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Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 19^p
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Scritto da Mario Ragionieri   
 
 
 
ASPERN - ESSLING
Mentre Carlo si ritirava verso le montagne della Boemia, Napoleone fu costretto ad affrontare la necessità di dare una nuova impostazione alla sua strategia. Due erano le alternative che si presentavano: la Grande Armè poteva essere lanciata all’inseguimento dell’arciduca nella speranza di costringerlo ad una impegnativa battaglia in Boemia, oppure avanzare lungo il corso del Danubio in direzione di Vienna. Nel suo complesso questa seconda possibilità sembrava offrire risultati immediati anche se meno concreti. Marciare sulla capitale austriaca avrebbe potuto portare a trattative di pace e nello stesso tempo si poteva sperare che questa mossa avrebbe potuto disimpegnare il fronte italiano dove Eugenio stava subendo l’iniziativa dell’arciduca Giovanni. Napoleone poteva sperare di indurre Carlo e Giovanni ad organizzare con le loro armate una estrema difesa di Vienna anche se era meglio tenere i due arciduchi divisi per batterli separatamente. . Dopo una attenta riflessione Napoleone decise di marciare su Vienna anche se questo significava abbandonare ogni pressione contro l’esercito nemico. Mentre Davout attraversava il Danubio con il III corpo, formato da truppe esperte e agguerrite, per mantenersi a contatto con la principale armata austriaca e ritardarne la riorganizzazione, il resto dell’esercito si sarebbe posto in marcia lungo la sponda destra del fiume.
Solo Bernadotte stava marciando su Dresda con il suo corpo di sassoni per raggiungere il grosso dell’armata ma anche la Guardia imperiale era in arrivo dalla Spagna attraverso Strasburgo. Precedendo il grosso dell’esercito di Napoleone il corpo del generale Hiller si ritirò cercando con una serie di azioni di retroguardia di ritardare l’avanzata francese e guadagnare tempo per organizzare la difesa di Vienna. Il primo combattimento si svolse a Wels il 2 maggio, ma il successivo per il possesso di Ebersberg il giorno 3 si rivelò un affare serio. Hiller riuscì a radunare 40.000 uomini nei pressi della città e procedette all’occupazione del ponte. Ignorando che Lannes era riuscito ad attraversare il fiume Traun più a nord e stava marciando per prendere Hiller alle spalle , Massena lanciò un attacco frontale su vasta scala che costò molte perdite. Una vittoria tutt’altro che necessaria era costata 3000 uomini e Napoleone si arrabbiò moltissimo per queste inutili perdite di vite umane , ma Massena sostenne che se egli non avesse preso il nemico frontalmente Hiller si sarebbe messo al sicuro sulla sponda settentrionale del Danubio attraversando il fiume a Mauthausen Ma Hiller al momento opportuno riuscì a sfuggire sull’altra riva attraversando il fiume prima di riprendere la ritirata per Vienna. L’inseguimento di Hiller lungo il corso del Danubio subì notevoli ritardi a causa dei numerosi corsi d’acqua che attraversavano la sua linea di marcia quando Massena aveva mille ragioni per correre veloce su Vienna. L’ultimo giorno di aprile infatti era giunta notizia della sconfitta di Eugenio il Italia a Sacile e pertanto se si voleva alleggerire la pressione su quel fronte, la minaccia su Vienna doveva immediatamente essere messa in atto. Fortunatamente l’alto comando austriaco aveva già preso sul serio questa possibilità; Carlo dette presto inizio ad una marcia dietro le montagne boeme nel tentativo di interporre la sua armata tra le forze francesi e la capitale ma le colonne di Napoleone riuscirono a distanziare giorno dopo giorno il nemico nonostante gli ostacoli incontrati sulla propria direttrice di marcia e finalmente il giorno 10 i francesi riuscirono ad arrivare a distanza di tiro da Vienna. Tre giorni dopo sotto la minaccia di un bombardamento, la capitale austriaca aprì le sue porte ma solo quando la guarnigione si fu ritirata sulla sponda settentrionale del fiume, e ebbe fatto saltare i quattro ponti e occupato il sobborgo di Florisdorf in forze sufficienti per impedire la riparazione dei ponte stessi. Poco tempo dopo l’armata di Carlo che nel frattempo si era riunita ai