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Dalla divisione di fanteria Ternaria a quella Binaria
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Écrit par Mario Ragionieri   


Tra le cause considerate determinanti per la sconfitta italiana nella seconda guerra mondiale una è quella legata alla decisione presa nel 1938 dallo Stato Maggiore di trasformare le divisioni di fanteria da " ternarie" a "binarie". Le origini di questa decisione vengono addebitate al maresciallo Badoglio a seguito delle opinioni da lui espresse dopo la vittoriosa campagna d'Etiopia. Prima di andare avanti voglio qui ricordare come la "divisione" sia divenuta la grande unità elementare dal numero delle quali è possibile misurare il potenziale bellico di una Armata.
La divisione era nata nella mente del Maresciallo francese Broglie nel 1770 per cercare di rendere migliore l'azione di comando di un esercito dividendolo in unità da 10- 12000 uomini i cui comandanti erano alle dirette dipendenze del comandante superiore. Successivamente Napoleone venendosi a trovare al comando di una armata numerosa, ( la Grande Arme) valutò che era più conveniente riunirla in più corpi d'armata creando in questo modo un livello intermedio di comando. La forza di un Corpo sotto Napoleone poteva raggiungere un numero di divisioni di fanteria pari a 5 e di cavalleria pari e 3 e poteva da solo poter raggiungere obiettivi parziali ma comunque utili per la campagna ; insomma il Corpo d'armata era autonomo anche nell'azione al fine di conseguire il successo dell'intera manovra e poteva reggere uno scontro almeno per 48 ore in attesa dell'arrivo dell'armata al completo se si trovava in situazioni tali da rischiare di soccombere. Nell'esercito piemontese dal quale derivò poi l'esercito italiano, la divisione nasce nel 1815 e fu impiegata per la prima volta durante la prima guerra di indipendenza; era composta da due brigate di fanteria più un battaglione di bersaglieri, un reggimento di cavalleria e 3-4 batterie da campagna più i servizi.




Solo nel 1866 in Italia le divisioni furono riunite in corpi d'armata. E anche con lo scoppio della Prima guerra mondiale esse restarono su due brigate di due reggimenti ciascuna più un reggimento di artiglieria da campagna , una compagnia di zappatori del genio e servizi. I reggimenti di cavalleria erano stati tolti dalle divisioni di fanteria ed erano stati riuniti in divisioni dell'arma.
Fu la Germania nel 1917 a iniziare la formazione di divisioni su tre reggimenti e l'idea trovò presto riscontro anche da noi nello stesso anno ma la cosa durò poco e le 4 brigate ternarie appena formate furono disciolte dopo pochi mesi. Nel 1918 l'unica modifica che fu fatta all'organico della divisione risultò essere l'aggiunta di una compagnia di telegrafisti del genio; nel 1919 il primo ordinamento post bellico fissò il numero delle divisioni in 25 e in 12 i corpi d'armata.
Terminata la guerra il problema della riduzione dei reggimenti di fanteria tornò a galla e causò accese discussioni che durarono fino al cosiddetto Ordinamento Mussolini del 1926 che chiese ogni discussione ; le brigate furono portate a 3 reggimenti e i gruppi del reggimento di artiglieria divisionale fu stabilito in 4. Le motivazioni che giustificavano questa soluzione furono quelle della maggiore leggerezza e manovrabilità ( stranamente le stesse che portarono 12 anni dopo alla divisione binaria); la diminuzione degli organici sarebbe stata compensata ampiamente dal più potente armamento delle sue componenti e l'unico aspetto se vogliamo negativo fu quello scompaginare parte delle brigate di fanteria esistenti per aggiungere alle altre i terzi reggimenti.
Il numero delle divisioni in periodo di pace venne portato a 30 ma nel 1928 quando si profilò una reale minaccia alla frontiera alpina ci si rese conto che le disponibilità economiche non avrebbero permesso all'Italia di passare a 60 divisioni e nemmeno il completamento delle 30 divisioni previste di copertura.



