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Carri armati tedeschi e italiani nella II^GM - II^ Parte
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Escrito por Mario Ragionieri   

Bene lettori carissimi avrete a questo punto già letto la prima parte di questo articolo, quindi vorrei continuare il discorso intrapreso… eravamo a parlare delle divisioni corazzate nel 1939 all’epoca della campagna di Polonia.
Una campagna breve ma intensa dove per la prima volta vengono sperimentate le tecniche della guerra lampo contro un esercito, quello polacco, che sulla carta aveva molti numeri da giocare in fatto di armamento e di reparti ben equipaggiati. Il 1° settembre la Germania invade la Polonia, questa reagisce all’assalto e per giunta il 3 settembre scaduto l’ultimatum di Francia ed Inghilterra, paesi che si erano fatti garanti della integrità del territorio polacco, ha ufficialmente inizio la Seconda Guerra Mondiale. Naturalmente l’attacco tedesco era garantito dall’accordo fatto con l’URSS secondo il quale anche la Russia avrebbe invaso la Polonia da est per congiungersi con le armate tedesche. Questo avvenne, per ritardi vari dovuti ad una non perfetta preparazione bellica da parte Sovietica, il 17 settembre e si conclude con un rapido schiacciamento di ciò che restava dell’esercito polacco ormai messo in ginocchio dai tedeschi che con la tecnica nuova messa in campo riescono a spezzare letteralmente ogni tentativo di resistenza del nemico.
Le panzerdivisionen dilagano rapidamente in barba alla resistenza nemica, statica e poco mobile. In breve la Polonia è sconfitta ancor prima che i Russi le diano il colpo di grazia.

Cosa è successo in quelle settimane; cosa ha spaventato e distrutto un esercito che sulla carta era possente e preparato? I generali tedeschi hanno semplicemente messo in pratica la dottrina della guerra veloce (lampo) travolgendo i sistemi ritenuti validi dal comando polacco dei combattimenti statici e comunque basati su linee successive di difesa (non dobbiamo mai dimenticare un assioma ai tedeschi ben noto e cioè che “una linea difensiva non può essere forte in ogni suo punto”). Ad un attacco portato avanti da forze così mobili si doveva rispondere con una difesa attiva altrettanto mobile, ma questa non esisteva semplicemente perché sconosciuta ai generali polacchi che preferirono fare muro contro i tedeschi, rispondendo alla mobilità con la staticità della difesa. Fu una tragedia immane per un popolo convinto delle proprie forze. La rapidità di penetrazione delle divisioni tedesche non dava tempo di ragionare ai polacchi e tutto andò in crisi, saltò il sistema e non si riusciva a mettere a punto un piano difensivo che già era superato dagli eventi.
Francia ed Inghilterra cosa fecero? O meglio cosa non fecero. Impiegarono un sacco di tempo a dispiegare le proprie forze ben sapendo di avere di fronte sul settore ovest della Germania solo poche divisioni di seconda classe. Hitler da buon giocatore aveva previsto la lentezza dei movimenti franco - inglesi ed aveva calcolato che nel tempo che avrebbero impiegato a dispiegare le forze ed intraprendere qualsiasi azione, i tedeschi avrebbero concluso con la Polonia e avrebbero trasferito l’esercito ad ovest a rinforzare quel debole velo di forze che proteggeva la frontiera con la Francia.
Questo avvenne nonostante che la Francia e l’Inghilterra, che stava lentamente dispiegando il suo corpo di spedizione, avessero insieme una forza enorme anche in termini di aerei e di carri armati.

