Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 25^p |
Écrit par Mario Ragionieri | |
La campagna del 1813 divenne una delle più lunghe, dispendiose e decisive tra tutte le battaglie delle guerre napoleoniche . Dopo il disastro del 1812 Napoleone cercava disperatamente di riprendere l’iniziativa e riparare i danni subiti in Russia dai suoi eserciti e alla sua reputazione . Da parte dei russi, a cui si unirono gli svedesi, i prussiani e poi gli austriaci, c’era la decisione di liberare la Germania dal vincolo dell’alleanza francese e a portare il teatro della guerra fino ai confini della Francia. Con l’impero che si andava sgretolando nell’Europa centrale, con almeno 200.000 soldati e alcuni dei suoi migliori generali costretti in Spagna a condurre una guerra logorante, i porti bloccati dalla marina britannica , gli alleati che si allontanavano, Napoleone si trovò ad affrontare una delle più dure prove della sua carriera. Il problema era sopravvivere , ma agli inizi del 1813 il pensiero di una catastrofe totale non era nella mente dell’imperatore che rifiutava di negoziare una pace di compromesso. Era convinto di avere la possibilità di ottenere una vittoria completa ed in effetti in alcune fasi della prima parte della campagna un simile risultato sembrava ancora possibile ottenerlo. Alla fine però un po’ perché il nazionalismo tedesco si stava risvegliando e un po’ perché le risorse francesi si stavano riducendo rapidamente, la campagna si concluse in una pesante sconfitta e nella perdita della maggior parte del territorio ad est del Reno. Dal punto di vista militare l’anno si divide in due principali periodi. Il primo ha inizio il 6 aprile, ma come premessa bisogna prendere in esame i primi tre mesi di quell’anno, la progressiva avanzata degli alleati nel cuore dell’Europa e i tentativi dell’esercito di Eugenio per fermarla.
Incominciò allora la grande controffensiva con la quale Napoleone era deciso a distruggere gli eserciti che formavano la coalizione; la manouvre de Leipzig culminò con l’importante vittoria di Lutzen seguita dal tentativo di annientare quello che restava dei nemici a Bautzen, un altro successo francese. Nessuna vittoria però fu completa anche se gli alleati sconfitti furono ben lieti di accettare l’ armistizio che i francesi proposero. Seguì una pausa dal 1° agosto al 16 agosto durante la quale entrambi i contendenti dichiararono insistentemente di volere trovare una soluzione negoziata della guerra; nonostante questa volontà continuarono a preparare le loro forze per poter riprendere le ostilità. Alla fine questa tregua risultò dannosa per Napoleone in quanto gli alleati riuscirono a mobilitare più uomini dei francesi e l’Austria fu convinta ad abbandonare la posizione di neutralità e di unirsi alla coalizione. In agosto si riaprirono le ostilità dando inizio al secondo periodo della campagna e fu subito chiaro che Napoleone si teneva più sulla difensiva strategica. Manovrando con grande abilità intorno alla posizione centrale offerta da Gorlitz, le forze francesi si mossero ripetutamente lungo la riva destra dell’Elba per impegnare con continuità le armate di Slesia e di Boemia riuscendo ad ottenere un’altra vittoria non conclusiva a Dresda il 27 agosto. Il tempo però lavorava contro l’imperatore; gli eserciti alleati si dirigevano sulle sue forze più deboli e si arrivò alla dura battaglia delle Nazioni nei presi di Lipsia tra il 16 e il 19 ottobre. Sconfitto senza possibilità di appello, Napoleone non aveva altra scelta che ritirare verso il Reno quello che restava delle sue truppe arrestandosi solo una volta per infliggere un duro scacco ai suoi inseguitori ad Hanau. Quest’anno di grande attività si concluse con la resa graduale degli isolati presidi francesi in Polonia e in Germania.
La prima cosa che Napoleone fu costretto ad affrontare al suo ritorno a Parigi fu la formazione di un nuovo esercito con il quale affrontare l’avanzata dei russi vittoriosi. Compensare la perdita di almeno 500.000 uomini avrebbe scoraggiato qualsiasi uomo, ma Napoleone risolse la cosa usando tutto il suo zelo e la sua energia, proponendosi l’ambizioso traguardo di reclutare 656.000 nuovi soldati per la metà del 1813. Usando come nucleo principale ciò che restava dell’esercito del 1812, egli si accinse a ricostruire le sue forze distrutte. Grazie alla previdenza che nell’autunno precedente aveva fatto chiamare alle armi le reclute del 1813, c’erano già circa 137.000 uomini sul punto di completare l’addestramento.
