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Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 9^p.
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Écrit par Mario Ragionieri   

 

IL CAMPO DI BOULOGNE

La pace totale di cui la Francia aveva estremo bisogno durò soltanto 14 mesi; dovevano però trascorrere 3 anni prima che scoppiasse di nuovo una guerra su scala europea. I motivi che portarono alla ripresa delle ostilità sono molto complessi e molte sono le radici che provengono dal 1789; la ragione più immediata fu la reciproca insoddisfazione di coloro che firmarono la pace del 1801 e del 1802. Si trattava più di una tregua che di pace vera e propria poiché i veri problemi del contendere non erano stati risolti ed in particolare mi riferisco alle divergenze profonde esistenti tra Francia e Gran Bretagna. In primo luogo era evidente che Bonaparte voleva a tutti i costi togliere l’influenza britannica sull’Europa ed in questo era disposto ad usare mezzi sia evidenti che clandestini di cui poteva disporre. Tutti i tentativi britannici di portare a buon fine un nuovo trattato commerciale tra i due paesi furono respinti dalla Francia e già questo atto convinse molti elementi del parlamento britannico che la ripresa delle ostilità non era da ritenersi lontana. Inoltre non vi erano segni che consentissero di considerare i desideri di conquiste territoriali da parte di Napoleone soddisfatti; vennero occupati o controllati con gli espedienti più vari il Piemonte, l’Elba, Parma, la Svizzera e l’Olanda tra il 1801 e il 1802. Fu chiaro a tutti che Napoleone intendeva impiegare la tattica della “ guerra fredda” per completare le sue ambizioni di conquista tanto che questo atteggiamento costituì una sempre più grave minaccia per i mercati britannici sul continente.
Il problema tra i due stati fu particolarmente forte per quanto riguardava la questione coloniale; inoltre alcune regole stabilite nel trattato sembravano presupporre che la Francia volesse riacquistare il predominio navale nel Mediterraneo. Molte altri segnali furono lanciati da Napoleone per irritare la Gran Bretagna e tutti erano rivolti a rimarcare da parte francese il tentativo di mettere in discussione il predominio coloniale inglese; cosa inaccettabile per Londra.

La Francia , lo abbiamo detto , necessitava di un lungo periodo di pace per completare la ricostruzione della sua economia e della sua società mentre tutte le dimostrazioni di forza della Francia, in contraddizione con quanto sopra detto, avevano come scopo quello di provocare la Gran Bretagna. Lentamente l’opinione pubblica inglese si convinse che la sola ragione per cui Bonaparte aveva concesso la pace nel 1802 era semplicemente quella di guadagnare tempo per ricostruire la sua flotta e intraprendere una campagna per invadere il territorio britannico. In questa situazione non deve meravigliare che i soldati britannici fossero ritirati malvolentieri dall’Egitto e ancor di più da Malta e ogni occasione appariva buona per rimandare le evacuazioni e i ritiri; un numero sempre maggiore di uomini abili alle armi fu richiamato in servizio e preparato per l’imbarco mentre le bande di arruolatori si misero nuovamente al lavoro nei porti inglesi. La stampa inglese dette inizio ad una violenta campagna di stampa contro Bonaparte ; come rappresaglia il governo francese accusò quello inglese di non voler rispettare le condizioni di pace stabilite per Malta . L’orgoglio di Napoleone fu profondamente ferito da quella che considerava la perfidia britannica , e nonostante i tentativi di Talleyrand per ritrovare un terreno di comune intesa, la prospettiva di una soluzione pacifica duratura cominciò ad allontanarsi rapidamente. Nel marzo del 1803 una guerra era vicinissima e l’unico dubbio restava solo quello di chi avrebbe dato fuoco alle polveri per primo guadagnandosi il titolo di “aggressore”; ad un certo momento il primo ministro inglese Addington decise di inviare un ultimatum alla Francia conscio che il governo francese era desideroso di rimandare il più possibile l’inizio di una nuova guerra almeno fino a che non fossero stati portati a termine i suoi programmi di riforme interne e per lo stato di impreparazione delle forze armate. La stampa francese rispose alle accuse inglesi lanciando fulmini e saette contro “ la perfida Albione”, la “violatrice di trattati” e poco tempo dopo il governo francese emanava ordini per il trasferimento di 160.000 uomini nei porti della Manica per costruire la nuova Armata d’Inghilterra al comando di Soult e Ney. Il governo britannico in risposta a questo atto ordinò l’immediato embargo su tutte le navi francesi nei porti britannici e Napoleone rispose facendo arrestare i sudditi britannici residenti o in transito in Francia e negli stati saltellati della Francia. Il 16 maggio la Francia dichiarava guerra sparando su una fregata che incontrò un convoglio francese nella Manica. Ebbe qui inizio la dura lotta tra Gran Bretagna e Francia che si sarebbe conclusa solo sul campo di Waterloo 12 anni dopo.