Ma era la testa che mancava si pensava ad una guerra del tipo di quella avvenuta nel 1914-1918 e con idee così antiquate era difficile affrontare un esercito, quello tedesco, forse numericamente inferiore ma tecnicamente molto superiore. Vorrei concludere un attimo ancora sulla Polonia, altrimenti non riesco a dare una completezza di informazione che ci servirà per capire quello che avvenne dopo. I tedeschi notarono anche un’altra cosa importante durante quella campagna e cioè la lentezza di movimento che aveva anche l’esercito russo, privo di idee ma anche di buoni generali. Notarono una massa di carri potente si ma mal guidata e che viaggiava ancora al passo della fanteria o che doveva fermarsi per attenderla visto che la Russia era carente in modo particolare di mezzi di trasporto per la fanteria tanto da doverla trasportare a bordo dei carri e non solo: i russi avevano bisogno di trasportare anche il carburante necessario per i carri in contenitori messi a bordo dei carri stessi tanto da renderli molto vulnerabili ad attacchi aerei o a tiri di cannone. Furono informazioni preziose per i generali tedeschi che videro un esercito, quello russo, grande si ma senza anima e cervello quindi non così pericoloso; da qui alcune riflessioni che diventeranno poi delle certezze pericolose per quella che fu l’interpretazione e la sottovalutazione nella campagna di Russia del 1941. La campagna Finnico/Russa dell’inverno 1939 1940 dette ancora indicazioni alla Germania circa lo stato di preparazione dell’Armata Rossa. La piccola Finlandia da sola mise in crisi il colosso russo che dovette, al costo di migliaia di morti e di mezzi perduti, impegnarsi a fondo per sconfiggere il modesto esercito Finlandese. Da qui ancora deduzioni da parte tedesca circa la vera forza della Russia che appariva sempre più un colosso dai piedi di argilla.



Torniamo alla nostra Francia ed Inghilterra impegnate in una guerra non combattuta con i tedeschi (fu chiamata the sitting war la guerra seduta); per molti un inspiegabile comportamento che sarà la causa della loro rovina. I tedeschi anche da questo comportamento trassero delle conclusioni e cioè che gli Alleati non avevano alcuna intenzione di attaccare la Germania ma semplicemente di attendere arma al piede dietro sicure fortificazioni o linee. E questo era ciò che volevano i tedeschi. Rafforzarsi sempre di più ogni giorno allargando l’esercito a disposizione anche grazie agli aiuti che la Russia in virtù del trattato firmato con la Germania inviava alle fabbriche di armamenti tedesche in termini di materie prime e combustibili.
Nel frattempo la Germania intraprese piccole campagne di conquista come quella contro la Danimarca e contro la Norvegia naturalmente vittoriose; in particolare in Norvegia c’era l’unica miniera europea di Wolframio, metallo necessario per le granate perforanti dei cannoni dei panzer.
Poi ecco il colpo di scena il 10 maggio 1940 con un esercito ormai cresciuto in modo notevole in termini di divisioni sia corazzate che di fanteria motorizzata fu deciso il colpo grosso: fare fuori la Francia e umiliare la Gran Bretagna. Le divisioni corazzate tedesche non erano molto cambiate nel maggio 40 rispetto a quelle che avevano invaso la Polonia; solo era aumentato il numero di PZ IV nell’organico divisionale e queste si erano meglio strutturate grazie alla esperienza polacca. Inoltre erano stati introdotti per ora in numero limitato i cannoni d’assalto StuG Ausf A con un pezzo da 75 mm L/24 posizionato in casamatta e su chassis del Pz III.


Abbiamo dimenticato e me ne scuso, un carro che all’epoca equipaggiava molte divisioni tedesche e cioè lo Skoda 35 (t) e il 38 (t). Infatti i tedeschi con l’acquisizione della fabbrica Skoda avevano anche mantenuto e sviluppato la produzione di carri che quella fabbrica aveva. Era un carro leggero ma buono, armato con un pezzo da 37 mm in torretta e due MG 37, dal peso di 10.5 ton.. Spesso viene poco ricordato perché non tedesco o comunque non prodotto su disegno tedesco. Esso però fornì alle divisioni tedesche almeno nei primi anni un aiuto enorme in carenza di produzione di mezzi da parte delle fabbriche tedesche. Non era certo meccanicamente all’altezza dei mezzi prodotti in Germania tanto e vero che pur prodotto in tutte le versioni possibili per tutto il periodo bellico risultò sempre un mezzo di ripiego e non primario. Ciò non toglie che alle divisioni tedesche nel 1939 e nel 1940-1941 questo carro fu necessario per riempire le carenze di carri che la produzione bellica tedesca non riusciva a colmare.

