intorno a questo centro in modo che formassero una maglia impenetrabile. Il IV corpo di Soult fu inviato a Landsberg e poi verso ovest in direzione di Memmingen in modo da impossessarsi dei principali depositi austriaci e chiudere tutte le loro vie di scampo verso il Tirolo lungo il fiume Iller. Inviò lungo la riva sud del Danubio Lannes e Murat perché agissero insieme a Ney che era sulla parte nord del fiume. Per fronteggiare un eventuale attacco da parte dei russi da est ( anche se in quel momento Napoleone non aveva che vaghe notizie sulla dislocazione delle forze russe); ordinò a Bernadotte e Davout di allestire una “ zona di sicurezza” nei dintorni di Monaco sfruttando i fiumi Isar e Lech come posizioni difensive nel caso di un massiccio attacco russo.

Napoleone tenne la Guardia e Marmont vicino al suo Q.G. ad Augusta perché queste forze fossero disponibili come riserva strategica. In questo modo poteva affrontare qualsiasi evenienza; ogni corpo d’armata si trovava a 48 ore di distanza da almeno altri due corpi vicini e poteva così concentrarsi in qualsiasi settore si presentasse una minaccia. La tela del ragno era tesa e qualunque mossa avesse deciso Mack, cioè di avanzare o di arretrare sarebbe incappato nelle forze francesi senza avere una facile via di fuga. Napoleone era orgoglioso e sicuro del suo piano tanto che attendeva solo le mosse di Mack il quale proprio in quel momento si era abbandonato ad un falso ottimismo; un agente austriaco aveva sentito dire nelle retrovie francesi che gli inglesi stavano per invadere la Francia sbarcando in forze a Boulogne. La notizia sembrava vera e comunque piacque a Mack che pensava di essere in quel momento in una buona condizione, tanto è vero che annunciò ai suoi uomini che i francesi erano costretti a ritirarsi rapidamente verso il Reno movendosi in tre colonne e quindi ordinò al suo comando di preparare delle colonne celeri per inseguire i francesi. Non sapeva di essere lui in trappola e ormai prossima vittima dei francesi. Le illusioni di cui viveva Mack erano davvero assurde per un generale della sua esperienza; la realtà stava presentando il conto perché le forze francesi si avvicinavano rapidamente ad Ulm, Murat e Lannes avanzavano di conserva con Ney collegati tra loro dal ponte di Dillingen.

Il primo duro scontro della campagna si ebbe il giorno 8 ottobre a Wertingen quando i dragoni che costituivano l’avanguardia si scontrarono con 9 battaglioni austriaci e uno squadrone di cavalleria; alla fine della giornata Murat e Lannes avevano preso 2000 prigionieri e in pratica distrutto il nemico. Dalla parte sud Soult stava avanzando verso Landsberg, mentre verso est Davout aveva raggiunto Dachau e Bernadotte era a 10 chilometri da Monaco la sera dell’11 ottobre. Napoleone rimase fermo ad Augusta in attesa di ricevere notizie di Kutuzov . Scrivendo a Murat, il giorno 11, che era temporaneamente al comando dei reparti che stavano dirigendosi verso Ulm, l’imperatore ribadì l’importanza di mantenere le forze unite e compatte: “ Il nemico, assillato come è, combatterà. E’ pertanto assolutamente necessario che la tua riserva ed i corpi d’armata di Ney e Lannes, che tutti insieme dovrebbero ammontare a 50-60.000 uomini, marcino i più uniti possibile, in modo da potersi riunire nello spazio minimo di sei ore, per assalire il nemico”. Inoltre ordinò ai suoi subordinati di procedere alla massima velocità per distruggere le forze di Mack prima che i russi giungessero sul fiume Isar. In quello stesso giorno sulla riva nord del Danubio si verificò un fatto d’arme che per poco non comportò la distruzione della divisione del generale Dupont. Infatti Murat si stava movendo verso Ulm lungo la riva sud e spinto dal desiderio di concentrare le sue truppe, ordinò a Ney di prendere due delle tre divisioni di cui disponeva e di attraversare il fiume per unirsi al nucleo principale delle forze francesi convinto che Mack con tutto il suo esercito si trovasse li. Ney obbedì pur con qualche dubbio perché sapeva che Dupont sarebbe rimasto esposto sulla riva sinistra con solo 4000 dragoni vicini nel caso di doverlo soccorrere per una improvvisa necessità; i dubbi erano fondati perché in quello stesso giorno Dupont si trovò improvvisamente di fronte 25.000 austriaci di cui 10.000 cavalleggeri ad est delle colline di Michelsburg. Mack aveva spostato all’insaputa di Murat tutte le sue truppe ad Ulm e nella zona retrostante sospendendo l’avanzata lungo la riva meridionale. Dupont si trovò impegnato in una battaglia che appariva senza speranza mentre gli austriaci cercavano di tagliare le linee di comunicazione francesi. La ritirata era impossibile per via della cavalleria austriaca troppo superiore; così Dupont ordinò di attaccare e per tutta la giornata 4000 francesi si difesero contro un nemico molto superiore nei pressi del villaggio di Albeck e solo a sera Dupont poté ripiegare su Brenz. Gli austriaci intanto continuavano a ripiegare verso Ulm con l’intenzione di attaccare di nuovo il giorno successivo. Mack aveva perso una occasione per ottenere una vittoria tattica che avrebbe potuto permettergli una via d’uscita lungo la riva nord del fiume tagliando le linee di comunicazione di Napoleone. Ney fu criticato per questa mossa che aveva lasciato Dupont in condizioni pericolose ma si difese dando la colpa agli ordini ricevuti da Murat. Alle proteste di Ney Murat rispose seccamente: “ Non conosco piani di alcun genere se non quelli fatti di fronte al nemico”. L’odio che nacque da quel momento tra i due Marescialli è da ricondursi proprio a questo episodio.Napoleone rimproverò Murat; il primo di una lunga serie di rimproveri! Bernadotte riferì all’imperatore che Kutuzov in quel momento si trovava ancora a circa 350 chilometri di distanza e questo permise all’imperatore di dedicarsi alla distruzione delle forze austriache; decise di dare battaglia il 14 nei pressi del fiume Iller e tutte le truppe ebbero l’ordine di convergere li. Il piano predisposto è molto simile allo schema adottato nella battaglia di Castiglione e di Marengo; Soult doveva avanzare da Landsberg con il ruolo dell’accerchiatore, mentre Napoleone raggiungeva Murat, Lannes e Ney con la Guardia imperiale ed il corpo d’armata di Davout proveniente da Augusta per formare la forza d’urto che avrebbe dovuto esercitare la pressione diretta sugli austriaci . Gli austriaci dovevano essere distrutti: ” Nessuno di loro deve sfuggire”.sentenziò Napoleone. Per tutta la giornata i reparti si spostarono verso ovest con Napoleone che, raggiunta da dietro la colonna in avanzata, la percorse incoraggiando i soldati.

