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I volontari sovietici nell'Esercito Tedesco durante la 2^ GM - III^ parte
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Écrit par A.   

I VOLONTARI SOVIETICI NELL'ESERCITO TEDESCO NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

PARTE TERZA - I GALIZIANI

Quella dei volontari definiti impropriamente sovietici è una parte che volevo trattare da lungo tempo, ed ora, reduce da un viaggio abbastanza recente a Leopoli (Ucraina, nella zona occidentale e capitale della regione storicamente chiamata Galizia) e da un recentissimo viaggio a Tallinn, Riga e Vilnius (capitali di Estonia, Lettonia e Lituania), ne ho trovato la giusta ispirazione, grazie anche alla conoscenza materiale dei luoghi e della gente che li vive.

Come spiegavo nei precedenti articoli, ci sono popolazioni e territori che, pur essendo stati compresi all'interno dell'URSS dopo il 1945, prima non vi appartenevano o vi erano appartenuti solo grazie al patto Ribbentrop-Molotov del 1939 e successivi aggiustamenti de facto, per cui, sebbene gli storici della seconda guerra mondiale li classifichino sovietici tout court, dobbiamo avere l'avvertenza invece di tenere presente questa importante distinzione, peraltro evidente se ci si reca nei luoghi e ne si notano le grandi differenze con quello che tuttora è definito lo spazio geopolitico sovietico. Questo articolo è dedicato ai volontari della Galizia, il prossimo riguarderà i volontari estoni, lettoni e lituani.

Qualche accenno di storia e di attualità, ora, per capire meglio.

La Galizia (da non confondersi con un'altra Galizia, la regione settentrionale della Spagna di cui era originario il generalissimo Franco), è una regione dell'Europa Centrale che comprende la parte sud-orientale della Polonia (fino a Cracovia; poi c'è chi ne considera parte anche Cracovia e chi no) e la parte occidentale dell'Ucraina, la cui città più importante è Leopoli (L'viv in ucraino, Lwow in polacco, L'vov in russo, Lemberg in tedesco ed yiddish).

Regione essenzialmente polacca, appartenuta al Regno di Polonia e poi, alla sua spartizione nel 1772, attribuita all'Impero Asburgico, con la denominazione di Ducato di Galizia e Lodomeria; appartenente all'area austriaca o cisleitanica dell'Impero e capoluogo regionale Leopoli (anche sede di una regione militare e di un corpo d'armata), con gli Asburgo conosceva importanti progressi, sebbene fosse una regione essenzialmente agricola e quindi con povertà diffusa nelle zone rurali. Non a caso la fedeltà della Galizia, soprattutto quella orientale (ora parte occidentale dell'Ucraina), agli Asburgo era proverbiale, tanto da conquistare, per la Galizia, il soprannome di "Tirolo dell'Est".

Dal punto di vista socioeconomico ed etnico, le campagne erano popolate da contadini e braccianti soprattutto ucraini ma anche polacchi, con però una proprietà terriera quasi completamente polacca ed una grande nobiltà polacca (come i Bilinski, i Potocki e gli Szepticki, anche se un esponente di questa casata diventerà il Patriarca greco-cattolico, la religione degli ucraini cattolici, di Leopoli dal 1900 al 1944; a lui si devono le prime segnalazioni al Vaticano sulla persecuzione e lo sterminio degli ebrei), a parte le classiche casate nobiliari asburgiche tout court (quelle di radice transnazionale tipo i de Vaux, di origini francesi od i Lago di origine spagnola). Nelle città, il proletariato urbano era sia polacco che ucraino che ebreo ashkenazita, mentre la borghesia urbana era polacca, ebrea ashkenazita e tedesca, con l'aggiunta in città come Leopoli di una comunità armena, mentre gli ucraini vi erano meno rappresentati. Il censimento austriaco del 1910 condotto nella Galizia orientale, vedeva un 62% di ucraini greco-cattolici, un 25% di polacchi cattolici di rito romano (molto concentrati su Leopoli, considerata città polacca tout court), un 12% di ebrei ed un 1% di tedeschi (volksdeutschen presenti fin dai tempi di Maria Teresa) ed altre minoranze.

