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Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 17^p
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Écrit par Mario Ragionieri   
 
Doveva passare ancora un po’ di tempo prima che Napoleone potesse iniziare la nuova campagna in Spagna. La situazione delle truppe francesi rimaste sul suolo spagnolo era critica e quindi l’Imperatore studiò un piano provvisorio di operazioni allo scopo di guadagnare tempo sufficiente per completare i trasferimenti di truppe e altri preparativi. Era importante che la Navarra rimanesse in mani francesi come testa di ponte per ricevere i rinforzi al loro arrivo dalla Germania e inoltre era necessario che Barcellona continuasse a resistere sulla sinistra. Giuseppe ricevette l’ordine di inviare 15.000 uomini a Tudela e Burgos mentre il resto delle truppe sarebbe stato ammassato nelle vicinanze di Logrono “pronto a passare all’offensiva su entrambe le ali”. Era una evidente applicazione della strategia base che Napoleone applicava nelle situazioni sfavorevoli ma essa non trovò favore ne comprensione tra i comandanti che operavano in Spagna.

Re Giuseppe e il maresciallo Jourdan si affrettarono a suggerire una alternativa strategica, cioè un piano che prevedeva una avanzata diretta su Madrid senza tener conto dei pericoli delle linee di comunicazione. Napoleone fermò il piano e si rese conto di quanto fosse importante la sua presenza in Spagna per sconfiggere il nemico ed i loro alleati, ma anche per dare una strategia seria e applicabile ai suoi subalterni. Napoleone era preoccupato che i suoi generali tentassero di intraprendere una offensiva prematura compromettendo la sicurezza della Navarra ed inoltre temeva che Barcellona con la sua guarnigione di 10.000 uomini al comando di Duhesme potesse cedere mettendo in pericolo l’intero fianco sinistro e le spalle della posizione chiave sull’Ebro. Fortunatamente per Napoleone lo sforzo bellico spagnolo era mal coordinato e le giunte regionali erano ostili tra loro quanto lo erano verso i francesi e quindi i loro eserciti ne risentivano fortemente. Pertanto non furono fatte azioni per sfruttare i successi di luglio dando così respiro ai francesi; perfino l’esercito inglese forte di 20.000 uomini non era in grado di compiere una offensiva nell’immediato e per tutto il mese di settembre Dalrymple rifiutò di muoversi da Lisbona fino a quando non ricevette ordini precisi da Londra.
Poi la volta di John Moore a dover subire ritardi per via dei problemi logistici e da errate informazioni ricevute dagli alleati. Il risultato di tutti questi ritardi fu che Napoleone ebbe tutto il tempo per completare la preparazione sia militare che diplomatica del contrattacco devastatore. Prima di partire per la Spagna era necessario che Napoleone prendesse tutte le misure necessarie per mantenere tranquilla l’Europa centrale , orientale e meridionale durante la sua assenza dalla scena politica del continente. Il solo modo per mantenere lo status quo nel continente era rafforzare l’alleanza con lo zar. Oltre alla Guardia imperiale nel 1808 l’esercito francese era composto da 113 reggimenti di fanteria di linea, 32 reggimenti di fanteria leggera, ossia 417 battaglioni con 350.280 uomini; la cavalleria era divisa in 80 reggimenti per un totale di 320 squadroni con 48.000 cavalleggeri e i treni di artiglieria potevano prevedere l’impiego di 1000 cannoni con una proporzione di circa 2 cannoni per ogni 1000 uomini. Senza dubbio nell’insieme un formidabile esercito ma siccome Napoleone voleva trasferire 100.000 uomini sul fronte spagnolo che già assorbiva 120.000 uomini, gli restava soltanto una forza di 150.000 uomini per sorvegliare l’Europa dalla Polonia alla Prussia, dalla Baviera alla Dalmazia, dalla Francia metropolitana all’Olanda e all’Italia. Dai tempi di Tilsit le relazioni franco - russe erano peggiorate; sebbene la Russia fosse un membro attivo del Sistema Continentale, pressioni antifrancesi venivano esercitate sul debole Alessandro e non ultime quelle dell’imperatrice madre. Molti motivi di attrito avevano contribuito ad indebolire l’alleanza tra le due potenze ; la cessazione del commercio di legname con la Gran Bretagna era stata un duro colpo per l’economia