Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 11^p |
Écrit par Mario Ragionieri | |
Mettere in pratica il piano descritto implicava la divisione dell’esercito alleato in sette parti. Così circa 59.300 uomini furono destinati all’azione principale contro il fianco destro francese al comando del generale Buxhowden. I 13.000 uomini del generale Doctorov avrebbero iniziato a combattere per prendere il villaggio di Telnitz prima di convergere verso nord per riunirsi con Langeron ed attraversare insieme il Goldbach. Per quel momento la colonna di Langeron composta da 11.700 uomini, doveva aver conquistato Sokolnitz appoggiata da una terza colonna di Przbysewski composta da 10.000 uomini che si trovava alla sua destra. Appena attraversato il torrente queste forze si sarebbero riunite a nord del lago vicino a Kobelnitz per lanciare un violento attacco contro il centro dello schieramento francese. A questo punto la quarta colonna formata da austriaci e russi, in tutto 23.900 uomini, avrebbe attaccato frontalmente la linea francese a Puntowitz dopo una avanzata dall’altopiano di Pratzen . Durante questo attacco L’alto comando alleato era convinto che Napoleone fosse già sconfitto a metà; se così non fossero state le cose, la domanda che gli alleati si ponevano era perché i francesi non avessero già attaccato,come era loro consuetudine, quando gli alleati erano in fase di avvicinamento. Perché Napoleone aveva poi deciso di abbandonare una posizione come il Pratzen che era così vantaggiosa senza tentare nemmeno di combattere. Tutte queste ragioni avevano convinto Weyrother che, anche con il centro dello schieramento indebolito, il rischio era accettabile. Comunque in qualsiasi caso la riserva del granduca Costantino sarebbe stata in condizioni di affrontare un attacco francese in direzione del Pratzen. Questo errore strategico ci dimostra il completo successo del piano-trappola messo in atto da Napoleone.
Il primo dicembre l’imperatore ricevette relazioni dettagliate sui movimenti degli alleati, e trascorse l’intera giornata passando in rassegna le unità e a controllare le armi e nel pomeriggio gli arrivarono notizie che Keinmayer, Langeron e Doctorov con un grosso contingente di soldati stava dirigendosi verso Augezd per mettersi di fronte alla destra francese. Da quel momento, Napoleone contentissimo, acquisì la sicurezza che il nemico si sarebbe mosso secondo quanto previsto nel suo piano . Disse ai suoi “ Prima di domani sera quest’esercito sarà mio”. Unica preoccupazione che restava era che Davout non era ancora giunto sul teatro dello scontro, ma era certo che il suo maresciallo sarebbe arrivato il momento giusto per attuare il suo compito sulla destra. Nel frattempo era arrivato anche il Maresciallo Davout che gli confermò che la sua cavalleria e la sua avanguardia sarebbero state ai loro posti per le 8,00 del mattino seguente e che il resto della sua fanteria li avrebbe seguiti quasi subito. L’imperatore ritornò al suo alloggio scortato dai suoi soldati che lo acclamavano nella ormai famosa processione al lume delle torce. La notte trascorse tranquilla a parte una piccola schermaglia con una pattuglia di ussari austriaci quando raggiunse i sobborghi di Sokolnitz e fu subito respinta. Nelle prime ore del mattino Savary, il capo dell’ufficio operazioni, tornò da una missione in avanscoperta con la notizia che la forza nemica vicino ad Augezd corrispondeva ad un grosso corpo d’armata; l’imperatore venne svegliato per essere messo al corrente della situazione e il maresciallo Soult fu chiamato per una conferenza immediata. Dopo aver esaminato le carte Napoleone dettò alcune piccole modifiche