Dopo lo sciagurato ed infausto riassetto dell'Europa seguito alla fine della Grande Guerra, la Galizia, in questo caso con una decisione logica e corretta dal punto di vista storico, viene interamente assegnata alla Polonia, dove viene travolta nel 1939 assieme al resto del paese. Leopoli viene occupata senza combattere dai tedeschi, ma la parte orientale della Galizia viene attribuita all'URSS dal patto Ribbentrop-Molotov, cosa che non viene accettata dalla stragrande maggioranza della popolazione, anche perché gli occupanti sovietici non usano la mano leggera verso polacchi, ucraini occidentali nazionalisti ed ebrei (paradossalmente, per quelli perseguitati la Siberia sarà la salvezza rispetto ad una fine ben peggiore ).

Con la folgorante avanzata agli inizi dell'operazione Barbarossa la Galizia orientale viene rioccupata dall'esercito tedesco, che viene trionfalmente accolto dagli ucraini occidentali, con tanto di tradizionale dono beneaugurante di pane e sale. Da qui l'appellativo di "traditori" che da sempre li accompagna nello spazio sovietico.

La fame di manodopera militare e civile della Germania porta quindi in primis al reclutamento più o meno forzato di lavoratori per le fabbriche del Reich, ed, in seguito, caduto il veto di Hitler all'utilizzo di non ariani nei propri eserciti, ci si pone il problema di come utilizzare questa possibile fonte di manodopera militare; e qui il metodo nazista di cercare nella storia le soluzioni porta a conseguire un grande successo. Infatti la Galizia orientale viene inclusa assieme al resto della Polonia nel Governatorato Generale guidato dal famigerato Hans Frank (impiccato a Norimberga), ma ne costituisce un distretto a parte guidato dal governatore Otto Wächter, con margini di autonomia ed un metodo di comando ed occupazione molto meno duro di quello utilizzato in Polonia; il tentativo era quello di richiamare alla mente degli ucraini occidentali i tempi asburgici, stressando tra l'altro la loro denominazione di "galiziani", che useremo d'ora in poi anche noi, rispetto a quella di "ucraini", ottenendo un notevole successo e la cooperazione dei locali. Da qui si poteva partire per il loro reclutamento, proposto da Wächter ed autorizzato il 28 marzo 1943.

Esclusi gli ebrei subito perseguitati ed i disprezzatissimi polacchi, restavano i volksdeutschen, subito arruolati in varie unità militari, ed i galiziani. Il governatore consulta vari collaboratori, ma il suggerimento migliore gli viene dato dal colonnello Alfred Bisanz, un volksdeutsch che aveva fatto parte dell'esercito austro-ungarico, che gli consiglia la creazione di reparti con una fortissima identità galiziana, da contrapporre a quella ucraina ed a quella polacca. Da qui alla costituzione di una divisione di Waffen-SS di volontari galiziani e volksdeutschen il passo è breve.

In una conferenza il 12 aprile 1943 vengono delineate le linee guida della costituzione della divisione e la sua organizzazione.

Il nome proposto è Waffen-SS Freiwillige Division Galizien, con uniformi dapprima attinte dai battaglioni di polizia tedeschi, in un secondo momento arriveranno le uniformi delle Waffen-SS; sul braccio però viene portato il simbolo della Galizia, il leone giallo su sfondo azzurro. Il suo primo comandante è il SS-Brigadeführer und General Major der Waffen-SS Walter Schimana.



Il nerbo dei quadri è previsto venga fornito dall'esercito tedesco, con ufficiali tedeschi delle Waffen-SS, ufficiali sia tedeschi che galiziani nazionalisti reduci dei battaglioni speciali Roland e Nachtigall, e 600 sottufficiali tedeschi dell'esercito recuperati da varie parti. Ampio spazio, oltre che ai volksdeutschen, anche all'elemento galiziano, con l'arruolamento di ufficiali e sottufficiali meglio se con esperienza militare conseguita nell'esercito polacco o nell'esercito austro-ungarico. A tal proposito, va fatto notare che l'età di questi ultimi, superiore ai 43 anni, li rendeva inidonei al servizio in reparti combattenti (ad esempio i reggimenti di fanteria) ma venivano utilizzati in tutti gli incarichi di tipo logistico ed amministrativo. La loro esperienza nell'esercito austro-ungarico li rendeva però fondamentali, sia per la capacità di esprimersi nelle due lingue (tedesco ed ucraino) che per richiamare ancora di più il ricordo dei tempi e dei metodi asburgici.

