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Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 6^p.
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Écrit par Mario Ragionieri   

L’AVVENTURA AFRICANA


Nel Capitolo precedente abbiamo lasciato Napoleone nel 1797 dopo la firma del trattato di Campoformio, trattato che sanciva la pace tra l’Austria e la Francia, la cui durata era sicuramente incerta perché entrambi i contendenti affilavano le armi in attesa di tempi migliori per riprendere le ostilità. All’Austria non andava certo giù di dover rinunciare all’Italia del nord a causa di un giovane generale che aveva sconfitto in battaglia i più quotati ed esperti generali austriaci e pensava a come riprendersi i territori perduti. Napoleone trascorse l’estate del 1797 governando da Milano le sue conquiste italiane anche se in questo periodo non mancarono alcune preoccupazioni dovute a rivolte locali contro i francesi e a dover intraprendere spedizioni contro Roma e contro Venezia; poi trascorse molto del suo tempo ad organizzare la nuova Repubblica Cisalpina con un occhio e molti orecchi rivolti agli sviluppi della politica a Parigi. Napoleone non aveva molta considerazione per i componenti del Direttorio; un giudizio che cercava di tenere ben nascosto, ma ogni tanto qualche affermazione lo tradiva come ad esempio dopo la pace di Campoformio quando disse ai suoi camerati: “ Voi credete che io trionfi in Italia per dar lustro ai rappresentanti del direttorio?”. Nonostante tutto la restaurazione dei Borboni in Francia sarebbe stato un danno enorme per la sua carriera e dunque, per quanto poco gli interessasse del corrotto Direttorio, esso era di gran lunga preferibile ad una restaurazione monarchica che sicuramente avrebbe firmato la pace con tutti e tolto Bonaparte da qualsiasi incarico.


Quindi suo primario intendimento era quello di preservare la repubblica da ogni tentativo di restaurazione monarchica. Inviò pertanto Augereau a Parigi con l’ordine di stringere alleanza con la sinistra giacobina per estromettere i politicanti del Consiglio dei Cinquecento e degli Anziani. Il colpo di stato del fruttidoro fu il risultato di queste manovre; con esso Bonaparte mise a tacere i filomonarchici, tolse dal Direttorio gli elementi pericolosi e denigrò alcuni importanti rivali come Pichegru e Moreau entrambi in odore di complotti monarchici. La scelta di Augereau per assolvere questo compito fu una ottima idea che permise a Napoleone di rimanere in ombra. Gli avvenimenti del fruttidoro mostrano in modo inequivocabile che l’esercito francese era la massima autorità dopo il governo e per questo l’autentica sede del potere. Ma c’era un altro grande vantaggio a favore di Napoleone e cioè che la conclusione della pace di Campoformio aveva portata la pace tra Austria e Francia e quindi nella mente dei francesi il suo nome divenne sempre più popolare perché associato alla parola pace. Così il 5 dicembre quando tornò a Parigi fu salutato come un eroe popolare ma si rese anche conto che il momento per prendere realmente il potere non era ancora arrivato pertanto si dedicò allo studio di piani per la distruzione dell’Inghilterra considerata dai francesi la responsabile principale delle guerre europee contro la Francia. Qualche mese prima aveva scritto al Direttorio: “ Gli austriaci sono avari e ottusi, nessuna nazione è meno interessante o pericolosa per noi…. Era una deduzione esatta .” Gli inglesi d’altra parte sono generosi , astuti e attivi. Il nostro governo deve distruggere la monarchia inglese….Concentriamo tutte le nostre energie sulla flotta e distruggiamo l’Inghilterra. Ciò fatto