Si ricordò poi che un certo numero di ammalati e rivedibili avevano evitato la coscrizione per una ragione o per l’altra durante il periodo tra il 1808 ed il 1810 e perciò si fece una nuova chiamata per ottenere altri 100.000 uomini di quelle classi. La ricostruzione della cavalleria sembrava un compito impossibile, ma si iniziò con il chiamare 3000 ufficiali e sottufficiali dalla gendarmerie per costituire un nucleo. Allo stesso modo la marina francese fu privata di 12.000 cannonieri e vennero formati in fretta 24 battaglioni di marinai da impegnarsi a terra. Per il resto si chiese all’Italia di fornire al maresciallo Bertrand 30.000 uomini, le municipalità francesi furono indotte a fornire altri 20.000 coscritti supplementari e furono chiamate alle armi 5000 guardie municipali.
Mentre un coscritto di fanteria poteva essere sommariamente addestrato in pochi mesi, una recluta della cavalleria impiegava un tempo molto più lungo per raggiungere un livello di preparazione appena sufficiente; eppure la necessità di nuovi soldati di cavalleria era pressante in quanto i reparti francesi a cavallo avevano virtualmente cessato di esistere alla fine del 1812.Ci furono enormi difficoltà anche nel trovare una parte del numero dei cavalli necessario. Molte delle più famose zone di allevamento di cavalli d’Europa erano in Prussia e nella Germania centrale; ma il freddo atteggiamento e il conseguente distacco della Prussia e di altri piccoli stati dall’alleanza con i francesi, privarono l’esercito francese di molte delle fonti di rifornimento. Non fu mai possibile rimediare a questo punto debole e, una parte non trascurabile della definitiva sconfitta di Napoleone nel 1813, deve essere imputata all’ insufficienza delle forze a cavallo. Senza informazioni vitali a causa della scarsità delle pattuglie a cavallo e impossibilitato a portare a termine le sue vittorie con i consueti inseguimenti da parte della cavalleria leggera, Napoleone si trovò a dover affrontare ostacoli quasi insuperabili. La carenza di cavalli riguardava anche l’artiglieria e i servizi di rifornimento. Anche se la Francia e l’impero fossero stati in grado di fornire gli artiglieri e i cannoni necessari per compensare le perdite del 1812, non vi fu un adeguato rimpiazzo di cavalli per il traino. Ciò nonostante l’imperatore insisteva per potenziare l’artiglieria divisionale per controbilanciare l’ulteriore inevitabile declino qualitativo della fanteria. Allo stesso modo la carenza di cavalli poneva i servizi di approvvigionamento in condizioni molto sfavorevoli. I rifornimenti non erano mai stati il pezzo forte degli eserciti napoleonici, ma nel 1813 era indispensabile adottare dei sistemi efficaci, in quanto gli inesperti coscritti che formavano la spina dorsale dell’esercito non erano capaci di procurarsi il cibo da soli e pertanto dovevano dipendere dalle razioni in dotazione. Il nuovo esercito mostrava anche i segni di un evidente peggioramento a livello di comando. Gli ufficiali dei gradi intermedi rimanevano abili come sempre, ma da un lato i marescialli diventavano sempre più stanchi della guerra, mentre dall’altro molti dei giovani ufficiali improvvisati, mancavano completamente di esperienza. Anche lo stato maggiore imperiale evidenziava un abbassamento di livello. Intanto mentre la ricostruzione dell’esercito procedeva e Napoleone andava studiando i suoi piani , Eugenio faceva il possibile per rallentare l’avanzata del nemico. Doveva assolvere a due importanti incarichi: guadagnare tempo in modo che Napoleone potesse portare a termine i preparativi , e tenere il nemico il più possibile ad est. Quando aveva abbandonato Smorgon in un primo momento l’imperatore aveva sperato che le ridotte forze di Murat fossero nelle condizioni di tenere la linea della Vistola; ma questo risultò impossibile e, verso la metà di gennaio, le forze russe erano di nuovo oltre il fiume e occuparono Varsavia il 7 febbraio. Lasciando il generale Rapp con una forte guarnigione di 30.000 uomini a difendere Danzica e altri distaccamenti per complessivi 7000 uomini a Thorn e Modlin, Murat si ritirò a Posen prima di passare il comando ad Eugenio. Questa città sia per la forte pressione russa sia per l’atteggiamento ostile degli alleati, sia