Viene poi lanciata la campagna di arruolamento volontario dei soldati. Le caratteristiche richieste sono la confessione religiosa greco-cattolica (altresì chiamata uniate), per evitare l'arruolamento di polacchi (cattolici di rito romano; anche se qualcuno, nella confusione dei numeri, si arruolerà lo stesso) e di ucraini provenienti dal resto dell'Ucraina (quindi ortodossi) e quindi per cementare una forte identità galiziana, una altezza minima di cm 165 e l'appartenenza alle classi dal 1908 al 1925, anche se in caso di buona preparazione militare è fatta una deroga per gli appartenenti alle classi dal 1901 al 1907. Viene inoltre stabilito di creare una banda divisionale e un corpo di cappellani militari, tutti sacerdoti greco-cattolici (che ricordo, sono cattolici aderenti alla Chiesa di Roma ma che hanno mantenuto il rito ortodosso, compresa la possibilità di matrimonio per i sacerdoti, ostativa però per la carriera). Da notare però che, nell'ultimo anno di guerra, l'esercito austro-ungarico, a differenza di quanto deciso in questo caso dai tedeschi, aveva aperto le porte anche agli ucraini ortodossi, inquadrandoli in una legione autonoma.

La campagna di arruolamento, sia degli ufficiali che dei sottufficiali che dei soldati, ha un successo clamoroso. Si presentano non meno di 70.000 volontari, alcune fonti tedesche addirittura parlano di 100.000. Il distretto militare di Leopoli fornisce, con un dettagliato rapporto sui flussi di richieste di arruolamento dal 1 maggio al 30 ottobre 1943, un totale di 82.000 applicanti volontari per la sola divisione Galizien.

Considerando che una divisione Waffen-SS aveva un fabbisogno di 14.000 uomini circa (ne vengono arruolati, secondo la fonte di cui sopra, 13.245), una volta selezionati questi tra i migliori, si devono destinare gli altri. La loro destinazione è in reggimenti e battaglioni di polizia costituiti appositamente, e nei battaglioni paramilitari di sicurezza Schuma (abbreviazione di Schützmannschaften), per altri, ben poco gloriosamente, nei campi di concentramento come guardiani.

Concentriamoci sulla nostra divisione ora, che viene denominata ufficialmente 14^ Galizische SS-Freiwillige Division. Ci servirà, dal punto di vista metodologico, per capire storia e motivazioni dei volontari galiziani.

Al termine dell'arruolamento, la divisione viene inviata per l'addestramento in Slesia, dove per gli addestratori tedeschi non è semplice comprendere la mentalità di un altro popolo, e qui la presenza di ufficiali e sottufficiali galiziani è fondamentale affinché le frizioni e le incomprensioni vengano superate. Nel contempo, il SS-Brigadeführer und General Major der Waffen-SS Walter Schimana, considerato poco competente nella conduzione di una unità combattente, viene sostituito dal convinto nazista SS-Oberführer (promosso il 20 aprile 1944 SS-Brigadeführer und General Major der Waffen-SS und Polizei, giacché molti ufficiali delle SS avevano grado ambivalente anche nella polizia) Fritz Freitag, un quarantanovenne prussiano molto competente e con esperienza di combattimento ma gravi limiti caratteriali, considerato infatti ambizioso ed egoista, sgradevole e burocratico; il suo capo di stato maggiore divisionale (Ia), maggiore (quindi un ufficiale con il brevetto di stato maggiore proveniente dall'esercito; fosse stato delle Waffen-SS avrebbe dovuto avere il grado corrispondente di SS-Sturmbannfüher) Wolf-Dietrich Heike, infatti scrive che una delle principali tragedie della divisione è stata la sua nomina come comandante, e lo accusa di non capire la mentalità dei galiziani che, in una divisione di questo genere, non è certo una critica da poco.

Nel maggio 1944, la divisione, che dal giugno assume la denominazione 14^ Waffen-Grenadier-Division der SS (Galizische nr. 1) viene inviata sul fronte orientale, dove in luglio viene imbottigliata nella sacca di Brody (in Galizia orientale) sfuggendo alla distruzione con però un comporto di perdite molto pesante. Solo 3.000 uomini (compresi Freitag ed Heike) riusciranno a raggiungere le linee tedesche, mentre alcuni altri resteranno in clandestinità nei Carpazi, in formazioni partigiane che lotteranno contro i sovietici fino al 1955.

