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Carri armati tedeschi e italiani nella II^GM - III^ Parte
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Écrit par Mario Ragionieri   

Perché fallì la conquista di Mosca?
Una domanda terribile che resterà per sempre un peso sulle coscienze di Hitler e dei comandanti militari che assecondarono le sue idee. Ma cosa successe realmente? E perché questa fu una prima significativa svolta nella guerra?
A queste domande cercheremo ora di dare una risposta.
Il 2 ottobre iniziò l'operazione "Taifun" che aveva come obiettivo la conquista della capitale sovietica. Lo sforzo principale doveva essere sostenuto dal Gruppo Armate centro che era stato riorganizzato e potenziato togliendo varie unità agli altri gruppi armate.

Le forze corazzate disponibili per l'operazione erano 14 panzerdivisionen e 8 divisioni motorizzate. La presenza di queste 14 divisioni non deve indurre in inganno per quanto riguarda il loro potenziale bellico. La loro forza soprattutto in fatto di carri era notevolmente ridotta rispetto agli organici a causa delle perdite subite e dei pochissimi rimpiazzi ricevuti. Resta comunque il fatto che queste 14 divisioni erano concentrate su un fronte di 250 chilometri con una densità piuttosto elevata.

 

I Russi contrapponevano all'inizio circa 800.000 uomini in grado di combattere, 782 carri armati e 6808 cannoni; tuttavia appena iniziato l'attacco affluirono rinforzi compresi alcuni corpi corazzati con un migliaio di carri. Ma comunque il numero di KV e di T34 continuava ad essere scarso e pertanto il loro peso in azione era molto limitato.
Ci furono grossi scontri e le truppe sovietiche si batterono con accanimento ma non riuscirono ad impedire che le due ganasce della gigantesca tenaglia costituite dalle avanguardie corazzate germaniche si chiudessero intorno a Vjazma nella giornata del 7. I tedeschi chiusero ermeticamente il settore orientale della sacca e impedirono qualsiasi sganciamento del nemico. Rimasero intrappolate la 30° armata sovietica, la 24°, la 43°, la 19°, la 20°, e la 32°. I tedeschi rastrellarono tutta la zona e il 13 ottobre l'operazione poté considerarsi completata. Un successo analogo fu conseguito a sud dove a Brjansk furono distrutte la 3° armata sovietica, la 50°, e la 13°; le due battaglie di Vjazma e di Brjansk lasciarono in mano tedesca 663.000 prigionieri 1242 carri armati e 5412 pezzi di artiglieria di tutti i calibri.


carro t34 distrutto

Le truppe sovietiche superstiti dovettero arretrare di circa 300 chilometri. nella generale euforia pochi furono i tedeschi che tennero conto delle prime avvisaglie dell'inverno russo; il 7 ottobre cadde la prima neve. Durò poco ma gettò una luce sinistra sui giorni che dovevano venire. L'equipaggiamento invernale ancora non era arrivato e Guderian fece richiesta immediata; gli fu risposto di aspettare e di astenersi da ulteriori richieste perché sarebbe arrivato, ma a dicembre Guderian aspettava ancora.

Improvvisamente Guderian fu attaccato da una brigata carri quella del Colonnello Kutukov equipaggiata interamente don carri del tipo T34; ci furono scontri con il reggimento motorizzato Gross Deutschland e il reparto si sganciò subito per proseguire verso Brjansk ma trovò il fronte russo ormai crollato e quindi si diresse su ordine dell'alto comando verso Tula. L'avanguardia di Guderian venne attaccata con decisione e la 4° Pz division si trovò in forte difficoltà subendo gravi perdite. Disse Guderian che: "questa fu la prima volta in cui apparve chiaramente l'immensa superiorità del T34 sui nostri carri armati". Tuttavia Katukov ebbe un attimo di esitazione e non volle andare a fondo di conseguenza interruppe il combattimento ritirandosi. Questo permise alla 4° PzD di proseguire nell'avanzata fino ai sobborghi di Mtsensk ma la divisione si impantanò in una lunga fila di automezzi e fu qui che di nuovo Katukov attaccò con una azione sul fianco. La 4° PzD perse gran parte dei carri ma riuscì a tenere lo stesso la città; anche i carri della brigata Katukov erano ridotti molto male e con pochi carri superstiti si sganciò ma l'attacco tedesco era stato fermato a Tula. Scrisse Guderian a proposito del combattimento: "La superiorità materiale avuta fino allora dai nostri carri risultò almeno per il momento rovesciata. Dileguavano le prospettive di rapidi, decisivi successi. Riguardo alla nuova situazione feci una relazione scritta al Comando del Gruppo Armate Centro. Illustrai chiaramente i vantaggi del T34 nei confronti del nostro carro Pz IV, traendone le debite conclusioni per le costruzioni future. Nella relazione chiedevo anche di inviare quanto prima al mio fronte una commissione composta da rappresentanti dell'ufficio armamenti dell'esercito. Del ministero degli armamenti, dei progettisti di carri e delle ditte costruttrici. La commissione doveva esaminare i carri colpiti in combattimento e discutere sul luogo per fissare le prerogative indispensabili dei carri di nuova costruzione. Chiesi anche l'urgente costruzione di un cannone controcarro pesante, con sufficiente forza di penetrazione nella corazza del T34. La commissione arrivò presso la 2° Panzerarmee il 20 novembre" .