ai suoi ordini iniziali. Le truppe furono svegliate alle 4 del mattino e avviate verso le loro posizioni nascoste da una densa nebbia mattutina. Questa cosa causò notevole confusione sull’altro lato del Goldbach dove le colonne alleate si stavano predisponendo per l’attacco e tale confusione fu di grande aiuto ai francesi durante la prima ora di battaglia. Alle 7 del mattino ci fu un violento attacco presso Telnitz quando l’avanguardia di Kienmayer venne a contatto con le forze di Legrand; all’inizio le cose andarono bene per i francesi, ma poco dopo dalla nebbia sbucò una forte colonna di Doctorov e verso le 8 i 1200 superstiti del III reggimento di linea furono costretti ad abbandonare le posizioni del villaggio mentre i cacciatori e gli ussari di Davout coprivano il loro arretramento. A nord nello stesso momento Langeron e Przbysewski erano in piana azione assaltando Sokolnitz dove solo un gruppo di Tirailleurs du Po del generale Mangeron riuscirono a respingere l’assalto; poco dopo arrivò di rinforzo la XXVI brigata di fanteria leggera che portò la guarnigione a circa 1800 uomini e 6 cannoni. Alle 8,30 circa 30 cannoni sparavano sui francesi e di nuovo gli alleati attaccarono con 8000 uomini i francesi cedettero e Sokolnitz cadde in mano nemica. Dietro a Telnitz Davout stava preparando un contrattacco; alle 8,45 il villaggio era di nuovo in mani francesi ma durò poco e alle 9 il nemico era di nuovo in possesso dei due villaggi. Verso le 8 la nebbia iniziò a diradarsi mettendo in mostra il Pratzen e le colonne russe che si muovevano verso sud proprio come Napoleone aveva sperato; il centro alleato si stava indebolendo. Più di 40.000 uomini erano stati concentrati contro la destra francese e altri ancora stavano arrivando. Adesso tutto dipendeva dalla velocità con cui i francesi avrebbero attaccato; le divisioni di Vandamme e di St. Hilaire erano sulla linea di partenza senza che il nemico li avesse ancora scoperti per via della nebbia che ancora persisteva nella vallata. Napoleone chiese a Soult:” Quanto impiegheranno le tue divisioni ad arrivare in cima all’altopiano del Pratzen? Meno di venti minuti sire, perché le mie truppe sono ai piedi della vallata nascoste dalla nebbia e dal fumo dei bivacchi” Rispose Soult. “In questo caso, aspetteremo ancora un quarto d’ora”. Napoleone dette poi l’ordine di attacco, i tamburi batterono il passo di carica e le due divisioni si misero in marcia. Erano le nove; sulla destra il generale St. Hilaire puntò sull’obiettivo, il villaggio di Pratzen incontrando poca resistenza e in poco tempo i francesi si erano spinti oltre il villaggIo verso la sommità dell’altopiano. Il generale Vandamme non fu così fortunato perché un reparto nemico si difese con ostinazione nel villaggio Lannes era in difficoltà a causa dei cannoni di Bagration che continuavano ad uccidere i fanti francesi come pure 400 uomini di Caffarelli furono uccisi in soli tre minuti; ma una tregua brevissima arrivò improvvisa su questo settore della battaglia proprio nell’intervallo che seguì la carica della cavalleria alleata. Fu proprio breve la tregua perché Bagration iniziò un nuovo attacco al Santon dove il 17° reggimento di linea tenne duro; Lannes assaltò di nuovo Blasowitz caricando alla baionetta e riuscendo a catturare 500 prigionieri e 5 cannoni. Poi fu la volta di Murat che vide la possibilità di interporre un cuneo tra le forze di Bragation e quelle di Kutuzov e con 3000 cavalieri effettuò questa manovra , ma si trovò a dover affrontare una forza doppia della sua perché Bagration vista la pericolosità della mossa francese, spinse all’attacco tutti gli squadroni disponibili.
