Skip to content
You are here:Home arrow Articles arrow History arrow Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 20^p


Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 20^p
(1 voto)
Written by Mario Ragionieri   
Nel settore centrale i 7000 cavalieri di Bessieres stavano combattendo in una serie continua di scontri con la cavalleria austriaca; in questi scontri cadde il generale D’Espagne comandante dei corazzieri, ucciso da un colpo di sciabola austriaco. Nel settore di destra la guarnigione di Essling si stava battendo molto bene; i francesi furono attaccati alle 6 del pomeriggio dal IV corpo di Rosemberg e , grazie a Lannes le truppe di Boudet poterono respingere tre attacchi austriaci in successione , senza perdere terreno. Alle 7 circa entravano in combattimento le ultime truppe arrivate e cioè la brigata St. Germain e i corazzieri di St. Sulplice .Su quella pianura la situazione presto giunse ad un punto morto; l’oscurità pose fine alle operazioni principali con l’eccezione di Aspern dove solo pochi metri separavano i francesi dagli austriaci. Le due armate si disposero per la notte.
Al suo Q.G. l’arciduca Carlo preparò i piani per il giorno dopo mentre a pochi chilometri , sull’isola di Lobau, Napoleone inviava i messaggi per convocare Davout da Vienna e fare affluire alla testa di ponte ogni soldato disponibile. Per i francesi era indispensabile trasferire oltre il fiume, durante la notte e il giorno successivo grossi contingenti di rinforzo. Avendo gli austriaci circa 100.000 uomini e i francesi solo 31.400 uomini, era indispensabile mantenere alto il flusso dei rinforzi attraverso l’unico ponte ancora in piedi costantemente bersagliato dagli austriaci e i pronostici per il 22 non erano certo propizi. Per fortuna il ponte rimase accessibile per gran parte della notte e alle 4 del mattino le truppe di Lannes erano giunte presso la testa di ponte insieme ad una certa quantità di artiglieria e di cavalleria.