Fino all’inverno del 1804 la guerra rimase limitata alle due nazioni che si affacciavano sulla Manica con alcune ripercussioni nel resto del continente come ad esempio l’occupazione da parte della Francia dell’ Hannover, di Napoli mentre la Spagna fu obbligata ad allearsi con la Francia. A parte questi episodi la guerra rimase prevalentemente marittima e Napoleone ben sapeva che per vincere l’Inghilterra era necessario intraprendere l’invasione del paese e dettare la pace al castello di Windsor; ma preliminarmente ad una simile impresa era indispensabile ottenere il dominio della Manica con la flotta francese. Si trattava di effettuare un rapido sbarco di 150.000 uomini sulle coste della Gran Bretagna approfittando di un momento di superiorità navale nella Manica e questo voleva dire battere la flotta inglese ed essere certi che essa non avrebbe mai interferito con le operazioni di imbarco e di sbarco. Il momento era dei più favorevoli poiché in continente non c’erano segni di una imminente ripresa delle ostilità per cui lo sforzo francese poteva essere interamente dedicato alla conquista della Gran Bretagna il cui esercito si sapeva essere in quel momento sicuramente più debole di quello francese. L’operazione era molto rischiosa per tutta una serie di motivi ma le truppe francesi erano piene di ottimismo mentre si addestravano per compiere gli sbarchi sulle coste inglesi. Furono ammassate grandi quantità di materiale militare , Anversa fu trasformata in arsenale navale ed ogni tipo di barche, fossero esse a vela o chiatte, furono ammassate nei porti da Ostenda a Etaples. L’entusiasmo tuttavia andò decrescendo quando le settimane di preparazione divennero mesi senza che vi fosse un segno che la flotta dell’ammiraglio Villeneuve stessa arrivando nella Manica. Il campo principale , quello di Boulogne divenne sempre più grande ed ebbe un carattere permanente e sempre più complesso; stava diventando una cittadina di provincia più che un campo militare e la noia della costante inattività iniziò a farsi sentire tra i soldati. L’imperatore fece varie visite al campo ispezionando le truppe per tenere alto il loro morale; famosa resta la visita del 16 agosto 1804 perché in quell’occasione decorò decine di soldati e ufficiali con la Legion d’Onore in presenza dell’intero esercito. Tre giorni dopo l’incoronazione del dicembre ebbe luogo un’altra spettacolare cerimonia e questa volta a Parigi dove i colonnelli dell’esercito francese radunati al Campo di Marte ricevettero dalle mai dell’imperatore gli stendardi sormontati dall’aquila imperiale. Le parole dell’imperatore suonarono forti: “ Soldati, ecco i vostri colori! Queste aquile saranno sempre il vostro punto di raduno. Voleranno ovunque il vostro imperatore giudicherà necessario per la difesa del trono e del suo popolo. Giurate di dare la vita per la loro difesa, e con il vostro coraggio di mantenerle sempre sulla strada della vittoria? Giuriamo!” Esclamarono i colonnelli e i tricolori furono alzati in alto.

Nonostante la indiscussa supremazia britannica sul mare non fosse mai stata messa seriamente in pericolo almeno dopo Trafalgar, il fatto che ci fossero squadre navali francesi dislocate in almeno 6 porti potenzialmente pericolose, fu sempre considerata una reale minaccia da parte del governo britannico e mai trascurata. Napoleone sapeva benissimo cha la sopravvivenza dell’economia britannica dipendeva dalla possibilità che i mari fossero dominati dalla flotta inglese che poteva così far transitare regolarmente le navi commerciali verso i propri porti. L’economia francese era di tipo continentale e dipendeva solo in piccola parte dal mare ; non potendo quindi battere direttamente la marina britannica ai francesi non restava altro da fare che aumentare le navi corsare che assalivano le navi mercantili britanniche e costringevano la flotta principale a solcare i mari per difenderle. Inoltre Napoleone fece sempre il possibile affinché le navi delle potenze neutrali lavorassero per la Francia in modo da tenere ulteriormente sulle spine la marina britannica costretta ad un lavoro incessante di vigilanza. Le navi da guerra francesi potevano rimanere alla fonda nei porti con costi minimi per lo Stato in confronto a quelli a cui doveva far fronte il governo britannico per tenere in mare la flotta che doveva costantemente controllare il naviglio francese. Nonostante questa politica astuta da parte di Bonaparte , egli non riuscì mai a cogliere in pieno il significato della guerra sul mare, dei venti delle tempeste , pretendendo di muovere la flotta con un preciso calendario di spostamenti quasi si trattasse di unità terrestri. Il progetto di invasione della Gran Bretagna era destinato al fallimento poiché i porti di Cadice, Brest e Tolone erano costantemente sotto il controllo della flotta britannica che incrociava a largo e controllava ogni movimento del naviglio francese.