Nel 1934 le divisioni erano ancora 30 ma era stata presa la decisione di costruire altre due divisioni binarie in Sardegna anche se il loro ordinamento non si differenziava da quello delle restanti se non per la forza ridotta di un terzo. Le preoccupazioni circa la sufficienza numerica delle divisioni esistenti non diminuirono e fu messo in atto uno sforzo enorme quando si dovette affrontare la " Esigenza A. O, ( Africa Orientale)" nel 1935 e ci si rese conto che le garanzie internazionali su cui l'Italia faceva affidamento per affrontare senza problemi una campagna oltremare erano piuttosto deboli La previsione era quella di raggiungere le 36 divisioni e invece nella colonia si dovettero inviare non solo 9 divisioni del Regio Esercito e 6 di camicie nere e relativi reparti di supporto perché ogni divisione in quello scacchiere richiedeva un impegno triplo rispetto a quello che sarebbe stato richiesto sulla nostra frontiera, ma si dovette costruire in Patria una nuova grande unità denominata 2° per ognuna di quelle trasferite in Africa. Le divisioni non erano comunque uguali come tipo di formazione, alle unità previste per l'impiego in Europa; la brigata di fanteria ternaria era rinforzata da un battaglione mitraglieri su tre compagnie, ma il suo reggimento contava due battaglioni di fucilieri e uno di mitraglieri e poi il reggimento artiglieria era su tre gruppi someggiati da 75/13 però con reparti viveri e munizioni motorizzati. Erano state potenziate anche le truppe tecniche e dei servizi, rinforzate da salmerie e sostituito il carreggio con l'autocarreggio. Le divisioni della Milizia nuove nel nostro esercito erano comandate da ufficiali del Regio Esercito , addestrate, sempre con la supervisione dell' Esercito, in soli tre mesi avevano in ciascuna delle tre legioni ( più o meno equivalenti ai reggimenti), una sola compagnia di mitraglieri più una batteria di accompagnamento da 65/17. Un gruppo someggiato, anche esso da 65/17, sostituiva il reggimento di artiglieria .
Le differenze nei rispettivi organici ( 576 ufficiali, 15.115 tra sottufficiali e truppa; 374 ufficiali e 10.500 tra sottufficiali e legionari rispettivamente) non ne permettevano l'intercambiabilità; inoltre gli automezzi delle divisioni legionarie erano quasi il doppio di quelli assegnati alle Grandi Unità dell'Esercito. Le divisioni inviate in Libia nel 1935 ebbero anche esse formazione binaria, ma il reggimento di artiglieria era ridotto a due gruppi ( uno da 75/27 ippotrainato e uno da 75/13 someggiato) in pratica una batteria per battaglione, escluso quello mitraglieri divisionale. Partendo da questo ordinamento si ottenne più tardi la divisione A.S. con artiglierie motorizzate ( o autotrasportate) e con l'eliminazione degli obici da montagna, di scarsissima utilità in quello scacchiere . Essa fu definitivamente organizzata inserendoci una compagnia motociclisti, una compagnia cannoni controcarri, un battaglione carri, un gruppo motorizzato da 100/17 e raddoppiando il gruppo da 75/27 mod. 06. Anche le batterie di accompagnamento da 65/17 dei reggimenti di fanteria, le batterie contraerei da 20/65 e i servizi erano motorizzati.La campagna d'Etiopia si concluse favorevolmente e già nell'autunno del 1936 uno studioso militare tedesco poteva sottolineare tra le novità riscontrate in quella campagna "l'alleggerimento dell'organico delle divisioni effettuato in seguito alle prime esperienze fatte". E continuava dicendo che "la divisione forte di 17.000 uomini, si dimostrò troppo pesante, sia perché non abbastanza mobile, sia per le sue maggiori esigenze logistiche, e anche perché in una guerra coloniale i combattimenti hanno una durata inferiore di quanto non abbiano in una guerra continentale. Fu quindi deciso di ridurre la divisione a 11.000 uomini". Aggiungeva poi che " effettivamente, le divisioni di minore forza erano di oltre 13.000 uomini".
Si trattava di una campagna coloniale e le esperienze fatte non potevano essere trasferite tal quali in altre situazioni, eppure il maresciallo Badoglio aveva voluto scrivere un volume su quegli avvenimenti di cui era stato protagonista e nel quale oltre alle lodi al fascismo e al suo duce si trovano delle considerazioni conclusive interessanti. In particolare infatti Badoglio, dopo aver sostenuto, nel caso di nuove imprese militari, la necessità che venissero studiate e preparate senza quella improvvisazione che, sosteneva, aveva caratterizzato la campagna d'Etiopia , affermava che "la nostra divisione ternaria si era dimostrata troppo pesante" e che "la divisione a due reggimenti meglio poteva rispondere, se non vi fosse stata sproporzione fra truppe, servizi e comandi". Aveva però premesso, e questo bisogna riconoscerglielo, che "la costituzione dei reparti e delle grandi unità deve essere aderente alle operazioni che è previsto si debbano svolgere e adeguata al terreno sul quale deve operare". Aggiungeva inoltre che l'armamento delle truppe doveva essere superiore, ma non eccessivamente a quello del nemico, per non appesantire troppo i reparti stessi e ridurne di conseguenza la mobilità.