l’Europa sarà ai nostri piedi”. Era la verità perché il governo inglese guidato da Pitt non cercava certo la pace con la Francia ; la prima coalizione era fallita ma il popolo inglese era profondamente nemico della repubblica francese macchiatasi di regicidio. Napoleone sapeva benissimo che Pitt non avrebbe perso tempo nel cercare di formare una seconda coalizione contro la Francia ed era quindi nell’interesse della Francia riuscire ad abbattere l’Inghilterra ed era importante, per gli interessi personali del generale Bonaparte, di essere lui la persona incaricata ad assolvere questo compito. Egli si mise immediatamente al lavoro per studiare un piano per l’invasione dell’Inghilterra e convincere il Direttorio a seguire la sua linea di intenti anche se non era necessario convincerlo più di tanto, perché in questo caso la sua idea coincideva perfettamente con le linee politiche che il Direttorio stesso intendeva seguire. La pace avrebbe impedito la prosecuzione delle leggi speciali e dei poteri illimitati di cui godeva quindi l’unica soluzione era continuare la guerra; inoltre questa permetteva di tenere lontani dagli affari parigini alcuni militari come Bonaparte ritenuti troppo interessati alla scalata la potere. Scrisse Napoleone molti anni dopo: “ Il Direttorio era dominato dalla sua stessa debolezza; per giustificare la sua esistenza era necessario un continuo stato di guerra, così come gli altri governi hanno bisogno della pace”. La disposizione del governo francese verso la guerra era molto cambiata rispetto ai giorni drammatici del 1792 poiché, se all’inizio il fine perseguito era la sopravvivenza della Rivoluzione, dopo il 1795 questa voglia di guerra si era trasformata in imperialismo camuffato con il pretesto di diffondere in Europa i principi e gli ideali della Rivoluzione. Le campagne militari avvenute dopo il 1795 erano da considerarsi come un desiderio di compiere saccheggi e di ingrandire il territorio sottoposto alla Francia, più che risultanti da una necessità di sicurezza per la Francia stessa. A tutto questo si deve aggiungere l’ambizione personale di Bonaparte che coincideva con i desideri del Direttorio; fu per questo che insieme predisposero i piani per l’eliminazione dell’Inghilterra, prima che la Russia e l’Austria si risollevassero e tornassero in campo.Esisteva una iniziale divergenza su come colpire l’Inghilterra e cioè per il Direttorio si doveva procedere ad una invasione diretta ( per questo Napoleone fu messo al comando di una armata forte di 120.000 uomini; l’Armata d’Inghilterra posta sulle coste settentrionali della Francia). Napoleone si rendeva conto che tale mossa era impossibile fino a che la marina francese non avesse distrutto quella inglese e si fosse assicurata il dominio della Manica. Oltre a questo problema c’era quello del costo dell’impresa che sarebbe stato proibitivo per le casse governative e Napoleone nel segnalarlo al Direttorio propose tre diverse soluzioni: 1) trovare il modo di arrivare ad una pace con Giorgio III ( cosa che l’Inghilterra non prese mai in considerazione); 2) usare l’armata d’Inghilterra contro l’ Hannover , ma solo come operazione di prestigio che presentava il rischio di una rapida estensione della guerra a tutta l’Europa; 3) Si poteva minacciare il commercio tra l’India e l’Inghilterra con una invasione dell’Egitto. Quest’ultima possibilità era un sogno da tempo cullato da Napoleone e tra l’altro con un costo possibile per le casse francesi come scrisse al Direttorio: “ Non è molto lontano il giorno in cui ci renderemo conto della necessità di conquistare l’Egitto per poter veramente battere l’Inghilterra”..