per il basso morale dei francesi si dimostrò non difendibile e così Eugenio si ritirò ancor più verso ovest L’imperatore insisteva che la linea dell’Oder doveva essere tenuta a tutti i costi , ed Eugenio allora mosse su Francoforte, dove ottenne rinforzi per un totale di 30.000 uomini, grazie all’arrivo delle truppe di St. Cyr. Ancora una volta risultò impossibile fermarsi ed affrontare il nemico. La popolazione sembrava sul punto di ribellarsi e si vociferava che colonne russe fossero già oltre il fiume dirette a Berlino, e così i francesi indietreggiarono lasciando guarnigioni nelle città chiave di Stettino, Kustrin e Glogau. Napoleone si inferocì quando la notizia di questa ulteriore ritirata giunse a Parigi e lettera dopo lettera rimproverò Eugenio per la sua apparente inerzia. Eugenio decise poi che anche Berlino doveva essere evacuata e continuò la marcia verso Wittemberg sull’Elba dove giunse il 6 di marzo. Poi il 12 marzo il comandante locale francese abbandonò Amburgo .
Alla fine del 1812 di fronte alla catastrofe Napoleone aveva autorizzato la Prussia , nonostante i divieti impostigli dopo Jena, ad aumentare le proprie truppe di 33.000 unità nella speranza che sarebbero servite a compensare in parte le terribili perdite che aveva subito in Russia e in Polonia. Questo aumento si rivelò una fortuna inaspettata per la causa prussiana. Non solo ma durante questi anni era stato formato segretamente un esercito di riserva attraverso l’espediente di far ritirare una parte dei 42.000 regolari consentiti dalla Francia rimpiazzandoli da nuove reclute che ricevevano l’addestramento e poi aspettavano il loro turno per essere messi nella riserva. Per il febbraio del 1813 erano stati così addestrati 33600 uomini e attorno ad essi poteva essere potenziato l’esercito prussiano già disponibile. Il 9 febbraio un decreto aveva permesso di creare la Landwher composta da oltre 110.000 uomini . Nell’aprile del 1813 sotto le armi c’erano più di 80.000 uomini ed il risultato di tutti i provvedimenti presi fu la creazione per la fine dell’armistizio giugno –agosto, di un esercito di 228.000 fanti, 31.000 cavalieri e 13.000 artiglieri e genieri con 376 cannoni a disposizione. Il nuovo esercito prussiano portava un notevole contributo di forze agli alleati.
Il generale prussiano fu messo a capo dell’esercito che operava a sud e avanzò subito per prendere Dresda che il 27 marzo cadde senza opporre resistenza. Inoltre Bernadotte stava organizzando una armata di 28.000 svedesi e 62 cannoni nella Pomerania svedese mentre vi erano altri 9000 soldati anglo-tedeschi al soldo inglese presso Stralsunda. Presto però gli alleati iniziarono a litigare tra loro. I prussiani volevano avanzare oltre l’Elba senza perdere altro tempo, ma Kutuzov insisteva per un riconcentramento delle forze prima di procedere in avanti. Di conseguenza fu ordinato a Wittgenstein di marciare verso sud per unirsi a Blucher lasciando solo pochi uomini a coprire Magdeburgo . Il generale russo ansioso di assicurare la salvezza della capitale alleata decise di ignorare tali istruzioni e tentare di passare l’Elba a Rosslau con la speranza di fermare il grosso delle truppe di Eugenio. I francesi prevennero questa mossa attaccando Wittgenstein il 3 aprile presso Mockern. Un attacco confuso che durò due giorni e che terminò con la ritirata di Eugenio in seguito ad una informazione, risultata poi falsa, che un contingente nemico stava attraversando l’Elba a Rosslau e minacciava la sua retroguardia. Questa ritirata permise a Wittgenstein ormai sconfitto di proclamare la vittoria e concludere la sua marcia attraverso Rosslau per unirsi a Blucher. Ma Eugenio aveva deciso che la linea dell’alto Elba non era difendibile dato che Blucher stava ammassando le sue truppe nei pressi di Dresda. L’ala destra francese venne quindi ritirata alla linea della Saale. Finalmente Eugenio aveva raggiunto una posizione favorevole , nonostante avesse ceduto più territorio di quanto Napoleone avesse previsto, egli aveva guadagnato tempo sufficiente per il concentramento del suo nuovo esercito vicino a Magonza. La fase difensiva era ormai terminata; il contrattacco di Napoleone non si sarebbe fatto attendere molto. Ai primi di aprile l’Armata francese del Meno andava prendendo forma molto rapidamente. Essa era composta da quattro corpi d’armata di linea ; il III di Ney con 45.000 uomini. Il VI di Marmont con 25.000 uomini; il IV di Bertrand e il XII di Oudinot con una forza totale do 36.000 uomini , assieme ai 15.000 uomini delle truppe scelte a piedi e a cavallo della rinata Guardia imperiale. LUTZEN e BAUTZEN
