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Reggimento Piemonte Ducale, 1706
(3 voti)
Écrit par Chiozza   

Alcuni mesi fa, io abito poco fuori Torino, mi è capitato di visitare la bellissima mostra "Torino 1706: l'alba di un Regno" che, nelle due collocazioni del Maschio della Cittadella e del Museo Pietro Micca, presentava un interessantissimo approfondimento dell'assedio e della battaglia di Torino appunto, focalizzandosi in particolare sull'aspetto dell'organizzazione degli eserciti europei dell'epoca, degli armamenti, delle fortificazioni, delle strategie di battaglia e ossidionali.
Rimasi molto colpito, in particolare per quello che rappresentava per me che sono Piemontese: si tratta di uno dei capitoli più gloriosi della storia della mia città, e volli approfondire questi temi con alcune letture, tra cui il catalogo della mostra stessa, il libro "A me i miei dragoni! Torino 1706: il Piemonte sfida il Re Sole" di Fabio Fiorentin e la biografia del Principe Eugenio di Savoia di Nicholas Henderson.

Essendo soldatinista praticante ormai da molti anni, nacque subito in me il desiderio di dipingere i reggimenti settecenteschi della mia terra, incentivato anche dal senso di sfida che un progetto di questo genere comportava. Ad oggi infatti ancora non esistono soldatini che rappresentino gli eserciti italiani del '700. Ebbi però un colpo di fortuna: proprio in quei giorni venivano distribuiti in Italia gli Svedesi della Grande Guerra del Nord della Zvezda, del tutto simili per uniformi ed equipaggiamento ai soldatini che avevo in mente di creare. Il periodo storico affrontato era quello intorno alla battaglia di Poltava (1709), dunque molto vicino a quello cui puntavo.
Certo, nonostante la qualità eccelsa dello stampo, c'erano dei problemi: il picchiere era del tutto inutile in quanto l'esercito ducale piemontese fu tra i primi in Europa, già ai tempi della Guerra della Lega di Augusta, ad abbandonare le armi d'asta, vista la conformazione montagnosa della mia terra. Decisi pertanto di convertire il figurino in un alfiere portabandiera, stampando la bandiera di carta che vedete nelle immagini di questo articoletto, tanto più che il vessillifero proposto dalla Zvezda aveva già lo stemma reale svedese di Carlo XII in rilievo; avrei potuto stuccarlo, certo, ma le dimensioni della bandiera erano ridicole in confronto alla realtà: all'epoca le bandiere di battaglione, d'ordinanza e colonnelle, erano quadrate e di ben 200 cm di lato, molto molto più grandi di quella fornita dalla Zvezda.



Anche il granatiere in fondo è spurio: il bonetto (un tipo di berretto) non può essere considerato affatto piemontese, ma ho deciso di lasciarlo invariato in quanto difficilmente modificabile; possiamo immaginare che quel soldato avesse un bonetto di tipo imperiale, mutuato quindi dai suoi alleati austriaci; dobbiamo pensare infatti che nell'Europa del XVIII secolo le mode, anche militari, si diffondevano con rapidità... Infine la forma dei gambali, o calzetti che dir si voglia non è del tutto compatibile con l'anno 1706 e con l'assedio, ma può esserlo benissimo con il 1708 e le campagne militari nelle alte valli di Susa, Germanasca, Moncenisio, ecc.
Utilizzando le tabelle uniformologiche riportate nei libri sopra citati, curate dal Prof. Ricchiardi, e anche nel bel sito (Bandiere Sabaude) ho scelto di rappresentare, tra i vari reggimenti nazionali d'ordinanza del Duca Vittorio Amedeo II, il Reggimento Piemonte Ducale.



Questo reggimento fu presente a Torino nei giorni gloriosi dell'assedio (probabilmente nella consistenza di un solo battaglione e non a pieno organico dopo cinque anni di guerra, di cui tre di occupazione da parte delle armate del Re Sole, e in seguito soprattutto all'arresto di parte consistente dell'esercito ducale in occasione del voltafaccia francese di San Benedetto Po del 1703) e probabilmente partecipò anche all'audace sortita dalla Porta Susina sotto il comando del Conte Wierich von Daun, con un attacco alla linea di contravvallazione francese e in particolare al Castello di Lucento durante la battagia di Torino del 7 settembre 1706 in aiuto del Principe Eugenio e del Duca. Il contributo degli assediati, che presero così alle spalle i francesi che stavano per essere sopraffatti dal genio di Eugenio di Savoia, comportò il completo annientamento dell'armè d'italie del Re di Francia e il definitivo trionfo delle armi della coalizione imperiale-sabauda. Negli anni seguenti e fino alla conclusione della Guerra di Successione Spagnola, con il trattato di Utrecht del 1713, combatté ancora al fianco del Principe Eugenio, del Duca Vittorio Amedeo e infine del Conte Daun nelle conquiste di Susa, Fenestrelle, Exilles, Chiomonte, sull'Albergian, sull'Assietta, prima contro il generale francese Villars poi contro il Duca di Berwick. In seguito il Reggimento non si chiamerà più Piemonte "Ducale", perchè, con il trattato di pace, Vittorio Amedeo II diventerà Re di Sicilia (permutata sette anni dopo con la Sardegna).



Delle tante interpretazioni dei colori del reggimento che ho trovato, ho scelto le seguenti: giustaccorpo e calze (i pantaloni, cioè) grigio/marroncino della lana grezza; paramani, risvolti della giacca e veste rossi; tricorno nero con bordatura bianca; scarpe nere con fibbia dorata; per quanto riguarda i calzetti (le calze o gambali) ho scelto il colore bianco: probabilmente il colore giusto sarebbe stato il rosso, colore reggimentale, ma nella realtà i fanti usavano a loro discrezione le più semplici ed economiche calze bianche valide per tutti i reggimenti, d'ordinanza, milizia, stranieri e religionari. Alcuni però li ho dipinti con i calzetti grigi, di pelle, in particolare il granatiere, anche questo storicamente plausibile.



Per dipingere le miniature, prima ho dato una base con un "aggrappante" a smalto grigio, su cui ho usato prevalentemente dei colori acrilici (solo per i colori metallici uso gli smalti); infine ho cercato di dare sfumature e ombreggiature con un lavaggio a china di colore nocciola.
Per gli sfondi ho utilizzato delle riproduzioni di alcuni famosi quadri della battaglia di Torino, come quello del Parrocell, commissionato probabilmente dallo stesso Principe Eugenio, di Gamba e altri, oltre a ricostruzioni del profilo della Cittadella.
Le immagini sono tratte dal catalogo della mostra sopra citata.