russa inoltre lo zar aveva capito di aver fondate ragioni di sospetto per le intenzioni di Napoleone verso la Turchia ed il Granducato di Varsavia e a questo va ancora aggiunto che gli strateghi russi non vedevano di buon occhio la presenza di guarnigioni francesi sul fiume Oder . Alessandro non si sentiva ancora abbastanza forte da ammettere che l’alleanza con la Francia era stata un errore. Da parte sua Napoleone era sempre stato intransigente sul fatto che l’influenza russa doveva rimanere esclusa dal Mediterraneo, da qui il suo rifiuto di concedere alla Russia di conquistare Costantinopoli e favorire l’estensione dell’influenza russa nei Balcani. Per questa ragione aveva ripetutamente tentato di deviare le ambizioni espansionistiche di Alessandro verso la Finlandia e la Svezia. Comunque dopo aver saputo di Bailen e conoscendo i progressi del riarmo austriaco l’imperatore fu costretto a cercare una completa riconciliazione con lo zar e una qualche forma di accordo con la Prussia con lo scopo di avere le mani libere per l’avventura spagnola. Già da tempo erano in corso trattative per un incontro con Alessandro e solo alla fine del 1808 i due poterono incontrarsi a Erfurt per discutere la situazione europea e le questioni ancora da risolvere.

Nonostante l’incontro fosse improntato sulla reciproca cortesia, fu ben diverso da Tilsit perché entrambe le parti sapevano bene che la Russia era in vantaggio in quanto le ripercussioni di Bailen e di Sintra ora influenzavano negativamente la posizione di Napoleone nei negoziati. I francesi non potevano più dettare le loro condizioni per quanto riguardava l’Austria, la Turchia, Costantinopoli e la Prussia. Era chiaro che in quelle circostanze solo la Russia poteva gestire la pace in Europa centrale. Alessandro non perse tempo per approfittare di questa situazione; se la Francia voleva che la Russia garantisse il futuro atteggiamento austriaco essa avrebbe dovuto pagare con importanti concessioni nell’Europa sud- orientale e con una riduzione delle pesanti riparazioni di guerra prussiane. Napoleone e Alessandro giunsero ad Erfurt lo stesso giorno il 27 settembre e al tavolo delle trattative nessuna delle due parti era disposta a concedere molto e sembrò che le trattative si avviassero ad un punto morto. Le questioni di Costantinopoli, del riarmo austriaco e delle divisioni sull’Oder sembravano senza soluzione . Furono due settimane di estenuanti trattative e alla fine fu raggiunto una specie di compromesso che era tutta a vantaggio dello zar. Napoleone acconsentì malvolentieri l’occupazione degli stati balcanici della Moldavia e Valacchia da parte della Russia e confermava le conquiste russe in Finlandia. La questione di Costantinopoli fu accantonata e i francesi rifiutarono di prendere in considerazione la maggior parte delle richieste fatte dallo zar per conto della Prussia , tuttavia le richieste di riparazione di guerra furono ridotte a 20 milioni. Alessandro acconsentì ad appoggiare i disegni di napoleone nei confronti della Spagna e, “ nel caso l’Austria dichiari guerra alla Francia, l’Imperatore di Russia s’impegna a denunciare l’Austria e a fare causa comune con la Francia”. Accordi vaghi ma quanto di meglio Napoleone riuscì a spuntare Questi accordi furono inclusi nel trattato firmato dalle parti il 12 ottobre e l’alleanza franco – russa sopravvisse ma i vari problemi rimasero insoluti. Napoleone si sentì abbastanza sicuro da dedicare la sua attenzione all’” ulcera spagnola” . Il tempo avrebbe dimostrato che la sua fiducia in Alessandro era mal riposta.
 

Napoleone interviene in Spagna
 

Mentre le colonne francesi si stavano dirigendo verso Bayonne i capi dell’insurrezione spagnola tentavano di dare una struttura al loro movimento. Il 25 settembre la Giunta Suprema si riunì a Madrid per stabilire una politica globale, ma fu chiaro fin dall’inizio che gli interessi particolaristici dei rappresentanti delle province resero impossibile perfino l’attuazione di un governo centrale. I 35 delegati passarono molti giorni litigando su inutili questioni costituzionali ma non furono fatti tentativi per addivenire alla nomina di un comandante in capo di tutte le forze spagnole e tutto rimase come prima aumentando la confusone già esistente.
