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Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 12^p
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Scritto da Mario Ragionieri   

 

 

 

Le forze prussiane non erano ancora riunite e nemmeno pronte per una azione a breve termine quando Brunswick riunì il primo consiglio di guerra per decidere il piano da adottare nella imminente campagna.

Erano in ponte tre alternative e quella cha appariva più sensata prevedeva di aspettare l’arrivo dell’aiuto russo da est dove si stavano radunando su fiume Bug 50.000 uomini. Questa soluzione però era osteggiata da coloro che ricordavano bene il pessimo comportamento delle truppe russe durante le campagne precedenti poiché, provocavano gravi devastazioni ovunque si trovavano fosse territorio amico o nemico. Se Napoleone avesse attaccato per primo era possibile per i prussiani cedere terreno per guadagnare tempo con una serie di brevi combattimenti che avrebbero rallentato l’avanzata francese nella Selva della Turingia , lungo il fiume Elba e perfino lungo l’Oder fino a che Bennigsen non fosse arrivato a dare man forte.

L’unico che propose di adottare questo piano era Scharnhorst ma tutti si opposero a questa soluzione in quanto era impensabile per gli eredi di Federico il Grande attuare un piano che prevedeva fin dall’inizio di ritirarsi di fronte al nemico. Un piano più audace era quello nel quale le armate prussiane avrebbero dovuto concentrarsi intorno ad Erfurt o Hof, a nord della Selva della Turingia schierandosi in modo da rendere possibile l’accerchiamento della Grande Armè. Questo piano secondo alcuni aveva troppo il sapore della difensiva e pertanto non fu mai preso in seria considerazione in quei giorni di settembre. La terza soluzione appariva interessante perché prevedeva che la massa dell’esercito avrebbe attraversato Erfurt diretta a Wurzburg e di li a Stoccarda nella speranza di sorprendere l’armata francese sparsa nei vari accantonamenti e magari di riuscire a minacciare le linee di comunicazione con la Francia. Questo piano fu proposto a Brunswick durante il primo consiglio di guerra ma egli non era pronto ad affrontare le opinioni di Hohenlohe che proponeva una azione più ad est in direzione di Bamberga.

 

Il piano sopra indicato fu seguito da uno ancora più pericoloso presentato dall’incompetente Massenbach che proponeva una specie di parata militare senza alcuno scopo definito eseguita dall’armata salesiana attraverso Hof in direzione Danubio per tornare poi nella Sassonia.

La discussione si fece lunga ed inconcludente tanto che Federico Guglielmo ordinò che si adottassero le soluzioni proposte da Brunswick e Hohenlohe. Questa soluzione di compromesso non piacque a nessuno ma gli ordini iniziali erano stati già emanati quando il 27 la giunta si decise a seguire il piano di Brunswick. La confusione regnava assoluta e dannosa quando la macchina bellica prussiana iniziò a mettersi in moto con un piano comunque non messo a punto. Così mentre la manovra verso Erfurt aveva inizio, Brunswick ebbe notizia che la Grande Armè era in movimento e convocò di nuovo tutti per riprendere in esame i piani appena stesi. Un capitano fu inviato in avanscoperta il 5 ottobre per capire l’andamento delle linee di comunicazione francesi.

tre giorni dopo, al suo ritorno, portò la notizia che Napoleone aveva lasciato l’area di Bamberga e stava avanzando verso Coburgo e Bayereuth come se stesse per invadere il territorio della Sassonia. Immediatamente i prussiani avrebbero dovuto elaborare un nuovo piano, ma il disaccordo regnava sovrano e nessuno era in grado di decidere. Un Brunswick disorientato e indeciso dette nuove disposizioni al fine di “sconfiggerli con una rapida manovra diretta obliquamente contro la loro linea d’avanzata” per cui ordinò all’armata di concentrarsi a ovest della Saale per poter poi minacciare il fianco dell’esercito di Napoleone. Due reparti a cavallo con artiglieria leggera dovevano avanzare verso sud in direzione di Neustadt e Hildburnhausen per colpire le comunicazioni francesi, mentre la divisione del duca di Weimar sarebbe rimasta a Meiningen pronta ad intervenire. Ciò che rimaneva dell’armata di Brunswick doveva avanzare verso Erfurt e da li proseguire per Blankenhaim mentre Hohenlohe doveva concentrare le sue forze a Hochdorf il 9 ottobre per posizionarsi poi vicino a Rudolstadt sulla riva sinistra del Saale. Vicino ad Hof sarebbe rimasto solo un piccolo distaccamento di truppe da ricognizione mentre Ruchel doveva inviare alcuni reparti a Fulda per unirsi al resto delle truppe che dovevano minacciare la retroguardia francese e inviare il restante dei suoi uomini a Erfurt per unirsi a quelli di Brunswick.