carro kv1 distrutto


Intanto da parte russa, dopo i disastri patiti, fu affidato al generale Zukov il comando di quello che rimaneva del fronte occidentale. Zukov si rese conto che era impossibile mantenere le posizioni attuali questo avrebbe significato la fine di tutte le forze sovietiche disponibili sulla direttrice di Mosca. Iniziò quindi una metodica tattica di sganciamento delle unità per farle attestare sulle difese esterne della capitale. I tedeschi continuarono ad avanzare fino alla fine di ottobre tallonando i russi ma le strade erano ridotte ad un mare di fango il che impediva i movimenti ed il rispetto delle tabelle di marcia. Il carburante raggiunse consumi proibitivi a causa degli sforzi a cui venivano sottoposte le macchine nel tentativo di sganciarsi dalla morsa del fango.

Alla fine di ottobre la 2° Panzerarmee disponeva di pochi carri. Guderian organizzò un reparto di 50 carri e lo inserì nel reggimento Gross Deutschland e con questo riprese l'offensiva ma Tula risultò possedere difese troppo forti così venne deciso di aggirare la posizione. La sempre crescente forza dei sovietici impedì ogni ulteriore movimento e fu deciso di fermarsi. Stessa cosa per la 3° Panzergruppe che rimase bloccata presso Kalinin. Ormai si doveva pensare a riprendere le operazioni solo quando le strade a causa del ghiaccio fossero tornate ad essere praticabili. Questa pausa consentì ai russi di riprendere fiato; Zukov fece affluire nuove forze da ogni parte della Russia ed in particolare dalla Siberia.
Riuscendo a metà ottobre a disporre di altri 1700 carri armati oltre ad altre forze di fanteria e di cavalleria. Il 15 novembre, su un terreno ghiacciato duro come la roccia i tedeschi ripresero ad avanzare e sembrò avessero ritrovato la scioltezza e l'aggressività svanita a causa del fango nelle settimane precedenti.La 7°, l'11° e la 15° Panzerdivision, sfondarono il fronte russo a Klin e si gettarono nella breccia investendo la linea difensiva sovietica nel settore nord-occidentale. Il 25 novembre le truppe russe furono costrette ad abbandonare Istra e tre giorni dopo la 7° PzD raggiunse il canale Volga-Mosca e riuscì ad oltrepassarlo impedendo ai russi di distruggere un ponte. Più a sud Guderian avanzò rapidamente su Oka e aggirò da est Tula molto rinforzata dai russi e puntò decisamente verso nord. Tuttavia la temperatura scese a -20° e anche a -30°; gli uomini non erano equipaggiati per affrontare l'inverno russo a differenza delle truppe siberiane abituate a quel clima.