La Francia fu battuta in un mese e il corpo di spedizione britannico costretto a fuggire disastrosamente salvando solo la vita dei soldati e abbandonando quantità immense di materiale bellico in mano tedesca. Eppure anche la Francia aveva un forte esercito ed il numero dei carri a sua disposizione era alla pari con quello tedesco in più c’erano gli inglesi con mezzi mediocri si ma c’erano.


L'attacco alla Francia


Ancora una campagna all’insegna dei dettami di Clausewitz quella francese; invaderla attraverso il Belgio e l’Olanda e passando poi per le Ardenne ritenute, a torto dagli alleati, invalicabili per i carri armati. Una mossa che permise ai tedeschi di incunearsi tra le forze francesi e quelle britanniche e battere le due armate separatamente; tipica manovra Napoleonica eseguita un sacco di volte nelle battaglie e per ultimo tentata a Waterloo con successo anche se la battaglia volse poi in favore dei Prussiani e degli Inglesi ma per altre ragioni.
Furono giorni di gloria e di euforia dove il mondo intero stette alla finestra in religioso silenzio ad osservare le imprese tedesche, davvero uniche, e l’agonia della Francia schiava di idee e di strategie vecchie ed inutili. Non meno terribile la figura fatta dagli Inglesi costretti a reimbarcarsi per salvare la pura e semplice vita. Qui l’episodio di Danquerque molto discusso poi con il “ci ripenso”; infatti inspiegabilmente le panzerdivisionen tedesche si arrestarono quando potevano schiacciare gli inglesi ormai compressi sul mare lasciando terminare l’opera di distruzione all’aviazione tedesca impresa fallita miseramente. Ma fu così???? Oppure Hitler decise di non strafare con gli inglesi sparando per così dire “un colpo di fucile da caccia nel sedere“ senza fare troppo male per convincere l’Inghilterra ad una trattativa con la Germania? Io penso questa seconda ipotesi avvalorata dal fatto che la Germania (Hitler) non ha mai detto di volere la guerra con l’Inghilterra e scindendo sempre la posizione inglese da quella francese.