I 3.000 superstiti vengono ripostati in Slesia, dove la divisione viene integralmente ricostruita con gli uomini che nell'estate del 1943 erano stati dirottati in altre unità, compresi uomini delle unità Schuma, e compresi uomini anche di alcune unità Schuma di ucraini orientali ortodossi, prima volutamente esclusi; da meramente galiziana, l'unità comincia ad essere pensata come ucraina, non a caso dal 12 novembre 1944 assume la denominazione 14^ Waffen-Grenadier-Division der SS (Ukrainische nr. 1). La divisione, tuttora demoralizzata e con un solo battaglione di fanteria, rinforzato da un plotone di cannoni da fanteria ed un plotone anticarro, in grado di combattere efficientemente (il Kampfgruppe Beyersdorff, dal nome del suo comandante, il comandante del reggimento di artiglieria divisionale SS- Obersturmbannfüher Friedrich Beyersdorff) utilizzato operativamente, viene inviata, senza incarichi di prima linea, in Slovacchia, poi in Austria ed infine in Slovenia nel febbraio 1945 in funzione di lotta antipartigiana, dove non possiamo immaginare come potesse affrontare in modo effettivo i reparti titini, cosa che non ha peraltro mai fatto.

Dopo essere sopravvissuta alla decisione nel marzo 1945 di un infuriato Hitler (che aveva scoperto che una divisione di 14.000 uomini non aveva più combattuto dai tempi di Brody), poi non messa in atto, di scioglimento, la 14^ divisione, che nel frattempo aumenta di dimensioni incorporando nell'aprile 1945 circa 3.000 uomini della Luftwaffe, torna in Austria, dove il 25 aprile viene, dietro decisione di Hitler, consegnata nelle mani del capo dei nazionalisti ucraini, Pavlo Shandruk (il cui effettivo grado militare è tuttora avvolto dalle nebbie della storia) ed al suo collaboratore Hrat affinché diventi il nucleo fondante di un esercito ucraino. Il 27 aprile viene emesso l'ordine operativo, e la divisione assume la denominazione 1^ Ukrainische Divisione der Ukrainischen National-Armee; Hrat ne diventa il comandante nominale, mentre il comandante effettivo secondo gli storici (che hanno verificato l'elenco degli ufficiali ucraini presi prigionieri, il loro grado ed anzianità) ne diventa il tenente colonnello Porfirii Silenko. Lo stesso giorno l'ex comandante Fritz Freitag, per evitare di cadere prigionieri, si suicida.

La resa definitiva alle truppe britanniche avviene il 8 maggio 1945, con invio in un campo di prigionia nei pressi di Rimini. Il destino di quegli uomini poteva essere la restituzione ai sovietici, ma non sarà così. Pavlo Shandruk, gettata alle ortiche ogni velleità nazionalista ucraina, riesce a convincere gli inglesi, con una logica ineccepibile, che i suoi uomini, essendo galiziani, sono quindi cittadini polacchi (la Gran Bretagna non aveva digerito gli esiti del patto Ribbentrop-Molotov nonostante Yalta e la maniacale sollecitudine nell'adempiere alle richieste sovietiche in altri casi) e non vanno quindi restituiti a Stalin, in quanto formalmente non cittadini sovietici. In seguito verranno tutti rilasciati dalla prigionia, e si stabiliranno in Gran Bretagna, piuttosto che in Australia od in Sudamerica; qualcuno riuscirà anche a fare ritorno invece in patria.

L'avventura militare di questa divisione è stata abbastanza negligibile, con una battaglia sola in cui è stata coinvolta, ma la storia di questa unità si incastra coerentemente nella storia dell'Europa, e ci aiuta ancora adesso a capire la nostra attualità. Sovrapponete su una cartina dell'Ucraina i risultati delle più recenti elezioni. Ad ovest ( nella Galizia orientale) prevale in modo quasi unanime il voto nazionalista e filo-occidentale (a Yuschenko, per capirci), il centro (la zona di Kiev) è il pendolo, mentre l'est russofono e russificato vota in modo altrettanto unanime movimenti filorussi (Yanukovic). La storia ci dice che nessuno dei due ha torto, e come sempre, ci dice che una delle zone di frizione del continente corrisponde ai confini dell'Impero Asburgico.

La soluzione delle frizioni va cercata nelle lezioni della storia? Io credo di sì, ma il dibattito è aperto.