Le difficoltà di rifornimento a causa del clima divennero impossibili, i continui combattimenti comportavano un grande dispendio di munizioni e pure le armi tedesche costruite con piccole tolleranze si inceppavano subito a differenza di quelle russe. Alla fine di novembre lo slancio tedesco apparve esaurito; tuttavia secondo l'alto comando tedesco era ancora possibile con un ultimo sforzo riprendere l'offensiva e conquistare Mosca.
A sud l'11° armata aveva raggiunto la Crimea e accerchiato Sebastopoli, la 6° armata aveva preso Charkov e si era spinta in avanti raggiungendo il Donetz, Stalino era caduta. Tuttavia qui la resistenza russa favorita dalle piogge si irrigidì con l'immissione di forze fresche tanto da riuscire a passare all'offensiva. Rostov dovette essere abbandonata dai tedeschi il 29 novembre con ingenti perdite di materiali e di uomini. Il Feldmaresciallo Rundstedt fu licenziato e sostituito il 3 dicembre dal maresciallo von Reichenau. Il Gruppo Armate Nord raggiunse Thvin ma ai primi di dicembre, contrattaccato dai russi fu costretto a ritirarsi su una linea più sicura dietro il Volhov. La congiunzione tra il fronte tedesco e quello finlandese presso il lago Ladoga non poté essere effettuata. Tuttavia sia i Tedeschi sia i Finlandesi riuscirono a tenere l'accerchiamento anche parziale di Leningrado. Questa era la situazione quando il Gruppo Armate Centro il 2 dicembre passò nuovamente all'attacco conseguendo all'inizio buoni successi e riuscendo a penetrare nelle difese sovietiche. I russi gettarono nella mischia tutto quello che avevano mentre i tedeschi esaurirono le poche riserve e furono costretti a tornare sulle posizioni di partenza. Con forze ridottissime i tedeschi tenevano ora dinanzi a Mosca un fronte di circa 300 chilometri, ma dietro le unità in linea c'era il vuoto assoluto; solo la 255° divisione di fanteria copriva le spalle della 4° Armata un fronte di circa mille chilometri.


Panzer III


Al comando del gruppo Armate centro si stava predisponendo un attestamento difensivo su un fronte quanto più possibile limitato quando nella notte tra il 5 e il 6 dicembre Zukov scatenò la sua controffensiva.
Il 6 dicembre le truppe del fronte occidentale a nord e a sud dettero inizio alla controffensiva; nei settori di Kalinin e di Elec si misero in moto i fronti contigui e si accese una grande battaglia. Fin dal primo giorno di offensiva le truppe del fronte di Kalinin si infiltrarono tra le prime linee di difesa tedesche ma non riuscirono a sbaragliarlo. Soltanto dopo dieci giorni di aspri combattimenti i soldati del fronte cominciarono a muoversi in avanti. Anche negli altri settori l'attacco si sviluppò in modo forte mettendo in crisi i tedeschi in molti punti. I tedeschi si trovarono rapidamente in crisi per la scarsità di riserve a disposizione. Verso la metà di dicembre giunse al Gruppo armate il comandante supremo dell'esercito Brauchitsch che si rese conto della necessità di un inevitabile ripiegamento su quelle che venivano definite le posizioni invernali ma doveva avere il permesso di Hitler per dare l'ordine. Hitler relazionato acconsentì per piccoli sganciamenti locali del 3° e 4° Panzergruppe e della 9° armata nel settore di Kalinin con il ripiegamento del Panzergruppe di Guderian, ma vietò l'abbandono di altri territori. La decisione presa da Hitler suscitò il risentimento di von Bock comandante del Gruppo Armate Centro e criticata fortemente da Guderian e da altri generali, ma Hitler tenne duro e Brauchitsch dette le dimissioni. Il giorno stesso delle dimissioni Hitler assunse il comando supremo dell'esercito e "consigliò" von Bock di prendersi una lunga licenza questo segnò la fine anche di Guderian che il 26 dicembre fu richiamato a Berlino e posto nella riserva a causa di ulteriori ripiegamenti da lui effettuati. Il suo ordine del giorno di non ritirarsi fu ridicolizzato come teorico e dilettantesco ma non fu proprio così perché a costi elevatissimi riuscì a guadagnare del tempo prezioso che servì a mettere in piedi una serie difensiva di capisaldi (Igelstellen).
I capisaldi a istrice furono riforniti instancabilmente dall'aviazione tedesca e crearono le condizioni per una efficace difesa ancorata. Al successo di questa tattica contribuì molto lo scarso potere di attacco sulle grandi distanze delle unità sovietiche. In realtà i russi nell'inverno '41-'42 mancavano di inventiva e i comandi a livello divisionale o di corpo d'armata non erano così abili da sfruttare i successi locali con manovre aggiranti a largo raggio. Mancavano ai Russi i mezzi di trasporto per le truppe e soprattutto per il carburante dei carri. Il 15 gennaio ormai era chiaro che i russi volevano accerchiare il Gruppo Armate centro così Hitler autorizzò un leggero ripiegamento. Le unità tedesche effettuarono uno sganciamento in perfetto ordine e lo completarono tra il 18 e il 24 gennaio portandosi su una linea organizzata con ricoveri e postazioni ben protette. In quel periodo il comando della 9° armata fu assunto dal generale Model; la personalità energica di Model si impose subito e la sua azione di comando dette immediatamente risultati concreti ai tedeschi. A fine gennaio i tedeschi ebbero la sensazione che lo sforzo russo si stava esaurendo e si convinsero che il contrattacco poteva essere fermato. Le 9 divisioni di rinforzo messe in linea tra fine gennaio e febbraio permisero ai tedeschi di annullare ogni ulteriore tentativo russo di far crollare il fronte. Alla fine la battaglia di Mosca non ebbe ne vinti ne vincitori; i tedeschi non raggiunsero il loro obiettivo di conquistare la capitale ma si può dire che anche i russi non riuscirono ad annientare come era nel loro proposito il Gruppo Armate Centro. I russi dopo 6 mesi di lotta apparivano stremati mentre i tedeschi superata la dura crisi invernale si riorganizzarono con molta rapidità per passare nuovamente all'attacco nella primavera del 1942. La battaglia di Mosca dette anche la misura della importanza nel combattimento moderno delle forze corazzate. Fintanto che le divisioni corazzate ebbero un organico abbastanza forte, travolsero sempre tutti gli ostacoli ma quando divennero sparuti gruppi di combattimento per mancanza di rimpiazzi e penuria di carburante, tutto il fronte si arrestò. Nell'impiego dei carri a prescindere dal numero disponibile, si rivelò ancora una volta la differente concezione di impiego tra i tedeschi e i loro avversari e l'indiscussa superiorità germanica in quella che viene definita "flessibilità operativa".
I reparti corazzati tedeschi si erano rivelati insuperabili nell'offensiva, altrettanto efficaci risultarono nelle azioni ritardatici e in quelle difensive anche se in questa fase subirono perdite pesanti. Tra il 1° ottobre 1941 e il 15 marzo 1942 i tedeschi persero sul fronte Orientale circa 2300 carri armati che poterono essere rimpiazzati solo con circa 1800 nuovi mezzi. Nello stesso periodo i russi persero 6000 carri armati portando il loro totale di perdite dall'inizio di Barbarossa alla cifra di 23000 mezzi corazzati; perdite che avrebbero avuto un peso notevole e negativo nelle battaglie della primavera e dell'estate1942.

