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Carri armati tedeschi e italiani nella II^GM - I^ Parte
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Écrit par Mario Ragionieri   

Cari lettori sono di nuovo con voi per affrontare un argomento che ritengo molto interessante e cioè lo studio delle divisioni corazzate sia tedesche che italiane e dei carri che in esse operavano.
Per evitare di rendere l'articolo troppo lungo mi limiterò per ora a parlare solo dei carri armati e dei mezzi blindati in genere usati dall'esercito tedesco e italiano sui vari fronti europei e africani. Solo parlando di questi l'argomento sarà lungo e cercherò per quanto possibile di farne una sintesi proponendo comunque gli aspetti principali che a mio avviso devono essere conosciuti se si vuole avere un quadro completo di questo mezzo militare fondamentale per le operazioni belliche su tutti i fronti.
Il carro armato non è una invenzione della seconda guerra mondiale; esso appare già nella prima guerra mondiale (ultimo periodo) sia da parte tedesca che francese, inglese e italiana anche se per noi, dato il territorio nel quale se svolse la Grande Guerra, il carro armato risultava poco adatto all'impiego.

Il territorio dove più intenso si manifestò l'uso dei mezzi blindati nella I^ G.M. fu quello francese dove si scontrarono i carri armati messi in campo dagli alleati e dagli imperi centrali. Quei carri, sui quali non voglio dilungarmi molto perché non hanno che poche cose in comune con quelli che troveremo nel secondo conflitto, avevano come scopo principale quello di essere una specie di artiglieria mobile o di fortino mobile in appoggio alla fanteria ogni volta che questa si gettava all'assalto. Con il carro armato si potevano sfondare i reticolati senza perderci tempo con tronchesi e tiri di bombarde ed avere continuamente l'appoggio dell'artiglieria e delle mitragliatrici montate sul carro per infliggere al nemico le perdite più pesanti ed alleviare il compito della fanteria riducendo se possibile le enormi perdite patite. Naturalmente con questo tipo di concetto il carro era stato concepito per andare alla velocità della fanteria e quindi molto lento e oggetto di facili colpi di artiglieria diretti a distruggerli; inoltre non erano state costituite unità specifiche blindate ma questi carri erano dati un pò in ordine sparso alle varie unità di fanteria che ne decidevano l'impiego. La blindatura spesso leggera e la costruzione mastodontica li rendevano da un lato mostruosi e da un altro molto difficili da impiegare su terreni dove l'artiglieria aveva scavato crateri profondi nel fuoco di preparazione e naturalmente in quello di contro preparazione.


Apro una parentesi su questi termini del fuoco di artiglieria allora molto in uso. Si parla di fuoco di preparazione quando esso viene effettuato prima di una offensiva, di fuoco di contro preparazione quando la parte oggetto dell'attacco risponde al fuoco per limitarne gli effetti. Si parla di fuoco di batteria e di fuoco di contro batteria intendendo per questo il tiro diretto di una batteria e il contro tiro da parte del nemico contro la batteria stessa. Si parla di fuoco di interdizione quando vengono sparati con cadenze e orari strani colpi più o meno isolati per dare noia ai movimenti del nemico sia di giorno che di notte. Mi fermo perché il discorso sarebbe lungo ma questi sono i principali tiri di artiglieria; nella II guerra mondiale vennero introdotti altri tipi di tiro che, embrionali nel 1918, divennero importantissimi nel 1939-1945.