I nuovi reparti furono schierati subito a difesa del settore centrale della posizione mentre la cavalleria di Bessieres fu ritirata e messa come riserva locale. Boudet teneva ancora Essling , con alla destra una forza che occupava il terreno aperto; dall’altra parte, Aspern e i suoi dintorni erano ancora nelle mani di Legrand e St. Cyr, mentre i reggimenti di Molitor, che avevano combattuto tutto il giorno, furono spostati indietro come riserva. In cifre voleva dire che i francesi avevano ora 50.000 fanti , 12.000 cavalieri e 144 cannoni e avevano di fronte 100.000 austriaci con 260 cannoni. Alcuni combattimenti continuarono per le strade di Aspern durante la notte ma alle 5 del mattino il I e IV corpo austriaci attaccarono in grande stile nella città e nella zona boscosa di Gemeide –Au avanzando protetti dal buio e dalla fitta nebbia. Il combattimento che seguì ebbe alterne vicende ma un contrattacco di Massena alle 7 permise ai francesi la completa rioccupazione di Aspern.
Massena
Anche la guarnigione di Essling subì un pesante attacco e visto che la spinta dell’offensiva austriaca si stava esaurendo, Napoleone decise di prendere l’iniziativa. Se la strategia di Carlo era la stessa del giorno precedente esisteva la possibilità che il centro austriaco fosse più debole dei fianchi. L’imperatore decise di colpire questo settore affidandone l’esecuzione a Davout che si sarebbe mosso passando attraverso le posizioni di Lannes. Poco dopo le 7 i tamburi batterono il passo di carica e Lannes guidò all’attacco la divisione di St. Hilaire mentre le divisioni di granatieri di Oudinot si trovavano sulla sua sinistra. I francesi avanzarono sotto un violento tiro di austriaco che mise praticamente fuori combattimento le batterie che erano state inviate insieme alla fanteria. L’avanzata proseguì comunque grazie ad alcune cariche effettuate dalla cavalleria di riserva tanto che gli austriaci cominciarono ad ondeggiare sotto la forte pressione. Ricorda Marbot: “ Il maresciallo Lannes avanzava coraggiosamente nella pianura.. niente poteva fermarlo… in un istante egli catturò un intero battaglione uno stendardo e cinque cannoni. Gli austriaci indietreggiavano sistematicamente ma il loro centro, obbligato ad estendersi via via che avanzavano in profondità, finì con lo spezzarsi. Il disordine dilagò a tal punto tra le truppe nemiche che noi potemmo scorgere ufficiali e sergenti colpire a bastonate i loro uomini senza riuscire peraltro a trattenerli nei ranghi”. La vittoria secondo Marbot era a portata di mano quando improvvisamente Napoleone ordinò di sospendere l’attacco. Ma quello che realmente accadde non fu proprio questo; fu un contrattacco austriaco e la crescente mancanza di munizioni che causò l’arresto dei francesi. Napoleone cercò di riprendere in mano la situazione ordinando alla cavalleria di Bessieres di fare una serie di cariche che però furono tutte respinte. Napoleone poi ricevette altre cattive notizie che gli giunsero da un altro settore; venne infatti a sapere che il ponte era stato nuovamente interrotto così che il corpo di Davout , necessario per infliggere al nemico il colpo di grazia, non avrebbe potuto attraversare il fiume. Così a Napoleone non rimaneva altra scelta che ordinare una ritirata verso Aspern ed Essling da eseguire in fasi successive. La battaglia infuriò di nuovo intorno ai due villaggi mentre i genieri lavorarono tutta la mattina per riattivare il ponte che dopo mezzogiorno poté essere riaperto ma solo per breve tempo perché un tronco galleggiante provocò una nuova falla costringendo Napoleone a sganciarsi dalla battaglia, ammesso che fosse ancora possibile farlo. Scontri durissimi erano in corso ad Essling dove il IV corpo austriaco era riuscito a scacciare i soldati di Boudet dalle loro posizioni; con una manovra disperata Napoleone mandò all’attacco la Giovane Guardia al comando di Mouton con l’ordine di riprendere Essling ma queste forze si dimostrarono insufficienti per il compito loro assegnato e così il generale Rapp fu inviato di rincalzo con le ultime truppe prelevate dalle riserve per disimpegnare le truppe impegnate e ritirarsi.
RappIgnorando l’ordine di Napoleone Rapp convinse Mouton ad unirsi a lui e contrattaccare le forze austriache che avevano preso Essling. L’attacco ebbe successo e gli austriaci furono scacciati da Essling. Napoleone elogiò questa disobbedienza: “Se mai faceste bene a non eseguire i miei ordini, questo è accaduto oggi, perché la salvezza dell’esercito dipendeva dalla riconquista di Essling”. Alle tre del pomeriggio Napoleone cedette il comando a Lannes e ritornò a Lobau dove l’esercito francese aveva già iniziato la ritirata.Alle quattro del pomeriggio gli giunse comunicazione che il maresciallo Lannes era stato colpito da una palla di cannone che gli aveva distrutto una gamba. Napoleone fu profondamente colpito da questa notizia. Marbot soccorse il ferito che fu riportato nelle retrovie. Il generale medico Larrey non poté fare altro che amputargli la gamba destra Lannes per alcuni giorni sembrava in miglioramento ma sopraggiunse il cancrena che ne causò la morte il 31 maggio. “ Con il maresciallo Lannes perdiamo uno degli uomini più coraggiosi che i nostri eserciti abbiano, in ogni tempo, potuto vantare. La sua vita fu troppo breve per i suoi amici ma la sua carriera d’onore e di gloria fu senza uguali”.
Il giorno 22 vide la retroguardia francese ritirarsi attraverso il ponte che conduceva all’isola di Lobau e sulla sponda settentrionale non rimasero che pochi uomini tra i quali Massena. Alle tre del mattino fu smontato il ponte e portato sull’isola; la battaglia di Aspern - Essling durata due giorni era terminata. Per gli austriaci non fu una vittoria decisiva perché l’arciduca Carlo non fu capace di sfruttare il successo come invece al suo posto avrebbe fatto Napoleone. Comunque l’imperatore era stato in questa occasione fermato e respinto e la notizia provocò un fremito di soddisfazione per tutta l’Europa ostile. Il prossimo tentativo di riguadagnare le posizioni perdute sarebbe stato ben programmato.
 