 
Il generale Castanos era potenzialmente il migliore ma aveva scarsa simpatia per gli eserciti popolari ; un altro generale era La Romana abbastanza capace rimpatriato grazie alla marina inglese, poi c’era il generale Galluzzo che operava in Estremadura ma aveva in poca simpatia le nuove giunte. Tra i più giovani c’era il generale Blake molto preparato di origine irlandese comandava in Galizia; poi c’era Palafox in Aragona che aveva acquistato fama durante l’assedio di Saragozza per il suo fanatismo e il coraggio tanto da diventare leggenda. C’era poi Teodoro Redding che comandava l’armata catalana dopo Bailen. La Giunta Suprema controllava un gruppo molto eterogeneo di comandanti i quali però non potevano dare un grosso contributo dal punto di vista militare. Alla fine di ottobre i 75.000 francesi sulla linea dell’Ebro erano fronteggiati da poco più di 110.000 soldati spagnoli e da luglio l’unico rinforzo degno di nota era stato l’arrivo a Santander dei 10.000 uomini del generale La Romana trasportati dalla marina britannica. In questa situazione non dobbiamo stupirci se l’ubicazione delle forze spagnole e i relativi piani d’impiego lasciassero molto a desiderare.La Giunta Suprema riuscì a chiamare in servizio circa sei armate provinciali ma solo tre di esse avevano una certa consistenza; alla fine di ottobre il generale Blake aveva ai suoi ordini circa 43.000 uomini dislocati all’ala sinistra dello schieramento spagnolo ma soltanto 32.000 erano in prima linea nella zona di Reynosa mentre i rimanenti erano a Astorga. Nello stesso periodo l’armata di centro del generale Castanos poteva contare su una forza di prima linea di 31.000 uomini e 3000 cavalieri schierati a sud e ad est di Lagrono; l’ala destra consisteva nell’armata d’Aragona agli ordini del generale Palafox che comprendeva , almeno sulla carta, 42.000 uomini mentre solo 25.000 erano effettivamente disponibili per operazioni lungo le frontiere. Due unità più piccole completavano la lista delle unità spagnole al fronte; A Burgos c’erano 12.000 fanti e 1000 cavalieri comandati dal generale Galluzzo mentre in Catalogna c’erano circa 20.000 uomini al comando del generale Vivas che assediavano Barcellona. La Giunta Suprema disponeva in tutto di circa 125.000 uomini in prima linea. Dietro il fronte principale c’erano considerevoli formazioni di seconda linea e di riserva; l’armata di Granada con 15.000 uomini che era in marcia verso Barcellona sotto la guida del generale Redding mentre una armata di riserva veniva lentamente costituita a Madrid utilizzando le retroguardie delle armate di Andalusia e di Estremadura con circa 13.000 soldati. A Saragozza c’erano circa 22.000 aragonesi privi di addestramento e più a sud in Andalusia c’erano altri 13.000 uomini di riserva. Insomma in tutto i soldati regolari spagnoli erano circa 200.000 con un gran numero di irregolari ( guerriglieri) che operavano dietro le linee francesi in completa autonomia. Bisogna anche tenere conto che intorno alla metà di ottobre 20.000 soldati inglesi di Moore stavano aprendosi la strada a nord di Lisbona mentre altri 10.000 erano rimasti a difesa del Portogallo; Moore era sicuramente il migliore dei generali che si trovavano nella penisola in quel momento anche se come comandante di armata nel 1808 era ancora uno sconosciuto. L’ordine del governo inglese era di riunirsi con la divisione di rinforzo del generale Baird , che era in navigazione dall’Inghilterra verso La Coruna, nella zona di Valladolid prima di iniziare le operazioni a sostegno dell’ armata spagnola in Castiglia. Un grosso errore da parte del suo stato maggiore fece si che i cannoni e i carriaggi e la poca cavalleria che aveva Moore fossero inviati al comando del generale Hope da Lisbona verso Salamanca lungo un percorso di 600 chilometri nella convinzione che la strada percorsa dall’esercito fosse inadatta ai carriaggi . Il risultato