Erano dunque esperienze valide in quel contesto particolare, ma che evidentemente furono presto fraintese, fino a considerare l'intervento di Badoglio determinante per il nuovo ordinamento. Non va inoltre trascurato che nel 1934 con la pubblicazione ad opera dell'allora colonnello Visconti Prasca dal titolo " La Guerra decisiva" si stava prospettando già sotto la gestione Baistrocchi quell'ordinamento dottrinale che va sotto il nome di "guerra di movimento" e che presupponeva potenza di fuoco offensivo ( in pratica più artiglieria a disposizione delle unità) , motorizzazione e meccanizzazione: in poche parole divisioni più agili e meno pesanti. Questo alleggerimento, proprio per i probabili ambienti operativi, doveva prevedere la dotazione di mezzi in grado di utilizzare anche le carrarecce ed eventualmente uscire fuori strada, per cui la grande unità motorizzata doveva muovere prevalentemente su autocarrette e motomezzi. In particolare le due divisioni motorizzate, anticipavano già quella divisione alleggerita e adatta alla manovra che fu poi adottata dopo una lunga discussione tra gli esperti. La divisione motorizzata, rispetto a quella normale, era assai più completa e non soltanto perché aveva in organico tutti gli automezzi necessari al suo trasporto, ma poteva contare su un reparto esplorante ( bersaglieri motociclisti e autoblindo), un battaglione carri d'assalto ed uno di mitraglieri, che ben potevano sostituire vantaggiosamente il reggimento soppresso.
Dobbiamo ricordare comunque che le stesse due divisioni motorizzate che poi operarono in Africa settentrionale, nel 1938 persero i reparti sopra citati ricevendo in cambio un reggimento di bersaglieri che così con il suo battaglione motociclisti e i due autotrasportati ridette alla grande Unità una struttura ternaria. Aggiungo inoltre che a causa del materiale automobilistico ricevuto in dotazione si trattava più di truppe autocarrate che non veramente motorizzate, perché non si poté fornirle di materiale più adatto . Solo con il perdurare del conflitto queste unità riebbero il reparto esplorante dotato di autoblindo e un battaglione di carri medi.
Alcune critiche mosse alla trasformazione incoraggiata dal generale Pariani e che forse non consapevolmente incoraggiò con una espressione infelice alla conclusione del suo discorso del 22 novembre 1937, vi fu la convinzione che si trattasse di un espediente per aumentare artificiosamente di un terzo il numero delle divisioni mobilitabili. E ancora qualcuno insinuò che ciò mirava non solo a creare all'estero una immagine di potenza dell'esercito non corrispondente alla realtà, ma anche ad aumentare contemporaneamente i comandi di divisione e di corpo d'armata.
I fattori che condussero a questa scelta sono senza dubbio molteplici, anche se l'aumento numerico delle divisioni, che però implicava la creazione di nuovi reparti d'artiglieria, del genio e dei servizi, avrà certamente convinto Mussolini ( che ci risulta non essere stato del tutto convinto) ad acconsentire a tale risoluzione.