WAGRAM
 
 
Non era nelle abitudini di Napoleone ammettere la disfatta. Dopo il giorno 24 egli riprese il suo ritmo abituale ed inviò ordini per chiamare Vandamme a St. Polten, il resto delle truppe di Davout a Vienna e Bernadotte a Linz e Stayer. Comunque il ponte tra Lobau e la sponda sud poté essere rimesso in funzione solo il 25 e appena fu riattivato completamente Napoleone dette la priorità all’evacuazione delle migliaia di feriti che da 48 ore giacevano all’aperto lamentandosi. Larrey fece miracoli con i feriti e appena fu possibile i 10.000 feriti furono inviati a Vienna. Napoleone era cosciente che a quel punto una vittoria era indispensabile. Non soltanto erano minacciate le sue linee di comunicazione da una serie di rivolte popolari ma anche i movimenti di resistenza europei avrebbero ricevuto nuovo vigore dopo la notizia si Aspern – Essling. Per evitare che tutta la Germania alzasse la testa era necessario ottenere una grande vittoria che riabilitasse Napoleone. L’imperatore impiegò sei settimane per elaborare i nuovi piani; e in primo luogo evacuò l’intera armata da Lobau lasciando soltanto il corpo di Massena che costruì un ottimo campo trincerato provvisto da ottime fortificazioni , difeso da 129 cannoni e provvisto di buoni collegamenti con la sponda sud sui quali poter fare veramente affidamento.Entro la fine di giugno furono costruiti due ponti che univano Kaiser-Ebersdorf con l’isola di Schneidergrund mentre da qui altri tre vennero costruiti per raggiungere Lobau . I ponti furono protetti in modo tale da evitare i danni dei tronchi galleggianti e dei brulotti; una flottiglia di cannoniere con fucileri di marina della Guardia entrò in servizio a difesa delle opere fortificate e fu predisposto il materiale per costruire i ponti che servivano per unire l’isola alla sponda nord. Nel frattempo Napoleone modificò l’organizzazione dell’arma di artiglieria; e molti sforzi furono fatti per mettere in servizio i cannoni austriaci catturati, molti dei quali trovati intatti negli arsenali di Vienna. Napoleone stava inoltre radunando una quantità sempre maggiore di truppe per rinforzare l’amata in vista del nuovo attraversamento del fiume, mentre la cavalleria fu inviata a sud e ad est del fiume per una azione protettiva intesa a mascherare i movimenti in corso. Alla fine di Maggio Eugenio e MacDonald giunsero in zona con 23.000 uomini e 100 cannoni e sconfissero l’arciduca Giovanni nella battaglia di Raab costringendolo a ritirarsi in Ungheria. A partire dal 28 giugno il concentramento divenne generale e grazie a queste misure quasi 160.000 uomini erano ammassati nella capitale e un numero ancora maggiore si trovava per strada Vediamo cosa era successo in campo austriaco. Carlo aveva fatto indietreggiare la maggior parte dell’armata dietro Rossbach lasciando solo Hiller e Klenau a presidiare Aspern – Essling e a tenere sotto controllo l’isola di Lobau. Se si esclude il rafforzamento delle fortificazioni di Aspern ed Essling dove erano in corso importanti lavori, non era stato fatto niente altro. Carlo impiegava il suo tempo incorporando nell’armata 60.000 uomini della Landwehr e 200 cannoni oppure discutendo con i suoi generali sulla migliore decisione da adottare nel caso Napoleone avesse tentato ancora di attraversare il Danubio. Il 1° di luglio i piani di Napoleone erano completi. Nei due giorni successivi il corpo di Oudinot si unì sull’isola di Lobau a quello di Massena e Napoleone nel massimo riserbo trasferì il suo comando da Schonbrunn al lato sud orientale dell’isola. Tutti i movimenti venivano costantemente riportati a Carlo confermando in lui la convinzione che Napoleone voleva ripetere esattamente il precedente attraversamento, anche se niente era più lontano dalla verità. Carlo stava abboccando all’esca e Napoleone non aveva alcuna intenzione di attraversare il fiume dove erano stati costruiti gli apprestamenti. Egli infatti aveva stabilito di muovere il grosso dell’armata dal settore orientale di Lobau in modo da tagliare fuori le fortificazioni austriache di Aspern, Essling ed Enzersdorf e permettere alle sue truppe di attaccare il fianco sinistro austriaco nella speranza di spezzarlo e separare Carlo dall’armata di Giovanni che doveva essere a Presburgo. Una buona parte del successo dipendeva dall’osservanza di una precisa lista di priorità che regolasse il passaggio dalla sponda sud a Lobau ; dalla costruzione dei ponti che si pensava dovevano essere circa 12, e infine dal definitivo passaggio del nucleo principale che avrebbe effettuato l’attacco con le modalità stabilite in modo ferreo da Napoleone. Nonostante fosse ormai chiaro che un grosso movimento era in corso ad iniziare dal 30 giugno, l’opinione nel campo austriaco rimase divisa sulle contromisure da adottare. Carlo ascoltava ma non prendeva decisioni e impiegò un bel po’ di tempo per capire che napoleone stava per intraprendere una vasta operazione. L’unica decisione che seppe prendere fu quella di favorire un concentramento dell’armata allo scopo di appoggiare la posizione di Aspern – Essling Il 1° luglio gli austriaci attraversarono in massa il Marchfeld in direzione delle loro posizioni avanzate ma non si trattava di uno schieramento definitivo. Carlo però dopo aver osservato le possenti postazioni di artiglieria francesi, decise , dando ascolto ad alcuni suoi generali, di arretrare lo schieramento . La peggior conseguenza di questa decisione che le misure necessarie furono prese solo a metà. Anche perché Carlo era convinto che Napoleone avrebbe accettato una soluzione negoziata. Così il 3 luglio il grosso delle truppe austriache si ritirò sulle vecchie posizioni che si estendevano da Gerasdorf a Wagram lungo il Russbach senza però fortificare questa linea. Il successo del secondo attraversamento fu pari alle migliori speranze coltivate. Oltre alla finta effettuata da Legrand, un secondo attacco diversivo fu lanciato il 2 luglio contro la città di Stadlau causando un ulteriore smarrimento del Q.G. austriaco. Nel tardo pomeriggio del 4 luglio tutto era pronto e tra le 9 e le 10 di sera le truppe di assalto di Oudinot celate da un temporale improvviso, attraversarono con delle imbarcazioni il fiume e raggiunsero l’Hansel Grund riuscendo a distruggere le postazioni austriache di quella località. Nel momento in cui iniziarono i combattimenti sul fianco orientale, le batterie francesi effettuarono un micidiale bombardamento su Aspern, Essling e Gross- Enzersdorf. Questo cannoneggiamento effettuato durante il temporale, ingannò gli austriaci su quanto stava realmente accadendo. Anche Massena attraversò il fiume con successo: i primi trasporti di truppe riuscirono ad attraversare il fiume alle 10 e subito dopo un ponte giù montato su barche fu gettato tra le due rive. L’attraversamento del ponte continuò con la massima precisione dei tempi stabiliti. Oudinot avanzò verso il villaggio di Muhlleinten respingendo il nemico che incontrava lungo la sua strada mentre Massena eliminò la guarnigione dello Uferhaus. I francesi avevano validi motivi per essere contenti; nessun ponte era stato interrotto, solo un uomo aveva perso la vita e la sorpresa era riuscita in pieno. Carlo non seppe neppure che era in corso l’attraversamento del fiume e quando ne venne a conoscenza , la sua prima reazione fu di ordinare la fortificazione del Russbach. Solo alle 9 e mezzo del mattino Carlo cominciò a considerare seriamente la situazione. Napoleone alle nove del mattino era soddisfatto del grado di sicurezza raggiunto dalla testa di ponte e questo permise di gettare un altro ponte sulla sponda settentrionale. La prima linea di Napoleone era completa con l’importantissimo perno di Gross - Enzersdorf in suo possesso. Per tutta la mattinata e nel pomeriggio il passaggio delle truppe fu ininterrotto. Eugenio raggiunse le posizioni intorno a mezzogiorno e Bernadotte alle due e la Guardia dopo le quattro. BernadotteSu ordine di Napoleone le formazioni di testa stavano già avanzando per allargare la testa di ponte; Davout avanzava verso Glinzerdorf appoggiato da Eugenio e da Oudinot che a loro volta avanzavano verso Baumersdorf.
L’avanzata più spettacolare fu quella di Massena all’estrema sinistra; alle due e mezzo del pomeriggio aveva infatti obbligato gli austriaci ad evacuare Essling e poco più di due ore dopo il IV corpo aveva occupato Aspern battendo il VI corpo del generale Klenau che fu costretto ad una rapida fuga. Alle cinque del pomeriggio la situazione era la seguente: L’armata francese era posizionata in modo da creare la forma di una punta di freccia; sulla destra Davout, Oudinot, Eugenio e Bernadotte in tutto 110.000 uomini. Avevano di fronte tre corpi austriaci ( il I, il II, il IV) che con la cavalleria di riserva contavano circa 90.000 uomini. Sulla lontana sinistra c’erano i 27.000 uomini di Massena che aveva di fronte circa 65.000 austriaci. Come riserva Napoleone aveva la Guardia ( 11.000 uomini ) e 8.000 cavalleggeri al comando di Bessieres mentre il corpo di Marmont composto da 10.000 uomini + le truppe del generale Wrede con 7000 uomini stavano lasciando la sponda destra del Danubio e raggiungere l’isola di Lobau.
 