Il 13 era ad Ulm dove aveva ricevuto le notizie fresche da Dupont e da Ney sulla consistenza delle forze nemiche sulla riva nord del Danubio. Da quelle notizie poté rendersi conto che la battaglia sul fiume Iller non avrebbe avuto luogo perché la reazione di Mack non era quella che si aspettava ma, con la tipica flessibilità mentale di cui disponeva, dette immediatamente nuove disposizioni: Murat e Ney ricevettero l’ordine di spostarsi a nord del fiume per portare aiuto a Dupont. Il 14 ci furono vari combattimenti.

 

 

Ney voleva attraversare il Danubio a Elchingen ma trovò il ponte parzialmente demolito e difeso da 9000 austriaci; i francesi si misero immediatamente a riparare il ponte sotto un violento fuoco austriaco e terminato il lavoro Ney condusse i suoi uomini all’assalto della città catturando due reggimenti nemici. In quello stesso giorno si combatté ad Albeck, ma Murat portò le sue truppe oltre il Danubio attraverso il ponte riparato da Ney e si unì a Dupont appena in tempo per respingere un attacco sferrato dal corpo d’armata di Werneck; con le forze di Dupont e di Murat riunite, i francesi respinsero gli austriaci in direzione di Heidenheim. Al calar della notte due corpi d’armata francesi si erano concentrati di fronte all’accampamento di Michelsburg. La posizione di Mack era diventata molto critica e a sud la Guardia imperiale con Marmont si trovavano già nei sobborghi di Ulm e Soult stava risalendo la riva occidentale dell’Iller bloccando ogni possibilità di fuga verso il Tirolo.

Le discussioni tra Mack e l’arciduca Ferdinando si erano fatte aspre perché il primo voleva tenere l’esercito unito mentre l’altro ignorando il suo generale aveva ordinato l’evacuazione di Ulm da parte della cavalleria. Il 15 ottobre il maresciallo Ney eliminò le difese di Michelsberg e il giorno dopo Napoleone ordinò all’artiglieria di bombardare Ulm. Mack non aveva più voglia di combattere perché dopo Albeck il morale delle truppe austriache era molto basso e di conseguenza decise di chiedere un armistizio di 8 giorni nella speranza che i russi avessero il tempo di arrivare sul campo di battaglia per togliere il suo esercito da una situazione senza speranza. Napoleone concesse solo 5 giorni di tregua ma l’emissario dell’imperatore De Ségur firmò il 17 un accordo con Mack in cui gli austriaci promettevano di arrendersi il 25 se per quel giorno non fosse arrivato nessun aiuto. Mack pensava di aver fatto un buon accordo ma l’imperatore sapeva che Kutuzov era ad una distanza di 160 km. e pertanto non avrebbe in nessun modo giungere in tempo; Mack non sapeva di questa situazione. Mack si rese conto che la situazione era veramente al limite della sopportazione e quando giunsero le notizie che sia Heidenheim che Neresheim avevano capitolato il generale austriaco decise di alzare bandiera bianca 5 giorni prima di quanto era stato stabilito negli accordi cioè il 20 ottobre. Circa 10.000 uomini della guarnigione riuscirono a fuggire ma gli altri lentamente si diressero verso le linee francesi per arrendersi; si trattava di 25.000 fanti e 2000 cavalieri e in mezzo a loro c’era il generale Mack.