corpi d’armata di Hiller, arrivò nei dintorni di Vienna portando le forze austriache a 115.000 uomini mentre i francesi erano soltanto 82.000 che costituivano tutta la truppa che Napoleone riuscì a riunire nelle vicinanze della capitale austriaca; altri 38.000 uomini erano ancora indietro sul fiume Traun per controllare i 25.000 austriaci trincerati sulla riva nord del Danubio nei pressi di Linz. Essi dovevano anche proteggere le linee di comunicazione con la Francia e i centri di operazione stabiliti per fare fronte alle rivolte locali che divenivano ogni giorno di più un pericolo crescente. Davout era impegnato con i suoi 35.000 uomini in compiti del tutto simili sul fiume Traisen a circa 65 chilometri da Vienna. Molto più lontano c’era il VII corpo di Lefebvre con 22.000 uomini a sua volta impegnato a controllare gli uomini dell’arciduca Giovanni mentre i restanti 30.000 austriaci di Giovanni essi erano fronteggiati da 57.000 uomini dell’Armata d’Italia di Eugenio attestati in Carinzia. Uno sguardo alla cartina ci permette di capire come fossero sparse le forze francesi. Questa la situazione il 17 di maggio; Napoleone sapeva che l’unico modo di uscire da questa situazione di stallo era di attaccare e distruggere l’armata di Carlo prima che ricevesse il rinforzo delle truppe di Giovanni ma tra lui e Carlo scorreva il Danubio gonfio per le piogge primaverili. L’inattività di Carlo dimostra che prima di rischiare la battaglia preferì attendere lo sviluppo degli eventi sperando che il fratello Giovanni dopo essere passato per il Tarvisio e Graz, apparisse prima ancora che Napoleone avesse avuto la possibilità di raggiungere la riva sinistra e mettersi in posizione d’attacco. Napoleone era veramente in una situazione difficile: aveva conquistato Vienna ma tale conquista non aveva indotto Francesco alle trattative e nemmeno gli aveva dato la possibilità di raggiungere facilmente l’esercito nemico. Napoleone doveva per forza stabilire una testa di ponte sulla riva settentrionale ma se tutte le sue truppe si fossero trasferite sull’altra sponda, gli austriaci avrebbero avuto la possibilità di muovere su Krems e di la passare sulla riva destra sguarnita e tagliare i rifornimenti a Napoleone e portarsi nello stesso tempo alle spalle dei francesi e più vicini alle forze dell’arciduca Giovanni. Una parte dell’armata di Carlo dette in effetti una dimostrazione di forza verso Linz anche se venne respinta da Bernadotte il 17 maggio . Comunque sia l’azione che l’immobilità erano piene di pericoli per i francesi e Napoleone dovette adottare una soluzione di compromesso; per prevenire la possibilità di un riattraversamento austriaco, larghi distaccamenti furono lasciati a presidiare la linea lungo i fiume, mentre il resto dell’armata doveva assicurarsi in tempi brevi una testa di ponte al di la del Danubio. L’ultima parte di questo piano conteneva molti pericoli che Napoleone non aveva considerato all’inizio. Nella sua ansia di scontrarsi con Carlo egli ignorò gli avvertimenti ricevuti da diverse fonti a proposito di un tentativo del genere se compiuto in fretta e senza la necessaria preparazione. Gli esperti gli fecero presente che il nemico si trovava a monte e pertanto nella possibilità di inviare sul filo della corrente brulotti o tronchi galleggianti che avrebbero potuto distruggere i ponti preparati dai francesi , ma lo avvertirono anche delle improvvise piene alle quali il fiume era sottoposto nella tarda primavera , piene che avrebbero potuto trascinare via i fragili ponti di barche ; Napoleone doveva imparare presto questa amara lezione. Il primo problema che si trovò ad affrontare fu la scelta del luogo più adatto all’attraversamento del fiume; il generale Bertrand comandante del genio riferì il giorno 13 che non vedeva alcuna possibilità di riparare i ponti di Vienna fino a quando il nemico teneva il sobborgo di Florisdorf e che quindi era indispensabile cercare altrove. Dopo una serie di estese ricognizioni furono presi in considerazione tre luoghi dove sarebbe stato possibile gettare dei ponti. Il terzo luogo preso in considerazione dopo aver escluso gli altri due si trovava vicino a Kaiser – Ebersdorf distante circa sei chilometri da Vienna.