fu che i cannoni percorsero 200 chilometri in più della fanteria e così il resto dell’esercito di Moore arrivò a Salamanca soltanto il 3 dicembre mentre il comando e la fanteria erano li dal 13 novembre. Del generale Baird nessuna traccia perché arrivato alla Coruna il 13 ottobre ebbe il permesso di sbarcare soltanto il 26 e malgrado le promesse non c’erano mezzi di trasporto per i suoi equipaggiamenti e nemmeno erano stati messi a disposizione viveri per i suoi uomini.Il risultato fu che questo contingente giunse ad Astorga solo il 22 novembre e raggiunse Salamanca dopo tre settimane. Pertanto fino a metà dicembre non c’erano ragioni di preoccuparsi degli inglesi e comunque non si avevano idee precise sull’ubicazione di Moore e delle sue intenzioni. Eppure l’esercito inglese era destinato ad avere un ruolo importante nel determinare il risultato della campagna napoleonica del 1808 tanto che anche l’imperatore dovette riconoscere tutta l’abilità di Moore. Però molto tempo prima che Moore potesse intervenire nella lotta l’incapacità degli spagnoli aveva portato alla totale sconfitta e alla dispersione delle forze in campo. I piani della campagna sviluppati dai generali spagnoli erano pieni di errori e lo schema che emerse fu quello di effettuare un doppio accerchiamento delle forze francesi dall’est e dall’ovest con lo scopo di chiudere le loro vie di comunicazione attraverso i Pirenei. Nel prendere queste decisioni furono commessi tre errori di base: in primo luogo non fu provveduto ad un comando centralizzato capace di coordinare i vari attacchi; in secondo luogo si creò deliberatamente un grande vuoto tra l’armata occidentale di Blake e le forze di Palafox e di Castanos dislocate ad est in quanto le sole forze disponibili per la protezione dell’area rimasero quelle della debole armata d’Estremadura di stanza a Burgos; terzo era stato disposto che una quantità sproporzionata di truppe di prima e seconda linea si dirigesse verso Barcellona mentre la loro presenza era richiesta per rinforzare il centro. Moore descrisse il piano spagnolo come una “sorta di vaneggiamento” . Ottantamila spagnoli divisi in due ali separate distanti tra loro di oltre 300 chilometri s e senza una solida forza di copertura che tenesse il centro avevano poche possibilità di circondare 75.000 soldati francesi guidati da comandanti esperti che erano in procinto di ricevere rinforzi dai Pirenei.
 
Che lo schieramento spagnolo fosse debole è dimostrato dal fatto che il 25 ottobre quando Ney, Moncey e Bessieres lanciarono un attacco contro il centro e la destra di Castanos riuscirono subito a conquistare Logrono a sud dell’Ebro. Castanos e Palafox interruppero i preparativi per l’offensiva e ordinarono ai loro uomini di concentrarsi intorno a Tudela e Saragozza. L’iniziativa era già sfuggita di mano agli spagnoli prima che arrivasse Napoleone ed il grosso dei rinforzi dalla Germania; il 5 novembre una delegazione della Giunta Suprema di Madrid raggiunse il fronte per ordinare a Castanos di riprendere i preparativi per l’offensiva e di conseguenza le armate spagnole restarono su posizioni molto esposte a Saragozza sebbene fosse stato deciso di ritardare l’attacco contro Moncey fino a quando non fossero arrivate dalla Biscaglia le truppe del generale Blake. Non deve meravigliarci che Napoleone giunto al fronte riuscì rapidamente a liberarsi delle armate spagnole. Napoleone da Parigi si recò immediatamente a Bayonne dove giunse il 3 novembre quando i preparativi per la nuova campagna erano già completati. Il 10 settembre il ministro della Guerra aveva mobilitato 140.000 coscritti e tre giorni prima un decreto imperiale aveva delineato la riorganizzazione dell’Armata di Spagna articolata ora su 6 corpi d’armata e cioè il I, il IV e il VI trasferiti dalla Germania, il V di Mortier e l’VIII di Junot sarebbero seguiti al momento opportuno formando la riserva.