Alcuni di questi aspetti sono in primo luogo il nuovo armamento della fanteria, che permetteva organici meno numerosi e una diversa articolazione dei battaglioni. In secondo luogo un reale cambiamento nelle modalità operative, a seguito delle esperienze fatte nella campagna d'Etiopia e di Spagna, che avevano consentito di sperimentare in situazioni reali di combattimento il comportamento delle unità e quindi in situazioni molto più probanti di quelle sostenute nel corso delle periodiche esercitazioni effettuate in Patria. In ogni caso un esperimento condotto con la sola divisione Littorio nel 1938-1939 e contro un nemico ormai demoralizzato, non era sufficiente a permettere un giudizio su un problema che doveva invece investire l'intero regio esercito. La cosa migliore sarebbe stata quella di effettuare manovre con più divisioni a organici completi impiegati nelle ipotesi più diverse; purtroppo soluzioni di questo genere che richiedevano costi consumi non ipotizzabili nella situazione di bilancio che ha sempre caratterizzato le nostre Forze Armate, non potevano essere accettate senza un vero studio alle spalle. Pariani nonostante le sue convinzioni personali volle ascoltare nel novembre successivo (1937) i suoi colleghi; convocò così 63 generali da quelli di divisione in su ai quali espose il 22 novembre i criteri che lo avevano condotto a quella decisione. Le sue motivazioni possono essere per sommi capi così riassunte:
- Premesso che era necessario l'alleggerimento dell'unità, egli osservava che con la ternaria un reggimento era tenuto normalmente di riserva. Era meglio avere unità vere e proprie anziché raccogliticce. La manovra doveva essere riservata al corpo d'armata e all'armata. La divisione era destinata all'urto e alla penetrazione nel dispositivo dell'avversario.
- Eventuali rinforzi sarebbero stati assegnati nel caso che la divisione dovesse assumere un atteggiamento difensivo.
"Con l'adozione della binaria " in conclusione " si avrà.... Una quaternaria snodata in due parti cosicché quando si dovrà compiere uno sforzo decisivo, ci sarà sempre una divisione destinata a scavalcarne un'altra e in questo caso avverrà anche che una divisione destinata ad agire in un determinato settore, potrà contare sull'impiego, oltre che della sua artiglieria, di quella della divisione destinata a scavalcarla".
Le obiezioni a queste tesi furono poche; in particolare si parlò sui tempi necessari allo scavalcamento, altri sostennero che la binaria in Africa non si era resa necessaria perché i rinforzi erano tali da farla considerare più forte di una ternaria; un terzo generale dubitava che vi fossero abbastanza divisionari in grado di comandare le nuove divisioni e un quarto rivolse critiche alla mancanza di riserve provocata dalla scomparsa del terzo reggimento. In realtà solo sei generali manifestarono apertamente seri dubbi circa la convenienza dell'innovazione.
Non è mai stato chiarito il motivo per il quale dalla riunione venne un quasi unanime assenso forse una intima convinzione o forse perché nessuno volle opporsi ad una decisione già presa per timore reverenziale; molti tra quelli che approvarono tale modifica, a guerra perduta poi criticarono aspramente questa decisione.
Le obiezioni che avrebbero potuto essere avanzate in quella sede non erano poche perché
1) la nuova divisione richiedeva un maggior numero di armi e mezzi, che non potevano essere prodotti in breve tempo, specie se riteneva conto della situazione internazionale
2) Occorreva personale in maggior numero per l'inquadramento, il che era difficile se si voleva tener ferma la proporzione tra quadri di carriera e quadri in congedo
3) Presupponeva un cambiamento netto nelle modalità d'uso dal momento che si trattava di passare ad una concezione diversa: da una divisione creata per urtare penetrare e manovrare, ad una che la vedeva impegnata ad impostare il combattimento con un reggimento in primo scaglione per poi svilupparlo con l'altro reggimento in secondo scaglione, lasciandone la risoluzione definitiva al corpo d'armata.