I francesi stavano veramente avanzando; il 1° maggio l’Armata dell’Elba ebbe l’ordine di completare il passaggio oltre la Saale attraverso Merseburg e di muovere su Schladelbach, mentre il III corpo di Ney, appoggiato da IV di Marmont, avanzava verso Lutzen. Bertrand e Oudinot dovevano dirigersi su Naumburg. C’erano degli indizi che unità alleate si stavano movendo a sud e che si stavano concentrando a sud di Lipsia , ma Napoleone decise di prendere l’iniziativa avanzando per occupare Lipsia , lasciando a Ney il compito di proteggere il fianco destro. Così il III corpo si diresse su Lutzen occupandola a sera. L’avanzata generale fu però contrastata violentemente in diverse zone. Il combattimento più duro di tutta l’operazione avvenne presso Poserna. Alla fine i francesi ottennero la vittoria , ma il maresciallo Bessieres rimase ucciso.
Bessieres e Mac Donald Quella notte Napoleone stabilì precise istruzioni riguardanti il ruolo di Ney. Per coprire l’avanzata su Lipsia di Lauriston e Mac Donald e per dare a Marmont e agli altri componenti dell’Armata del Meno il tempo di avvicinarsi a Lutzen, il III corpo doveva occupare la città e i villaggi di Kaja, Rahna, Gross e Klein Gorschen subito a sud. Egli avvertì Ney che in caso di un grande attacco nemico proveniente da Zweinkau , avrebbe dovuto assumere immediatamente il ruolo di esca e di avanguardia, mentre l’Armata dell’Elba operava un aggiramento per attaccare il nemico sulla sinistra. Quando gli ordini iniziali furono emanati una possibilità del genere sembrava remota; Napoleone non aveva concrete prospettive di una battaglia a Lutzen e anticipò il proseguimento della marcia verso Dresda. Alle quattro del mattino inviò un altro messaggio a Ney orinandogli “ di mandare due forti reparti in ricognizione, uno verso Zwenkau e l’altro verso Pegau “ come mossa preventiva. Ney trascurò di eseguire questi ordini. Nel frattempo pattuglie di cavalleria alleata stavano studiando l’ala destra francese. E riferirono a Wittgenstein che il nucleo centrale delle forze francesi stava avanzando verso Lipsia e che solo una debole guardia laterale era schierata a Kaja; un giudizio giusto in quanto non solo Ney aveva trascurato di mandare delle pattuglie verso Zwenkau ma aveva tenuto tre delle cinque divisioni a Lutzen mandandone solo una verso i villaggi. Il nemico aveva anche scoperto l’esistenza di un forte distaccamento francese a sud di Teuchern. Grazie a questa informazione Wittgenstein decise di attaccare le deboli truppe intorno a Kaja ignaro che Ney aveva tre divisioni a portata di mano. Mentre il generale Kleist teneva Lipsia sulla destra e Miloradovic muoveva su Zeitz per proteggere il lato sinistro, il resto dell’esercito doveva avanzare in fretta su Gross Gorschen e dopo la liberazione di Kaja dalle forze francesi l’esercito sarebbe avanzato per interrompere la strada principale per Lutzen spingendo il nemico a nord verso il fiume Elster. L’avanzata per la presa di contatto con il nemico doveva cominciare all’una del giorno 2 e doveva terminare alle sette del mattino. Marciando al buio le colonne alleate si intralciarono e fu solo alle undici che le formazioni di testa poterono raggiungere le previste zone di adunata . Poi Wittgenstein inviò alcuni ufficiali per individuare le posizioni francesi . Si trattava di 2000 soldati francesi che si stavano preparando il rancio di mezzogiorno non c’erano sentinelle e segni di rinforzi in arrivo. Sicuro di ottenere una rapida vittoria Wittgenstein ordinò alla cavalleria di Blucher di attaccare alle undici e quarantacinque ed eliminare quel piccolo reparto. Quando attaccarono Kaja le truppe prussiane si trovarono di fronte non 2000 coscritti ma due intere divisioni stupite anche esse per quell’inaspettato attacco. La reazione di Blucher fu di fermare la cavalleria e mandare in avanti l’artiglieria che era alla retroguardia