La riserva comandata da Eugenio di Wurttemberg ebbe l’ordine di marciare su Halle per poi essere in grado di raggiungere Brunswick sia a Lipsia che a Naumberg se la cosa si fosse resa necessaria. Come piano non era poi tanto errato anche se dava per certo che fossero i francesi a prendere l’iniziativa e risultava eccessivamente dettagliato a proposito dei distaccamenti da costituire. Per il resto era impreciso tanto che Hohenlohe lo interpretò, per quel che lo riguardava, a modo suo e poiché il piano originale era stato abbandonato, Hohenlohe e Massenbach ne dedussero che in un certo senso fosse stato approvato il loro piano e senza attendere conferma,a da parte di Brunswick lo misero in atto. Il loro piano prevedeva una concentrazione sulla riva destra della Saale per cui inviarono in quella direzione le divisioni dei sassoni mentre un altro contingente, quello del principe Luigi Ferdinando, fu inviato a Saalfeld; tutte queste truppe stavano marciando nella direzione della Grande Armè che nel frattempo stava avanzando. Mentre i prussiani ancora stavano decidendo il da farsi, Napoleone completava con la più assoluta tranquillità i suoi preparativi; le prime manovre prussiane gli erano apparse così poco spiegabili che sospettò nascondessero un significato nascosto. Il 3 settembre era giunta da Parigi la notizia che lo Zar si era rifiutato di firmare il trattato proposto dalla Francia e questo rafforzò i sospetti dell’imperatore che fosse in preparazione una nuova cospirazione contro la Francia. Decise quindi di aspettare per vedere le mosse del nemico; il 5 settembre furono emessi dei decreti per il richiamo alle armi di 50.000 coscritti per l’anno 1806 e 30.000 soldati di riserva, poi fu spedito a Berthier un ordine affinché inviasse ufficiali del genio a eseguire tutti i rilevamenti delle strade che portavano da Bamberga a Berlino prevedendo tutti i rischi relativi. Berthier doveva inoltre radunare il IV, il VI e il VII corpo a Bamberga 8 giorni dopo aver ricevuto gli ordini definitivi. Il comportamento dei prussiani sorprendeva sempre di più l’imperatore poiché sembrava che il grosso delle loro forze dovesse concentrarsi a ovest del fiume Elba. Era chiaro che Federico Guglielmo volesse impegnare contro Napoleone i fattori distanza e tempo che una posizione tanto avanzata ed esposta come quella che abbiamo indicato sopra, faceva intendere che fosse in atto una oscura cospirazione internazionale oppure che veramente si trattava di una pazzia bella e buona. Disse a Berthier il 10:” Le manovre dei prussiani continuano ad essere molto strane, hanno bisogno di una lezione. La mia cavalleria lascia Parigi domani e tra pochi giorni parte anche la Guardia. Se le notizie continuano a mostrare che i prussiani hanno completamente perso la testa, andrò direttamente a Wurzburg o a Bamberga”. Napoleone nutriva ancora qualche dubbio sulla direzione che avrebbe preso; se i prussiani si fossero diretti verso il Meno superiore, Wurzburg sarebbe stato il luogo migliore per concentrare le sue forze, se invece i prussiani continuavano a esitare, Bamberga era la via migliore per arrivare a Dresda, Lipsia e Berlino e un modo per costringere il nemico a ritirarsi e accettare di battersi per difendere la capitale. Napoleone aspettò ancora qualche giorno prima di indicare dove dovevano essere concentrate le truppe e il 15 indicò Bamberga. Il 18 apprese altri dettagli sull’ingresso dei prussiani in Sassonia e del forzato inserimento di due divisioni sassoni nell’organico dell’armata di Hohenlohe; decise che questa circostanza era da considerarsi come una dichiarazione di guerra alla Francia. L’attesa era terminata! Tutto quanto era necessario per intraprendere una campagna che si prevedeva di lunga durata erano ormai quasi concluse e quindi non si vedevano all’orizzonte altri ostacoli che ne impedissero l’inizio. Il 19 Napoleone ricevette l’importante notizia che non ci sarebbe stato alcun intervento austriaco a sostegno della Prussia quindi tutta l’armata destinata alla campagna fu messa in stato di allarme; anche la Guardia imperiale si avviò alla volta di Magonza dove il 27 si riunì tutta l’armata. Tra il 18 e il 19 Napoleone dettò 109 ordini e lettere e fra queste c’erano anche le note “ Disposizioni generali per il concentramento della Grande Armè “; il lungo documento su cui è basata l’intera campagna di Prussia. Il VII corpo d’armata di Augereau doveva essere per il 2 ottobre a Francoforte, il I corpo d’armata di Bernadotte doveva essere pronto a marciare da Norimberga, mentre il VI corpo d’armata di Ney doveva muoversi dal fiume Iller e raggrupparsi a Ansbach.