Qui il fiume era più ampio ma la corrente più calma e l’acqua meno profonda; inoltre, l’isola di Lobau posta a meno di cento metri dalla sponda settentrionale costituiva uno schermo idoneo a proteggere dal tiro dell’artiglieria la messa in opera delle sezioni del ponte avanzanti dalla riva meridionale , senza contare che poteva essere utilizzata come ottimo posto d’osservazione. Il ponte principale doveva passare sull’isola di Lobau mentre il secondo sarebbe stato costruito a Nussdorf per distrarre l’attenzione del nemico. I lavori ebbero presto inizio. Ma fin dall’inizio niente andò per il verso giusto. Gli sforzi di Lannes per costruire il ponte di Nussdorf furono presto abbandonati e per il ponte di Lobau il generale Bertrand decise per ragioni di economia e rapidità di eliminare la protezione delle palizzate e delle flottiglie fluviali. I francesi non pensavano che gli austriaci avrebbero avuto la possibilità di opporsi in forse al passaggio del fiume in quanto credevano che Carlo fosse ancora nelle vicinanze di Brunn e pertanto Napoleone permise che si trascurasse la protezione di questo ponte di così vitale importanza. Il 16 maggio Carlo era già a pochi chilometri dal fiume e stava prendendo le misure opportune per assicurare alle sue forze il dominio di quel tratto di terreno conosciuto come Marchfeld che si estende tra il Danubio ed il vicino altopiano : in quella zona ci sono molti piccoli villaggi ed uno di questi si chiama Wagram. Tra i due crinali si estende una pianura praticamente ininterrotta punteggiata di villaggi e di paesi tra i quali i più importanti sono Aspern, Essling e Gross- Enzersdorf situati di fronte all’isola di Lobau .
Per assicurarsi il controllo di questa area l’armata di Carlo aveva occupato nel pomeriggio del giorno 20 una serie di postazioni creando un lungo cordone di pattuglie di cavalleria comandate dal generale Klenau e forti avamposti di fanteria erano dislocati in alcuni villaggi che costeggiavano il Danubio. Dietro a questa linea di sicurezza , il grosso dei corpi austriaci era disposto lungo il bordo settentrionale del Marchfeld tra il Danubio e Wagram mentre il Q.G. era situato temporaneamente nel villaggio di Sering. Si trattava di uno schieramento potente e ben concepito che consentiva l’impiego di una difesa mobile, ma l’Arciduca Carlo non si era ancora ripreso dalle sconfitte di aprile e nel proclama indirizzato alle truppe il 19 maggio parlava più di contenere l’armata di Napoleone che di distruggerla, mettendo in evidenza che la sua mente era interamente occupata da considerazioni difensive.
Egli non fece alcun tentativo di rafforzare ancor di più il suo schieramento richiamando le grosse formazioni che si trovavano fuori mano ma lasciò ad ovest il III corpo di Kollowrath e inviò alcune unità nelle retrovie. In quel momento Berthier stava compilando una dettagliata tabella per l’attraversamento del fiume in conformità della quale la divisione del generale Molitor doveva aprire la strada portandosi con delle imbarcazioni, nella notte tra il 18 e il 19 maggio , sull’isola di Lobau con il compito di coprire gli zappatori addetti alla costruzione del ponte. Le barche dovevano essere messe in opera all’alba del 20 quando le restanti tre divisioni del IV corpo e le due divisioni di riserva di cavalleria dovevano portarsi sull’isola e da qui per mezzo di un secondo ponte, sulla riva settentrionale. A queste forze sarebbero seguite quelle del II corpo mentre parte del III corpo di Davout avrebbero costituito se necessario la retroguardia. Per creare un diversivo si doveva effettuare un attacco presso Nussdorf, dall’altra parte di Vienna. Questo era il piano di operazioni nelle sue linee generali, un piano affrettato e mal predisposto, basato su false supposizioni e grossi errori di valutazione relativi sia alle caratteristiche del Danubio che alla localizzazione e all’operatività dell’armata nemica. I genieri francesi si misero al lavoro; gettare un ponte di 800 metri per collegare la sponda destra all’isola di Lobau richiese sessantotto barche da ponte e nove chiatte. I lavori erano ancora nelle fasi iniziali quando al mattino del 18 Molitor si portò Lobgrund, una piccola isola vicina a Lobau e ne cacciò la piccola guarnigione austriaca; quindi con il favore della notte dette inizio alla vera e propria costruzione del ponte che continuò durante il giorno e la notte successiva. Il 19 maggio il generale Molitor completò la conquista dell’isola di Lobau e mise in postazione sei cannoni per proteggere l’accesso a Muhlau il cui saliente era stato provvisoriamente scelto per l’attraversamento finale. A mezzogiorno del 20 le due sezioni del ponte furono riunite e sia il IV corpo che la cavalleria cominciarono a riversarsi su Lobau . Napoleone in persona ispezionò la posizione avanzata e confermò il saliente di Muhlau come il luogo adatto per gettare il secondo ponte. Alle sei di sera questa sezione di circa 115 metri, gettata su 15 pontoni e tre strutture fisse, fu completata e tutto fu pronto per il passaggio delle truppe. I primi ad attraversare il fiume furono gli uomini del corpo di Massena che una volta passati sulla riva sinistra si spinsero subito in avanti occupando Aspern e Essling praticamente indifese. Le cose non andarono così lisce con la retroguardia perché un grosso relitto sopraggiunto sul filo della corrente aveva provocato sul ponte principale la prima di una serie di falle e questo danno impedì per quella notte il passaggio di altre truppe su Lobau. Napoleone non aveva motivi per aspettarsi una grossa battaglia sulla riva sinistra; la numerosa cavalleria leggera messa in testa alla lista delle priorità nell’attraversamento del fiume sta ad indicare che egli credeva ancora di dover andare in cerca dell’armata di Carlo. Alle quattro del pomeriggio del giorno 21 l’imperatore tenne una riunione dei suoi marescialli per discutere la situazione; i drappelli di cavalleria di Bessieres inviati in ricognizione, non scoprirono la presenza dell’armata nemica malgrado essa fosse così vicina alla testa di ponte e da questo risulta evidente che la cavalleria di ricognizione francese non si mostrò in questa particolare occasione, molto degna di fiducia. In mancanza di rapporti che accennassero alla presenza nemica, Lannes era dell’opinioni che l’armata avrebbe incontrato il giorno 21 8000 austriaci al massimo; solo il cauto duca di Rivoli ventilò l’ipotesi che il nemico poteva già trovarsi in forze nelle vicinanze , ma tutti i pareri furono contro di lui.