e questo indugio permise al generale francese Souham di occupare grazie alla sua prontezza di spirito Gross Gorschen mentre Girard radunava i suoi uomini intorno al villaggio di Starsiedel con la certezza che Marmont sarebbe giunto rapidamente in suo aiuto. L’azione iniziò verso mezzogiorno; Girard difese facilmente la sua posizione ma Souham fu costretto ad indietreggiare a causa del fuoco incessante dell’artiglieria. In quel momento Ney arrivò sul campo di battaglia . Stava accompagnando Napoleone a Lipsia quando si udirono i primi colpi di cannone; tornò immediatamente verso Lutzen per riprendere il comando che aveva abbandonato. Era arrivato in tempo per fare avanzare le tre divisioni di riserva che si trovavano in città e fermare la ritirata di Souham. Impetuoso come sempre Ney ordinò alle sue truppe di contrattaccare immediatamente e una violenta battaglia con alterna fortuna infuriò intorno al villaggio. Napoleone fu sorpreso nel sentire il volume di fuoco dei cannoni provenienti da Lutzen.
L’imperatore poi partì a cavallo per essere presente sul campo di battaglia. Napoleone raggiunse il campo alle due e mezzo del pomeriggio e trovò una situazione difficile. I reparti di Ney stanchi e indeboliti erano sul punto di disgregarsi , mentre il maresciallo Bertrand aveva fermato l’avanzata contro la sinistra di Blucher quando aveva scoperto che Miloradovic si stava avvicinando a Zeitz. Anche Marmont era incalzato dagli alleati. Era il momento che richiedeva ascendente personale e Napoleone si dimostrò più che mai all’altezza della situazione.Cavalcando tra i coscritti sbandati l’imperatore li esortò e li lusingò così da farli ritornare nei ranghi e poi li spinse più volte contro il nemico. L’effetto della sua presenza si dimostrò magico; nuova fiducia e decisione animarono le truppe. “ probabilmente questo fu il giorno in cui Napoleone corse i più gravi pericoli personali sul campo di battaglia di tutta la sua carriera” scrisse Marmont. “ Guidando le truppe sconfitte del III corpo alla carica si espose di continuo” Da tutte le parti risuonarono grida di Vive l’Empereur ! “ Neppure un soldato ferito passava davanti all’imperatore senza salutarlo con il consueto vivat. Gli rendevano tale omaggio perfino quelli che avevano perso un arto e che entro poche ore sarebbero morti”. Ciò nonostante la situazione restava grave; sia Ney che Marmont erano in pessime condizioni e da ogni parte giungevano richieste di aiuto. Nonostante la Guardia avesse raggiunto Kaja subito dietro Napoleone egli non volle farla entrare in azione così presto. Il combattimento lungo il crinale procedeva con alterne vicende , ma ogni minuto permetteva a Bertrand e a MacDonald di avvicinarsi ai fianchi delle forze di Wittgenstein. Una serie di contrattempi e di errori favorivano ora i francesi . Blucher era ferito e il comando fu dato al suo vice il generale Yorck; inoltre le riserve si dimostravano lente negli interventi e Wittgenstein comprese che non sarebbe stato prudente gettare nella battaglia le forze di Yorck in appoggio ai provati uomini di Blucher. Il tardivo intervento delle Guardie di Tormasov e delle divisioni di granatieri era dovuto principalmente alla presenza dello zar Alessandro. Egli li tenne volutamente indietro credendo che al fronte tutto andasse per il meglio e pensando di condurle personalmente in prima linea per dare il coup de grace alla fine della battaglia. Wittgenstein trovò una crescente difficoltà a controllare la battaglia e nonostante si rendesse conto del pericolo che correvano i suoi fianchi, si sentì troppo impegnato per interrompere l’azione mentre era ancora in tempo. Le riserve comparvero sul campo solo alle quattro e subito egli lanciò avanti Yorck per un nuovo assalto. Fu quasi un successo perché i prussiani avevano ormai raggiunto Kaja, ma una violenta carica della Giovane Guardia affiancata da una nuova avanzata del III corpo ristabilì la linea francese e la battaglia per il controllo dei villaggi e del crinale riprese l’andamento precedente. Alle cinque e mezzo del pomeriggio le forze di aggiramento francesi erano in posizione . MacDonald prese d’assalto il villaggio di Eisdorf sulla sinistra di Ney e Bertrand prese contatto con la destra di Marmont .