Solo nel marzo del 1805 l’ammiraglio Villeneuve, costretto a muoversi dopo ripetuti ordini di Bonaparte, riuscì a forzare il blocco al largo di Tolone e a mettersi in navigazione verso le Indie Occidentali come era stato progettato.Tutto sembrò filare liscio perché Nelson si mise all’inseguimento di Villeneuve e la manica rimase in parte senza protezione navale per almeno 6 giorni; Napoleone però era deciso ad attendere il ritorno della sua flotta prima di ordinare all’Armata di Inghilterra di salpare per sbarcare sulle coste del Kent così anche quell’occasione svanì senza che si ripresentasse più. Villeneuve fece ritorno nelle acque europee ma non nella Manica e dopo una schermaglia con le unità di Calder l’ammiraglio francese decise che fare rotta su Ferrol attraversando il golfo di Guascogna sarebbe stato molto pericoloso e così verso la metà di agosto indugiò nella baia di Vigo per poi raggiungere Cadice dove fu assediato dalla flotta britannica. Napoleone gridò al tradimento lanciando strali verso i suoi ammiragli ma vi erano segni che da tempo egli si era convinto della impossibilità di attuare i piani di invasione. Fu la notizia dei preparativi militari dell’Austria e della Russia a farlo decidere per l’immediato abbandono del campo di Boulogne il 25; scrisse l’Imperatore a Talleyrand “ Ho deciso il mio movimento è iniziato. Per il 17 settembre sarò con 200.000 uomini in Germania”. Napoleone indugiò a Boulogne fino al 3 settembre per ingannare il nemico in modo che si pensasse che i preparativi per l’invasione fossero ancora in atto, ma a quella data le avanguardie della Grande Armè erano già in marcia verso il Reno. Nel 1805 il nuovo obiettivo era la terza coalizione creata da poco tempo da William Pitt ritornato al potere nel maggio del 1804; scatenando una offensiva sul Danubio Napoleone sperava di precedere i suoi nemici sul continente e batterli uno alla volta per poi colpire il suo nemico numero 1 cioè la Gran Bretagna.

 
 
LA GUERRA SI ESTENDE IN EUROPA
 
 

Ai primi del 1805 infatti la situazione nel continente stava volgendo al peggio per la Francia e Napoleone abilmente comprese che era necessario spostare lo sforzo strategico dalla Manica alla Germania. “ Un motivo più forte delle difficoltà della sua attuazione mi impedì di compiere quest’impresa ( invasione dell’Inghilterra), e questo fu l’equivoca situazione dei miei rapporti col continente, e in special modo con la Russia. L’Austria su istigazione della Russia o dell’Inghilterra, avrebbe potuto riprendere la guerra nel momento in cui avessi messo piede sulle Isole Britanniche, così che avremmo potuto, con questa incerta spedizione, perdere i frutti di dieci anni di vittorie. E’ indubbio che una impresa simile non sarebbe mai stata prudente senza l’alleanza di una di queste potenze….”. La domanda è: perché i rapporti della Francia con le grandi potenze europee erano peggiorate in modo così rapido? Una risposta è sicuramente da ricercarsi nella strenua attività diplomatica britannica, un’altra è invece da attribuire alle provocazioni spesso deliberate della Francia. Per molti anni la Russia era stata dominata dal “ folle zar Paolo” che aveva avuto sempre un debole nei confronti di Napoleone e con questo suo atteggiamento aveva provocato risultati disastrosi per la coalizione di Pitt.

Il figlio Alessandro I divenuto zar aveva un temperamento ben diverso dal padre ed aveva iniziato ad attuare una politica ostile alla Francia con forti bramosie di conquiste territoriali. Gli interessi dell’economia russa si scontravano spesso con gli interessi britannici così che si comprende bene come fu necessario un tempo piuttosto lungo prima che la diplomazia britannica riuscisse a fare breccia nella diffidenza russa; l’esigenza che Napoleone doveva essere fermato dette la spinta finale che mancava per raggiungere un accordo. Il desiderio russo di avere un ruolo determinante negli affari europei e la prepotenza con cui la Francia perseguiva la sua espansione territoriale rendeva ancor più grave quel senso di inferiorità che i russi avevano da sempre verso l’occidente. Nessuna meraviglia dunque se Alessandro I ruppe le relazioni diplomatiche con la Francia nell’estate del 1804 e iniziò i preparativi per una guerra anche se un trattato di alleanza con la Gran Bretagna non andasse a buon fine che nell’aprile del 1805. L’Austria aveva ancor più motivi della Russia di covare diffidenze e odio per la Francia; due guerre da vendicare, due trattati sfavorevoli sottoscritti sotto la minaccia delle baionette e il desiderio di mettere fine a tutti quei vantaggi che i francesi avevano tratto da queste guerre lungo il Reno e nell’Italia settentrionale a netto svantaggio degli interessi austriaci. Tra il 1801 e il 1803 Napoleone aveva imposto una riorganizzazione della Germania che risultò essere molto sfavorevole all’Austria; i piccoli principati e gli staterelli che costituivano la maggior parte dell’Impero furono ridotti da 350 a 39 e la Francia prese il posto dell’Austria proclamandosi protettrice dei principi sulla riva destra del Reno. La pace di Campoformio aveva garantito un indennizzo territoriale ai principi spodestati ma di questo indennizzo ben poco fu elargito all’Austria mentre si ingrandirono notevolmente la Baviera e la Prussia da sempre rivali dell’Austria. Peggiore fu l’acquisizione da parte della Francia del Piemonte e dell’Elba a cui si aggiunse quella di Napoli ; e particolarmente indigesta rimase la visita ufficiale che fece Napoleone in Italia nel maggio del 1805 visita che ebbe il suo punto più importante nell’autoincoronazione come re d’Italia ponendo la corona ferrea sopra quella di imperatore per significare l’unione della Francia e dell’Italia in una grandiosa cerimonia nel Duomo di Milano . L’esclusione da ogni tipo di influenza nell’Italia settentrionale per l’Austria fu cosa inaccettabile per gli Absburgo e da quel momento la ripresa della guerra divenne una certezza. Dopo mesi nei quali l’imperatore austriaco si era ben guardato da trovare appigli per litigare con i francesi, ascoltando i consigli dell’arciduca Carlo, decise che era tempo di porre un freno alla Francia appoggiato in questa nuova politica dal suo ministro francofobo Wratislaw e dal generale Mack che predicava da tempo che “ nella guerra lo scopo è quello di vincere il nemico, non soltanto di essere vinti”. Il generale Mack aveva fiducia che l’Austria sarebbe riuscita a vincere una nuova guerra con la Francia e con il suo entusiasmo riuscì ad influenzare l’imperatore . Conseguenza di questo fu che il 17 giugno il Consiglio Aulico decise di prendere in considerazione l’offerta del ministro Pitt di creare una alleanza; nell’agosto del 1805 a Napoleone fu consegnata una protesta formale relativa all’occupazione francese della Savoia e Napoleone considerò questa protesta casus belli. Quello stesso mese fu firmata una alleanza tra il re Giorgio III e lo zar Alessandro I in senso antifrancese. Nasce così la 3° coalizione con la quale la Gran Bretagna usciva dall’isolamento e la guerra contro la Francia divenne nuovamente europea. La convenzione di Pietroburgo del 1805 impegnava i firmatari a “ restituire la pace all’ Europa” con l’allontanamento delle forze francesi dall’ Hannover, dalla Germania settentrionale, dall’Olanda, dalla Svizzera, dall’Italia settentrionale e da Napoli. Alcune clausole segrete definivano i nuovi confini della Francia che dovevano ritornare a quelli del 1791 cosa che comportava la perdita della Savoia, di Nizza e dei territori ad est della Mosella. Con la guerra la 3° coalizione mirava anche a cancellare per sempre gli ideali della Rivoluzione francese con il ritorno all’Ancien Régime.Le provocazioni francesi furono un grave errore in parte mitigate dall’azione diplomatica di Talleyrand che convinse la Prussia ad astenersi dalla lotta in Europa.