L’arciduca Carlo si trovava già a distanza di tiro dalla testa di ponte francese , come Napoleone avrebbe dovuto sapere se il suo servizio di informazioni e i suoi reparti esplorativi fossero stati all’altezza del loro compito. Carlo sapeva che i francesi avevano riparato il loro ponte che veniva adesso attraversato da un continuo flusso di truppe era chiaro quindi che non si trattava di un bluff. In base a questi dati alle dieci del giorno 21 , Carlo ordinò alla fanteria di tenersi pronta per un attacco da effettuarsi su 5 colonne lungo un fronte di 10 chilometri ; tre corpi dovevano attaccare Aspern e il IV corpo diviso su due colonne doveva attaccare Essling, mentre la cavalleria avrebbe fatto da collegamento tra le due ali. I movimenti avrebbero avuto inizio a mezzanotte; l’obiettivo era piuttosto che la distruzione dei francesi, respingerli sull’isola di Lobau. Nessun cenno del pericolo incombente giunse agli avamposti francesi; anche Massena si trastullò in questa calma e non pensò di ordinare la costruzione di fortificazioni sia ad Aspern che a Essling. Verso mezzogiorno tre divisioni francesi di fanteria e due di cavalleria si trovavano nell’area della testa di ponte : le prime due ( Molitor e Legrand) a presidio di Aspern e dei suoi dintorni; la terza di Boudet posta per quel giorno sotto il comando del maresciallo Lannes fu incaricata della difesa di Essling , mentre il settore di congiunzione fu occupato dalla cavalleria di Bessieres . Ad ogni modo Napoleone era sempre più preoccupato per il ponte che univa Lobau alla sponda sud la cui funzione era di vitale importanza. Non soltanto il Danubio era cresciuto di quasi un metro nella notte, ma una serie di brulotti incendiari e tronchi d’albero continuava a sbattere contro i vulnerabili pontoni. Poco dopo mezzogiorno si aprì una seconda falla e il flusso delle truppe fu nuovamente interrotto.
Era passata da poco l’una di notte quando le unità di testa del I corpo austriaco respinsero gli avamposti di Molitor indietro verso Aspern; i francesi erano stati colti di sorpresa. Per fortuna Molitor si rivelò all’altezza della situazione e a costo di grandi sacrifici riuscì a respingere il primo attacco austriaco guadagnando tempo per riunire i suoi quattro reggimenti all’interno della città.
Per tutto il pomeriggio furono affrontati ripetuti attacchi nemici ma alle 5 pomeridiane i tre corpi austriaci erano schierati in semicerchio attorno ad Aspern e l’arciduca Carlo ordinò l’attacco generale . Molitor fu sottoposto ad una pressione troppo forte per poter mantenere le sue posizioni ; l’attacco condotto da un numero soverchiante di nemici e condotto da tre direzioni diverse fece si che nelle ore che seguirono Aspern cambiò di mano non meno di sei volte. Molitor rifiutò di accettare la sconfitta e resistette con accanimento sino a quando i ponti non furono riparati e ricevette il rinforzo del generale Legrand e poi di St. Cyr.

 
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-- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003
-- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004
-- Salò e l'Italia nella guerra civile. Edizioni Ibiskos, 2005
-- 25 luglio 1943 - La fine inconsapevole di un regime. Edizioni Ibiskos, 2007
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