Lo stesso giorno in cui avveniva la resa di Ulm era in pieno svolgimento la battaglia navale di Trafalgar e nella notte del 21 la flotta franco spagnola dell’ammiraglio Villeneuve era stata battuta. Napoleone stava diventando il padrone del continente ma l’Inghilterra diventava da quel momento padrone dei mari e le coste inglesi non avrebbero più dovuto temere una invasione da parte dei francesi. Napoleone aveva ottenuto una grande vittoria ad Ulm e l’ottavo bollettino della Grande Armè annunciò il successo così:” Trentamila uomini, tra i quali 2000 a cavallo, oltre 60 cannoni e 40 stendardi sono caduti in mano ai vincitori. Da quando è cominciata la guerra, il numero totale di prigionieri si calcola sia intorno a 60.000 e gli stendardi catturati 80, senza calcolare i treni di artiglieria e di approvvigionamento. Le vittorie non sono mai state così complete e così poco costose”. Il maresciallo Augereau con il VII corpo d’armata giunto da poco da Brest annientò la divisione del generale Jelacic a sud di Kempten sul fiume Iller. Mack era stato strategicamente sconfitto sin da quando Napoleone aveva raggiunto il Danubio. La demoralizzazione che aveva investito i comandi austriaci alla scoperta dei francesi alle spalle aveva giocato un ruolo importante nel paralizzare le operazioni austriache.

 
 
ARRIVANO I SOLDATI RUSSI
 
 
Non ci fermiamo qui” scrisse Napoleone da Ulm dopo aver sconfitto Mack; ora toccava ai russi e al loro comandante Kutuzov. Non erano solo i 36.000 russi giunti a Braunau il 23 0ttobre per unirsi a 22.000 soldati austriaci, c’erano ancora 4 armate di cui bisognava tenere conto: Buxhowden con 30.000 uomini era in Moravia, Bennigsen con un altro forte contingente stava arrivando alla frontiera settentrionale dell’Austria, l’arciduca Giovanni aveva ancora 20.000 uomini in Tirolo mentre Ferdinando stava riunendo in Boemia ciò che restava dell’esercito di Mack ( 8000 uomini).

C’era poi l’arciduca Carlo che aveva combattuto a Caldiero contro Massena e stava ritirandosi lentamente verso le Alpi e Vienna . Oltre a queste forze in campo era assai probabile che la Prussia si sarebbe aggregata agli alleati; lo zar Alessandro era andato a far visita a Federico Guglielmo III a Berlino il 25 ottobre e convinto il monarca a firmare il trattato di Potsdam con il quale la Prussia prometteva di intervenire come “ mediatrice armata” entro i primi di dicembre.La causa principale di questo cambiamento di politica era da ricercarsi in quanto detto precedentemente e cioè la violazione territoriale fatta da Bernadotte ad Ansbach. Questo significava che altri 200.000 uomini sarebbero presto scesi in campo per affrontare la Grande Armè che ormai era stanca e affaticata. Era dunque prevedibile che entro 12 settimane ben 400.000 uomini sarebbero stati sul Danubio contro le forze francesi; Napoleone doveva muoversi per primo in modo da colpire i nemici prima ancora che riuscissero a riunirsi per poterli distruggere uno alla volta in condizioni abbastanza favorevoli. L’imperatore decise quindi di colpire l’Austria conquistando Vienna nella speranza di costringere i russi e i corpi d’armata austriaci ad accorrere in difesa della capitale così da poter cogliere un’altra vittoria decisiva. Il nuovo centro logistico fu posizionato ad Augusta dove furono messi in piedi ospedali da campo e scorte; Monaco divenne il nuovo centro operativo.