Il 3 ottobre il II corpo d’armata di Davout doveva muoversi da Nordlingen a Bamberga dove si sarebbe unito al Q.G. che stava arrivando da Monaco; il V corpo d’armata di Lefebvre dalla zona del basso Meno avrebbe dovuto raggiungere Konigshofen mentre i convogli di artiglieria e i rifornimenti dovevano raggiungere Wurzburg. Il giorno 4 il IV corpo d’armata di Soult doveva raggiungere Amberg.

Napoleone partì con Giuseppina e Talleyrand per Magonza il 24 a notte fonda. Le linee fondamentali del suo piano d’azione erano ben delineate nella sua mente nonostante dovesse ancora mettere a punto alcuni dettagli; la conclusione a cui era arrivato era che la campagna doveva avere come obiettivo primario la distruzione del grosso dell’armata prussiana prima che i russi giungessero in loro aiuto. Per costringere i prussiani a combattere la migliore strategia era quella di puntare direttamente su Berlino e per fare questo i francesi potevano seguire tre strade.La prima possibilità era quella di concentrare l’Armè intorno a Wesel sul Reno che era in ottima posizione per iniziare la marcia su Berlino; a parte una serie di fiumi difficili da attraversare, non esistevano altri ostacoli importanti. C’erano però alcune considerazioni che sconsigliavano l’adozione di questo piano: 1) la Grande Armè non si trovava in quel momento a Wesel e se Napoleone l’avesse inviata in quella zona, avrebbe sprecato del tempo prezioso che inevitabilmente avrebbe creato ritardi nell’inizio dell’operazione. Questo avrebbe permesso alla Prussia di avere più tempo per congiungersi con i russi che stavano avanzando da est; inoltre la stagione avanzata faceva presupporre di svolgere le operazioni in pieno inverno. Questa eventualità poneva il problema della mancanza di controllo nei confronti dell’Austria mentre le forze prussiane anche se sconfitte in pianura si sarebbero potute ritirare verso Berlino utilizzando i depositi della zona e avvicinandosi sempre più ai russi. Un avvicinamento diretto su Wesel non era in quel momento possibile. 2) altra possibilità era quella di concentrare l’Armata vicino a Magonza dove il Meno si univa al Reno e da qui marciare verso su Berlino attraversando Francoforte, Fulda e Erfurt. Nonostante la zona fosse geograficamente più vicina agli acquartieramenti della Grande Armè, gli svantaggi erano piuttosto gravi; la gola del Fulda avrebbe rappresentato un passaggio facile durante la prima parte della marcia, ma il resto del percorso si snodava in una zona montuosa e difficile prima di arrivare a Erfurt. Anche adottando questa soluzione i prussiani si sarebbero ritirati verso est in direzione dei loro depositi e dei loro rinforzi. 3) la terza soluzione presa in esame permetteva risultati migliori. Infatti dopo un concentramento nella zona di Bamberga- Bayreuth i francesi potevano avanzare verso nord passando dalle zone meno difficili della selva di Franconia, dirigendosi poi verso Lipsia o verso Dresda e poi verso Berlino. La marcia attraverso quel territorio non era facile, inoltre si sarebbero incontrati diversi fiumi tra i quali l’Elba, anche se esistevano molte vallate parallele a questa direzione di marcia. I punti a favore di questa soluzione erano maggiori di quelli sfavorevoli e tenendo conto della sua posizione in quel momento, la Grande Armè si trovava molto vicina alle zone di eventuale concentramento. Oltre a questi vantaggi i francesi sarebbero rimasti molto vicini al territorio austriaco in modo da controllare sempre Vienna. Il grande vantaggio era che usando questa direttrice di marcia i fiumi Saale, Elster e Mulde potevano avere funzione di barriera strategica, inoltre l’adozione di un piano di questo genere avrebbe permesso una manovra sul retro delle forze prussiane. Questo avrebbe consentito di occupare una posizione centrale rispetto alle forze prussiane e russe mettendo Berlino e le basi prussiane in pericolo con una sola mossa. Una manovra così concepita avrebbe dovuto indurre i prussiani a ritirarsi dando la possibilità a Napoleone di distruggere le formazioni nemiche una dopo l’altra lungo il corso dei numerosi fiumi. Napoleone si aspettava di dover combattere una battaglia decisiva sull’Elba perché non pensava che i prussiani fossero così incoscienti da esporsi ad ovest del fiume. Il 29 arrivò la notizia che il grosse delle forze prussiane era concentrato nella zona di Erfurt e fu possibile constatare che Brunswick agiva nel modo sperato dall’imperatore. La zona compresa tra Lipsia e Dresda era la chiave della situazione e adesso non si doveva perdere altro tempo se si voleva occupare una buona posizione centrale che avrebbe separato i prussiani dai russi. I una lettera al fratello Luigi re d’Olanda lo aveva messo al corrente delle sue intenzioni e invitato a mobilitare le truppe per trarre in inganno i prussiani. Per assicurarsi l’ala destra delle forze in Olanda e per proteggere i depositi sul Reno, il 20 settembre Napoleone dette ordini al maresciallo Mortier perché riunisse l’VIII corpo d’armata a Magonza.