Quaranta squadroni colpirono il fianco della divisione di Caffarelli mentre era in combattimento per Blasowitz; i francesi con un rapido cambio di fronte respinse ben tre cariche nemiche fino a che Murat non inviò in sostegno prelevandoli dalla riserva i corazzieri di Hautpol e Nansouty. Nello stesso momento i tre reggimenti francesi che erano stati cacciati da Sokolnitz e Telnitz riuscirono a formare una nuova linea ad ovest di quei piccoli villaggi e alle 10 le divisioni di Friant arrivarono a dare loro sostegno. Questi rinforzi misero in condizione i francesi di attaccare di nuovo Sokolnitz con il risultato di catturare 2 bandiere e 6 cannoni russi; il 48° reggimento rimase a difendere il villaggio mentre il 111° attaccò il castello di Sokolnitz che si trovava in riva al fiume Goldbach. Ma la situazione era in rapida evoluzione e il 111° fu costretto a ritornare indietro richiamato dal generale Friant per via di un nuovo pericolo; Langeron aveva lanciato un violento attacco contro Sokolnitz e aveva quasi distrutto il 48°. Per tutto il resto della mattinata 8000 fanti e 2800 cavalieri francesi furono costretti a difendersi da 35.000 soldati alleati in una battaglia durissima di logoramento;
Essi caricarono con la baionetta da circa 300 metri e quando raggiunsero i francesi erano stanchi e senza fiato ; nonostante la Guardia russa spezzò la linea francese e fu fermata soltanto dal fuoco della seconda linea francese. Senza più impeto la Guardia ripiegò verso Krzenowitz per rischierarsi. A questo punto Vandamme ebbe l’ordine da Napoleone di piegare verso destra esponendo così il suo fianco e le sue spalle al nemico che non si fece perdere questa occasione tanto che il granduca Costantino attaccò con 15 squadroni della cavalleria della Guardia il fianco di Vandamme mentre i granatieri attaccavano frontalmente. Vandamme sottoposto a questa violenta pressione riuscì a mantenere la calma spostando due battaglioni di fanteria leggera a proteggere il suo fianco scoperto. Scrive De Sègur che “ I due battaglioni di Vandamme, sulla sinistra, furono completamente sopraffatti!Uno di essi, avendo perso l’aquila e la maggior parte delle armi, si riprese soltanto per fuggire a tutta velocità”. La Fortuna per i francesi fu che in quel momento non c’era nessun reparto alleato di riserva che potesse sfruttare questo successo. La prima reazione di Napoleone fu di inviare Bessières con la cavalleria della Guardia imperiale; però i primi due squadroni furono respinti dalla Guardia russa mentre altri tre squadroni di granatieri a cavallo sopraggiunti, sostenuti dall’artiglieria ebbero miglior successo. In questo frangente arrivò sulla scena il generale Drouet che riequilibrò la situazione e subito Napoleone ne approfittò inviando il generale Rapp a dare il colpo di grazia con due squadroni di cacciatori a cavallo e uno di mamelucchi; i russi stanchi non sostennero il nuovo attacco e dopo 10 minuti 5000 granatieri e 200 membri della cavalleria della Guardia russa erano stati catturati. I superstiti della Guardia russa si ritirarono verso Krzenowitz inseguiti dalle truppe di Bernadotte così che il centro dopo questo scontro cessò di esistere. Alle due del pomeriggio era giunto il momento per Napoleone di emettere nuovi ordini ; l’occupazione del Pratzen fu affidato a Bernadotte, la Guardia i granatieri di Oudinot e le divisioni di Soult dovevano ruotare verso sud per accerchiare Buxhowden da nord e da est mentre Davout doveva attaccare da ovest. Alle 2,30 Buxhowden si trovò in una situazione davvero critica; i suoi reparti che costituivano l’ala sinistra russa erano isolati e nessun ordine era giunto da Kutuzov e dallo Zar . Dopo poco Vandamme aveva occupato Augezd e le divisioni di Davout si ponevano dalla difensiva all’offensiva per prendere i villaggi di Telnitz e Sokolnitz. A questo punto il maresciallo russo ordinò alle sue truppe di ripiegare verso est prima che la strada fosse bloccata dai francesi mentre i rimanenti reparti dovevano aprirsi la strada combattendo verso nord; Vandamme raggiunse le colonne che ripiegavano verso est immobilizzandole e le forze che fuggivano verso nord furono fermate da St. Hilaire e da Davout. Scrisse il generale Thiebault che “ Fino all’ultima ora della battaglia, non facemmo alcun prigioniero, non potevamo correre alcun rischio o avere scrupoli e pertanto non rimase nemmeno un nemico vivo alle nostre spalle: Non lasciatene scappare neppure uno”. Intorno alle 3 del pomeriggio i russi si stavano ritirando rapidamente a sud verso i laghi e le paludi ghiacciate; la divisione di Przbysewski depose le armi come pure metà della divisione di Langeron si lasciò prendere prigioniera. La colonna di Buxhowden che si riturava verso est fu raggiunta da Vandamme e gli unici che riuscirono a scappare furono il maresciallo e gli uomini di testa della colonna.
La Grande Armè si era mossa sapientemente come un grande rullo compressore annientando tutto quello che si trovava sul suo cammino e soprattutto manovrando in maniera perfetta . Questo aveva messo in crisi il nemico che non era stato capace di sottrarsi alle varie trappole preparate di volta in volta dal genio di Napoleone dimostrando quanto grande era il divario tecnico tra Francia e il resto d’Europa. Non erano le armi che mancavano al nemico ma le capacità militari di usarle in modo corretto di fronte a un Napoleone sempre pronto a cogliere gli errori e le manchevolezze del nemico per volgerli a proprio favore.