Non erano ancora arrivate le truppe dell’arciduca Giovanni e come misura precauzionale Napoleone aveva inviato verso quel settore 8.000 cavalleggeri e la divisione di fanteria di Hillier con lo scopo di sorvegliare quel fianco. Napoleone si era assicurato il vantaggio di una posizione centrale che interponeva la sua armata tra le due ali nemiche. Le formazioni austriache erano più estese delle sue e quindi egli si trovava nella posizione di trasferire le sue truppe da un fianco ad un altro molto più alla svelta degli austriaci che avrebbero dovuto percorrere spazi maggiori. La Grande Armè doveva però combattere con il Danubio alle spalle e sebbene la sistemazione dei ponti fosse molto migliore della precedente la parte posteriore dello schieramento era ancora potenzialmente vulnerabile nel caso di un deciso attacco austriaco lungo la sponda sinistra del fiume. In campo austriaco Carlo cominciava a rendersi conto che la sua linea era troppo estesa; tra le due ali dello schieramento c’era un vuoto pericoloso di 5 chilometri coperto solo dalla riserva di cavalleria. Il vertice dello schieramento austriaco mancava completamente e le due ali si trovavano separate l’una dall’altra. Tre considerazioni occupavano la mente di Napoleone; in primo luogo voleva sfruttare la debolezza del centro austriaco prima che fosse rafforzato, poi era ansioso di agganciare gli austriaci in una battaglia decisiva da combattersi su quel terreno ed impedire a Carlo una ritirata notturna, terzo egli desiderava aver completato la separazione delle due ali nemiche prima che arrivasse l’arciduca Giovanni.