La Francia avrebbe dovuto affrontare nei mesi a venire una situazione molto minacciosa; perché nel breve almeno 200.000 soldati russi al comando di Buxhwden, Kutuzov e Bennigsen insieme a 250.000 soldati austriaci condotti da tre arciduchi Carlo, Giovanni e Ferdinando sarebbero stati di fronte ai soldati francesi . Altri 50.000 soldati inglesi, svedesi e napoletani sarebbero stati disponibili presto per disturbare i francesi su fronti periferici ; in questo modo la diplomazia di Pitt era riuscita a mobilitare 500.000 uomini contro Napoleone e se la Prussia fosse stata convinta ad intervenire sarebbero stati disponibili altri 200.000 uomini. La sfida era enorme ma Napoleone nei mesi successivi avrebbe dimostrato il suo livello di preparazione militare e la sua strategia che non aveva uguali in Europa.

 
 
 
IN MARCIA CON LA GRANDE ARME’
 
 
 

Fermiamoci un attimo prima di proseguire la nostra storia ad esaminare più da vicino cosa era la Grande Armè, la sua organizzazione, le armi a la tattica; un esercito così ben organizzato che di li a poco doveva diventare il più temuto esercito europeo. Dopo l’istituzione del consolato Napoleone aveva dedicato molto del suo tempo a studiare come creare uno strumento bellico molto moderno capace di far fronte a qualsiasi tipo di sfida potesse mettere in pericolo l’esistenza della Francia. La base era costituita dall’ esercito nato dalla Rivoluzione e via via migliorato e reso sempre più efficiente; tra il 1800 e il 1804 furono decisi molti miglioramenti e adattamenti in modo tale far crescere il potenziale militare francese. All’inizio la Grande Armè avrebbe dovuto avere una forza intorno ai 200.000 uomini di prima linea; era costituita da 7 corpi d’armata ciascuno formato da 2 a 4 divisioni di fanteria, una brigata o una divisione di cavalleria leggera, da 36 a 40 cannoni oltre a distaccamenti del Genio e reparti di intendenza. In aggiunta ai principali corpi d’armata, Napoleone costituì una riserva di cavalleria composta da due divisioni di corazzieri, 4 di dragoni a cavallo, una di dragoni appiedati e un’altra di cavalleria leggera con l’appoggio di 24 cannoni; in tutto 22.000 cavalleggeri. Più tardi fu costituita una riserva di artiglieria comprendente circa un quarto dei cannoni dell’esercito con una forte aliquota di cannoni da 12 libbre; c’era ancora una Grande Riserva composta fondamentalmente dalla Guardia imperiale e da altri distaccamenti di granatieri scelti prelevati dai reggimenti di linea.

Molte cose erano in un certo senso già state sperimentate ( vedi l’Armata di Riserva) ma si può affermare che tra il 1802 e il 1805 queste “ sperimentazioni” ebbero uno sviluppo notevole con una forma più stabile. Durante questo periodo nacque un principio base e cioè quello della centralizzazione del comando e dell’organizzazione. I vecchi eserciti creati a suo tempo da Carnot furono aboliti per sostituirli con un solo esercito francese con la sua forza principale concentrata contro il più importante obiettivo nemico e con distaccamenti in grado di contenere il nemico in altri settori in base alle esigenze del momento.Se si comprendono le guarnigioni e le truppe di seconda linea la grande Armè nel 1805 poteva disporre di circa 350.000 uomini che negli anni successivi sarebbero diventati a più del doppio della cifra indicata per il 1805.