Queste manovre avrebbero permesso di attirare l’attenzione dei prussiani verso nord e verso ovest mentre i francesi completavano i preparativi nella zona di Bamberga. In secondo luogo l’imperatore voleva impedire il possibile pericolo di una invasione dei prussiani nel territorio francese. Qualunque situazione si fosse presentata Napoleone era sicuro che Luigi e Mortier sarebbero stati in condizione di proteggere la linea del Reno anche se la Grande Armè avesse subito una sconfitta e fosse stata costretta a ritirarsi verso il Danubio. In terzo luogo riuscendo ad entrare nell’area libera tra Bamberga e Magonza, Luigi e Mortier sarebbero stati l’incudine sulla quale Napoleone avrebbe colpito il nemico alle spalle nel caso di una vittoria nella Germania centrale, i francesi sul Reno avrebbero potuto avanzare e occupare Kassel. Napoleone non trascurò niente per il successo di questa campagna compreso il rafforzamento dell’Armata d’Italia e delle coste della Manica contro una improbabile invasione da parte inglese. I piani di Napoleone in questo periodo mettono in evidenza l’esattezza di una delle sue massime preferite: “Tutta l’arte della Guerra consiste in una difesa ben ragionata e molto circospetta, seguita da un attacco rapido e audace”. Il momento stabilito per l’offensiva si avvicinava e Napoleone il 2 ottobre arrivò a Wurzburg per assumere il comando della Grande Armè fino a quel momento tenuto da Berthier.Ancora non c’era una formale dichiarazione di guerra, ma presto sarebbe arrivata ne erano tutti certi; egli non sapeva che da tempo il governo prussiano aveva scritto il suo ultimatum.

Federico Guglielmo chiedeva che tutte le truppe francesi fossero ritirate dal Reno, chiedeva che la Francia non ostacolasse la formazione di una confederazione degli stati tedeschi del nord sotto la guida della Prussia, chiedeva la restituzione di Wesel, e la convocazione di una conferenza per raggiungere un accordo sui punti di contrasto. Una risposta affermativa doveva arrivare a Berlino entro l’8 ottobre; clausola questa deliberatamente messa per irritare la Francia. Il documento arrivò a Parigi il 2 ottobre e ritrasmesso a Napoleone che lo ebbe solo il giorno 7 ottobre. La risposta di Napoleone fu l’invasione del territorio prussiano iniziata all’alba del giorno 8 ottobre.



 

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