La protezione della nuova base e la guarnigione di Ulm furono poste sotto il comando di Augereau con l’ordine di operare in direzione di Voralburg in modo da richiamare l’attenzione del nemico in quel settore. Ney insieme ai bavaresi fu inviato ad Innsbruck per sorvegliare i movimenti dell’arciduca Giovanni e grosse guarnigioni furono posizionate ad Ingolstadt, Ratisbona e Passau in modo da controllare il fianco boemo-prussiano. Un nuovo corpo d’armata forte di 4 divisioni fu formato e posto al comando del generale Mortier affinché potesse operare sulla riva settentrionale del Danubio proteggendo il fianco francese e allo stesso tempo costituire una minaccia alle comunicazioni di Kutuzov. Il 25 ottobre l’esercito attraversò il fiume Isar a Landshut, Freising e Monaco, ma le condizioni climatiche erano peggiorate rapidamente e il pessimismo iniziò a serpeggiare tra i soldati. Più i corpi d’armata avanzavano e più incontrarono i segni della presenza russa e ci furono anche brevi scaramucce. Appariva chiaramente che Kutuzov si stava ritirando bruciando i ponti alle sue spalle; Lannes Murat e Soult raggiunsero il fiume in meno di 24 ore e i genieri riuscirono a riparare le passerelle in tempo di record. Kutuzov comunque si ritirava ordinatamente e dimostrava di non voler combattere sulla riva sud del Danubio anche se questo costava chiaramente all’imperatore d’Austria la perdita di Vienna. Ci furono ovviamente molti contrasti tra i comandanti alleati su questo punto ma Kutuzov fu irremovibile e non volle unirsi all’arciduca Carlo per una ultima disperata battaglia nella zona di St. Polten e nemmeno si volle impegnare in scaramucce con i francesi per dare tempo agli arciduchi di riunirsi in Tirolo per creare una minaccia al fianco di Napoleone. Invece di fermarsi lungo le linee fluviali per impegnare i francesi, Kutuzov continuò a ritirarsi lungo la valle del fiume in direzione di Krems e portandosi dietro i corpi d’armata austriaci di Merveldt e de Stayer. Murat e Lannes si trovavano in una posizione pericolosa se il generale russo avesse cambiato idea, pertanto Napoleone inviò il corpo d’armata di Davout per rinforzare gli inseguitori, mentre Marmont fu spostato a Leoben in modo da interrompere la strada che univa Vienna con l’Italia. Anche in Italia l’atteggiamento dell’arciduca Carlo fu quello di subire l’iniziativa di Massena nonostante disponesse di forze superiori all’avversario; anzi dopo le notizie del disastro di Ulm divenne ancor più indisponibile a mettere a rischio la sua armata intraprendendo una offensiva contro i francesi e preferendo starsene in difesa a Caldiero. Quando l’impaziente Massena prese d’assalto le trincee austriache a Caldiero il 29 ottobre, Carlo lo obbligò a fermarsi combattendo. Eppure nonostante questa quasi vittoria, l’arciduca riprese la ritirata il 1° di novembre, accontentandosi di combattere una serie di scaramucce per ritardare l’inseguimento francese lungo il Brenta,il Piave, il Tagliamento e l’Isonzo. Il comandante austriaco riponeva le speranze nella potente guarnigione di Venezia che avrebbe dovuto rappresentare una minaccia sul fianco francese tanto che Massena avrebbe smesso di inseguirlo; ma non fu così perché Massena non fece molto caso a questa presunta minaccia. Utilizzando il corpo d’armata di St. Cyr che rientrava da Napoli, per sorvegliare Venezia, Massena riprese l’inseguimento nonostante le difficili condizioni climatiche. Stava eseguendo gli ordini precisi di Napoleone aiutato in questo dagli errori commessi dagli austriaci che non stava dando alcuna dimostrazione di abilità militare. Eppure la riunione di Carlo e Giovanni in Carinzia dette delle preoccupazioni a Napoleone perché queste truppe costituivano una minaccia nel fianco meridionale della Grande Armè e potevano mettere in forse l’operazione diretta contro Vienna. Il 28 ottobre Napoleone lasciò Monaco per raggiungere la sua avanguardia e otto giorni più tardi Murat ingaggiò un duro combattimento con la retroguardia di Kutuzov ad Amstetten sul fiume Ipps. Murat attaccò nella speranza che Kutuzov si fermasse a combattere ma il generale russo non lo fece desideroso come era di interporre il Danubio tra il suo esercito e quello francese per rendere più semplice il suo congiungimento con Buxhowden nella zona di Olmutz. L’8 novembre Davout sconfisse gli austriaci di Merveldt a Maria Zell, ma Kutuzov continuò per la sua strada e il 9 l’esercito russo aveva attraversato il Danubio dopo di che nella stessa giornata tutti i ponti del Danubio furono distrutti così che i russi erano riusciti a sfuggire alla trappola di Napoleone. Murat nel frattempo anziché ricostruire i ponti sul Danubio ed inseguire Kutuzov si diresse verso Vienna che in quel momento era un obiettivo di prestigio ma militarmente irrilevante; questo permise a Kutuzov di allontanarsi indisturbato e mise il corpo d’armata di Mortier, rimasto isolato in grave pericolo, quando improvvisamente si trovò di fronte l’intero corpo di Kutuzov. Napoleone era a Linz il 9 novembre quando apprese di quanto aveva fatto Murat e immediatamente inviò un messaggio a Murat nel quale si diceva: “Non posso approvare il tuo modo di marciare:prosegui come uno sciocco intontito, senza tener conto dei miei ordini. Invece di coprire Vienna i russi si sono ritirati oltre il Danubio a Krems; questa circostanza straordinaria avrebbe dovuto farti capire che non potevi agire senza nuove istruzioni”. Il giorno successivo Napoleone ricevette la notizia della disfatta di Trafalgar e divenne di umore pessimo; si sentiva tradito dai suoi ammiragli oltre che dai suoi generali, e doveva addossarsi comunque la responsabilità di non essere riuscito a frenare Murat che come sempre era troppo irruente . La negatività dei movimenti di Murat si fecero sentire il giorno 11 quando la divisione di Gazan del corpo di Mortier si trovò a combattere con 40.000 russi a Durrenstein.