Il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra con una mossa più politica che militare per essere a fianco della Germania con la considerazione che la guerra avrebbe avuto un rapido epilogo per cui il rischio poteva valere la candela di spendere qualche divisione pur di sedersi al tavolo delle trattative con il vincitore cioè la Germania.
Le condizioni dell’esercito italiano non erano delle migliori anzi in alcuni settori pessime (carri armati per esempio) e Mussolini lo sapeva bene, ma visto l’andamento delle operazioni che erano vittoriose per la Germania valeva la pena rischiare anche quel poco che c’era. Dei carri italiani parleremo più avanti ma fin da ora dico che erano pessimi in tutti i sensi e che anche nel corso della guerra poco fu fatto dalle industrie belliche per migliorarli.
Con la Francia battuta la Germania venne in possesso di una quantità enorme di materiale bellico che i francesi avevano lasciato sul terreno e soprattutto acquisirono industrie belliche funzionanti ed efficienti in grado di riprendere la produzione a favore della Germania.
Il materiale era di media qualità ma permise ai tedeschi di creare nuove unità e di far crescere il proprio esercito armandolo con quanto catturato. Pensiamo che dal 1938 in poi erano caduti in mano tedesca gli arsenali della Cecoslovacchia, della Polonia, della Danimarca, della Norvegia, del Belgio, dell’Olanda e della Francia più tutto quello che gli inglesi avevano abbandonato; quantità davvero notevoli in grado di far crescere un esercito, quello tedesco, che ancora non riceveva sufficienti rifornimenti in termini di carri armati per esempio dalla propria industria per aumentare le proprie divisioni.
Con il 1940 e l’ingresso dell’Italia in guerra si aprono nuovi fronti; la guerra non è breve come ha pensato Mussolini, la Gran Bretagna resiste e mette in campo l’esercito delle colonie per cui i combattimenti per l’Italia avvengono in territorio Africano specialmente a nord in Libia dove immediata si manifesta la inadeguatezza del nostro esercito ad affrontare gli inglesi che, anche se inferiori numericamente, possono contare su ufficiali più preparati e materiale migliore di quello italiano. Dobbiamo per completezza di informazione aggiungere anche che larghi strati dell’esercito italiano erano contrari alla guerra consci anche dell’inferiorità dei mezzi di cui disponevano e pertanto nel 1940 e in parte nel 1941 gli insuccessi si moltiplicarono come si moltiplicarono le diserzioni e i fenomeni di scarsa voglia di combattere. Inoltre in quelle condizioni l’Italia intraprese, in una campagna invernale, l’aggressione alla Grecia paese se non altro governato da un regime fascista. La guerra in Grecia aprì le porte, come temeva Hitler, all’ingresso attraverso quel paese di un grosso corpo di spedizione britannico in Europa meridionale; inoltre le figuracce italiane mettevano in cattiva luce i successi tedeschi e le relazioni diplomatiche con paesi che avevano aderito all’Asse o che stavano per farlo (leggi Spagna per esempio). Teniamo conto che da gennaio 1941 la Germania stava preparando una nuova campagna militare e questa volta si pensava in grande; la direttiva segreta (n°21) prevedeva un attacco a sorpresa all’alleato ed amico paese sovietico in modo da mettere quel paese in ginocchio con una guerra lampo da svolgersi nel periodo tardo primaverile ed estivo così da sfruttare le migliori condizioni atmosferiche senza intaccare l’autunno piovoso e l’inverno terribile.
Per fare questo occorreva mettere insieme un esercito grosso, ben equipaggiato e fortemente motivato. Ma per motivi politici occorreva anche tirare fuori l’Italia dai pantani o meglio come testualmente detto da Hitler (dalla merda) in cui si era messa specialmente in Grecia e questo non solo per motivi politici internazionali ma e sopratutto per quell’antica reverenza che da sempre Hitler aveva mostrato per Mussolini il creatore del fascismo e suo personale mito.
Dunque mentre è in allestimento ed in ammassamento un esercito mastodontico sui confini dell’URSS, la Germania invia un corpo di spedizione in Libia al comando di Rommel (DAK) composto inizialmente da due divisioni blindate ed una leggera e da alcuni reparti di fanteria.
Queste unità dovevano aiutare gli Italiani a capovolgere le sorti dei combattimenti e scacciare gli inglesi prima dalla Libia per poi tentare di attaccarli in Egitto. Rommel agiva in modo spregiudicato ma molto avvincente e gli inglesi ne rimasero sorpresi prima e intimoriti poi (lo chiamarono la Volpe del deserto). La tecnica di combattimento che veniva ora impostata era del tutto diversa da quella usata dagli italiani ed era efficace, per questo preoccupava molto gli Inglesi. Il DAK era equipaggiato con carri PZ II PZIII e PZ IV più un buon numero di autoblindo e cannoni da 88/56 anticarro e antiaerei.
Siamo nel 1941 e il peso tedesco si sente subito in Africa ma si sente anche in un altro paese.
La decisione tedesca di aiutare Mussolini riguardava anche la Grecia e dunque approfittando della situazione creatasi in Jugoslavia con il colpo di stato, i tedeschi penetrarono in quel paese usando parte delle truppe già inviate sulla frontiera russa; naturalmente anche gli italiani parteciparono alla campagna jugoslava che fu cruenta e breve. L’esercito Jugoslavo cedette sotto la pressione tedesca e si arrese lasciando ingenti quantitativi di armi e materiali in mano ai tedeschi e agli italiani. Da qui i tedeschi passando attraverso la Bulgaria attaccarono la Grecia e in breve capovolsero le sorti della guerra costringendo i greci alla resa e alla fuga il corpo di spedizione britannico non senza averlo pesantemente decurtato di uomini e materiali che non riuscirono a lasciare il paese. La guerra si allargava inesorabilmente ed altri materiali bellici catturati venivano ad incrementare l’esercito tedesco permettendo certo l’allestimento di nuove unità ma costringendoli a lasciare sempre più unità a presidiare i paesi occupati. La Jugoslavia battuta si ma non vinta iniziò una dura lotta partigiana contro gli occupanti, tanto dura da immobilizzare intere divisioni italiane e tedesche in quel territorio a tutto scapito delle unità che dovevano invece essere sul confine russo in vista dell’inizio di Barbarossa nome in codice dell’attacco alla Russia. Le operazioni dovevano iniziare in maggio ma l’intervento in Grecia e in Jugoslavia avevano costretto l’alto comando tedesco a modificare i piani rinviando la data di inizio ostilità che diventava ora il 22 giugno 1941 (data fatale perché la Germania era già in ritardo di un mese con l’inizio della campagna).