ENTRA IN CAMPO LA PRUSSIA; LA CAMPAGNA DEL 1806 L’inaspettato annientamento della III coalizione, il 2 dicembre 1805, aveva colto di sorpresa molti capi di stato , ma nessuno si trovava nella posizione delicata come quella del plenipotenziario della Prussia, inviato a Vienna dal suo re. Haugwitz, questo era il suo nome, all’inizio della sua missione doveva portare soltanto una offerta di mediazione destinata a trovare un punto di conciliazione tra i due contendenti. In realtà la Prussia guidata da Federico Guglielmo III in quel momento ( era novembre) aveva deciso di partecipare alla guerra per liquidare definitivamente l’impero francese. Il 28 novembre gli fu concessa una lunga udienza a Brunn dove parlò soltanto Napoleone e non riuscì quindi a consegnare il suo ultimatum perché fu congedato ed affidato a Talleyrand che si trovava in quel momento a Vienna. In realtà il plenipotenziario era personalmente dell’opinione che la Prussia avrebbe dovuto seguire una politica di stretta neutralità piuttosto che imbarcarsi in una guerra dagli esiti incerti anche se in quel momento tutto faceva supporre che Napoleone fosse sull’orlo di una catastrofica disfatta. Ma i fatti del 2 dicembre 1805 cambiarono completamente la situazione politica e strategica in Europa; l’Austria che voleva la pace, la Russia che faceva ritirare rapidamente il proprio esercito attraverso la Polonia mettevano in serio dubbio l’opportunità prussiana di dichiarare una guerra ai francesi. Haugwitz in atteggiamento molto dimesso si precipitò a congratularsi con l’imperatore a nome del re della Prussia; ma Napoleone non cedette alle lusinghe la dove era evidente l’inganno e il tentativo di ripararazione troppo tardivo. Da tempo era a conoscenza del contenuto del messaggio di cui era latore il plenipotenziario prussiano anche se questi si era ben guardato da consegnarlo date le nuove circostanze. Per accentuare il suo disprezzo per Federico Guglielmo Napoleone si rifiutò di rivedere Haugwitz fino al 15 dicembre obbligandolo ad attendere nelle anticamere dello stato maggiore imperiale a Vienna.Quando lo incontrò non solo rifiutò la mediazione della Prussia nella composizione del conflitto, ma pretese una formale dichiarazione di alleanza in senso antinglese. Era giunto il momento di presentare il conto alla Prussia nei confronti della quale Napoleone ostentava ammirazione per l’apparato militare creato da Federico il Grande di cui aveva lungamente studiato le gesta e nello stesso tempo disprezzava l’attuale governo di quel paese anche perché secondo lui Federico Guglielmo non aveva nessuna fibra morale. Nei primi mesi del 1806 Napoleone era quasi certo che la Prussia non avrebbe osato ricorrere alla guerra nonostante le pretese francesi sempre più esorbitanti. La Prussia in quel momento dovette accettare un trattato di “amicizia” con la Francia e quel trattato costava caro alla Prussia poiché la obbligava a cedere varie parti del suo territorio ai francesi a fronte di pochissimi compensi territoriali in altre zone ed inoltre la Prussia doveva impegnarsi a recedere i trattati con le altre potenze stipulandone uno esclusivo con la Francia. Se tutto questo fosse stato accettato la Prussia avrebbe ricevuto l’ Hannover . Le condizioni erano molto dure per essere accettate specialmente ora che la Grande Armè si stava allineando lungo le frontiere meridionali della Prussia mentre la maggior parte delle forze prussiane erano ancora da mobilitare Per Haugwitz non c’era scampo e il 15 dicembre la Convenzione di Vienna venne firmata dai francesi ed inviata a Berlino perché Federico Guglielmo ponesse la sua firma. Il re di Prussia tentò di prendere tempo per rimandare la decisione tanto che richiese una riapertura delle trattative, ma l’imperatore fu inflessibile e per accentuare le richieste pretese l’immediata chiusura di tutti i porti e di tutte le vie fluviali della Germania settentrionale ai traffici britannici e la confisca di tutti i beni britannici. La Prussia continuò a esitare e la pazienza di Napoleone diminuì rapidamente così che Haugwitz non poté più rimandare la decisione e di fronte all’alternativa di una firma o di una guerra immediata approvò la stesura di un trattato principale il 15 febbraio e 9 giorni dopo