Come era possibile per la Francia del 1805 trovare un così grande numero di soldati è presto spiegato: circa un quarto della forza militare era costituito da veterani che avevano iniziato a combattere fin dai primi giorni della Rivoluzione; più o meno lo stesso numero erano quelli che indossavano per la prima volta l’uniforme. Il resto era costituito da coscritti con l’aggiunta di volontari chiamati alle armi dopo il 1801. Per far fronte e rimpiazzare le perdite dovute alle malattie, alle ferite ed alle diserzioni si doveva ricorrere alla coscrizione che era basata sulle leggi del 1798 volute da Jourdan e che la legislazione sotto l’impero acquisì in toto; tutti gli uomini tra i 18 e i 40 anni dovevano farsi registrare e in seguito quelli tra i 18 e i 25 erano a disposizione per l’arruolamento in classi annuali. Dopo il 1805 una volta acquisito dall’imperatore il diritto a fissare annualmente il numero di ogni classe da chiamare in servizio, divenne abitudine anticipare il reclutamento in modo da rimpiazzare le sempre maggiori perdite causate dalla guerra e ingrandire la Grande Armè quando era possibile per far fronte alle crescenti necessità dell’occupazione di territori e di battaglie dove venivano impiegati sempre più soldati da ambo le parti in causa.

Un’altra importante quota di soldati veniva dall’estero; i contingenti stranieri che erano nell’esercito di Napoleone tendevano a crescere numericamente di anno in anno. Tanto che nel 1812 si raggiunse la quota del 50% rispetto ai francesi. Tre erano i possibili modi per questi soldati di entrare nell’esercito francese: quelli dei territori confinanti con la Francia che erano stati incorporati nella Francia metropolitana come risultati di conquiste o di negoziati, vi erano poi unità interamente straniere costituite da “ mercenari” in sevizio nell’esercito francese come gli svizzeri, gli irlandesi, le legioni dell’ Hannover e così via. C’erano poi le truppe nazionali fornite da stati alleati o satelliti quali la Baviera, la Sassonia, l’Italia, Napoli e altri ancora minori; la qualità di queste truppe era molto variabile; italiani , svizzeri e polacchi erano validi, i napoletani e gli olandesi poco affidabili, i tedeschi abbastanza variabili. La vera forza della Grande Armè era nei suoi ufficiali definibili ottimi in generale; la cosa che colpiva molto era che nella maggior parte dei casi lo loro giovane età. Lo stesso si poteva dire dei primi 18 marescialli la cui età media era intorno ai 44 anni. La scuola che sfornava circa 100 nuovi ufficiali all’anno( l’Ecole Speciale Militaire) era altamente qualificata come pure l’Ecole Politecnique che sfornava ufficiali di artiglieria e del Genio. Napoleone non aveva mai ufficiali a sufficienza e più tardi quando le fonti normali non riuscirono più a dare gli ufficiali che servivano alla Grande Armè, egli ricorse alla promozione di sergenti e di allievi appena arruolati con effetti purtroppo negativi sulla qualità. Il corpo di elite della Grande Armata era la Guardia imperiale che era andata evolvendosi di anno in anno fino a giungere nel 1814 a 112.482 uomini.La Guardia imperiale era composta da tre sezioni ben distinte; il gruppo originale costituiva la Vecchia Guardia, poi nel 1806 nacque la Guardia di mezzo e nel 1809 nacque la Giovane Guardia che comprendeva reggimenti di fanteria leggera, volteggiatori e tiratori. Servire nella Guardia dava dei privilegi e onore; per entrarvi occorreva un minimo di 5 anni di servizio e almeno due campagne e la selezione e il trasferimento da altri reparti era continuo. I vantaggi materiali di appartenere alla Guardia erano innanzi tutto economici poiché la paga di un soldato era quella di un sergente di normale fanteria; i caporali erano pagati come sergenti maggiori e così via. La Guardia aveva razioni di cibo maggiori e migliori e costituiva per Napoleone un insieme di truppe scelte sempre a disposizione anche se fino al 1813 si dimostrò sempre cauto ad impiegarla. Questa continua esitazione nello sfruttare al massimo il valore in battaglia della Guardia attirò su Napoleone moltissime critiche anche se nella sua mente la Guardia rappresentava una delle ultime carte buone da giocare in battaglia. La Guardia era il modello cui tutti i soldati dovevano ispirarsi per migliorarsi ed ambire ad entrare un giorno nel corpo; il lato negativo, se vogliamo, era che i reparti dell’esercito subivano il continuo abbandono da parte dei migliori elementi riducendo in parte le capacità belliche dei reparti.
 