Come erano le divisioni corazzate che si apprestavano ad iniziare la campagna di Russia? Erano ancora le stesse in termini di organico del 1939 o avevano subito modifiche?
In effetti una modifica importante c’era stata e cioè era stato ridotto il numero dei carri di ciascuna divisione per formarne altre nuove (in tutto ora erano 19 rispetto alle 10 con cui avevano intrapreso la campagna di Francia ) appoggiate da 15 divisioni motorizzate.
Dai 300 circa del 1939 si passava ora ai circa 170-210 su due battaglioni uno di carri leggeri ed uno di carri medi. Non era scomparso il PZ I anche se la tendenza era quella di lasciarlo in forza alle unità di occupazione dei vari paesi dominati dalla Germania, si era ridotto il numero di PZ II anche se era presente in tutte le unità blindate. Era cresciuto il numero di PZ III e di PZ IV che in pratica costituivano il fiore all’occhiello delle divisioni inoltre erano stati costruiti e consegnati circa 320 Sturmgeschutz Ausf B (cannoni d’assalto) del peso di 20,2 ton e anche nella versione Ausf D (50 carri) assegnati alle divisioni sotto forma di reparti (Abteilungen) essi avevano un pezzo da 75 mm L/24. Questi carri vennero usati spesso come cacciatori di carri nemici specialmente nelle versioni successive. Quello che poteva sembrare un indebolimento delle divisioni era in realtà (ma non del tutto) compensato da una migliore qualità e potenza dei carri in organico.
In pratica dunque Barbarossa iniziò con la seguente dotazione nelle unità blindate:1156 superatissimi Pz I e Pz II, 772 PZ 38 (t) di poco migliori dei precedenti, 1404 Pz III e Pz IV. Un aspetto piuttosto sconcertante era la scarsa motorizzazione dell’esercito tedesco: il complesso delle forze di terra destinato a Barbarossa disponeva di ben 625.000 cavalli mentre una elevata percentuale dei 600.000 autoveicoli era costituita da mezzi requisiti nei paesi occupati, con deficienti scorte di pezzi di ricambio.


PZ III


Quando i tedeschi invasero la Russia (ci soffermeremo molto sulla campagna di Russia, perché è proprio in questo scontro militare che i carri subiranno degli sviluppi rapidi ed innovativi) la massa dei carri sovietici era costituita da carri leggeri e medio leggeri armati al massimo con pezzi da 45 mm. I tipi erano i BT, T 26, T40, per certi aspetti superiori ai Pz I e II ma piuttosto svantaggiati rispetto ai Pz III e Pz IV. Ma i tedeschi non disponevano di una grande quantità di questi carri e gli spettacolari risultati ottenuti dai tedeschi contro i mezzi sovietici erano dovuti più che altro all’efficienza dei reparti controcarro incorporati nelle divisioni corazzate nonché al superiore addestramento ed esperienza bellica dei reparti tedeschi.


Il carro BT


Ma già dopo i primi giorni apparvero in combattimento carri sovietici nuovi e sconosciuti: il KV 1 e 2 e il T 34; questi carri costituirono la prima di una serie di sgradevoli sorprese che patirono i tedeschi. Infatti contro di essi i cannoni da 37 e quelli da 50 mm in dotazione alla massa dei carri tedeschi e dei reparti controcarro risultavano inefficaci a penetrare la pesante corazza dei nuovi arri sovietici. Il KV era prodotto in due versioni : il KV 1 armato con un pezzo da 76,2 mm e del peso di 48 tonnellate e il KV 2 dotato di un obice da 152 mm in torretta appositamente studiata e pesante 52 ton.