Seguendo queste tre considerazioni decise un attacco immediato in profondità nonostante l’ora tarda e che non tutti i corpi francesi avevano preso posizione. Fra le sei e le sette furono emanati gli ordini: L’ala destra avrebbe attaccato subito le posizioni austriache dietro il Russbach; Davout e Oudinot dovevano impegnare il II e il IV corpo austriaco, mentre Bernadotte ed Eugenio avrebbero marciato su Wagram contro i 22.000 uomini del I corpo austriaco per sfondare le loro linee.
 

Raggiunti questi obiettivi una avanzata generale dell’ala destra verso Helmahof sarebbe stata sufficiente per infilare un cuneo profondo tra le due ali austriache. Poco dopo le sette le batterie francesi aprirono il fuoco iniziando l’attacco. Oudinot entrò per primo in azione ma nonostante il valore dei suoi uomini, gli austriaci mantennero le loro posizioni attorno a Baumersdorf obbligando i francesi a ripiegare con gravi perdite. Eugenio nel frattempo avanzava sulla sinistra con l’Armata d’Italia e parte del corpo di Bernadotte all’inizio tutto sembrava andare liscio tanto che MacDonald era sul punto di sfondare le linee austriache quando sulla scena apparve Carlo.
 

Egli trascinò con se vari battaglioni del II corpo austriaco riuscendo a fermare l’avanzata di MacDonald. Un’improvvisa ondata di panico colpì gli italiani che si dettero alla fuga. I fuggitivi si fermarono solo quando si trovarono di fronte le baionette della Guardia. L’impeto della fanteria francese e quindi di tutta l’offensiva era rotto pertanto le truppe ripiegarono senza aver combinato niente e solo l’oscurità impedì agli austriaci di sfruttare il successo. Protetto dalle tenebre l’imperatore concentrò gli elementi principali della sua armata tenendoli pronti ad affrontare qualsiasi situazione si fosse presentata prima dell’alba. Solo la divisione di Boudet fu lasciata intorno ad Aspern a protezione degli accessi all’isola di Lobau e dei suoi preziosi ponti.
 

Dietro le formazioni di prima linea Napoleone ammassò in posizione centrale la divisione Wrede , il corpo di Marmont, la Guardia e la riserva di cavalleria. Fu così ricostruito il bataillon carrè pronto ad intraprendere operazioni in qualsiasi direzione. Napoleone non ebbe molto tempo per riposare perché in pratica trascorse la notte a colloquio con gli ufficiali superiori che arrivavano per prendere ordini. A distanza di pochi chilometri Carlo stava impartendo le opportune disposizioni per i combattimenti del giorno dopo; egli non pensava più a fuggire la battaglia.
 