Torniamo al nostro argomento principale il carro armato. Fino a questo momento ho descritto sommariamente l'uso che ne fu fatto durante gli ultimi due anni della guerra 14-18, e tale uso rimase impresso nelle menti dei paesi vincitori del conflitto ritenendo che questo fosse il destino e l'impiego migliore del carro armato. Certo si poteva affinare il tutto ma da un lato la sopravvalutazione della tattica impiegata da chi vince (se abbiamo vinto dicevano i generali vuol dire che siamo stati più bravi) e dall'altro il desiderio che conflitti così catastrofici non avessero a ripetersi fecero si che gli studi militari sull'argomento rallentarono senza fare progressi apprezzabili.
Così non avvenne da parte dei paesi sconfitti ed in particolare della Germania che, nonostante le limitazioni imposte da parte dei vincitori con il trattato di Versailles sulla produzione bellica, sulla detenzione di armi e sullo studio di nuove e più efficaci armi, continuò di nascosto a studiare e a produrre prototipi affinando materiali e concezioni tattiche e strategiche.
Il desiderio di rivalsa verso i vincitori era molto sentito negli ambienti militari tedeschi che agirono sottobanco e in barba alle varie commissioni di controllo alleate per inventare, studiare e selezionare materiali e uomini da destinare alle varie armi (esercito, aviazione e marina) e tra queste un posto di rilievo ebbe lo studio sui carri armati.
Nel mio libro "Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra" (da pagina 29) ho dedicato appunto varie pagine sugli studi fatti di nascosto da parte tedesca, proprio sulle nuove armi e naturalmente sui carri armati, studi iniziati già molto tempo prima dell'avvento di Hitler al potere (1933).
Cerco di sintetizzare qui l'argomento anche se lo ritengo di fondamentale importanza per quello che sarà il vantaggio in fatto di armamenti in genere e di tattiche d'uso degli stessi che la Germania avrà in mano nel 1939 rispetto a tutti gli altri paesi europei, giapponesi e americani compresi.


Dunque come ho detto in base al trattato di Versailles l'esercito tedesco non poteva avere carri armati, armi anticarro, artiglierie pesanti motorizzate, l'aviazione e le armi chimiche. Simili restrizioni impedivano la costruzione di un esercito moderno; in particolare il divieto di possedere carri armati ostacolava qualsiasi possibilità di sviluppo delle grandi unità corazzate considerate dai tedeschi decisive per il futuro nelle sorti di una battaglia.
I vincitori avevano vietato di proposito alla Germania, con l'articolo 171 del trattato di pace, non soltanto la costruzione dei mezzi corazzati, ma anche "l'importazione di mezzi corazzati, carri armati e costruzioni simili che potessero essere impiegati per scopi bellici"; il divieto in questo settore era categorico e si doveva trovare un modo per aggirare l'ostacolo.
Fu un uomo della vecchia guardia di Lenin, Karl Radek che per primo riuscì a stabilire i contatti con il generale Von Seekt del comando della Reichswehr che dovevano portare ad un aggiramento dei dettami del trattato di Versailles in materia di armamenti. Radek compagno di Lenin fin dai tempi dell'esilio svizzero, ed uno dei padri fondatori del Partito Comunista Tedesco, era uno dei fautori più accesi di una alleanza tra l'Unione Sovietica e la Germania, alleanza che a suo dire avrebbe permesso di sconfiggere i "comune nemici" e cioè i vincitori di Versailles. Radek sosteneva che la Germania doveva necessariamente diventare un paese comunista; vedeva nel nascente nazionalsocialismo tedesco soltanto un fenomeno transitorio sulla via del bolscevismo.
Radek contributi alla nascita di quella alleanza militare segreta tra la Reichswehr e l'Armata Rossa. Per necessità i russi volevano che l'armata Rossa di recente formazione potesse usufruire dell'esperienza degli ufficiali tedeschi; inoltre volevano l'aiuto tedesco per creare l'industria bellica che le vicende interne avevano quasi cancellato. Dall'altro lato le forze armate tedesche avevano bisogno di armi la cui fabbricazione era proibita in Germania e di centri di addestramento per sperimentarle ed imparare ad usarle. Su questa base vennero conclusi numerosi accordi segreti tra lo Stato Maggiore tedesco e quello russo. In Germania fu costituita una sezione segreta del comando supremo tedesco denominata "Gruppo straordinario R" dove R stava per Russia; l'organo esecutivo era una falsa organizzazione commerciale "GEFU".
Questa società aveva un ufficio a Mosca e uno a Berlino, riceveva finanziamenti segreti che provenivano da un capitolo particolare del bilancio della Reichswehr, concludeva accordi con i vertici politici sovietici e gestiva società in territorio russo arrivando a fondare attività produttive Russo-Tedesche per il riarmo segreto.
Il programma produttivo di queste attività industriali prevedeva la costruzione di granate, bombe per aerei, carri armati, aerei, armi chimiche, sommergibili e di tutto ciò che in base al trattato di Versailles, non poteva essere prodotto ed utilizzato in Germania.
Tra il 1924 e il 1926 si sa per certo che in numerose fabbriche sparse in tutta la Russia, furono costruiti, avvalendosi di aziende tedesche e di ingegneri tedeschi, centinaia di aerei, granate di vario tipo, gas tossici letali , sommergibili, mezzi navali e carri armati.
Con la sigla ZMO (abbreviazione di Zentrale Moskau) si celava la rappresentanza estera del Comando Supremo tedesco operante a Mosca; ZMO era una specie di gabinetto ombra della Repubblica di Weimer con incarichi speciali nella Russia ed i suoi rappresentanti rimasero sempre sconosciuti all'opinione pubblica.