La battaglia divenne disperata nonostante Mortier in persona cercasse di far fronte nel modo migliore possibile con 5000 uomini e 10 cannoni. Fece caricare la sua batteria su tre barche fluviali pronte a passare il fiume per salvare almeno i cannoni. Nonostante l’inferiorità numerica la fanteria francese si difese fino alla sera e considerando la situazione disperata, Mortier si preparò a tentare una sortita nel tentativo di aprire una breccia nelle forze che lo circondavano; proprio in quel momento arrivò Dupont alla testa della sua divisione e di fronte a questi reparti nuovi i russi cessarono il fuoco e batterono i ritirata lasciandosi dietro 4000 tra morti e feriti. Gazan aveva perduto 3000 uomini e i sopravvissuti erano contenti e pieni di rabbia; si lanciarono sui feriti russi senza pietà e saccheggiarono il villaggio di Durrenstein. Gazan aveva perso solo il 60% dei suoi uomini e moralmente usciva vincitore. Napoleone sapeva quanto fosse importante il fattore tempo ed in quel momento erano stati perduti due giorni inutilmente mentre le forze di Kutuzov si avvicinavano a quelle di Buxhowden; ma come sappiamo Napoleone era bravissimo nel decidere in fretta piani alternativi e aveva già ideato una manovra su Hollabrunn per rimediare alle cose ed affrontare Kutuzov prima che potesse ricongiungersi con l’altra armata russa. Murat ricevette l’ordine di proseguire sulla strada di Vienna dicendogli che: “Se hai la fortuna di trovare intatto il ponte a Vienna, non perdere un secondo, attraversa il Danubio con una parte della tua cavalleria ed i granatieri della divisione di Suchet. Dò ordine alle divisioni di Legrand e Vandamme di seguirti. Se tutto va bene, con questa manovra l’eserciti russo si troverà accerchiato. Io ti raggiungerò, di persona domani.” Lannes e Soult dovevano attraversare il ponte e giungere all’obiettivo stabilito cioè l’incrocio della strada Krems-Olmutz. Nel contempo Bernadotte, con l’appoggio di Mortier doveva passare il Danubio a Melk portando il suo corpo d’armata alle spalle di Kutuzov. All’inizio tutto procedette secondo i piani e il 12 novembre Murat raggiungeva la periferia di Vienna mentre gli austriaci avevano proclamato Vienna “ città aperta” così che i francesi poterono penetrarci senza incontrare resistenza catturando 500 cannoni, 100.000 fucili e una enorme quantità di munizioni. Quando Murat si avvicinò al ponte che aveva indicato l’Imperatore lo trovò in possesso di una forte unità austriaca che lo difendeva e i preparativi per demolirlo erano in fase avanzata. Nonostante questo Murat e Lannes dettero prova di audacia avventurandosi con i soli aiutanti di campo attraverso il ponte spingendo avanti un sottufficiale austriaco che gridava “ armistizio armistizio”. Si misero a parlare con il comandante austriaco preposto alla difesa del ponte fino a che un reparto francese irruppe attraverso il ponte e raggiunse le postazioni di artiglieria austriaca che non fecero fuoco. Il ponte era stato conquistato senza perdite. Altrove non fu così semplice perché Bernadotte fu trattenuto a Melk e riuscì ad attraversare il ponte solo per il 15 e questo ritardo impedì di accerchiare Kutuzov che continuò a ritirarsi verso il punto fissato per l’incontro con lo zar lasciando Bagration a Hollabrunn con 6000 uomini per coprire la ritirata. Il 15 Murat si era spinto in avanti con la sola cavalleria e i granatieri di Oudinot quando entrò in contatto con la retroguardia russa vicino a Hollabrunn; lo scontro fu senza una chiara conclusione ma l’emissario di Kutuzov convinse Murat ad accettare una tregua provvisoria. L’azione fu sospesa da entrambe le parti e quando Napoleone seppe della cosa si arrabbiò al punto da scrivere a Murat:” Il tuo operato è veramente inqualificabile; non ho parole per esprimere in pieno i miei sentimenti! Tu sei solamente un comandante della mia avanguardia e non hai diritto di concludere un armistizio senza il mio ordine. Hai buttato all’aria i vantaggi di tutta una campagna. Rompi immediatamente la tregua! Attacca il nemico! Marcia! Distruggi l’esercito russo!… Gli austriaci si sono lasciati trarre in inganno al ponte di Vienna, ma ora tu ti sei lasciato gabbare da un aiutante di campo dello zar”. Colpito nel vivo del suo orgoglio da questo rimprovero Murat attaccò Bagration provocandogli la perdita di 2000 uomini; ma il comandante russo aveva ottenuto il suo scopo e riuscì a salvare il resto delle truppe. L’imperatore si mise all’inseguimento e il 17 fu occupata Znaim ma ormai era tardi per impedire a Kutuzov di unirsi ai rinforzi dello zar Alessandro e del generale Buxhowden. I francesi poi erano esausti e il 23 Napoleone fece fermare l’avanzata concedendo alle truppe un necessario riposo. La Grande Armè aveva attaccato per 8 settimane e adesso aveva esaurito il suo impeto e l’energia di cui disponeva e tutto faceva pensare che l’iniziativa sarebbe passata al nemico. L’esercito francese da qualche tempo aveva assunto un aspetto pessimo sia nel vestire che nel rispetto della disciplina; le divise ormai logore erano state sostituite da vestiario di ogni genere. Era senza dubbio un momento critico per i francesi e l’arresto dell’offensiva poneva per Napoleone una serie di pesanti problemi; primo fra tutti erano i 90.000 russi e austriaci che si trovava di fronte disposti in una posizione forte verso Olmutz con le linee di comunicazione che passavano sicure in direzione della Polonia e della Slesia. La Grande Armè aveva un sistema di comunicazioni esteso e vulnerabile se i prussiani che stavano mobilitando avessero deciso di attaccare. Il problema era se continuare ad inseguire i russi in ritirata o restare sulle posizioni acquisite , ma in entrambi i casi il futuro non si presentava roseo.