La grave situazione in cui versava l’impero turco offriva una ghiotta occasione per l’impresa e allo stesso tempo consentiva di infliggere un duro colpo all’Inghilterra. I motivi che spinsero all’azione il Direttorio erano di varia natura e cioè oltre a poter acquisire alla Francia una nuova colonia, si poteva includere nell’impresa la conquista di Malta e quindi compensare le perdite coloniali nelle indie occidentali. La minaccia contro i ricchi commerci asiatici dell’Inghilterra poteva essere un deterrente per evitare la continuazione della guerra e convincere Pitt a concludere una pace con la Francia. Il più acceso sostenitore di Bonaparte nel caldeggiare l’impresa fu il vescovo di Autun insieme a Talleyrand, allora ministro degli esteri del Direttorio che desiderava evitare altre guerre in Europa; egli espresse i suoi fini in una frase:” Stabilendo la Francia in Africa ci assicureremo la pace in Europa”. Il Direttorio sollecitato da Talleyrand prese le sue decisioni e il 12 aprile promulgò i necessari arrèts; al generale Bonaparte furono impartite le istruzioni per conquistare Malta e l’Egitto, scacciare gli inglesi dall’Oriente, costruire un canale attraverso l’istmo di Suez. Gli stati della Svizzera e Roma dovevano essere tassati per finanziare l’impresa e bisognava anche preparare un attacco contro l’Irlanda che servisse a distrarre le attenzioni inglesi sul Mediterraneo. Il tempo previsto era di sei mesi dopo di che Bonaparte doveva tornare in Francia per comandare l’invasione dell’Inghilterra. Alla decisione del Direttorio seguirono dieci settimane di intensa preparazione dell’impresa; vennero predisposti 5 porti per l’imbarco e cioè Tolone, Marsiglia, Genova, Ajaccio e Civitavecchia e all’ammiraglio Brueys fu dato ordine di tenersi pronto con la flotta a Tolone per salpare ma non fu specificata la destinazione.
Furono scelte 21 demi- brigades e inviate ai porti d’imbarco; a tutte le richieste di Bonaparte venne data precedenza assoluta e quasi tutte le unità scelte venivano dalla Armata d’Italia compreso 20 dei 31 generali scelti. Berthier tornò ad essere il capo di stato maggiore.Alla missione furono aggiunti eccellenti scienziati ed egittologi . La data di partenza , fissata per il 20 aprile, fu rinviata al 19 maggio e 300 navi furono requisite per trasportare la spedizione e suddivise nei porti da dove doveva imbarcarsi l’armata; in tutto la spedizione compresi i civili raggiungeva un totale di 38.000 uomini e fu dotata di 60 cannoni campali e 40 da assedio, viveri per 100 giorni, acqua fresca per 40 ed un totale di 1200 cavalli. Ci furono diserzioni perché i soldati non volevano andare oltremare ed inoltre incombeva la paura di spostarsi attraverso il Mediterraneo con la marina inglese alle calcagna il che non era certo un motivo di incoraggiamento per i soldati. Anche Bonaparte soffriva al pensiero di una lunga traversata e diede ordini all’ammiraglio Brueys di preparargli un comodo alloggio sull’Orient “come per qualcuno che starà male per l’intera durata del viaggio”. Ma il morale era basso per tutti per cui, per infondere un poco di entusiasmo, il 10 maggio passò in rivista l’intero corpo di spedizione e pronunciò un discorso dai toni molto forti che includeva l’incentivo dei six arpents de terre: “ Prometto ad ogni soldato che al suo ritorno in Francia avrà denaro sufficiente per comperarsi sei acri di terra”. Una promessa che non verrà mantenuta! La velocità e la segretezza dovevano essere importantissimi per la spedizione in modo da cogliere di sorpresa l’Inghilterra e la Turchia poiché, agli inizi di maggio si sapeva che la marina britannica era ancora al largo di Lisbona. Un incontro in mare sarebbe stato fatale e gli ordini di Napoleone erano che nel caso si fosse verificata questa evenienza le navi dovevano accostare a quelle inglesi ed ingaggiare una lotta a corpo a corpo. Molte furono le precauzioni prese per ingannare eventuali spie in modo che la destinazione di Bonaparte e delle truppe francesi fosse indirizzata in tutt’altra direzione che non il Mediterraneo; ma una spedizione del genere non poteva essere tenuta del tutto segreta e così Pitt dalle informazioni ricevute valutò necessario il rientro in Mediterraneo del contrammiraglio Nelson e della flotta. Già prima di ricevere quest’ordine Nelson era rientrato in Mediterraneo il 3 maggio con 3 vascelli di linea e alcune fregate della flotta di Cadice con l’indicazione di controllare da vicino quello che stava succedendo a Tolone. Il convoglio di Tolone levò le ancore il 19 maggio e dopo due giorni si incontrò con quello di Genova; il 23 fu avvistata la divisione proveniente da Ajaccio mentre non fu avvistata quella di Civitavecchia ma Napoleone decise ugualmente di dirigere su Malta che raggiunse il 9 giugno trovandoci anche le navi di Civitavecchia. Le navi inglesi al comando di Nelson, dopo varie peripezie e danni subiti dal mare grosso che le costrinsero a rallentare e riparare i danni , ripresero la rotta in direzione della Sicilia perché il contrammiraglio ebbe notizie di avvistamenti di navi francesi al largo di quelle coste.Era il 14 giugno e la sua flotta era stata rinforzata con altri 10 vascelli di linea anche se restava a corto di fregate che rappresentavano “ gli occhi della flotta”..