Le sue posizioni avevano resistito alla Grande Armè e quindi era fiducioso; era anche sicuro che suo fratello Giovanni sarebbe arrivato presto sul campo di battaglia e in base a questa supposizione decise di ridare vita allo schema del doppio accerchiamento. Obiettivo principale colpire Massena e il fianco sinistro francese che era in quel momento l’ala più debole dell’armata di Napoleone. Alle quattro del mattino le truppe francesi furono svegliate e avviate ai luoghi di inquadramento.
 



 
Non appena si furono attestate un violento fuoco ebbe inizio alla destra di Davout. Si trattava del violento attacco sferrato dalla sinistra austriaca al comando del principe Rosemburg. Napoleone colto di sorpresa ordinò ai suoi subalterni di sospendere i previsti attacchi fino a che la situazione non fosse stata chiarita. Temendo che l’azione in quel settore potesse far presagire l’arrivo di Giovanni, l’imperatore andò a vedere cosa succedeva nel settore di Davout inviando l’artiglieria a cavallo e la cavalleria pesante di Nansouty. Per un po’ di tempo Davout fu costretto a cedere terreno ma l’arrivo dei rinforzi gli permise di mettere in azione 12 cannoni contro il fianco del IV corpo austriaco; il fuoco fu così efficace da fermare l’avanzata di Rosemburg e alle sei del mattino il III corpo riattraversava il Russbach alle spalle degli austriaci sconfitti.
 
Napoleone soddisfatto della situazione decise di dare corso all’attacco su Markgrafneusiedl non nascondendosi che avveniva almeno due ore prima di quanto una corretta preparazione avrebbe consentito. Comunque la serie delle situazioni critiche in quella giornata era solo all’inizio. Presto gli giunse notizia che il settore di Bernadotte era vicino a disintegrarsi.Tra le tre e le quattro del Mattino Bernadotte aveva abbandonato il villaggio di Aderklaa senza informare il Q.G. imperiale deciso ad avvicinarsi ad Eugenio e a Massena per accorciare il suo schieramento. Quando Napoleone seppe che questo punto cruciale era stato preso dagli austriaci senza sparare un colpo, Napoleone ordinò a Bernadotte e a massena di rioccuparlo. L’attenzione di Napoleone era interamente rivolta alla sua destra in attesa del momento in cui Davout fosse riuscito ad occupare Markgrafneusiedl e compromettere così l’intero schieramento austriaco sul Russbach. Seguendo le istruzioni Massena inviò in avanti la divisione di Carra St. Cyr con i sassoni di Bernadotte per riprendere Aderklaa. Il villaggio fu riconquistato subito ma di nuovo giunse l’arciduca Carlo a cambiare le sorti del combattimento. I granatieri austriaci e la riserva di cavalleria furono lanciati nella battaglia e i sassoni si dettero alla fuga trascinando con se anche una parte del corpo di Massena. Bernadotte si trovò a dover galoppare davanti ad essi in questa manovra e presto si trovò di fronte a Napoleone che ormai irritato verso il Maresciallo, gli disse parole taglienti: “ E’ questo il genere di “ energica manovra” con la quale voi indurrete l’arciduca Carlo a deporre le armi?” Bernadotte non riuscì a pronunciare parola e Napoleone continuò: “ Io vi destituisco immediatamente dal comando del quale avete fatto costantemente un pessimo uso”, “ Toglietevi immediatamente dalla mia presenza e lasciate la Grande Armata entro ventiquattrore…”. Fu una punizione durissima ma Bernadotte anche se non era un vigliacco, era stato a lungo un subalterno di poco affidamento e addirittura un mezzo traditore.
 

 