L’altro nuovo carro era il T34 armato con un cannone da 76,2 L/30,5 e poi L/ 41,2 del peso complessivo di 28 ton. La corazza fortemente inclinata permetteva di schivare il 60% delle granate controcarro tedesche ed era una netta innovazione rispetto alle forme squadrate con angoli vivi (trappole per granate) dei carri tedeschi. Inoltre i cingoli larghi 48 centimetri davano al carro la possibilità di operare su qualsiasi terreno compreso quello coperto di fango e di neve. La domanda nasce immediata perché i tedeschi erano all’oscuro dell’esistenza di questi carri? La risposta è molto semplice. Benché ancora nella primavera del 1941 tra russi e tedeschi ci fosse uno scambio di missioni militari, i sovietici mantennero uno stretto segreto sui KV e sui T 34 questo a causa di un banale episodio: un gruppo di ufficiali russi in visita alle fabbriche di carri tedesche qualche mese prima dell’invasione, vedendo il PZ IV non volle credere che quello fosse il carro più potente in produzione per l’esercito germanico. I russi insistettero nel dire che venivano loro nascoste le nuove costruzioni, mentre Hitler aveva loro promesso che le avrebbero vedute. In realtà i tedeschi non avevano niente altro da mostrare ed erano effettivamente in buona fede, dal canto loro gli ufficiali sovietici si guardarono bene dall’accennare all’esistenza dei loro nuovi modelli.


Il carro KV2


La presenza di questi carri al fronte fu per i tedeschi un vero campanello d’allarme perché si resero conto della necessità di avere un armamento controcarro con pezzi di calibro non inferiore ai 75 mm e soprattutto che era necessario mettere in campo un carro più potente del Pz IV; ma un carro nuovo non si improvvisa e come vedremo passerà del tempo prima di vederlo in azione. Fu decisa subito una cosa e cioè di mettere sui Pz IV al posto del cannone da 75mm L/24 (corto) un cannone dello stesso calibro ma L/43 cioè di una lunghezza doppia e questo avrebbe riequilibrato la differenza con il T 34 almeno dal punto di vista armamento.


PZ IV Ausf F2


Intanto la produzione del PZ IV era continuata a ritmo sempre più serrato; la versione Ausf E prodotta dal settembre 1940 all’aprile 1941 vide un aumento di peso 21 ton e una produzione di 223 mezzi per passare poi all’Ausf F con 462 carri prodotti dall’aprile 1941 al marzo 1942 del peso di 22,3 ton. e armamento invariato rispetto ai precedenti. Con la versione Ausf F2 prodotta dal marzo 1942 a luglio dello stesso anno si hanno le prime grosse modifiche al peso che diventa di 23 ton e all’armamento con il cannone da 75 mm L/43. Ne vennero fabbricati 175.


PZ IV Ausf G


Seguì poi la versione Ausf G prodotta dal maggio 1942 al giugno 1943 con 1687 carri e un peso da 23,5 ton. Questo carro montava il pezzo definitivo da 75 mm L/48 ma non fu ancora lo stadio finale di sviluppo.
Seguirono infatti la versione Ausf H prodotto dall’aprile 1943 al luglio 1944 in 3774 esemplari con un peso di 25 ton. e ancora nella versione Ausf J con 1758 carri prodotti tra il giugno 1944 e il marzo 1945 con piccole differenze stilistiche dalla precedente versione.