Mentre Nelson navigava senza una precisa meta nel Mediterraneo , Napoleone aveva conquistato Malta senza quasi colpo ferire poiché molti dei cavalieri che vi risiedevano avevano perso da tempo la voglia di battersi e per di più erano n maggioranza di origine francese. Con Malta si assicurò una base navale e una grande quantità di tesori oltre al rovescio della medaglia che era rappresentato dal disappunto di Austria e Russia che da tempo avrebbero voluto il possesso dell’isola; la sua presa da parte francese doveva a breve avere gravi ripercussioni internazionali. A Malta Napoleone restò il tempo sufficiente per cambiare le leggi dell’isola ispirandole a quelle repubblicane e naturalmente si impossessò del tesoro che doveva servire in parte anche per le casse dell’esercito. La flotta lasciò Malta il 19 giugno lasciando sull’isola il generale Vaubois con 4000 uomini per occupare le fortificazioni dell’isola; nelle successive 2 settimane la flotta francese riuscì ad evitare anche se di misura la flotta inglese che era al suo inseguimento dopo che a Napoli Nelson aveva avuto la notizia di Malta e che Napoleone l’aveva lasciata il 16 ( data sbagliata) . Il contrammiraglio diresse su Alessandria mentre i francesi dirigevano su Creta, per confondere gli inglesi sulla vera destinazione della spedizione, e da li a sud verso l’Egitto. Ma giunto ad Alessandria Nelson constatò che non c’erano le navi francesi per cui continuò verso l’Asia minore la sua ricerca mentre la flotta di Napoleone, che invece era più lenta di quella inglese, aveva raggiunto il 1° luglio le coste africane in località Marabut scartando per il momento il miglior approdo offerto dalla baia di Abukir. Il giorno 3 luglio lo sbarco del corpo di spedizione poteva considerarsi completato. La flotta francese non ebbe fortuna perché il 1° di agosto fu individuata da Nelson nella baia di Abukir e il 2 luglio l’attaccò con decisione riuscendo a distruggere l’ammiraglia Orient e altri tre vascelli , mentre altri 6 issarono bandiera bianca e i rimanenti 3 riuscirono a fuggire. Le ripercussioni dovevano essere grandi perché l’Armata d’Egitto veniva a trovarsi tagliata fuori dalla madrepatria e alla lunga condannata al completo fallimento della spedizione. .


Napoleone cercò di minimizzare il disastro di Abukir spostando l’attenzione del Direttorio sulle vittorie ottenute dopo un mese di campagna in Egitto e inviando lettere come questa: “ Il mare, di cui non siamo più padroni, ci separa dalla nostra terra nativa, ma nessun mare ci separa né dall’Africa né dall’Asia”. Ma quella perdita e il sapere Bonaparte lontano in Egitto convinse gli stati ostili alla Francia a preparare una seconda coalizione per sconfiggere il paese che aveva dato origine alla pericolosa Rivoluzione.