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La lente del collezionista: i DAK Airfix
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Written by Storti   

Il successo degli Africa Korps della Airfix è testimoniato da due fattori: il numero di ristampe e quello di copie pirata. Per quanto riguarda il primo aspetto, i DAK “made in England” sono stati costantemente presenti nel catalogo della leggendaria ditta d’oltremanica, venendo di volta in volta distribuiti praticamente in tutte le svariate tipologie di scatole adottate lungo gli anni della produzione. Ancora oggi, pur in assenza di produzioni inedite Airfix in ambito soldatinesco, i DAK continuano ad essere ristampati e commercializzati, insieme ad altri bellissimi set, in particolare WWII, contribuendo così a mantenere vivo un marchio storico.

Forse non tutti sanno peraltro che questi soldatini, prodotti verso il 1973, hanno avuto dei predecessori, usciti con la stessa denominazione nel 1962. Va ricordato, infatti, che molti set Airfix sono stati prodotti in due diversi esemplari con differenti figurini, essenzialmente per motivi legati al rinnovamento dei pezzi, con particolare riguardo per la scultura. Il primo set DAK, in effetti, apparteneva ancora alla prima fase produttiva e, per certi versi, sperimentale, della ditta britannica; i nuovi soldatini si caratterizzano invece per il raggiungimento di standard qualitativi eccelsi, venendo così a far parte di quel blocco di scatole Airfix che appartengono a buon diritto al gotha della produzione soldatinesca in plastica di sempre e che, per lo stesso motivo, rappresentano il top dei figurini della ditta inglese.

La longevità di questo set, come si diceva in precedenza, è non a caso dimostrata dal suo lungo percorso produttivo-distributivo, cominciato con il formato classico “blue-box” (le leggendarie confezioni Airfix degli anni sessanta e primi settanta, che rappresentano un oggetto da collezione di per sè, essendo state la scintilla della passione soldatinesca per innumerevoli giovanissimi e potendo vantare alcune delle più belle illustrazioni di sempre, a metà fra fumetto, dipinto e scene di film).
I DAK sono poi stati venduti nelle scatole “alte”, quelle che proponevano come box-art una singola posa tratta dal set, riprodotta in forma di tavola uniformologica dipinta, stile Osprey (o stile Ricciardi! :)
Successivamente si è tornati al formato orizzontale, con parziale ripresa dell’illustrazione blue-box e, da ultimo, sono uscite varie ristampe impacchettate in nuovi formati o da distributori differenti: il set celebrativo per i 50 anni dalla fine della WWII, l’essenziale busta Airfix per il mercato svedese e le ristampe a marchio Heller. Ed è proprio degli ultimi tempi il ritorno sugli scaffali dei negozi delle ultimissime ristampe Airfix riproposte con le immagini originali delle vecchie blue-boxes, segno tangibile del fascino intatto di quelle illustrazioni.

A proposito del lungo cammino distributivo dei DAK, va segnalata una curiosità. I predecessori prodotti dalla Airfix, prima di approdare al formato blue-box, vennero commercializzati nel primissimo tipo di scatole, molto rudimentali graficamente, e tuttavia molto ricercate in ambito collezionistico.

Fig.2 - l’immagine della prima scatola dei DAK



La box-art dei DAK (fig.2) presentava in primo piano un ufficiale ripreso nell’atto di scrutare l’orizzonte con il binocolo, ovvero in una posa molto simile a quella dell’ufficiale-soldatino del secondo tipo di set (vedi fig.3). Presumibilmente questo soggetto voleva rappresentare la Volpe del Deserto, Rommel; in effetti, fra i figurini del primo tipo Rommel è presente, ma la sua posa è diversa da quella dell’immagine proposta dalla scatola (fig.4): il binocolo è tenuto in mano all’altezza dello stomaco, l’altra mano è dietro la schiena, la postura è rilassata e statica -è peraltro il figurino migliore del primo set, a parer mio-.
Osservando ancora la primissima scatola, si nota che sul retro è riprodotta l’immagine di un altro soldato, questa volta ripreso nell’atto di avanzare, fucile alla vita. Ebbene, il relativo soldatino, effettivamente presente nella stessa posa fra i figurini del primo tipo, sarà l’unico fra questi ultimi, in un raro set intermedio commercializzato dalla Airfix, a cedere il posto sull’alberello per lasciare spazio ad un’altra celebre posa del secondo tipo, quella del fante con mitra puntato. Si può dare un significato (ma probabilmente non una spiegazione…) a questa doppia curiosità: la lunga storia dei DAK Airfix era in parte già scritta fin da quella primissima scatola apparsa nel lontano 1962.