Nel frattempo gli alleati ottennero un buon successo al centro riconquistando due villaggi, ma il concentramento di Napoleone era quasi completo e Wittgenstein era in svantaggio numerico . Alle sei Napoleone decise che era giunto il momento per il grande attacco. Il generale Drouet radunò 70 cannoni a sud-ovest di Kaja e li spinse in avanti a mano fino a poter sparare a zero. Contemporaneamente la Giovane Guardia si mise su quattro colonne d’assalto composta ciascuna da quattro battaglioni ed incominciò ad avanzare inesorabile appoggiata dalla Vecchia Guardia , la Guardia a cavallo ed il resto del III corpo . Marmont e Bertrand attaccavano da destra, MacDonald da sinistra. Fu dato l’ordine : “ La garde au feu” . In poco tempo i villaggi di Rahna, Klein e Gross Gorschen furono ripresi d’assalto e tutta la linea alleata iniziò a retrocedere con grande confusione. Due ore di luce era quello che occorreva a Napoleone per rendere definitivo il successo. Non gli furono concesse ed il tramonto pose fine alla battaglia. La mancanza di cavalleria si fece sentire per i francesi in quanto era impossibile inseguire ad oltranza il nemico e nonostante Marmont avanzasse con la fanteria molto rapidamente le sue truppe furono messe a dura prova da un contrattacco della cavalleria prussiana : erano le nove di sera. La battaglia di Lutzen ebbe termine con una vittoria per Napoleone , ma l’inadeguato inseguimento lo privò del successo completo. I francesi ebbero almeno 20.000 tra morti e feriti e gli alleati tra i 15.000 e i 20.000. Gli alleati avevano ricevuto un durissimo colpo e Napoleone aveva recuperato il suo prestigio personale Russia e Prussia presentarono la battaglia come un mezzo successo alleato ma erano poco convincenti. Alla fine gli alleati furono costretti a riconoscere , come risultato di questa battaglia che Napoleone era ben lontano dall’essere finito e di conseguenza si ritirarono preoccupati verso est . Nelle prime ore del mattino successivo alla battaglia Napoleone delineò le mosse future . A Ney sarebbe stato concesso il lusso di 24 ore di riposo per rimettere a posto le sue formazioni sconvolte; avrebbe poi dovuto marciare con i suoi uomini su Wittenberg per liberare le guarnigioni francesi assediate. Nel frattempo l’Armata dell’Elba avrebbe dovuto fare l’impossibile per scoprire dove era diretta la ritirata degli alleati. Il 4 maggio fu chiaro che un grosso contingente nemico si stava ritirando verso Dresda , ma non c’erano ancora notizie certe sui movimenti di Bulow e Kleist. Napoleone allora avendo in mano l’iniziativa divise le sue forze in due in modo da poter fronteggiare ogni possibile eventualità. Ney al quale si unirono Victor e Reynier , le truppe di cavalleria di Sebastiani e un distaccamento del I corpo avrebbe dovuto raggiungere rapidamente Torgau e Wittenberg , forzare la linea del fiume, incorporare l’esercito neutrale della Sassonia nel VII corpo d’armata e minacciare Berlino. L’inclusione della capitale prussiana in questo piano ha un duplice significato: in primo luogo, Napoleone sperava che quella mossa avrebbe indotto i prussiani a staccarsi dai russi e a dirigersi verso nord per difendere Berlino, dando così ai francesi una buona occasione per distruggere gli alleati separatamente; in secondo luogo, rifletteva la costante preoccupazione dell’imperatore per il suo primo piano principale che prevedeva una massiccia avanzata su Dresda, vi sono indizi che egli sperava ancora nella realizzazione di questo grandioso