NASCE IN SEGRETO IL NUOVO ESERCITO TEDESCO
La costruzione di materiale bellico vietato era solo uno dei due aspetti della collaborazione Russo - Tedesca; l'altro elemento fondamentale era costituito dalla creazione di centri di addestramento nel territorio russo dove sperimentare le armi proibite in Germania.
E' ovvio che l'importazione di queste armi in territorio tedesco e la loro sperimentazione non sarebbe potuta rimanere segreta e prima o poi i vincitori sarebbero venuti a saperlo con gravi conseguenze per la Germania. Onde evitare tutto questo si preferì usare l'Unione Sovietica come territorio di addestramento per la Reichswher, ben sapendo che da li le notizie difficilmente sarebbero arrivate agli alleati. Ma c'è di più: a partire dal 1927 Stalin, senza naturalmente renderlo pubblico, appoggiò a spada tratta i fascisti tedeschi che volevano il potere, e quando lo ottennero furono spinti da Stalin alla guerra.
Tra il 1922 e il 1930 vennero realizzati vari centri di addestramento tedeschi in territorio sovietico: in particolare la scuola per il personale dei mezzi corazzati con annesso poligono di tiro fu costruita a Kazan sul medio Volga nel 1930. La contropartita era che ufficiali sovietici prescelti per far parte degli Stati Maggiori sedevano insieme con gli ufficiali tedeschi che studiavano nelle scuole militari per entrare negli stati Maggiori tedeschi, e imparavano l'arte di fare la guerra sui libri di Clausewitz, Moltke, Ludendorff.
A Kazan, centro di addestramento per carristi, vennero gettate le basi delle divisioni corazzate di Hoth, di Guderian, di Hoepner, di Von Kleist.

Il Generale Guderian


Naturalmente l'avvento al potere di Hitler e la denuncia successiva del trattato di Versailles permise alla Germania di riprendere in patria il programma di armamenti e di addestramento, avendo già alle spalle l'esperienza fatta in Russia che aveva permesso di accelerare tutti i tempi di preparazione e di studio che invece negli altri paesi occidentali (vincitori) erano ancora lentissimi.
Abbiamo citato sopra Heinz Guderian uno dei personaggi a cui senza dubbio si deve il maggior contributo nello studio e nella realizzazione del programma tedesco di costruzione dell'arma corazzata; egli infatti nel 1937, dopo aver studiato i mezzi blindati per 15 anni pubblica un libro fondamentale per la costituzione e l'impiego delle divisioni corazzate il libro si intitolava "Achtung-Panzer".
Con questo libro egli cercò di dimostrare che solo l'uso intelligente di formazioni corazzate avrebbe in futuro permesso alla Germania di conseguire vittorie rapide e decisive, evitando rovinose guerre d'attrito (il termine è di chiara memoria Clausewitziana) come quella combattuta nel 1914-1918. Malgrado nelle alte sfere della Wermacht un certo numero di ufficiali di idee conservatrici mantenesse un atteggiamento scettico nei riguardi delle teorie di Guderian, allo scoppio della II G.M. egli aveva ormai ottenuto un largo consenso. Fu così che negli anni vittoriosi tra il 1939 e il 1942 le "Panzerdivisionen" furono la punta di diamante dell'esercito tedesco.
Guderian fu davvero un soldato fuori dal comune. Pioniere dello sviluppo delle forze corazzate tedesche, più tardi dette ottima prova di se sul campo di battaglia, evidenziando doti di dinamismo e di efficienza nella campagna di Polonia, nelle operazioni contro la Francia del maggio-giugno 1940 e nell'attacco all'URSS del 1941, tutte circostanze dove ebbe un ruolo fondamentale. Venne rimosso dal comando nel dicembre 1941 a causa di forti dissapori con i suoi superiori e rimase inattivo per undici mesi, prima di divenire nel marzo del 1943 Ispettore delle truppe corazzate. Nel luglio del 1944 divenne Capo di Stato Maggiore, ma venne messo in congedo nel marzo del 1945 a causa dei suoi contrasti con Hitler. Morì nel 1954.