I NUOVI CARRI TEDESCHI

Nella primavera del 1942 la situazione creatasi con la riduzione generale dei carri tedeschi operativi, non permise più di avere grosse formazioni corazzate ma si divisero i carri disponibili in un numero sempre maggiore di Panzerdivisionen che alla fine disponevano di dotazioni sempre più ridotte. Nell'autunno del 1941 erano state create due nuove divisioni la 21° e la 23° e altre quattro vennero costituite nel 1942 (la 24° e 25° in febbraio la 26° e la 27° nel corso dell'estate autunno); il totale delle divisioni era ora di 27 oltre a questo venne trasformata in brigata corazzata il reggimento motorizzato Hermann Goring che diventerà PzDivision a partire dal gennaio 1943 mentre le divisioni di fanteria delle Waffen SS ebbero ciascuna un battaglione carri cinque dei quali furono trasformati più tardi in reggimenti e dettero vita a 5 divisioni corazzate SS.
Il proliferare delle divisioni fece diminuire il numero di carri in dotazione a ciascuna divisione; la penuria di mezzi indusse anche a utilizzare largamente materiali catturati. La 25° era equipaggiata completamente con veicoli corazzati francesi di preda bellica mentre non erano rare le compagnie carri con veicoli russi di preda bellica. Tra l'autunno del 1941 e l'estate del 1942 si consolidò l'ascesa degli Sturmgeschutz, realizzati sugli scafi dei carri esistenti, privi di torretta che secondo le intenzioni iniziali dovevano operare in appoggio alla fanteria. Presto però svolsero efficacemente altri ruoli soprattutto negli scontri difensivi, rivelandosi dei temibili avversari per i carri armati veri e propri. I tedeschi iniziarono Barbarossa con 250 di questi carri e al 1° aprile 1942 il loro numero era salito a 623 unità. Molti criticarono lo sviluppo di questo tipo di carri ma la realtà fu che nel momento di crisi con l'apparizione dei carri pesanti russi KV1 e T34 questi carri furono ottimi per la lotta anticarro ed il contrasto dei carri sovietici.
Si imponeva comunque la costruzione di carri molto più pesanti e la commissione tecnico- militare tedesca dell'autunno del 1941 che arrivò sul fronte orientale su richiesta di Guderian, dopo aver esaminato a fondo il T34 scartò l'idea di copiare di sana pianta il carro come invece sostenevano gli ufficiali al fronte. E decise di costruire qualcosa che fosse migliore pur tenendo conto di alcune caratteristiche del T34; si decise di accelerare la costruzione del carro pesante Pz VI e portare avanti il carro medio pesante Pz V. Nello stesso tempo sul Pz IV sarebbe stato montato un cannone da 75 lungo (L43 prima e L/48 poi) Il Pz V e il Pz VI avrebbero dominato pur con alcune modifiche apportate il periodo dal 1943 fino alla fine nel l'aprile del 1945.