piano. Nel frattempo le rimanenti forze francesi avrebbero dovuto dirigersi proprio su Dresda . Il V corpo di Lauriston avrebbe dovuto prendere una posizione intermedia fra le due principali forze francesi, movendo da Lipsia , con l’ordine di scovare l’introvabile generale Kleist. In quella fase l’alto comando alleato era diviso da aspre divergenze d’opinione per le decisioni sulle mosse future. Naturalmente i prussiani erano preoccupati per la sorte di Berlino, ma alla fine si decise di ritirare l’intero esercito alleato al di là dell’Elba attraverso Dresda fino a Bautzen dove si sarebbe fatto un altro arresto. Per quanto riguardava Berlino i 30.000 uomini di Bulow dovevano riunirsi presso Rosslau per poi procedere in difesa della località d’accesso alla capitale prussiana. La ritirata alleata non avvenne in fretta, e ci fu un duro scontro a Colditz il 5 quando Eugenio sorprese Miloradovic e la retroguardia russa . Nonostante questo gli alleati completarono la ritirata senza troppi problemi attraverso Dresda il 7 e l’8 ma furono poco abili nel predisporre la demolizione dei ponti principali alle loro spalle. Il giorno 8 Napoleone era arrivato alla periferia di Dresda e il giorno dopo due brigate francesi attraversarono il fiume dirette alla sponda orientale. Durante tutto questo tempo gli emissari di Napoleone avevano insistito sul re di Sassonia perché ritornasse come membro della Confederazione del Reno a fianco dei francesi. il 10 l’indeciso monarca decise di tornare a fianco di Napoleone consegnandogli l’esercito e la città di Torgau. Questa fu una importante vittoria materiale e morale francese, e Napoleone non perse tempo per trasformare Dresda nel nuovo centro di operazioni . Intanto il grosso dell’esercito alleato continuava a ritirarsi verso Bautzen dove i genieri russi stavano preparando una forte posizione difensiva. Quando arrivò Wittgenstein trovò ad aspettarlo i rinforzi composti da Barclay de Tolly e da 13.000 soldati russi. Il giorno 11 c’erano 70.000 soldati francesi al di là dell’Elba nell’area di Dresda e altri 45.000 sotto il comando di Ney a Torgau. Fu decisa una breve pausa durante la quale Napoleone ridistribuì le forze francesi. Con l’intenzione di effettuare operazioni simultanee verso Berlino e Bautzen decise di mettere fine alla divisione delle sue truppe in Armata dell’Elba e Armata del Meno e di creare al loro posto una sola armata di 203.000 uomini . Eugenio fu spostato dal teatro di guerra e inviato in Italia per prepararsi a sostenere un possibile attacco austriaco al di là delle Alpi Un forte corpo di osservazione doveva essere formato in Italia con circa 90 battaglioni con la speranza di poter intimorire gli austriaci e ridurre la possibilità di un loro intervento nella guerra.
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periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie:
-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001 -- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003 -- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004 -- Salò e l'Italia nella guerra civile. Edizioni Ibiskos, 2005 -- 25 luglio 1943 - La fine inconsapevole di un regime. Edizioni Ibiskos, 2007 -- Carri armati Tedeschi e Italiani 1939-1945 - edizioni Chillemi 2008
-- “L’Italia fascista 1933-1940 Gli anni del consenso e dello stato totalitario “ volume I - Ibiskos - Editrice Risolo, Empoli 2009
-- Prossima uscita ( febbraio 2010) L’ITALIA FASCISTA II volume IBISKOS Editrice Risolo - Empoli |