Ma torniamo al suo libro da cui estrapoliamo alcune osservazioni importantissime:
1) i carri sono poco utili se usati in numero esiguo e devono quindi essere impiegati in massa.
2) Non debbono essere sprecati su terreni inadatti, come fece il Quartier Generale inglese mandandoli negli acquitrini di Ypres, ma conservati per essere utilizzati sul terreno praticabile.
3)I massimi risultati vengono con l'uso massiccio di carri congiunto con lo sfruttamento dell'effetto sorpresa.

Questi studi approfonditi sui carri armati e l'osservazione diretta delle modifiche che dovevano essere apportate ai carri per ottenerne un uso corretto permisero alla Germania, unico paese che forse accolse in pieno quanto scritto da Guderian, di arrivare al 1939 con un arma corazzata unica al mondo; moderna, organizzata, sincronizzata con le altre forze ed in modo particolare con l'aviazione e l'artiglieria.
La stessa divisione corazzata era un gioiello di unità unica nella sua conformazione per la varietà di elementi e di armamenti che la costituivano.
La divisione corazzata mi ricorda molto da vicino il corpo d'armata napoleonico costruito per combattere da solo per almeno 48 ore in attesa del grosso delle forze; in esso erano presenti artiglieria, fanteria, cavalleria e quanto altro utile a rendere il corpo in grado di operare autonomamente sul campo di battaglia.

LE PANZERDIVISIONEN
La consistenza e la struttura delle "panzerdivisionen" cambiò molto durante il corso della guerra (1939-1945) pertanto esamineremo le variazioni principali che si ebbero nel tempo perché queste fossero sempre adeguate al tipo di guerra combattuta sui vari fronti.
La divisione corazzata del 1939 era costituita da un'insieme di reparti operanti tra loro in perfetta sincronia; la parte predominante ma non la più importante (dopo spiegherò il perché) era rappresentata dai carri armati che erano circa 300 suddivisi in 4 tipologie diverse:

  • il PZ I : carro leggero con due uomini di equipaggio peso 3,5 ton armamento due MG 13 da 7,92 anno di inizio produzione 1934 . A questa versione seguirono molte varianti come la Ausf A il cui peso fu portato e 5,4 ton e costruito in 818 esemplari fino al 1936, la versione successiva fu denominata Ausf B e il peso fu aumentato fino a 5,8 ton. e prodotto in 675 esemplari fino al 1937. Fu prodotta in 184 esemplari anche una versione comando dal peso di 5,9 ton. con tre uomini di equipaggio e una sola mitragliatrice MG 13 o 34 anche questo fino al 1937. Furono realizzate anche altre versioni come prototipi ma di cui non venne mai lanciata la produzione in serie e precisamente l' Ausf C del peso di 8 ton prodotto in 40 esemplari nel 1942.

    Panzer I
  • il PZ II : carro denominato leggero con un equipaggio di 3 uomini dal peso di 7,6 ton e armato con un 20 mm KwK30 e una MG 34 prodotto inizialmente in 75 esemplari fino al febbraio 1937. Nella versione Ausf b furono prodotti solo 25 esemplari con un peso di 7,9 ton. e identico armamento del precedente prodotto fino al marzo 1937. Una versione successiva Ausf c, A, B e C prodotta in 1113 esemplari dal 1937 all'aprile 1940 dal peso di 8,9 ton presentò alcune migliorie tecniche e poi abbiamo una versione Ausf D prodotta solo in 43 esemplari dal 1938 al 1939 dal peso di 10 ton e ancora una versione Ausf F prodotta in 524 esemplari dal 1941 al 1942. Questa versione presentava un peso di 9,5 ton. Seguirono altre varianti ma di pochissima importanza ai fini bellici risultando essere spesso prove fino alla versione Ausf L denominata Luchs prodotta dal settembre 1943 al gennaio 1944 in 100 esemplari del peso di 13 ton e utilizzato essenzialmente come veicolo leggero da ricognizione. Questo veicolo presentava un treno di rotolamento del tipo montato sui Panther.