Esaminiamo i due carri più da vicino.
IL Pz V conosciuto come PANTHER era classificato come carro medio pesante; nella versione Ausf D fu prodotto da gennaio 1943 al settembre 1943 aveva un equipaggio di 5 persone pesava 45 ton ed era armato con un 75 mm L/70 e due MG 34 ne furono costruiti 850 esemplari.
La versione Pz V Ausf A fu prodotto dall'agosto 1943 fino al maggio 1944 in 2000 esemplari, pesava 44,8 ton con lo stesso armamento della versione precedente.
La versione Pz Ausf G fu prodotta da marzo 1944 fino ad aprile 1945 in circa 3126 esemplari aveva un peso di 45,5 ton e sostanzialmente lo stesso armamento delle precedenti versioni.


Pz V Ausf.A


Un commento su questo carro veramente eccezionale può essere il seguente: il miglior carro in assoluto della II Guerra Mondiale. Si, questo è il commento più pertinente che posso fare sul Panther dove ritroviamo condensate tutte le moderne tecnologie sia nella corazzatura, nello scafo con l'inclinazione delle piastre frontali, della torretta, del connubio tra velocità, peso e capacità di combattere. Ottimo il motore ed il sistema di trazione dopo i primi iniziali problemi, ottimo il cannone da 75 mm L/70 ottimo il congegno di puntamento per non parlare della proporzione tra peso e mobilità. Insomma un carro veramente rivoluzionario. Nel 1945 su alcuni carri furono montati e sperimentati i primo congegni di puntamento ad infrarossi che consentivano al carro di sparare anche di notte (sappiamo che i carri di notte erano quasi ciechi e non potevano combattere). La guerra, anche quando manifestamente era ormai perduta, permise lo stesso alla tecnologia tedesca di avere sempre un livello veramente elevato nel campo della ricerca e della realizzazione; unico sicuramente tra tutti i paesi belligeranti. Molti ricordano il Tigre perché era imponente e potente e molto mitizzato dalla propaganda, e dopo ne parleremo, ma non era un carro rivoluzionario perché, a parte la torretta (tonda), aveva la stessa struttura squadrata ad angoli vivi (vere trappole per granate anticarro) del Pz IV; il Panther invece era veramente rivoluzionario!

E veniamo al Pz VI comunemente conosciuto come TIGRE, carro classificato pesante.
Parliamo della sola versione importante cioè l'Ausf E prodotto in 1354 esemplari tra luglio 1942 e l'agosto del 1944; aveva un peso di 54 ton un cannone da 88 mm L 56 e due MG 34. Il carro impressionò molto sia coloro che lo costruirono che coloro che lo utilizzarono, mentre preoccupò molto fino ad impaurire al solo sentirne parlare i nemici di tutti i fronti. Era un carro enorme ma ben studiato anche se come ho detto prima era ancora un qualcosa di ibrido con soluzioni tecniche moderne (la torretta, il treno di rotolamento, il motore) mentre presentava ancora ben marcati i tratti squadrati delle costruzioni precedenti. Questi tratti squadrati che io chiamo trappole per granate perforanti, erano compensati in larga misura dalla possente blindatura che lo rendeva praticamente quasi invulnerabile alle grandi distanze e molto competitivo sulle brevi.
Intendo dire che a 3000 metri distruggeva qualsiasi carro nemico senza timore di subire danni a 1000 metri se ne poteva discutere anche se la bilancia era sempre spostata in suo favore per i motivi che ho sempre detto e cioè il fatto di avere 5 uomini di equipaggio al posto dei 4 come nei carri russi era un grande vantaggio che permetteva di sparare 5 colpi in successione nello stesso tempo in cui il russo ne sparava tre.