Abbiamo detto che una parte delle truppe di Ney si trovò sul teatro di operazioni per partecipare ai limitati attacchi del 25 ottobre; le rimanenti truppe arrivarono rapidamente a destinazione e l’operazione di trasferimento fu sicuramente un capolavoro di programmazione e di organizzazione logistica permettendo a Napoleone di ammassare quasi 200.000 uomini tra l’Ebro e Bayonne. Quando raggiunse il fronte l’Imperatore aveva già preparato i piani per la campagna e sembrava che gli spagnoli, insistendo nella loro strategia di accerchiamento, non stessero facendo altro che il suo giuoco. Dai rapporti che giungevano sul suo tavolo Napoleone seppe che esisteva uno spazio quasi indifeso che divideva Blake dai suoi colleghi e si convinse che più le ali spagnole fossero avanzate e più sarebbe stato facile distruggerle totalmente. Un rapido attacco contro Burgos al momento opportuno le avrebbe messe entrambe nel più grave pericolo e una doppia conversione esterna attraverso Logrono e Burgos avrebbe portato in pochi giorni al loro accerchiamento lasciando aperta al centro la strada per Madrid. Ney e Moncey dovevano contenere, aggirare e infine distruggere Castanos e Palafox mentre Lefebvre e Victor avrebbero dovuto colpire duramente Blake.
Quando queste operazioni fossero state a buon punto Napoleone avrebbe condotto i resto del suo esercito verso Madrid prendendo d’assalto i passi e le gole della Somosierra e della Guadarrama. Appare chiaro a questo punto che Napoleone non era a conoscenza dell’esistenza dell’armata di Estremadura a Burgos e nemmeno delle forze di Moore in marcia dal Portogallo. Il piano sembrava infallibile; un potente attacco iniziale oltre l’Ebro seguito da due simultanee “ Manoevres sur le derrieres contro le isolate ali spagnole, mentre l’ultimo terzo delle forze francesi si spingeva avanti verso la capitale spagnola per sfruttare la rottura iniziale . Tutto questo era veramente la concezione di una mente militare superiore. La presenza di altri due corpi che avrebbero passato i Pirenei in un secondo momento costituiva una potente riserva che avrebbe potuto essere impiegata subito in qualsiasi settore del fronte dove fosse stato necessario. Le cose non andarono proprio come Napoleone voleva a causa di alcuni errori commessi dai suoi subalterni. Era chiaro che l’attacco francese se voleva raggiungere il massimo effetto doveva essere eseguito al momento giusto; era necessario pertanto che le armate spagnole fossero attirate il più lontano possibile dalle loro basi di partenza prima che scattasse la trappola; un attacco prematuro avrebbe avvertito il nemico della minaccia e gli avrebbe permesso di sfuggire all’incombente pericolo. Per questo l’imperatore ordinò che non bisognava dare inizio a nessuna parte dell’offensiva fino a che non avesse lui stesso dato l’ordine. Il 4 novembre mentre stava partendo da Bayonne per Vittoria Napoleone venne a sapere che il maresciallo Lefebvre venendo meno ai suoi ordini, aveva sferrato il 31 ottobre un attacco contro il generale Blake. La tentazione di attaccare i 19.000 uomini di Blake con i suoi 21.000 uomini del IV corpo fu troppo grande e di conseguenza ordinò l’immediato attacco venendo meno agli ordini di Napoleone; nel combattimento di Pancorbo Blake fu respinto con la perdita di 600 uomini mentre i francesi subirono all’incirca 200 perdite. Il risultato non fu per niente decisivo anzi indusse Blake ad ordinare una rapida ritirata verso ovest, eventualità che l’imperatore cercava di evitare. Nonostante questo contrattempo era possibile che il maresciallo Victor riuscisse ancora a tagliare la strada di Blake a condizione però che fosse stato aiutato dal resto dell’esercito. Per Napoleone era giunto il momento di passare l’Ebro in quanto anche sul fianco orientale Ney e Moncey avevano portato le loro truppe quasi a contatto con quelle di Castanos e Palafox senza che il nemico se ne fosse accorto. Il 6 novembre, non appena raggiunto il Q.G. dell’esercito a Vittoria l’imperatore ordinò che si desse inizio all’offensiva senza attendere