 
LA GUERRA SCOPPIA DI NUOVO IN EUROPA
 
 

Nei mesi primaverili ed estivi di quel drammatico 1805 gli stati maggiori delle nazioni alleate avevano continuato a studiare e mettere a punto i piani per l’offensiva che avrebbe dovuto nei loro intenti, ridare equilibrio all’Europa e consentire il ritorno ai confini esistenti nel 1789. Il Consiglio Aulico era dell’avviso, accampando motivi di prestigio, che l’attacco principale delle truppe austriache fosse rivolto all’Italia settentrionale e con questo intento 95.000 uomini furono posti al comando dell’arciduca Carlo che ricevette l’ordine di tenersi pronto ad attraversare l’Adige e di prendere la città di Mantova e poi Peschiera e Milano. L’arciduca Giovanni con 23.000 uomini doveva, con una azione contemporanea a quella di Carlo, riprendere il Tirolo e fare da anello di congiunzione tra l’arciduca Carlo e Ferdinando, il quale con il generale Mack doveva penetrare in Baviera con una forza di almeno 70.000 uomini in modo da scoraggiare l’Elettore bavarese da cooperare con i francesi e allo stesso tempo doveva mascherare l’arrivo da est di Kutuzov e Bennigsen.

All’arrivo dei russi l’arciduca avrebbe rimesso il comando nelle mani dell’imperatore Francesco e tutte le forze così riunite avrebbero attraversato la Foresta Nera, la Svevia e la Franconia con direzione Strasburgo. Lo zar aveva dato la sua parola che Kutuzov sarebbe giunto in Baviera entro il 20 di ottobre con 35.000 uomini seguito da vicino dalle forze di Buxhowden con 40.000 uomini mentre le forze di Bennigsen con 20.000 uomini si sarebbe mosso in direzione della Franconia attraverso la Boemia con il compito di sorvegliare la Prussia. Oltre a queste forze gli austriaci decisero di inviare dei corpi d’armata indipendenti che avrebbero dovuto collaborare con gli svedesi in Pomerania e con gli inglesi a Napoli; ma queste erano da considerarsi operazioni del tutto secondarie destinate solo a distrarre le forze francesi per costringerli a disperdere le forze francesi. Il piano molto vasto era pieno di contraddizioni ed errori grossolani che Napoleone, con il suo innato talento, non avrebbe tardato a sfruttare. Il Consiglio Aulico aveva impostato tutta la sua strategia facendo tesoro delle esperienze fatte nel 1796 e nel 1800 e supponeva che Napoleone avrebbe scatenato la sua offensiva principale in Italia Settentrionale, anche se le forze francesi, che erano dislocate lungo la Manica, avrebbe dovuto far decadere una supposizione del genere. Un altro errore da parte austriaca rilevabile facilmente era quello di aver trascurato di prendere in esame la differenza di 10 giorni che separava il loro calendario da quello dei russi ( usavano il calendario giuliano); pertanto era impossibile che Kutuzov raggiungesse il fiume Inn nella data stabilita dagli austriaci. Questo macroscopico errore compromise il piano alleato anche se una cospicua parte della colpa è da attribuire agli austriaci che avevano comunque deciso di entrare in azione troppo presto. Va rilevato inoltre che le forze austriache in Tirolo erano troppe per il compito secondario a loro affidato e ciò generò uno spreco inutile di ottimi reparti che erano invece utili altrove per esempio in attacchi diversivi in Svizzera. Altro punto debole era la mancanza di coordinamento nelle alte sfere di comando; Kutuzov doveva essere agli ordini dell’imperatore austriaco o degli arciduchi ( ordini dati a lui personalmente dallo zar Alessandro), ma nessun generale austriaco aveva autorità sul comandante russo.

Altre difficoltà erano nate nel sistema di comando per l’esercito austriaco in Germania dove nominalmente al comando era dell’arciduca Ferdinando, ma l’imperatore Francesco aveva più fiducia nel generale Mack ed ordinò pertanto a Ferdinando di seguire le disposizioni impartite da Mack suo capo di stato maggiore. Un sistema così caotico non poteva che dare risultati negativi perché avrebbero generato , come in realtà poi avvenne , contrasti di opinione che a loro volta generarono discordie ed incertezze che sarebbero state fatali per l’esercito alleato.Napoleone una volta rinunciato all’ invasione della Gran Bretagna si mise al lavoro per realizzare un piano che si basava su quanto era venuto a conoscenza circa le intenzioni del nemico. I francesi potevano supporre di essere attaccati da 4 diverse direttrici due delle quali erano da scartarsi a priori e cioè l’azione in Pomerania e quella su Napoli perché non avrebbero avuto un peso strategico e poi per la Pomerania poteva profilarsi il pericolo che la Prussia fosse indotta ad allearsi con i francesi. Le altre direttrici d’attacco potenzialmente erano molto pericolose; l’arciduca Carlo avrebbe potuto riuscire a vincere in Italia settentrionale ed anche a tentare di invadere la Francia meridionale. Altro fattore molto pericoloso era costituito dalla presenza delle truppe alleate sul Danubio che potevano essere una minaccia per l’Alsazia. Napoleone trovò ovviamente la soluzione che era quella di attaccare per primo sul fronte danubiano impegnando tutte le forze per eliminare Ferdinando e Mack prima che si congiungessero con i russi; poi una volta battuti gli austriaci i francesi avrebbero attaccato e sconfitto anche i russi. Tale atteggiamento ricalcava in parte quanto era avvenuto nelle campagne precedenti , ma allora Bonaparte era solo un generale e non era riuscito a costringere gli altri generali francesi sul fronte del Danubio ad essere più incisivi ed ad eseguire il piano da lui concepito; ora poteva obbligarli ad eseguire i suoi ordini per cui non ci sarebbero stati più generali come Moreau a compromettere i suoi piani. La Grande Armè forte di 210.000 uomini avrebbe marciato verso il Danubio usando le vie più rapide; arrivati al Reno avrebbero ruotato verso sud accerchiando l’armata di Mack se questa continuava ad avanzare verso la Foresta Nera per inseguire Murat che avrebbe inscenato un finto attacco in quella zona. Massena in Italia avrebbe trattenuto l’arciduca Carlo con 50.000 uomini mentre il generale St. Cyr stava marciando verso Napoli con 20.000 uomini per prevenire una invasione alleata in quel settore. Il generale Brune sarebbe rimasto a Boulogne con 30.000 uomini per sorvegliare la Manica da possibili, anche se improbabili, tentativi di invasione da parte britannica. Il piano fu predisposto con molta precisione ; l’ala sinistra della Grande Armè doveva convergere sul Wurttemberg mentre lo schieramento centrale e l’ala destra dovevano ammassarsi lungo il medio Reno presso le località di Mannheim, Spira, Lauterburg e Strasburgo.

