L'artiglieria italiana al 10 Giugno 1940 |
Écrit par Mario Ragionieri | |
Cari amici lettori vorrei proporvi un nuovo articolo che come si vede dal titolo avrà per argomento le artiglierie italiane in produzione e allo studio prima dell'ingresso dell'Italia nel II conflitto Mondiale . Spero che risulti interessante specialmente per la parte fotografica che sarà inserita nell'articolo stesso. quindi... buona lettura ! Il ministero della Guerra richiese nel 1929 una assegnazione straordinaria di otto miliardi di lire, naturalmente ripartita su vari esercizi finanziari, allo scopo di rinnovare l'Esercito per quanto riguardava l'armamento portatile della fanteria, per la meccanizzazione e la motorizzazione delle divisioni e per incrementare le scorte di munizionamento esistenti. Il finanziamento seppur concesso sulla carta a denti stretti, data la situazione economica esistente, non fu reso disponibile immediatamente così che i fondi previsti arrivarono a destinazione con molta lentezza tanto che al 1° luglio 1933 erano stati erogati soltanto 1600 milioni di lire. Stando questa situazione sarebbe stato difficile poter realizzare il "piano Giura- Bonzani- Gazzera" che prospettava un riordinamento dell'artiglieria italiana per la costruzione di nuove bocche da fuoco in sostituzione di quelle usate durante la prima guerra mondiale e ormai in larga parte superate; appunto l'oggetto di questo articolo. Nello specifico questo piano prevedeva alcune priorità da seguire e cioè: - l'adozione di un nuovo tipo di artiglieria contraerei del calibro di 75 mm e che dette luogo al 75/46 Ansaldo; - una nuova bocca da fuoco per l'artiglieria divisionale anche essa da 75 mm. adatta in modo particolare all'uso in montagna, una bocca da fuoco da 75 mm di grande gittata e un obice divisionale leggero del calibro di 105 mm. - per l'artiglieria di Corpo d'Armata due bocche da fuoco, un obice da 149 mm e un cannone da 105mm. con i requisiti atti a soddisfare le nuove necessità; - per l'artiglieria di Armata due bocche da fuoco: un cannone da 149 mm e un obice da 210mm di grande gittata e potenza Prototipo del 210/22 Il cannone antiaereo 75/46 E' evidente quali fossero i motivi della scelta dei calibri delle nuove artiglierie da adottare. Da un lato si voleva utilizzare la grande quantità di munizionamento esistente dalla I Guerra Mondiale e , dall'altro fare tesoro delle esperienze condotte negli anni precedenti, che avevano portato alla omologazione per questi calibri delle granate modello 32, con notevoli miglioramenti nelle gittate e nella precisione. Rimanevano purtroppo disattese le raccomandazioni del Comitato superiore tecnico per le armi e munizionamento, organo interforze, che fin dalla prima riunione del 19 maggio 1926 si era occupato, nel tentativo di unificare i calibri delle artiglierie utilizzate dalle tre forze armate. Tutto il lavoro effettuato in via sperimentale sulle vecchie bocche da fuoco , non aveva inoltre uno sbocco produttivo e si richiedeva di organizzare la produzione sui modelli originali, senza apportare un allungamento delle canne o l'adozione di freni di bocca. Rimaneva in ogni caso l'esperienza acquisita sulla influenza della rigatura della canna sulla gittata e sulla precisione del tiro. Sfortunatamente il tentativo di mettere a disposizione tutte le conoscenze acquisite venne disatteso. Anche l'iniziativa di creare una scuola di artiglieria a cui demandare " la preparazione di un congruo numero di tecnici e di maestranze addestrate" proposta dal generale Dallolio, risultò perdente di fronte alla gelosia dei vari organi militari, alle esigenze sociali legate alla grave crisi economica che esisteva in Italia, e non solo, nei primi anni trenta e all'ingordigia delle aziende, alle quali era stato riaperto troppo presto il ricco mercato delle commesse militari. Rimase un triste risultato: ci si rese conto che per i pezzi di preda bellica non eravamo in possesso di tutti i disegni costruttivi necessari per una eventuale riproduzione. Per l'ottimo 152/37 Skoda ne mancavano circa 69; così tra difficoltà burocratiche e mancanza di disegnatori tecnici, si arrivò nel gennaio del 1935 a dover fare eseguire il lavoro da personale di un istituto tecnico viennese. Quanto all'artiglieria divisionale , dopo l'omologazione del 75/18 modello 1932 ( someggiato) si volle prendere in