ancora. Nel frattempo l’ordine di attacco a oriente contro Castanos e Palafox doveva rimanere sospeso , mentre tutti gli sforzi dovevano essere concentrati nel settore centrale per prendere Burgos e intrappolare Blake prima che sfuggisse. A tale scopo era stato impartito l’ordine a Lefebvre e Victor di proseguire nell’inseguimento mentre il II corpo doveva muoversi verso nord una volta che Burgos fosse stata occupata in modo da penetrare nella retroguardia di Blake e chiudere intorno a lui la trappola francese. Il 7 novembre la campagna di Spagna iniziò con una serie di nuovi errori commessi da alcuni comandanti francesi e un inspiegabile letargo di altri; e tutto questo creò nuova collera nell’imperatore. Dai dispacci che arrivavano al Q.G. il 6 novembre si comprese che sia Lefebvre che Victor avevano sottovalutato la capacità del generale Blake. Essi avevano condotto l’inseguimento in modo approssimativo lasciando che le loro divisioni si disponessero in una linea di marcia molto sottile e rimanessero separate l’una dall’altra. La loro incapacità fu dimostrata quando nella notte del 4 novembre il generale Blake invertì improvvisamente la marcia ritornando verso est per portare soccorso al suo subalterno intrappolato in una gola dall’avanguardia francese. In Quel momento le truppe di Blake contavano 24.000 uomini dall’arrivo della divisione di La Romana e questa considerevole forza spuntò improvvisamente dal buio per attaccare la divisione di testa francese del generale Vilatte nelle prime ore del 5 novembre. In breve questo reparto fu scacciato da un villaggio e gli spagnoli intrappolati poterono ricongiungersi ai loro compagni. I francesi formando dei quadrati riuscirono a sganciarsi combattendo con la perdita di 300 prigionieri e 2 cannoni. La situazione fu bilanciata in un paio di giorni quando i reparti del Duca di Danzica si mossero per intercettare le forze di Blake ed il comando spagnolo che fu costretto a dirigersi verso ovest per sfuggire alla trappola. L’inseguimento rimase affidato a Victor. Solo 5 giorni dopo Victor ebbe la possibilità di rimediare ai suoi errori in quanto nei giorni 8 e 9 il generale Blake decise improvvisamente di tornare indietro e di affrontare i suoi inseguitori scegliendo per lo scontro la città di Espinosa. Per tutto il 10 le tre divisioni di Victor si buttarono contro i 23.000 uomini e i sei cannoni di Blake ma i loro attacchi furono frazionati e mal coordinati in quanto cercava di ottenere una rapida vittoria. Il risultato fu che al tramonto gli spagnoli tenevano ancora la loro posizione e avevano di fronte 21.000 soldati francesi. Il mattino seguente Victor congegnò un attacco più razionale riuscendo a rompere il centro di Blake e disperdendo sulle montagne l’armata galiziana che subì la perdita di 3000 uomini. Anche Bessieres che dopo aver avuto precisi ordini di marcia non raggiunse l’obiettivo stabilito fu sostituito con Soult e Bessieres fu relegato al comando della riserva di cavalleria . Napoleone decise di modificare l’assetto dei corpi d’armata sostituendo comandanti con altri tanto che anche Ney si trovò a comandare solo due divisioni appena arrivate dalla Germania. Fatto questo 67.000 uomini furono lanciati sulla strada di Burgos preceduti dal II corpo di Soult e da due divisioni di cavalleria. I 10.000 uomini dell’armata di Estremadura avevano ben poche possibilità di offrire una concreta resistenza. Queste truppe furono messe sotto il comando del conte Belvedere, inesperto e avventato, che non fece niente per migliorare le sue possibilità difensive, tanto che insistette per lasciare la città per attestarsi su una linea indifendibile dove le truppe furono attaccate e disperse il 10 novembre da una divisione di fanteria e una di cavalleria comandate da Soult. In pochissimo tempo i 5000 uomini della cavalleria francese distrussero 5 battaglioni spagnoli e i rimanenti fuggirono abbandonando 16 cannoni e perdendo dai 3 ai 4000 uomini oltre a 12 vessilli. L’ondata umana dei fuggiaschi si riversò nella lontana città di Lerma trascinando