Quando questo movimento fosse stato completato l’esercito avrebbe attraversato il fiume mentre Murat FOTO 24 con la cavalleria avrebbe condotto finto attacchi verso la Foresta Nera per distrarre l’attenzione di Mack. Sette corpi d’armata avrebbero attraversato rapidamente la Germania riunendosi tutti sul Danubio e la direttrice Pforzheim- Donauworth sarebbe stata la loro asse d’avanzata; Napoleone contava di attraversare il fiume ed impadronirsi di Augusta che sarebbe diventata il nuovo centro di operazioni tagliando così le principali linee di comunicazione di Mack. Gli ordini definitivi per mettere l’esercito in marcia furono emessi il 26 agosto. Il sistema dei corpi d’armata aveva già dato nelle precedenti campagne ottime prove e nel 1805 il sistema era perfezionato tanto da permettere a Napoleone di spostare 226 battaglioni, 233 squadroni, 161 compagnie di artiglieria e genio ed uno stato maggiore di 1108 ufficiali compresi 396 cannoni per 350 chilometri nel tempo di 13 giorni. Gli uomini e i cannoni vennero divisi in corpi d’armata di diversa consistenza a seconda dei ruoli che dovevano ricoprire in battaglia; Soult ebbe 41.000 uomini e Augereau 14.000 per esempio. Questo sistema permetteva una certa segretezza negli spostamenti perché difficilmente il nemico sarebbe venuto a conoscenza dell’intera manovra pur potendo individuare alcuni singoli corpi senza però conoscerne il ruolo nell’operazione. Allo scopo di rendere più semplice il sistema di approvvigionamenti e per evitare di congestionare le strade dell’Europa centrale, ogni corpo d’armata marciava lungo una linea indipendente dagli altri permettendo a questa formazione di vivere delle risorse locali senza che altre dovessero utilizzarle. Fu comunque stabilito che questi corpi dovevano avanzare ad una distanza tra loro di un giorno di marcia o al massimo di due in modo da potersi soccorrere vicendevolmente in caso di scontro con un nemico più forte ; ogni corpo aveva una divisione di cavalleria leggera onde proteggere i movimenti e scoprire cosa c’era davanti lungo il percorso stabilito. Nonostante un sistema così flessibile era necessario ancora predisporre alcune modifiche ritenute necessarie prima che l’esercito varcasse il Reno per dare il via alla campagna vera e propria. Murat ricevette l’incarico di addestrare 22.000 uomini da impiegare nella riserva di cavalleria incaricati di portare a termine alcuni compiti come attacchi diversivi iniziali, la protezione delle linee di comunicazione e l’azione di disturbo lungo la linea di ritirata del nemico. Marmont fu messo al comando dell’artiglieria che per la maggior parte era stata destinata da Napoleone a costituire una riserva da usare solo in combattimento. Entrambe queste formazioni costituivano delle innovazioni di notevole importanza destinate in seguito ad avere ruoli importanti nella campagna. La velocità e la sorpresa erano fondamentali per la riuscita dell’impresa tanto che Bonaparte ridusse notevolmente le code delle unità logistiche; le armate francesi erano abituare da tempo a vivere delle risorse locali tanto che il sistema delle requisizioni era diventato un normale sistema logistico. Così per assicurare la massima mobilità sui convogli di approvvigionamento furono caricati soltanto 4 giorni di razioni di pane e di biscotti da distribuire solo se una battaglia era imminente.Nonostante tutte queste restrizioni fu necessario requisire 3500 carri tirati da 4 cavalli ciascuno. Napoleone attribuiva notevole importanza alle forze francesi sul teatro italiano tanto che emise ordini molto dettagliati per Massena mettendo in risalto che era necessario tenere impegnate le forze austriache dislocate in Italia in modo da impedire che trasferissero forze su altri teatri ( Danubio). Gli dette anche un consiglio strategico importante: “ Ti raccomando la mia coraggiosa Armata d’Italia, ma non permettere che combatta in distaccamenti; 80.000 austriaci, disposti come sono, non possono tenere testa a 50.000 dei nostri, se stanno tutti uniti”. Napoleone una volta lasciata Boulogne si recò a Parigi dove fu costretto a sostare per risolvere gravi problemi finanziari che impedivano alle casse francesi di poter inviare la paga ai soldati per mancanza di denaro. Occorsero tre settimane prima che fosse sistemata in qualche modo la situazione. Poi fu necessario affrontare il problema del richiamo anticipato di circa 80.000 uomini creando con questo malumori nella popolazione e ricorrere ad un decreto urgente che seguiva un iter non previsto dalla legislatura vigente. Mentre era impegnato in queste faccende “burocratiche” iniziarono ad arrivare a Parigi le informazioni secondo le quali il generale Mack aveva attraversato il fiume Inn e stava avanzando verso Monaco di Baviera. Una settimana dopo i reparti di esploratori di Murat annunciavano che una parte dell’esercito di Mack era arrivato ad Ulm ma che non c’era segno dell’arrivo dei russi. Per Napoleone quello era il momento di agire perché Mack stava per cadere nella trappola tesagli e quindi non restava altro che chiudergli la porta alle spalle ; fu quindi impartito l’ordine affinché l’esercito francese attraversasse il Reno nella notte tra il 24 e il 25 settembre e desse inizio alla manovra di accerchiamento. Napoleone partì e il giorno 26 era a Strasburgo pronto ad assumere il comando delle operazioni.