considerazione il tema di un pezzo con la stessa bocca da fuoco ma che si doveva prestare; a) all'ippotraino alle celeri andature ( batterie a cavallo); b) possa essere autotrainato alle maggiori velocità dei reparti motorizzati; c) sia adattabile facilmente e rapidamente al traino in montagna, sia a cavalli, sia con trattori appositi. L'impossibilità di poter risolvere con una unica artiglieria le ormai superate richieste portò all'omologazione di due diversi obici: il 75/18 modello 1934 ( per essere trainato in montagna) e il modello 1935, entrambi dotati della stessa bocca da fuoco senza il freno di bocca, ma con affusti rispettivamente a ruote di piccolo e grande diametro, comunque dotate di una sospensione a barre di torsione. Prototipo del cannone 75/18 Cannone 75/18 omologato Il cannone 75/27 mod. 1906 Il cannone 75/27 mod. 1911 Il cannone Ansaldo 75/36 Il cannone 75/34 Il cannone 75/32 mod. 37 Il cannone 75/32 mod. 37 Il Regio Esercito entrò così in guerra senza essere in possesso di artiglierie divisionali moderne, in quanto il 75/32 arrivò in ritardo, riuscendo ad armare soltanto il 201° reggimento in Russia con compiti anticarro e venendo presto superato dagli eventi, e l'obice da 100 o 105 venne solo costruito in due prototipi . Il generale Ubaldo Fautilli, ispettore dell'arma di artiglieria, scriveva il 21 aprile 1938: "......Occorre un materiale leggero ( può essere un po' più pesante del 75) che possa andare quasi dappertutto a notevole celerità di tiro. Ossia un calibro 100-105 con almeno 12.000 metri di gittata e un peso di 1600 kg. Il 100/17 ha il solo inconveniente di una gittata di 9 Km. è abbastanza leggero. Ma nel complesso va conservato. Se si offre l'occasione di venderlo, occorre sostituirlo con una nuova bocca da fuoco similare, e in questo caso conviene il 105 per realizzare il calibro unico con il cannone di Corpo d'Armata". La trasformazione in 100/22 venne giudicata troppo dispendiosa e non si presentarono purtroppo nemmeno acquirenti per il 100/17 . Nonostante questa situazione nel 1938 venne bandito un concorso per un obice divisionale della gittata di almeno 11.000 m. e del peso di circa 1600 kg. a seguito del quale l'Ansaldo presentò nel 1942 un 105/20 e la OTO un 105/23. Le esigenze che si manifestarono nelle campagne di Russia e d'Africa settentrionale, richiesero il 12 agosto del 1942 l'adozione per gli affusti della piattaforma a ruota del cannone inglese da 88/27 per il tiro controcarro, una modifica che venne studiata anche per il 75/27, per il 100/17 e per il 100/22 ex polacchi ceduti a noi dai tedeschi e in uso nella divisione corazzata Ariete . Gli obici da 105/20 Ansaldo e da 105/23 OTO risultavano ancora in fase di sperimentazione erano ancora sotto prove il 28 luglio 1943 e lo Stato maggiore scelse l'obice tedesco da 105 modello 18/40 che a seguito degli accordi di Klessheim era in corso di consegna all'Italia. Il cannone Ansaldo 105/20 Il cannone OTO 105/23 I pezzi sperimentali ( un 149/19 della OTO e un 149/20 dell'Ansaldo) andarono alle prove di tiro nel 1933, ma vennero rifiutati entrambi a causa del peso troppo elevato visto l'impiega che si prevedeva farne. Il nuovo pezzo della OTO modificato venne riproposto a Nettuno per le prove nella primavera estate 1934 ottenendo con la granata da 40 kg. una gittata di 14.800 metri. Fu però rimandato alla casa produttrice per una nuova modifica all'affusto. La cosa fu percepita subito dall'Ansaldo che propose per le prove di tiro un 149/21 con un affusto molto moderno. Aveva il vantaggio di poter essere messo in batteria in soli 12 minuti e un settore di tiro verticale superiore al concorrente e una precisione " superiore alle aspettative essendosi rilevate dispersioni massime inferiori al centesimo della distanza" Una pecca era la gittata di soli 14.500 metri . Ogni decisione fu comunque rimandata alla primavera del 1937 in attesa che anche l'OTO modificasse il pezzo proposto e ripresentarlo alle prove di tiro comparative. Nella riunione del Comitato superiore tecnico armi e munizioni del 19 gennaio 1935 furono annunciate le caratteristiche del nuovo cannone da 105/40 progettato dalla Direzione superiore servizio tecnico armi e munizioni ( DSSTAM) che doveva derivare da una trasformazione della bocca da fuoco da 105/28 su un nuovo tipo di affusto. Per il nuovo cannone si richiedeva