con se l’intatta 3 divisione che stava andando in rinforzo. Alla sera del 10 il Q.G. di Napoleone fu posto a Burgos. Il mattino successivo Napoleone poté riprendere l’esecuzione del suo piano con il centro saldamente sotto controllo e con buone notizie che giungevano dal fianco destro. Nel pomeriggio Soult si pose alla testa delle sue divisioni per la strada di Urbel e marciò rapidamente su Renosa nell’intento di circondare Blake e i suoi 12.000 uomini. Nelle successive 48 ore anche Ney si mise in marcia alla testa di una forza composita , costituita in parte dalle sue unità e in parte dalle riserve. Il suo obiettivo era la città di Aranda del Duero da dove avrebbe preso il via la conversione a sinistra che avrebbe dovuto tagliare fuori Castanos fuori da Madrid e portato all’accerchiamento e alla distruzione dell’armata centrale spagnola.. Il 13 novembre le diverse parti del piano di Napoleone erano in fase di esecuzione. L’imperatore rimase a Burgos ancora per qualche giorno per vedere lo sviluppo dei suoi piani e nella speranza di ricevere informazioni sulla marcia di Moore di cui era da poco venuto a conoscenza. Ancora una volta però i subalterni non si dimostrarono all’altezza delle aspettative dell’imperatore; solo Soult cercò veramente di arrivare a colpire Blake dopo aver percorso 100 km in pochi giorni su un terreno impervio. Riuscì a raggiungere le salmerie e i cannoni di Blake ma quest’ultimo resosi conto che la fuga era difficile ordinò ai suoi uomini di abbandonare tutti i bagagli e di rifugiarsi sulle montagne . Il 23 novembre Blake con 10.000 uomini raggiunse Leon dove poté sostare e rifocillare gli uomini esausti. Il 16 novembre le truppe di Soult si congiungevano con quelle di Victor e Lefebvre a Reynosa dove gli affamati soldati francesi poterono rifornirsi attingendo ai ben forniti magazzini della città. Non potendo prendere Blake, l’imperatore fu costretto a cambiare i piani ridistribuendo le truppe come segue: Victor fu richiamato a Burgos, Lefebvre fu fatto avanzare nella pianura fino a Carrion da dove avrebbe potuto minacciare Leon e Benavente, mentre Soult ebbe l’ordine di occupare Santander e di continuare ad inseguire Blake. Santander con i suoi depositi intatti cadde nelle mani francesi il 16 novembre e due giorni dopo il II corpo si stava dirigendo su Saldana attraverso le montagne della Cantabria. Nel frattempo sul lontano fianco orientale dello schieramento spagnolo regnava una strana calma. Napoleone aveva ordinato alle truppe francesi rimaste in Navarra (in tutto 27.000 uomini) di non provocare il nemico perché le cose non erano pronte ancora al centro. Palafox e Castanos non utilizzarono questo tempo per disturbare le forze francesi , ma lo passarono a litigare sulla condotta delle azioni . Il 21 novembre Castanos fu raggiunto da notizie allarmanti ; gli venne riferito che colonne francesi stavano avanzando da Logrono verso Tudela. Era evidente che stava per scattare una trappola , ma invece di ritirarsi senza perdere altro tempo nella fortezza di Saragozza, Castanos decise per una ritirata parziale in una posizione intermedia vicina a Tudela. Il maresciallo Lannes, sotto il cui comando erano stati posti i corpi d’armata di Moncey e altri distaccamenti per un totale di 29.000 fanti e 5000 cavalieri, il 23 novembre decise di muoversi con tutto il suo esercito attaccando le posizioni dei 45.000 spagnoli di Castanos A peggiorare le cose intere unità del suo esercito si rifiutarono di combattere i francesi preferendo assistere alla distruzione dei loro compatrioti. A sera l’ultima linea dell’armata spagnola era stata sconfitta con la perdita di 4000 uomini e 26 cannoni.La manovra di Lannes doveva , secondo gli ordini , essere appoggiata dai reparti di Ney che però giunse tardi a causa delle difficoltà del terreno e dei tempi troppo stretti. Napoleone lo tacciò di incompetenza: “ Se solamente il maresciallo Ney non si fosse lasciato convincere dagli abitanti del luogo e non avesse sciupato, riposando a Soria, i giorni 23 e 24 immaginandosi che il nemico