carro tigre


Il Tigre divenne subito un mito su tutti i fronti anche se per la fretta di utilizzarlo alcuni esemplari furono subito catturati e messi sotto osservazione dal nemico. Capitò in Russia nel 1942 (alla fine) sul fronte nord e successe nel 1943 in Tunisia. Questo non diminuì la sua fama di distruttore di carri tanto che equipaggi divenuti famosi vantavano sul fronte russo distruzioni dell'ordine di 200-250 carri nemici.

Ma continuiamo la nostra storia dove l'avevamo interrotta e cioè nel 1942 esattamente nella primavera.
L'idea di una nuova offensiva estiva sul fronte russo nasce già alla fine dell'inverno 1941-1942; in vista di questa offensiva estiva furono apportate delle sostanziali modifiche allo schieramento germanico in particolare nel settore sud del fronte dove il Gruppo di Armate venne rapidamente riorganizzato con la creazione di uno speciale Gruppo di Armate A posto agli ordini del feldmaresciallo von List, destinato ad operare nel Caucaso, mentre le rimanenti forze furono riunite nel Gruppo di Armate B guidato da von Weichs. Questa suddivisione avrebbe creato e aumentato le difficoltà di coordinamento delle unità difficoltà che appariranno chiaramente con lo smisurato ampliamento del fronte strategico.




L'obiettivo che si decise di perseguire fu quello di una estensione dell'avanzata oltre Stalingrado nella misura necessaria a garantire la sicurezza tattica di quel punto chiave strategico. La conquista di Stalingrado avrebbe inoltre permesso la copertura laterale strategica delle forze avanzanti nel Caucaso. Prima di passare all'attacco a Sud i tedeschi ottennero due grossi successi che dettero in qualche modo un segnale tangibile della loro vitalità e contemporaneamente dello stato di crisi in cui versavano i sovietici dopo lo sforzo invernale. Il 7 aprile 1942 attuando l'operazione "Trappenjagd" cioè l'occupazione della Crimea, von Manstein lanciò l'11° armata costituita da una divisione corazzata cinque di fanteria e tre divisioni rumene contro Kerc con l'obiettivo di annientare il fronte sovietico di Crimea tenuto da tre armate sovietiche la 44°, la 47°, la 51°. Nel giro di 10 giorni il Fronte sovietico venne travolto e annientato e le armate che lo tenevano subirono perdite pesantissime lasciando in mano tedesca 169.000 prigionieri, 397 cannoni e 284 carri armati. I Russi furono estromessi dalla Crimea ad eccezione della penisola di Cherso e di Sebastopoli, battuta costantemente dall'artiglieria. I russi scatenarono una offensiva nella zona di Carkov il 12 maggio dilagando poi verso nord ovest allungando a dismisura le loro linee di rifornimento. Con una ottima scelta di tempo, Hitler ordinò alla 17° armata di contrattaccare sui fianchi i sovietici il giorno 17 maggio per isolare le truppe che avevano scatenato l'offensiva. La manovra riuscì perfettamente e il 28 maggio la battaglia nella sacca di Carkov era terminata. Tre armate sovietiche furono annientate e i tedeschi catturarono 239.000 prigionieri, 2026 cannoni e 1249 carri armati.