Berlino, impaurita e senza evidenti vie d’uscita, inviò la sua formale approvazione. Napoleone aveva ottenuto un successo diplomatico esponendo un potenziale nemico allo scherno internazionale aumentandone così l’isolamento. Una parte degli storici sono portati ad affermare che Napoleone fosse spinto da una profonda ambizione personale a passare da una guerra ad un’altra, ma non è proprio così perché subito dopo Austerlitz la sua maggiore preoccupazione era stata quella di arrivare ad una riconciliazione con i nemici che ancora restavano ostili alla Francia e alla sua persona. Vi erano poi ragioni interne molto importanti che inducevano l’imperatore a cessare la guerra perché, anche se il popolo francese aveva appreso con gioia le conquiste ottenute dalla Grande Armè e il servizio militare non fosse ancora diventato per tutti un passaporto per una prematura morte, la guerra aggravava molto la già precaria situazione economica della Francia e a questo proposito si deve tener ben vivo nella memoria con quanta fatica Napoleone fosse riuscito a trovare i soldi per finanziare la campagna del 1805. Poi Napoleone era stato impegnato nella campagna militare e la situazione finanziaria del paese era peggiorata ulteriormente; dopo Austerlitz rimase in Germania fino alla fine di gennaio del 1806 ma passò la maggior parte del tempo a scrivere a Parigi nell’intento di rimettere ordine in Francia. Quindi non stupisce se in effetti la vera volontà dell’imperatore fosse davvero quella di ottenere rapidamente una pace che naturalmente voleva fosse a lui favorevole e questo era lo scoglio che impediva di realizzare i suoi intenti. Le condizioni che lui riteneva inderogabili erano inaccettabili a tutti i suoi avversari veri o potenziali che fossero; nel marzo del 1806 tornò a Parigi e non si mosse più dalla capitale almeno fino a settembre di quell’anno tanto era grave la situazione interna. Eppure anche con tutte queste preoccupazioni egli iniziò subito ad organizzare ed ampliare le sue recenti conquiste territoriali; in Italia inviò il fratello Giuseppe con Massena a prendere il Regno di Napoli di cui Giuseppe divenne re. Ma non tutti erano d’accordo nel dover sopportare il dominio francese e proprio per questo i rapporti con il papato subirono un deciso peggioramento anche perché lo spirito di cooperazione sancito dal Concordato stava rapidamente esaurendosi. Nelle relazioni con la Russia Napoleone era ben felice di poter addivenire ad un accordo con lo zar; dopo la battaglia il generale Savary aveva avuto un colloquio con Alessandro e in base a quanto fu scritto sul bollettino n° 31 lo zar avrebbe parlato in modo lusinghiero del vincitore: “Dica all’imperatore che torno in Russia, gli dica che ha fatto miracoli ieri, e che la battaglia ha accresciuto la mia ammirazione per lui. E’ un uomo predestinato dal cielo e ci vorranno cento anni prima che la mia armata sia pari alla sua”. Napoleone era quasi certo che sarebbe riuscito a concludere un accordo con la Russia e su questo punto era in contrasto con Talleyrand che era invece convinto che in Europa la Russia fosse potenzialmente la più pericolosa rivale della Francia. Un giudizio che naturalmente Napoleone ignorò seguendo le sue convinzioni; dopo una serie di trattative giunse ad un accordo preliminare che fu firmato a Parigi dall’inviato russo d’Oubril. Fu una brutta sorpresa per lui quando in settembre lo zar si rifiutò di firmare l’accordo preliminare e iniziò a schierare le sue truppe per andare in aiuto alla Prussia. Gli anni che seguirono dettero ragione alle tesi di Talleyrand. Napoleone dedicò in quel periodo molto tempo alla riorganizzazione della Germania e ancora una volta i consigli di Talleyrand andarono inascoltati . Egli infatti aveva suggerito di non trattare troppo male l’Austria e di renderla alleata per controbilanciare la Prussia e la Russia , ma le clausole del trattato di Presburgo avevano ridotto l’Austria allo stato di potenza di secondo piano. Il 12 luglio1806 il Sacro Romano Impero cessò di esistere e Francesco II fu costretto a cambiare il suo titolo in quello più consono di Imperatore d’Austria. Per colmare il vuoto politico che era venuto a crearsi Napoleone il 25 luglio formò la Confederazione del Reno formata dalla