Dal punto di vista organico la formazione di guerra stabilita nel 1938 prevedeva la nuova divisione su:
- Comando divisione
- due reggimenti di fanteria su 4 battaglioni, con una compagnia mortai da 81 su 6 armi e una da 47/42 su 8 pezzi
- un battaglione mortai su 2 compagnie da 81 e una da 45
- una compagnia controcarri da 47/32
- un reggimento di artiglieria su due gruppi di 3 batterie someggiate e uno a traino meccanico ( 100/17 o 75/27 o 75/18)
- una batteria contraerei da 20 ( 6 pezzi)
- una compagnia artieri e una operai fotoelettricisti, una mista marconisti e telegrafisti
- posto aerologico, sezione sanità e sezione sussistenza
- sezione autocarrette e autosezione leggera
In tutto 12.958 uomini, 464 automezzi e motomezzi, 1.626 quadrupedi, 288 fucili mitragliatori, 82 mitragliatrici, 171 mortai da 45, 24 da 81, 24 cannoni da 47, 8 da 20, 24 da 75 e 12 da 100.
La trasformazione in questo senso dell'intero esercito fu molto laboriosa e con risultati deludenti in quanto tutte le Grandi Unità nell'estate del 1939 erano tutt'altro che complete rispetto a quanto previsto.
Su 54 ce ne erano:
27 normali, 15 da montagna, 12 autotrasportabili.
Provvisoriamente i cannoni da 47/32 sarebbero stati distribuiti solo alle compagnie controcarri divisionali mentre i reggimenti di fanteria avrebbero conservato l'ormai trentennale cannone da 65/17.
La motorizzazione fu trascurata sebbene la disponibilità di automezzi avrebbe permesso l'autotrasporto di gran parte delle divisioni, se al contrario non si fosse preferito aumentarne il numero e tenerle al di sotto degli organici. Nel giugno del 1943 con 131.000 automezzi a disposizione, si sarebbero potute motorizzare almeno 30 divisioni. I risultati in campagna furono quelli che conosciamo tutti e la colpa dell'insuccesso fu attribuita alla divisione binaria e non a coloro che avevano preferito il numero a danno della qualità..



Certo non fu la mancanza di divisioni ternarie a causare le difficoltà al fronte greco -albanese, in Africa o in Russia. Ne è dimostrazione il fatto che anche la Wehrmacht adottò formazioni binarie e perfino per le divisioni corazzate ( basta vedere il loro organico del 25 marzo 1945: 11422 uomini, 1080 autocarri, 1091 altri mezzi e 162 veicoli da combattimento). L'esperienza di più di 5 anni di guerra , osservando l'esercito tedesco, sembrava dar ragione a Priani anche se questo fu troppo tardi riconosciuto.


Ricordo ai lettori dei miei articoli, a cui rivolgo i più sentiti ringraziamenti, le mie pubblicazioni di storia del periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie:

-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001
-- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003
-- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004
-- Salò e l'Italia nella guerra civile. Edizioni Ibiskos, 2005

Prossima uscita, prevista per il 31 marzo 2007, del nuovo libro " 25 luglio 1943 La fine inconsapevole di un regime". Edizioni Ibiskos di A. Risolo