una gittata di 16.500 metri e un affusto a due code che prevedesse il traino meccanico in una sola vettura e non le anacronistiche due richieste nel 1929 per il nuovo obice da 149. Sia l'Ansaldo sia la OTO presentarono una offerta per la costruzione del nuovo pezzo e nel 1935 venne affidata all'OTO la realizzazione del pezzo sperimentale. Così nella riunione del 10 gennaio 1938 il generale Vittorio Pallieri poteva annunciare che il 149/19 OTO era stato prescelto come pure che doveva essere modificato l'otturatore adottando il perno verticale della Scheneider - Ansaldo; fu anche annunciato che le prove del 105/40 avevano dato risultati buoni per la gittata ma che il cannone era di peso superiore ai 4500 kg. massimi trainabili dai trattori in uso nel Regio Esercito. Questa situazione costrinse nel novembre 1938 a dilazionare la commessa, mentre per il 149/19, di cui era stato approvato il finanziamento di un ordine di 16 pezzi, venne autorizzata la costruzione di due sole batterie( otto pezzi) . Il prototipo del 35/40 Il cannone 105/40 Il nostro esercito entrò così in guerra senza nuove artiglierie di corpo d'armata. Del 105/40 venne realizzata una versione definitiva approvata nel 1943 e la cui costruzione in serie fu affidata all'Ansaldo. Più difficile fu la storia del 149/19 approvato il modello fu continuamente modificato e pochi furono gli esemplari prodotti. Anche se la costruzione venne affidata a due centri produttivi ( Ansaldo Pozzuoli e OTO) con commesse di 1392 pezzi, al 1° giugno 1940 era stata consegnata una sola bocca da fuoco e al 30 settembre 1942 esistevano 147 pezzi ma tutti in Italia. Il prototipo del 149/19 Altrettanto inconcludenti furono le sorti del rinnovamento dell'artiglieria d'armata; gli studi del cannone da 149 e dell'obice da 210 iniziarono in contemporanea con quelli del 75 someggiato. Le direttive impartite prevedevano una gittata di almeno 20.000 metri per il cannone e di 15.000 metri per l'obice. Dei tre progetti presentati (DSSTA, Ansaldo e OTO) venne scelto il 210/22 della DSSTA che nell'autunno del 1932 venne affidato all'Ansaldo per la costruzione. La OTO presentò un proprio progetto e costruì un prototipo che alle prove dette ottimi risultati ( 210/21). L'obice 210/21 L'obice 210/22 L'obice 210/22 in azione La storia del cannone da149 è molto simile; il 149/37 costruito dall'Arsenale di Napoli non era altro che un 149/35 modificato, mentre quello proposto dall'Ansaldo era un cannone completamente nuovo che sparava appoggiato al terreno, e proprio per questo motivo oltre che per il minor peso, venne preferito al concorrente. Il cannone 149/37 Il cannone 149/40 Il cannone 149/40 in azione Obici 75/18 Obice 75/18 in azione Il cannone 90/53 antiaereo Obice 100/17 in azione Obice 149/13 in azione Dunque concludendo questo articolo possiamo dire una cosa importante l'Italia entrò in guerra con la prospettiva di una guerra breve e quindi non adottò immediatamente una economia di guerra come sarebbe stato necessario ma mantenne lo stato di "guerra in preparazione" sfruttando il materiale presente negli arsenali la maggior parte del quale, come abbiamo detto, proveniva dalla prima guerra mondiale sia di nostra produzione sia di preda bellica. Quando ci si rese conto che la guerra non sarebbe stata breve ma lunga si corse tardivamente ai ripari passando dallo stato di guerra in preparazione a quello di "guerra combattuta" e cercando di produrre nuovi materiali che avranno il battesimo del fuoco solo nella seconda metà del 1942 e nei primi sei mesi del 1943 ; troppo tardi per capovolgere le sorti della guerra. Fu questo uno dei tanti errori commessi nella nostra partecipazione alla guerra e che ho cercato di mettere in evidenza anche negli articoli dedicati alla campagna di Grecia. Ricordo ai lettori dei miei articoli, a cui rivolgo i più sentiti ringraziamenti, le mie pubblicazioni di storia del periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie: -- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001 -- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003 -- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004 -- Salò e l'Italia nella guerra civile. Edizioni Ibiskos, 2005 Prossima uscita, prevista per il 30 marzo 2007, del nuovo libro " 25 luglio 1943 La fine inconsapevole di un regime". Edizioni Ibiskos di A. Risolo |