Baviera, dal Wurttemberg, dal Baden, dall’Assia- Darmstadt e da altri piccoli principati del Reno; tutti riconobbero la supremazia della Francia imperiale. La politica del 1806 mirava a consolidare l’influenza francese nei territori tedeschi, ad assicurarsi una fonte di uomini e denaro per le lotte future ed una utilissima testa di ponte ad est del Reno. Una cosa fondamentale era importare in questi paesi la cultura francese e soprattutto l’amministrazione e la legislazione napoleonica incorrendo, nel far questo, nelle ire della Prussia. Napoleone forse inseguiva il sogno di “ un nuovo ordine per l’Europa” e questo faceva accumulare negli austriaci un profondo risentimento che era destinato a covare per parecchi anni ancora fino a sfociare in nuove guerre. Questi avvenimenti li vedremo nel proseguo della nostra storia; in quel 1806 le ambizioni europee di Napoleone viaggiavano nella direzione da lui desiderata. La diplomazia e la politica dei matrimoni andarono poi a completare quanto iniziato sui campi di battaglia; Napoleone da tipico corso, non si fidava quasi di nessuno a meno che non fossero componenti della sua famiglia e pensava che fosse suo dovere far partecipi della sua fortuna anche i fratelli e le sorelle nonché i cognati e gli eletti che costituivano il corpo dei marescialli. SI STUDIANO NUOVI PIANI DI GUERRA Berlino fino a quel momento si era limitata ad osservare con crescente ansia tutti i rapidi cambiamenti che avvenivano in Europa; da un lato si era soddisfatti per l’umiliazione inflitta all’Austria ma l’aumento del potere francese sembrava essere una seria minaccia alle ambizioni prussiane poiché era noto a tutti che la Prussia era ansiosa di poter esercitare una certa egemonia sugli stati della Germania del nord. Più il tempo trascorreva e più aumentava la delusione prussiana per la politica di Napoleone; l’alleanza franco –prussiana e le sanzioni economiche furono seguite da una dichiarazione di guerra dell’Inghilterra alla Prussia. Circa 700 navi tedesche rimasero bloccate nei porti inglesi e non fu solo un colpo tremendo per la marina mercantile prussiana ma provocò la rovina di moltissimi commercianti. L’odio verso la Francia iniziò a manifestarsi attraverso un fervente nazionalismo tedesco e fu Napoleone in persona che si accorse di questo ancor prima che se ne accorgessero i regnanti tedeschi. Napoleone tentò di reprimere questi episodi sempre più frequenti con azioni che invece di placare accentuarono l’odio verso la Francia; la tirannide di Napoleone aveva risvegliato di colpo il liberalismo tedesco come pure le forze più reazionarie che detestavano vedere la patria umiliata e sfruttata di francesi. Federico Guglielmo iniziò a ricevere pressanti richieste di rompere le relazioni con la Francia e dichiarargli guerra; il re indugiava ma il partito della guerra si rafforzava ogni giorno di più. A niente valsero le offerte tardive di permettere alla Prussia di formare di una Confederazione della Germania del Nord sotto l’egemonia prussiana. La guerra ormai era entrata nell’idea dei prussiani pronti a liberarsi del peso francese e segretamente iniziarono i preparativi per metterla in atto; Napoleone apprese di questa situazione solo a settembre quando le prime notizie dei preparativi prussiani giunsero a Parigi anche se l’imperatore si rifiutava di credere che la Prussia sarebbe arrivata a tanto rischiando una guerra con la Grande Armè che disponeva in quel momento di almeno 160.000 uomini nella Germania meridionale schierati dal Reno al Danubio con in Q.G. a Monaco. Oltre ai sei corpi in linea c’erano 32.000 cavalieri e circa 300 cannoni, inoltre era disponibile una forza ausiliaria di circa 13000 bavaresi ed altri alleati; i francesi non erano da temere per il loro numero quanto per il morale che in quel momento era molto elevato. I francesi , nonostante il loro aspetto e le divise a brandelli, erano soldati esperti ed addestrati e solo le divisioni di Dupont e Gazan erano costituite da reclute. Nell’insieme la Grande Armè del 1806 era la forza meglio integrata e addestrata che Napoleone avesse mai avuto al suo comando. Napoleone non sottovalutava mai l’avversario anche se sapeva che dietro una facciata di invincibilità, l’armata prussiana aveva delle gravi