Fig.3 – il successore di rommel Fig.4 – la prima versione dell’ufficiale dei DAK



Proprio alle caratteristiche di longevità e di alta qualità degli Africa-Korps della Airfix si deve probabilmente il grande successo raggiunto dagli stessi anche sul mercato delle copie pirata, in particolare hongkonghesi. Sono state infatti prodotte e distribuite svariate copie dei soldati di Rommel, sia in scala 1:72 che in quella maggiore (peraltro con qualche differenza effettiva di grandezza anche all’interno dello stesso range). I pezzi, venduti nelle classiche bustone, specie nelle località di villeggiatura e soprattutto negli anni ottanta, differiscono per il colore della plastica adottata; personalmente ho verificato l’esistenza di copie 1:72 in verde scuro, rosa elettrico, rosa opaco, senape, grigio (vedi fig.5); in tutti i casi il livello di dettaglio è accettabile, considerata l’origine del prodotto. Curiosamente sono state riprodotte, oltre a quella dell’ufficiale, solo le pose con berretto da campo, ad eccezione del fante che spara sdraiato.
Quest’ultimo, con gli altri “magnifici sette”, è invece presente in un’altra copia, anch’essa presumibilmente non autorizzata, del set. Si tratta della scatola che la spagnola Montaplex dedicò, non senza una buona dose di fantasia, ai “Grupos de combate” della Cina popolare: non a caso la plastica scelta per le copie fu un bel rosso carico! E se pensate che i tedeschi di Rommel non possano aver nulla a che fare, uniformologicamente parlando, con i cinesi, andateci piano: tutta la guerra civile cinese fra nazionalisti e comunisti è un campionario di militaria di foggia germanica, a partire dal famoso steelhelmet adottato dall’esercito imperiale tedesco nella seconda parte della Grande Guerra.

Fig.5 – i cloni hongkonghesi in 1/72



Ma torniamo alle copie dei DAK Airfix. Esiste anche un altro set 1:72 derivato, parzialmente, dai DAK. E’ il n° 8018 della Esci, e fa parte di quella prima serie di soggetti WWII, realizzati in polistirene, con i piedistalli separati e alcuni figurini riprodotti in parti staccate da incollare (come quelli della Hasegawa e della Fujimi). Particolarità nella particolarità, questa scatola raffigura alcune delle stesse pose di cui sopra con la sostituzione dell’elmetto al posto dell’originario berretto da campo. E’ curioso notare che questo stesso tipo di modifica dei figurini si ritrova in alcune copie hongkonghesi 1:32, che vanno così ad affiancarsi a quelle fedeli agli originali (vedi fig.6).

Fig.6 – Altri cloni dall'Estremo Oriente in 1/32



Un ultimo aspetto merita di essere sottolineato: la cifra stilistica delle pose, oltre ad aver trovare sempre un grande apprezzamento da parte degli appassionati, ha evidentemente suggestionato alcuni scultori contemporanei. Lo dimostrano alcuni soldatini Orion e BUM dei set dedicati alla guerriglia cecena e alla Legione franchista. L’ufficiale ceceno con binocolo ricorda limpidamente l’analogo DAK Airfix, i fanti in corsa, sparante inginocchiato e sdraiato della Legione rimandano alle omologhe pose dei germanici. E non è forse questo il più bell’omaggio per un set senza età?