Gli arciduchi Carlo e Giovanni erano nella zona delle Alpi diretti verso il fronte danubiano e poteva succedere che Napoleone si trovasse i russi e i prussiani da una parte e i 90.000 austriaci che provenivano dal Tirolo e dall’Italia dall’altra. La soluzione più logica era forse quella di ritornare indietro fino ad Ulm e questo voleva dire per Napoleone di essere stato sconfitto dal punto di vista strategico; inoltre i territori dell’Austria e della Baviera distrutti e saccheggiati non potevano fornire approvvigionamenti all’esercito francese che doveva ripercorrerli. Era una situazione poco piacevole comunque la si guardasse. L’esercito francese si estendeva per ragioni strategiche e logistiche su un arco molto vasto da Ulm a Vienna ed oltre e i corpi d’armata che lo costituivano erano a malapena alla distanza di appoggio l’uno dall’altro con la sola eccezione per quelli intorno a Vienna e Hollabrunn che avevano di fronte al grosso dell’esercito alleato. Napoleone cercò una soluzione audace ed insolita cioè attirare l’esercito alleato ad Olmutz in un attacco contro il nucleo principale delle forze francesi a nord di Vienna; solo una grande vittoria poteva essere la soluzione ai problemi del momento. Gli ordini per questa battaglia furono emanati fin dal 14 e prevedevano per Marmont che si trovava nel settore meridionale, di mantenere la difensiva evitando di ingaggiare battaglia; Napoleone calcolò che Carlo non sarebbe arrivato a Leoben prima del 24 o il 25 del mese e per quella data il III corpo d’armata di Davout e l’VIII di Mortier potevano essere a distanza di appoggio a Marmont se questo si fosse reso necessario. Piuttosto soddisfatto della situazione del fianco meridionale Napoleone si dedicò allo studio di un piano per far cadere in trappola le truppe alleate a Olmutz. Già il 21 il piano era delineato nella sua mente; i corpi d’armata di Soult e Lannes insieme a Murat sarebbero avanzati fino a Brunn e Wischau per distogliere il nemico e impossessarsi della cittadina di Austerlitz e delle alture del Pratzen , poi avrebbe inviato una brigata di cavalleria leggera lungo la strada di Olmutz. Le forze a disposizione non superavano i 53.000 uomini e Napoleone sperava che gli alleati, che disponevano di 89.000 uomini, avrebbero deciso di impegnarsi in battaglia. Appena il nemico fosse caduto nella trappola Napoleone avrebbe fatto affluire i corpi d’armata di Bernadotte e Davout portando il numero dei soldati francesi a 75.000. Il 25 le mosse preliminari erano state messe in atto e adesso bisognava aspettare le mosse del nemico. Gli alleati esitarono per alcuni giorni poiché non credevano alla possibilità di assalire i francesi così dispersi, ma Napoleone continuò a gettare esche per invogliarli ancor di più a dare battaglia. Il 27 quando l’imperatore austriaco gli offrì un armistizio , Napoleone si dimostrò felicissimo di accettarlo e cercò di apparire militarmente molto debole. Savary fu inviato al Q.G. nemico con un messaggio nel quale si indicava che Napoleone era molto riluttante in quel momento ad ingaggiare battaglia e con l’incarico di sondare gli umori del nemico. Al ritorno disse che le opinioni degli alleati erano divise poiché l’imperatore austriaco voleva muoversi con molta attenzione ma ormai le sue truppe erano solo 1/5 dell’esercito alleato per cui non risultò molto ascoltato. I russi, Kutuzov a parte, consigliavano all’imperatore Alessandro di muoversi immediatamente e ingaggiare battaglia poiché se Napoleone aveva accettato l’armistizio, lo aveva fatto perché in evidente stato di debolezza, altrimenti conoscendolo