lacune nonostante la massa di uomini teoricamente impiegabile era di circa 254.000 uomini che nell’agosto del 1806 era stata ridotta stranamente a 171.000 uomini. Sotto l’aspetto tattico l’esercito prussiano si poteva a ragione definire un “ pezzo da museo” che si atteneva in modo scrupoloso alla formazione cosiddetta “spalla a spalla” dell’era precedente. L’esercito prussiano non aveva mobilità e dipendeva unicamente dai convogli di approvvigionamento, inoltre coprire in un giorno 20 chilometri rappresentava una marcia lunghissima; il culto del passato glorioso era portato a limiti straordinari e nessuna specialità dell’esercito era in grado di sfuggirvi.La fanteria era coraggiosa e ben preparata ma i moschetti di cui disponeva erano antiquati ( 1754) contro il modello francese che era del 1777,la cavalleria era audace ma usata in modo antiquato e tradizionale, l’artiglieria molto potente ma mal guidata e spesso disposta in modo errato. Il morale dell’esercito era ottimo e in tutti i reparti regnava un senso di superiorità e fiducia ma, come ebbe ad osservare Clausewitz “ dietro una bella facciata c’era solo muffa”. Il punto più debole dell’esercito prussiano era costituito dal suo comandante; non c’erano eredi degni di Federico il Grande ma solo un gruppo di settantenni con un passato glorioso ma ormai da tempo rinchiusi e prigionieri in quel passato ed incapaci di vedere il nuovo che Napoleone stava portando avanti con successo. I più giovani tra i quali Blucher avevano solo pochi anni di meno ( 64). Se l’esercito prussiano di quel periodo avesse avuto un sistema di comando almeno simile a quello francese molti degli svantaggi sarebbero stati colmati; ma non esisteva un vero e proprio stato maggiore e ben tre personaggi si dividevano tra loro il compito di capo di stato maggiore. Questi erano i generali Phull, Scharnhorst e il colonnello Massenbach, spesso in contrasto tra loro non erano stati capaci di creare un vero stato maggiore come quello francese e i piani che riuscivano a produrre erano più teorici che pratici a differenza di quelli francesi che erano molto pratici. Con un apparato così antiquato e poco elastico era una pazzia confrontarsi con la perfetta macchina da guerra francese; eppure proprio con questo esercito e con questi generali la Prussia iniziò a stendere un piano per distruggere i francesi. Questa specie di stato maggiore prussiano insieme ad innumerevoli consiglieri trascorse il mese di agosto a discutere su tutto e solo su un punto si trovarono d’accordo: “ Napoleone avrebbe atteso l’attacco prussiano su una posizione di difesa dietro la Saale superiore o dietro la Saale di Franconia o forse anche sul Meno”; pertanto le forze prussiane avrebbero dovuto prendere l’iniziativa e scatenare l’offensiva al più presto possibile. Anche un esame superficiale delle precedenti campagne napoleoniche avrebbe dimostrato che non era così e che la supposizione iniziale prussiana era errata.Eppure nonostante tutte le loro intenzioni solo verso la fine di settembre fu preparato un piano d’operazioni; si giunse alla formazione di tre armate di cui la prima era comandata da Brunswick e comprendeva 70.000 uomini che andò a disporsi tra Lipsia e Naumberg. La seconda armata era al comando di Hohenlohe e comprendeva inizialmente 50.000 uomini e dopo l’arruolamento forzato di 20.000 sassoni giunse a 70.000 uomini come la prima. E si dispose nei dintorni di Dresda. L’ultima armata composta da 30.000 uomini era comandata dai generali Ruchel e Blucher disposti a Gottinga e a Muhlhausen. Su 171.0000 uomini 35.000 erano cavalieri, altri 15.000 erano artiglieri con 300 cannoni pesanti e 250 pezzi da fanteria.
Mario Ragionieri Ricordo ai lettori dei miei articoli, a cui rivolgo i più sentiti ringraziamenti, le mie pubblicazioni di storia del periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie: -- Carri armati Tedeschi e Italiani 1939-1945 - edizioni Chillemi 2008
-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001 -- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003 -- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004 -- Salò e l'Italia nella guerra civile. Edizioni Ibiskos, 2005 -- 25 luglio 1943 - La fine inconsapevole di un regime. Edizioni Ibiskos, 2007 |