L’attacco alla Russia era stato studiato in modo che i gruppi di armata fossero tre con tre direttrici ben definite. Il gruppo di armate nord comandato da Von Leeb doveva puntare su Leningrado e insieme agli alleati Finlandesi assalire la città per farla capitolare. Il gruppo armate centro comandato da von Bock (quello più potentemente armato) doveva puntare su Mosca. Il gruppo armate sud comandato da Von Rundsted doveva insieme alle armate rumene puntare su Kiev.
Le operazioni andarono piuttosto bene nonostante la vastità del territorio e la quantità di truppe russe incontrate di molto superiore alle previsioni fatte dall’alto comando. Usando la tecnica ormai sperimentata della blitzkrieg con le due tenaglie che si congiungevano alle spalle degli obiettivi caddero Minsk, Smolensk; poi l’attacco ebbe un momento di pausa per raccogliere le forze in vista dell’ultimo balzo cioè Mosca. Qui iniziarono le discussioni tra chi voleva andare a Mosca come Von Book e Guderian e chi invece come lo stesso Hitler voleva invece lasciare indietro l’attacco su Mosca per dirigersi decisamente su Leningrado e Kiev (l’Ucraina era un serbatoio immenso di materie prime di cui la Germania aveva forte necessità per alimentare l’industria bellica e alimentare l’esercito). Tra mille discussioni prevalse la tesi di Hitler che apostrofò i suoi generali affermando che “non capivano niente di economia”, e decise per la conquista di Kiev e di Leningrado abbandonando momentaneamente Mosca come obiettivo primario.
Fu un errore gravissimo che, anche le giustificazioni addotte se da ritenersi in parte valide, non potranno mai cancellare. Kiev fu un’altra grande vittoria; il 15 settembre le avanguardie di Kleist e di Guderian si congiunsero a Lochvitza 250 Km. ad est di Kiev che cadde quattro giorni dopo. La 5° e la 37° armata sovietica rimasero intrappolate e lasciarono nelle mani tedesche un bottino incredibile: 665.000 prigionieri, 1855 carri armati e 3718 cannoni.


Fu una vittoria di enorme portata ma si era giunti ormai alla fine di settembre e le previsioni metereologiche non promettevano nulla di buono.
L’azione a Nord invece non andò altrettanto bene. Già il 5 settembre le truppe di Von Leeb erano giunte in vista di Leningrado e le divisioni corazzate erano pronte per l’ultimo balzo ma improvviso l’ordine di Hitler giunse a fermare l’operazione. L’ordine fu determinato dalla decisione tardiva purtroppo di spostare di nuovo le armate verso l’obiettivo Mosca. Si decise di accerchiare la città di Leningrado per farla cadere per effetto di un assedio fatto con artiglierie pesanti e bombardamenti aerei. La prima fase della campagna di Russia si chiuse a fine settembre e il bilancio risultava pesantissimo per i sovietici; in particolare per i mezzi corazzati sovietici era stata una vera catastrofe con almeno 17.000 carri distrutti o catturati. Dunque il bilancio per le truppe corazzate tedesche era senza dubbio positivo; tuttavia l’avanzata e i combattimenti a ritmo sostenuto condotti in un ambiente che mutava continuamente con il cadere delle piogge, con strade polverose che danneggiavano i motori e le trasmissioni, avevano logorato notevolmente le unità corazzate senza la possibilità di rimpiazzare le perdite. Durante questi primi tre mesi le unità al fronte avevano ricevuto solamente 70 Pz III, 15 Pz IV, un centinaio di Pz 38 (t) e 300 motori di ricambio per Pz III.
In settembre i carri utilizzabili erano 1586 vale a dire il 47% della forza disponibile all’inizio della campagna e le dotazioni dei 4 panzergruppen erano molto al di sotto dell’organico normale: il 1° PzG aveva il 53% della forza, il 2° PzG il 25%, il 3° PzG il 41% e infine il 4° PzG il 70%. Ma se si scendeva a livello di divisione per esempio la 3° divisione corazzata al termine della battaglia di Kiev aveva efficienti 10 carri di cui sei erano Pz II.


In Africa, altro settore importante per l’impiego dei carri, abbiamo interessanti operazioni che vengono svolte di conserva tra le divisioni tedesche e quelle italiane per la riconquista di Tobruk; in particolare si distinguono la 15° divisione corazzata tedesca con la 21° e la 90° leggera e le italiane Ariete corazzata e la motorizzata Trieste che aveva comunque in dotazione un reparto di carri. (siamo nel maggio 1942) e parleremo nella prox puntata di El Alamein.

Continueremo nel prox capitolo sulla battaglia per la conquista di Mosca e su quelle che furono le conseguenze della battaglia perduta dai tedeschi.

MARIO RAGIONIERI

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Ricordo ai lettori le mie pubblicazioni di storia del periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie:

-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001

-- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003

-- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004

-- Salò e l'Italia nella guerra civile. Ed.Ibiskos, 2005