Alla fine il settore venne stabilizzato ma verso le nove del mattino giunsero notizie brutte dall’estrema sinistra; l’attacco di Carlo del II e VI corpo era da un ora in pieno svolgimento e coincideva con il fatto che Massena era in quel momento fortemente impegnato. La divisione di Boudet era stata scacciata dalle sue posizioni da un nemico molto superiore per forze a disposizione tanto che Klenau aveva raggiunto Essling e sembrava imminente l’accerchiamento dell’ala sinistra di Napoleone. Napoleone raggiunse il settori in crisi, ma per fortuna dei francesi gli austriaci non erano organizzati per spingere al massimo e questo dette a Napoleone un po’ di tempo per mettere in atto le contromisure necessarie. Inoltre Eugenio aveva già agito di sua iniziativa, inviando MacDonald con il corpo di artiglieria per formare il nucleo principale di una nuova linea. Questa manovra bloccò temporaneamente l’avanzata austriaca.
Quando si presentava una crisi Napoleone era sempre in grado di dare il meglio di se stesso. Quindi per avere un po’ di respiro l’imperatore si rivolse a Bessieres ed alla riserva di cavalleria che con grande coraggio caricarono ripetutamente gli austriaci ammassati fra Aderklaa e Sussenbrunn permettendo a Massena di sganciare le sue divisioni dal I corpo e metterle in ordine di marcia. Napoleone adesso doveva colmare il vuoto che si era creato con questa manovra nelle sue linee.

I sassoni riempirono una metà dello spazio ma non c’erano altre formazioni disponibili per l’altro settore, pertanto formò rapidamente una batteria di 112 pezzi al comando del generale Lauriston. Ordinò nel contempo a Davout di dare il maggiore vigore possibile all’attacco in corso sul fianco opposto del fronte. La cavalleria francese riuscì a guadagnare tempo prezioso e sia la fanteria di MacDonald che le batterie di Lauriston riuscirono a fermare il III corpo austriaco ; un successo raggiunto a prezzo di perdite terribili in vite umane. I cannoni ebbero una parte decisiva anche in un altro settore: le batterie ammassate sull’isola di Lobau si trovarono di fronte il fianco delle colonne di Kollowrath che muovevano in direzione di Essling e in poco tempo riuscirono a devastarle. Aiutato da queste diversioni Massena riuscì a raggiungere la posizione stabilita e per mezzogiorno fu pronto per il contrattacco; la crisi più grave della battaglia era stata superata. Sulla destra Davout aveva lanciato alle dieci il suo attacco ma fu costretto a combattere duramente per ogni metro di terreno. La pressione fu mantenuta e l’ala austriaca continuò a ritirarsi un passo dopo l’altro fino a quando Carlo giunse alla testa della cavalleria di riserva lanciando un contrattacco. Per un po’ il III corpo francese sembrò vacillare poi la riserva francese riuscì a sostenere la pressione nemica.
 
Dopo una pausa per riorganizzare le file, i francesi ripresero ad avanzare e dopo mezzogiorno Napoleone vide col cannocchiale che la linea di fumo che rilevava la linea di fuoco di Davout entrava nel villaggio di Markgrafneusiedl. L’imperatore sapeva in quel momento che il fianco sinistro austriaco era compromesso e che era giunto il momento per il colpo di grazia sul centro. L’attacco principale, quello fondamentale, fu affidato al corpo di MacDonald che era schierato vicino alla batteria di Lauriston . MacDonald aveva solo 8000 uomini ma l’obbiettivo assegnatogli era chiaro; se riusciva a penetrare nella linea austriaca nel punto di congiunzione tra i granatieri confinavano con il III corpo la vittoria era assicurata e l’armata di Carlo frantumata senza speranza. I tamburi batterono il passo di carica e la fanteria si mise in moto; un enorme quadrato vuoto internamente formato da 8000 uomini si presentava come un facile bersaglio per gli artiglieri austriaci, ma una formazione più aperta non era possibile dato il materiale umano a disposizione. Il quadrato pur colpito continuò ad avanzare e si schiantò contro la linea principale del nemico ma non riuscì ad effettuare lo sfondamento. Adesso solo una decisa carica di cavalleria francese poteva risolvere il problema ma non c’erano riserve disponibili e l’attacco giunse ad un punto morto. MacDonald chiedeva rinforzi perché gli erano rimasti solo 1500 uomini e Napoleone riuscì a trovarli. Parte delle truppe di Eugenio impegnate in quel momento nell’attacco su Wagram furono tolte da quel settore ed aggregate alla Giovane Guardia per formare un nucleo di rincalzo. : A Napoleone restavano solo due reggimenti della Vecchia Guardia come riserva ma non sarebbero serviti in quanto la battaglia era quasi vinta in altri settori dello schieramento. Sul fianco destro infatti Davout continuava a respingere l’ala austriaca; Massena si era aperto alle due del pomeriggio la strada verso Aspern e nel centro l’Armata d’Italia rinforzata da Oudinot e da Marmont era in possesso di Wagram. Ormai sfiduciato dal fatto che il fratello Giovanni non era arrivato , Carlo stava decidendo un ripiegamento generale che coincise con un nuovo attacco di Napoleone su tutta la linea il che convinse Carlo ad una ritirata generale verso la Boemia.
Lasalle
Ci furono ancora combattimenti molto duri e in uno di questi scontri trovò la morte il generale Lasalle. Il risultato era ormai deciso: Napoleone aveva vinto la battaglia di Wagram anche se non era una vittoria completa come Austerlitz e Jena e non ci fu nemmeno un tentativo di inseguimento a parte quello effettuato dalla cavalleria. Solo la paura di un improvviso arrivo di Giovanni trattenne i francesi dall’inseguimento e permise a Carlo di ritirare il grosso delle sue truppe senza subire interferenze. Napoleone aveva ottenuto la vittoria ma il prezzo pagato era altissimo. I morti e i feriti erano circa 32.500 cioè il 24% degli uomini impegnati effettivamente in battaglia. Queste cifre includevano non meno di 40 generali e 1822 ufficiali inferiori; le perdite austriache furono assai più pesanti con 37.146 morti e feriti ma la cifra reale probabilmente era di alcune migliaia di uomini in più. In riconoscimento del valore dimostrato in battaglia a MacDonald fu conferito il bastone di maresciallo.
 