    Panzer II Luchs
  • Il PZ III: carro denominato medio e prodotto in 10 esemplari nella versione Ausf A dal 1937 con un peso di 15,4 ton e un armamento composto da 1 cannoncino da 3,7 cm e due MG 34 in torretta ed un'altra MG 34 nella parte anteriore dello scafo. Questo carro per la prima volta aveva un equipaggio di 5 uomini. Mi soffermo un attimo su questa scelta di 5 uomini di equipaggio perché fu veramente rivoluzionaria in quanto permetteva all'equipaggio di operare in perfetta armonia con una netta distinzione tra capo carro e puntatore il che favoriva una rapidità di tiro molto maggiore di qualsiasi altro carro dove normalmente, anche durante la guerra, i membri erano 4 cioè il capo carro era anche puntatore. Vedremo infatti anche durante la campagna di Russia che nel tempo in cui un carro sovietico per esempio sparava 3 (tre) colpi un carro tedesco ne sparava 5 (cinque).

    Panzer III ausf. a

    Il PZ III nelle versioni successive, che di seguito illustreremo, fu prodotto in quantità massiccia equipaggiando almeno fino al 1943 inoltrato la maggior parte delle divisioni corazzate. La versione Ausf B aveva un peso di 15,9 ton e fu prodotto nel 1937 in 15 esemplari con un nuovo treno di rotolamento. Anche la versione Ausf C prodotta in 15 esemplari agli inizi del 1938 aveva un aumento di peso cioè arrivò a 16 ton; così la versione Ausf D prodotta in 30 esemplari fino a giugno 1938 non aveva modifiche di rilievo. La versione Ausf E prodotta in 96 esemplari aveva un peso di 19,5 ton ed era una interessante evoluzione del carro ma la vera svolta avvenne nella produzione Ausf F prodotto in 435 esemplari fino al luglio 1940 con un peso complessivo di 19,8 ton e questo carro iniziò ad equipaggiare in modo massiccio le nuove divisioni corazzate. Un 'altra grande modifica avvenne con la versione Ausf G dove oltre al peso aumentato a 20,3 ton fu modificato l'armamento sostituendo il 37 mm con un 50 mm e due MG 34 una in torretta e una nella parte frontale del carro. Il carro in questa versione fu prodotto fino al febbraio 1941 in circa 600 esemplari che andavano ad alimentare le divisioni corazzate in sostituzione di carri come il PZ I e II ormai ritenuti superati. A questa versione fece seguito l'Ausf H che raggiunse una produzione di 308 pezzi e divergeva dal precedente per un maggior peso (ton 21,8); fu prodotto dall'ottobre 1940 all' aprile 1941 e aveva sul fronte e sul retro una piastra ulteriore di 30 mm. Seguì un'altra versione l'Ausf J prodotta tra il marzo 1941 e luglio 1942 in 1549 esemplari; il peso era di ton 21,5. Ancora nella versione J 1067 carri furono prodotti tra il dicembre 1941 e luglio 1942 con la caratteristica di avere il cannone sempre di 50 mm ma L/60 anziché L/42 cioè disponeva di un cannone prolungato per avere maggior capacità di penetrazione nelle corazze dei carri nemici.

    Panzer III ausf. d

    Il carro comunque dal 1943 in poi era manifestamente superato e tutte le ulteriori modifiche tentarono di protrarne ancora la vita operativa in attesa di nuovi carri. Ancora la versione Ausf L con un peso di 22,7 ton prodotta in 653 esemplari fino al dicembre 1942 e la versione M prodotta in 250 esemplari non potevano ormai cambiarne il destino e cioè di relegarlo a ruoli sempre più marginali nell'ambito delle divisioni corazzate. L'ultima versione fu l'Ausf N prodotto in 663 pezzi aveva come caratteristiche un peso di 23 ton e un cannone da 75 mm L/24. La produzione si protrasse fino all'agosto del 1943. Alcuni di questi carri, circa 25, furono donati da Hitler a Mussolini e consegnati ad un reparto carristi di camicie nere inserito nella divisione Centauro che era in formazione nei dintorni di Roma alla data dell'armistizio. I carri furono riconsegnati intatti ai tedeschi insieme ad altri 25 PZ IV dopo l'8 settembre.
  • Il PZ IV: carro denominato medio, fu costruito in 35 esemplari nel 1938 con la denominazione Ausf A aveva un peso di 18,4 ton e un armamento composto da un Cannone da 75 mm L24 e due MG 34 una in torretta e una sul fronte. Un equipaggio di 5 uomini. Sempre nel 1938 furono prodotti altri 42 carri nella versione Ausf B con un peso leggermente maggiore (18,8 ton) sostanzialmente identico al modello precedente. Prese corpo successivamente la versione Ausf C con 134 carri prodotti e un peso di 19 ton (produzione fino all'agosto 1939). E poi una versione Ausf D con un peso di 20 ton e l'armamento identico al precedente fu prodotto fino al maggio 1941 con 229 pezzi.