L'offensiva tedesca vera e propria fu scatenata il 28 giugno 1942 e travolse immediatamente le posizioni sovietiche tanto da far sembrare che i successi dell'estate precedente avessero da ripetersi anche questa volta. Il Gruppo di Armate B di von Weichs passò all'attacco movendo dal settore di Kursk contro il cosiddetto fronte di Brjansk; era composto dalla 2° armata, dalla 4° Panzerarmee (Hoth) e dalla 2° armata ungherese e comprendente complessivamente 21 divisioni di fanteria, 3 divisioni corazzate e 3 motorizzate. Contemporaneamente partendo da Belgorod la 6° armata tedesca del generale von Paulus attaccò con 16 divisioni di fanteria, 2 corazzate e una motorizzata la 21° e la 28° armata sovietica. Nel frattempo von Manstein aveva ragione delle difese di Sebastopoli ultima roccaforte sovietica in Crimea. Nell'operazione i sovietici persero 97.000 uomini 26 carri armati e 631 cannoni.Tra il 2 e il 12 luglio la 9° armata guidata da Model attaccò il fronte a ovest di Sycevka e dopo un iniziale contenimento le unità sovietiche si sfaldarono e gran parte della 39° armata e l'11 ° corpo di cavalleria furono annientati. I tedeschi catturarono 30.000 prigionieri, 519 cannoni e 218 carri armati. Durante il mese di luglio nonostante le contromisure sovietiche per arginare l'avanzata tedesca essi continuarono a guadagnare terreno e a distruggere unità sovietiche. All'8 luglio Paulus aveva catturato complessivamente 75.000 prigionieri 1200 carri armati e 1100 cannoni. A questo punto il Comando Supremo sovietico si rese conto della minaccia che incombeva su Stalingrado e costituì un nuovo fronte per la difesa della città. Il fronte comprendeva tre grandi unità la 62° armata, la 63° armata e la 64° di Ciukov nonché la 21° armata. A fine luglio il fronte di Stalingrado fu ulteriormente rinforzato con la 51° armata e ai primi di agosto giunse in zona la 57° armata.


Nel frattempo i tedeschi concludevano i rastrellamenti nella sacca del Volkov dove tre armate sovietiche 2° 52° e 59° erano state immobilizzate dai reparti della 18° armata tedesca di Lindemann. Furono catturati 33.000 prigionieri 649 cannoni e 171 carri armati. Il 13 luglio in previsione di un nuovo violento attacco tedesco i russi decidevano di ripiegare su Stalingrado, sul Volga e sul Caucaso abbandonando tutti i territori intermedi. Rostov venne conquistata e il 23 luglio il 14° Panzerkorps di Huber raggiunse il Don; ora i tedeschi erano pronti per invadere il Caucaso.
Con questo obiettivo il 26 luglio il Gruppo Armate A ribattezzato Gruppo Armate Rouff mosse all'attacco dalla testa di ponte del Don; di esso facevano parte la 17° armata (4 divisioni di fanteria, 2 alpine, la 3° armata Rumena (una divisione alpina e tre di cavalleria) e la 1° Panzerarmee (3 divisioni corazzate, 2 motorizzate 2 di fanteria 2 di cacciatori e 1 divisione slovacca). L'azione del gruppo armate Rouff si snodò secondo i piani stabiliti e in meno di 10 giorni Kleist superò con la sua armata corazzata il Kuban presso Armavir costringendo i sovietici ad abbandonare la città. Intanto Hoth alla testa della 4° Panzerarmee saggiava le difese russe in vista di uno sfondamento verso Stalingrado; il 4 agosto si scontrò con le armate di Ciukov e di Tolbuchin incontrando una fortissima resistenza. Von Paulus invece tra il 7 e l'11 agosto riuscì a respingere la 62° armata di Kolpacki e la 1° armata corazzata di nuova costituzione; furono catturati 35.000 prigionieri, 560 cannoni e 270 carri armati.

Proprio in quei giorni l'8° armata italiana di Gariboldi prendeva posizioni lungo il Don tra la 2° armata ungherese e la 6° armata germanica. Le unità tedesche, soprattutto quelle corazzate anche se continuavano ad avanzare con successo erano provatissime e non solo per gli scontri sostenuti ma per i percorsi massacranti che mettevano a durissima prova uomini e macchine. La produzione bellica tedesca non era ancora in grado di rimpiazzare completamente le perdite subite al fronte ed inoltre altra preoccupazione tedesca era dall'onnipotenza dei carri russi; distrutta una unità blindata dietro l'altra, e catturati centinaia e centinaia di carri, si imbattevano sempre in nuove unità completamente equipaggiate in uomini e in mezzi. I Russi producevano 600 carri al mese secondo il servizio informazioni tedesco ma invece la realtà era di circa 2000 carri al mese e nel 1942 ben 13.500 furono del tipo T 34.
Nella prossima puntata Stalingrado e le conseguenze che questo scontro ebbe sull'esito finale della guerra.

MARIO RAGIONIERI

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Ricordo ai lettori le mie pubblicazioni di storia del periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie:

-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001

-- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003

-- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004

-- Salò e l'Italia nella guerra civile. Ed.Ibiskos, 2005

 

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