non avrebbe mai accettato. E Napoleone voleva proprio mantenere negli alleati l’illusione della sua debolezza; il 27 apprendeva che i primi reparti nemici stavano spostandosi da Olmutz verso ovest e immediatamente ordinava a Soult di abbandonare Austerlitz e le alture di Pratzen in tutta fretta e con la massima confusione e disordine in modo da convincere il nemico ad occuparli. Il giorno successivo Napoleone formalizzò una richiesta di incontro personale con lo zar Alessandro e ricevette la visita del conte Dolgorukij, un ufficiale russo molto propenso a dare battaglia; i francesi preparavano un altro inganno ancor più convincente per spingere il nemico ad impegnarsi in combattimento. Napoleone durante l’incontro si mostrò esitante arrivando ad andare fino agli avamposti per incontrare il giovane emissario nemico che ritornò dallo zar con l’idea che l’esercito francese fosse in una situazione molto grave. Napoleone nel frattempo aveva inviato ordini a Bernadotte e Davout affinché marciassero velocemente per unirsi a lui a nord-est di Brunn. Gli alleati avevano abboccato e ora si doveva solo indirizzarli nella giusta direzione. Una vittoria incerta non avrebbe risolto il problema francese e per togliere la Grande Armè dalle difficoltà strategiche in cui versava era importante ottenere un trionfo in battaglia. Se Napoleone avesse avuto la superiorità numerica , avrebbe cercato di aggirare il nemico per tagliare le sue comunicazioni , il che gli avrebbe permesso di ottenere una vittoria schiacciante; ma la situazione non era così per cui l’imperatore fu costretto ad inventare alcune mosse per indurre il nemico a scoprire le proprie spalle. Questo poteva avvenire solo se il nemico avesse concentrato il nucleo principale delle sue forze sul fianco destro dei francesi; e così grazie ad alcuni espedienti magistrali, Napoleone riuscì ad attirare il nemico verso il disastro. La ritirata precipitosa di Soult dalle posizioni strategiche di Pratzen fornì una ottima occasione al nemico di interporsi tra la Grande Armè e Vienna aggirando il fianco francese. Così facendo Napoleone lasciava apparentemente scoperta la propria linea di ritirata e riuscì ad indurre gli alleati a lasciare esposta la loro. Ancora per rendere più evidente la sua ritirata l’imperatore richiamò la cavalleria di Murat il 30 novembre da Wischau e dette ordine alle ultime unità di simulare il panico e il disordine più assoluto. L’avanguardia austriaca seguì i reparti francesi con molta cautela all’inizio, ma quando Wischau cadde nelle loro mani senza alcuna difficoltà, i generali alleati decisero di tagliare i francesi da Vienna nel caso che Napoleone fosse stato invogliato a fermarsi a combattere. Napoleone aveva intanto fissato fin dal 21 novembre il luogo dove avrebbe dato battaglia per annientare i suoi inseguitori. De Ségur ricorda: “ Tornando da Wischau, si fermò sulla strada maestra…….vicino a Santon, una piccola collinetta al lato della strada, una specie di cono improvvisamente troncato, ed ordinò che la base rivolta verso il nemico fosse rapidamente scavata per aumentarne la ripidità. Dirigendosi poi verso sud trovò un altopiano che si stendeva tra due corsi d’acqua protetti da argini e che scorrevano da nord verso sud-ovest. ..L’imperatore esaminò lentamente questa zona… guardando verso Pratzen…. Poi si rivolse a noi e disse: “ Signori, esaminate con attenzione questo terreno, sarà un campo di battaglia, e ciascuno di voi avrà una parte nella lotta”. Su questo altipiano di li a pochi giorni sarebbe stata infatti combattuta la battaglia di Austerlitz”.
 