    Panzer IV ausf. c

    La vita di questo carro nelle versioni che illustreremo di seguito fu lunga tanto da arrivare fino al 1945. Esso equipaggiò tutte le divisioni corazzate tedesche dal 1943 in poi e risultò un carro ottimo. Ma ora ci eravamo proposti di esaminare solo il 1939 anno in cui scoppia la guerra e la Germania mette in pratica in Polonia la Blitzkrieg.

I carri che componevano le divisioni corazzate erano nella maggioranza PZ II e PZ III; il PZ IV era solo agli esordi e consegnato in modo limitato alle unità blindate. I carri erano stati costruiti per una guerra europea dove le strade erano buone e nella maggior parte dei casi asfaltate. Si giocava molto sulla velocità di movimento quindi i carri erano leggeri e medi, con cingoli stretti per permettere una velocità elevata. La tecnica della Blitzkrieg o guerra lampo era quella di sfondare, con l'ausilio di unità blindate appoggiate da velivoli da bombardamento a tuffo (Stuka), le linee nemiche indi proseguire rapidamente a tergo delle unità nemiche con l'appoggio di unità di fanteria motorizzata . In genere lo sfondamento era eseguito in due punti distanti tra loro e i due corpi che eseguivano l'attacco costituivano i bracci di una tenaglia che si chiudeva a tergo delle divisioni nemiche accerchiandole o in gergo insaccandole. A questo punto le unità così accerchiate cercavano per un pò di combattere fino a che vedendosi completamente chiuse in genere sceglievano la via della resa. Questa tecnica non era certo nuova la avevano adoperata i Romani e Napoleone ne aveva fatto un uso larghissimo naturalmente con i mezzi a loro disposizione in quei periodi, ma i successi erano stati ottimi. Ora i Tedeschi, ribaltando l'uso del carro armato da mezzo di appoggio alla fanteria in mezzo di sfondamento che dettava la velocità di marcia della fanteria, avevano trasformato la tecnica della guerra operando con una rapidità sconosciuta (non dimentichiamoci che la rapidità era stata anche l'arma vincente di Napoleone e dovremo un giorno scrivere qualcosa su di lui). Adesso era la fanteria che doveva correre alla velocità dei panzer; da qui la necessità di motorizzarla e non solo, ma di inserire in una divisione corazzata due reggimenti di panzergrenadiere (alla lettera granatieri corazzati) su mezzi semicingolati: questa era la vera spina dorsale della panzerdivisione. Infatti i carri avevano e dovevano sempre avere le unità di fanteria al loro strettissimo seguito quindi meglio averle in organico nella stessa divisione. Cosa si poteva chiedere di più! La divisione corazzata era una struttura molto complessa e, nella versione tedesca, unica nel suo genere tanto che nessuno stato europeo o americano possedeva qualcosa di simile. La divisione corazzata la vedremo più nel dettaglio in seguito quando migliorò ancora la sua struttura diventando una perfetta macchina da guerra.
Torneremo a parlare del PZ IV nel prossimo capitolo per illustrare i modelli successivi all'Ausf D che entrarono sempre più negli organici delle divisioni corazzate fino a costituirne insieme alle ultime versioni del PZ III il nucleo fondamentale. Questo fino al 1943.

MARIO RAGIONIERI

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Ricordo ai lettori le mie pubblicazioni di storia del periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie:

-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001

-- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003

-- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004

-- Salò e l'Italia nella guerra civile. Ed.Ibiskos, 2005

 

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