schierasse ancora 80.000 uomini e altre follie del genere, egli avrebbe potuto raggiungere Agreda il 23 come io gli avevo ordinato ed in tal modo non un solo spagnolo sarebbe sfuggito”. Quindi tanto a Tudela quanto a Espinosa, i subalterni dell’imperatore non avevano raggiunto quella completa vittoria che i suoi paini così ben preparati meritavano. Nonostante questo la situazione generale era favorevole per i francesi; dal 10 novembre c’erano state considerevoli vittorie e lo schieramento spagnolo era stato spezzato. A parte le forze di Moore, la cui esatta posizione restava ancora sconosciuta all’imperatore, non c’era una sola armata nemica in grado di attuare delle concrete misure difensive. Le strade per Madrid, il sud e il Portogallo virtualmente erano aperte all’Armata di Spagna; entrambi i fianchi erano adesso al sicuro, il centro era saldamente in mani francesi e le nuove unità di rinforzo di Junot e Mortier stavano attraversando i Pirenei. Comunque l’esercito francese manifestava in Spagna grossi problemi; in primo luogo quello dei viveri sempre scarsi e la situazione andò peggiorando costringendo i soldati a continui e terribili saccheggi: chi veniva preso con le mani ne sacco veniva immediatamente fucilato. Difficile risultò mantenere la disciplina nelle regioni conquistate dove la popolazione non manifestava alcun segno di gioia per “re Giuseppe” e per l’esercito “ liberatore” ; migliaia di persone presero la strada della montagna dando inizio ad una feroce guerriglia contro le linee di comunicazione francesi. Nessun distaccamento francese era al sicuro e i corrieri dovevano essere accompagnati da forte scorta. L’imperatore conosceva bene questa situazione e affermava che “ in un teatro di guerra come questo non vi è ne fronte ne retrovie” ; durante gli ultimi mesi del 1808 la Spagna era un paese tutt’altro che comodo per condurre operazioni militari e molte truppe dovettero essere dislocate a guardia delle linee di comunicazione che univano l’Armata di Spagna in marcia verso Madrid con le sue basi oltre i Pirenei. Anche con queste difficoltà il 23 novembre l’imperatore poté concentrare vicino ad Aranda la grande quantità di truppe che comprendevano oltre la Guardia imperiale, le divisioni della cavalleria di riserva e il corpo d’armata del maresciallo Victor per un totale di 15.000 veterani. Quando giunsero al Q.G. le notizie da Tudela l’imperatore seppe proseguire senza pericolo. Aveva di fronte due alternative. Impiegare tutte le truppe per cercare di distruggere l’esercito di Moore che, da informazioni da poco ricevute, si stava avvicinando a Salamanca oppure rimandare questa azione a dopo la riconquista di Madrid. L’imperatore scelse la seconda alternativa e ordinò alla sua armata di avanzare su un vasto fronte per rioccupare la capitale spagnola. Le forze al centro protette alle due ali da considerevoli forze, dovevano avanzare velocemente verso Madrid sulla strada che attraversava la Sierra Guadarrama. L’avanzata ebbe inizio il giorno 28 per un esercito di 130.000 uomini posto in ordine di marcia. Nel frattempo la Giunta Suprema stava studiando un piano per difendere la città in pericolo. La decisione fuori luogo di rimuovere dai loro comandi i generali Blake, Belvedere e Castanos lasciò il grave problema del comando da risolvere e questo problema monopolizzò il tempo e le attenzioni della Giunta. Respinta l’idea di chiamare in soccorso le truppe di Moore gli dettero istruzioni per dirigersi verso il fiume Duero, raccogliere quanto restava delle truppe di Blake e creare così una minaccia alle comunicazioni francesi. Per difendere la città decisero di impiegare i 12.000 soldati del generale Benito San Juan rafforzandola con gli 8000 superstiti dell’armata di Estremadura. La direzione generale fu affidata al generale Eguia che inviò i 12.000 uomini verso nord, verso il passo di Somosierra e gli altri 8.000 verso le gole dei monti Guadarrama. Con questi provvedimenti Eguia sperava di impedire all’esercito di Napoleone l’uso delle principali strade che conducevano a Madrid.