 
 
I FRANCESI TRIONFANO AD ULM
 

 

Uscendo da Strasburgo il V corpo di Lannes con una parte della riserva di cavalleria di Murat, in tutto 40.0000 con in testa una divisione di dragoni, iniziò a penetrare nella Foresta Nera con l’intento di raggiungere Freudenstadt.

Come era nelle speranze queste azioni diversive indussero le forze austriache ad avanzare ancora più verso ovest e il 27 l’imperatore scrisse a Talleyrand: “ Qui tutto bene; gli austriaci sono nelle gole della Foresta Nera , Dio voglia che ci rimangano! Temo soltanto che li spaventeremo troppo. Nei prossimi quindici giorni vedremo succedere molte cose”.

Mack rimase come ipnotizzato mentre il grosso dell’esercito francese attaccava la retroguardia delle forze austriache; per alcuni giorni non si rese conto dell’entità del disastro che si stava addensando sui suoi soldati perché le colline boscose e la linea delle montagne del Giura che si estendevano verso est, nascondevano il grosso dell’esercito francese mentre la riserva di cavalleria di Murat e le divisioni di cavalleria rappresentavano uno schermo impenetrabile tra i due eserciti. La marcia delle truppe francesi stava procedendo con la massima precisione approfittando del tempo favorevole e il 1° ottobre Napoleone arrivò a Ettingen dove incontrò il duca di Baden. Il giorno successivo si diresse su Ludwigsburg dove ottenne promesse di aiuto dal suo alleato l’Elettore di Wurttemberg; il 3 l’avanguardia francese aveva raggiunto una linea tra Stoccarda ed Ansbach, mentre Lannes procedeva attraverso Pforzheim per andare a raggiungere il IV corpo di Ney a Stoccarda in modo da poter creare un fianco strategico ed un perno intorno al quale i corpi d’armata del nord potessero ruotare per attaccare sul Danubio.

La marcia progrediva senza problemi di rilievo; il morale delle truppe era alto mentre le colonne si muovevano con la massima velocità verso l’appuntamento con il nemico. I soldati dicevano che l’Imperatore stava creando una nuova arma da guerra che avrebbe sostituito le baionette; ed erano le loro gambe. ( abbiamo qui il primo chiaro esempio di blitzkieg o guerra lampo). Il clima cambiò repentinamente e il malumore cominciò a serpeggiare tra i soldati in quanto divenne difficile trovare cibo e foraggio; i casi di diserzione però furono pochissimi. Il II corpo d’armata di Marmont perse solo 9 uomini durante la marcia quando 300 sarebbero stati considerati una perdita normale. I chilometri percorsi giornalmente dai soldati variavano da un minimo di 20 ad un massimo di 40 a seconda delle esigenze previste nel piano generale. Il 2 ottobre l’armata iniziò a ruotare verso sud e la lunghezza del fronte da 120 km. divenne di 60 km. sulla linea d’avanzata Igolstadt – Donauworth ; il movimento delle truppe era molto simile a quello di una porta che lentamente ruota sui suoi cardini. Marmont e Bernadotte con i bavaresi di rinforzo, marciavano sul lato esterno dove era richiesta la marcia più lunga e in questo movimento violarono il territorio neutrale della Prussia marciando attraverso Ansbach per guadagnare tempo prezioso; il fatto avrebbe avuto in seguito importanti sviluppi. Nel centro si muovevano Soult e Davout con le due formazioni più grandi; alla destra a costituire il perno di rotazione c’erano Ney, Lannes, la Guardia imperiale e la cavalleria di riserva di Murat. La temperatura calò bruscamente con la pioggia e il nevischio che cadevano incessantemente; questo non impedì all’esercito di raggiungere la pianura di Nordlingen il giorno 6; i punti fissati per attraversare il Danubio erano ormai vicinissimi( i punti erano Munster, Donauuworth, Neuberg e Ingolstadt).