 
AUSTERLITZ
 

  

 

La cittadina di Austerlitz si trova a circa 5 chilometri ad est dell’altopiano del Pratzen presso il fiume Littawa. Napoleone eseguì un accurata ispezione del terreno dopo di che formulò il suo piano di battaglia. Decise di non ostacolare il nemico mentre occupava l’altopiano di Pratzen, indicando una linea divisoria lungo il Goldbach e i piccoli paesi adiacenti. Poi con lo scopo di provocare l’attacco principale del nemico in quel settore decise di indebolire l’ala destra francese benché il corpo d’armata di Davout sarebbe stato pronto ad intervenire se ritenuto necessario. Il nucleo principale dell’esercito francese sarebbe stato nascosto dietro Zurlan e al momento opportuno questa forza avrebbe assalito l’altopiano di Pratzen dove c’era l’indebolito settore centrale del nemico in modo poi da poter prender e tutto lo schieramento alle spalle. In quello stesso momento il fianco settentrionale sarebbe stato attaccato dalla guarnigione del Santon rinforzata da un nucleo di cavalleria di Murat. Si sperava che la conseguenza di tutte queste operazioni avrebbe portato il nemico a scoprire la propria linea di ritirata. Il 29 novembre le forze francesi che si trovavano già nella zona si posero nelle posizioni iniziali.

Della difesa del Santon fu incaricato Lannes con il suo corpo d’armata che comprendeva le divisioni di Suchet e del generale Caffarelli. Intorno al Santon furono predisposte delle fortificazioni provvisorie e posti 8 cannoni. Sulla destra del V corpo d’armata era stata posta la riserva di cavalleria di Murat che aveva un parco d’artiglieria di 24 cannoni leggeri da campagna. Nella zona sud della strada principale erano stati posizionati 10 battaglioni della Guardia imperiale ed i granatieri di Oudinot; dietro loro, sulla sinistra c’era il settore del I corpo di Bernadotte che non era ancora arrivato sul campo di battaglia. L’ala destra francese si era allungata per questo motivo ed era composta dal IV corpo di Soult, mentre le divisioni di Vandamme e St. Hilaire erano disposte vicino a Puntowiz; gli uomini di Legrand erano stati suddivisi in guarnigioni posizionate nei villaggi di Kobelnitz, Sokolnitz e Telnitz. Successivamente la debole estremità meridionale della linea francese sarebbe stata rinforzata dalla cavalleria di Davout proveniente da Vienna e dalle divisioni di Friant e Gudin che la seguivano. La situazione sul campo rimase la stessa fino al 1° dicembre quando a nord – est comparvero le forze del nemico. Alcune colonne russe occuparono la collina di Goldbach e nel pomeriggio i francesi poterono chiaramente vedere che le formazioni nemiche si dirigevano verso l’altopiano di Pratzen; a sera 85.400 soldati alleati erano presenti sul campo di battaglia con 278 cannoni mentre lo zar e l’imperatore d’Austria posero il loro comando nel villaggio di Krenowitz. Un’ulteriore forza di 5000 russi era in arrivo da Olmutz. Napoleone disponeva in quel momento di 66.800 uomini e 139 cannoni; il corpo di Bernadotte era arrivato ma Davout ancora no . Al Q.G. alleato si discuteva vivacemente sul piano di battaglia da adottare e lentamente la formulazione di un piano definitivo divenne sempre più difficile a causa di troppi generali che volevano dire la sua su come attaccare. L’imperatore Francesco continuava a ripetere di adottare la massima prudenza con Napoleone che riteneva imprevedibile; la stessa cosa diceva Kutuzov ma rimase inascoltato e alla fine il piano che lo zar approvò fu quello proposto dal capo di stato maggiore austriaco Weyrother che prevedeva un’azione immediata senza tentennamenti. Solo all’una del giorno seguente il piano fu spiegato ai generali che dovevano metterlo in pratica; Kutuzov restò sonnecchiante per tutto il tempo dell’esposizione , i più non osservarono nemmeno attentamente le carte e solo il generale Doctorov le studiò con accuratezza. Il piano di Weyrother prevedeva l’aggiramento del fianco destro francese attraversando il Goldbach tra i villaggi di Telnitz e Sokolnitz, piegando poi verso nord per circondare i francesi mentre tentavano di fuggire verso Brunn. La cavalleria di Kienmayer avrebbe appoggiato questo attacco nelle fasi iniziali, e una volta attraversato il Goldbach, il comandante austriaco doveva dirigersi verso ovest per interrompere la strada che univa Brunn a Vienna in modo da impedire qualsiasi arrivo di rinforzi provenienti da quella direzione. In contemporanea a questa azione un attacco secondario sarebbe stato indirizzato contro il fianco sinistro francese, lungo l’asse della strada principale tra Olmutz e Brunn che avrebbe impegnato le forze francesi dislocate in quella zona durante i fondamentali movimenti verso sud.

 
MARIO RAGIONIERI
 
Ricordo ai lettori dei miei articoli, a cui rivolgo i più sentiti ringraziamenti, le mie pubblicazioni di storia del periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie:

-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001
-- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003
-- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004
-- Salò e l'Italia nella guerra civile. Edizioni Ibiskos, 2005
-- 25 luglio 1943 - La fine inconsapevole di un regime. Edizioni Ibiskos, 2007