L’effettivo inseguimento di Carlo iniziò nel pomeriggio del giorno 7 dopo che Napoleone ebbe organizzato un nuovo sistema di comunicazioni con Vienna e questo dette a Carlo un notevole vantaggio iniziale; la stesa giornata vide numerosi aspri combattimenti di retroguardia a riprova che le truppe di Carlo potevano ancora offrire una resistenza e solo il 9 luglio fu chiaro che l’arciduca si dirigeva su Znaim con la speranza di mettere il fiume Thaya tra la sua armata e i francesi che lo inseguivano. Napoleone inviò quindi le riserve centrali in aiuto di Massena mentre Marmont agendo di sua iniziativa, era fermamente deciso a precedere Carlo sul Thaya e impedirgliene il passaggio. Dopo aver attraversato il fiume ad est di Znaim Marmont si precipitò lungo la riva sinistra incurante del pericolo a cui andava incontro con questa azione personale e isolata. Quando il 10 raggiunse Znaim si accorse che la maggior parte dell’armata di Carlo aveva già attraversato il fiume e, nonostante questo spinse i suoi uomini in un impari combattimento nella speranza di fermare gli austriaci fino a quando le truppe francesi non fossero arrivate alle loro spalle. Marmont riuscì in questo intento perché Massena arrivò alle prime luci del giorno successivo riprendendo la battaglia che però non sarebbe durata a lungo. L’esercito austriaco poteva ancora sostenere una nuova azione ma l’arciduca Carlo preferì chiedere un armistizio che napoleone accettò anche perché si era reso conto della stanchezza delle proprie truppe e quindi non erano in grado di raggiungere una vittoria completa. Le clausole furono firmate alle due del mattino del 12 luglio e posero fine alla campagna del 1809.

La pace definitiva non fu raggiunta subito e occorsero molti mesi di difficili trattative prima di trovare un accordo completo; l’imperatore Francesco si mostrò intransigente in varie occasioni e la ripresa delle ostilità parve a volte inevitabile. Lo sbarco di un contingente inglese in Olanda provocò un entusiasmo enorme incoraggiando il partito austriaco favorevole alla guerra a chiedere un nuovo sforzo bellico. Lo sbaglio più grossolano di Francesco fu l’allontanamento di Carlo dal comando avvenuto il 18 luglio, un passo questo che mise fuori questione la possibilità di un nuovo ricorso alle armi. L’imperatore austriaco si rendeva conto dell’isolamento in cui si trovava il suo paese e per non rischiare la totale rovina con una nuova azione militare decise di firmare il 14 ottobre il trattato di Presburgo. Tra le clausole oltre al pagamento di 85 milioni di franchi, fu stabilito che l’esercito austriaco non avrebbe più dovuto superare i 150 mila effettivi.
 
 
 

LA ROTTURA DELL’INTESA TRA FRANCIA E RUSSIA
 
 
Il proclama del 22 giugno 1812 iniziava così: “ Soldati! La seconda guerra polacca è iniziata; la prima è terminata a Friedland e Tilsit. A Tilsit la Russia aveva giurato eterna amicizia alla Francia e guerra all’Inghilterra. Oggi ha mancato fede ai suoi impegni! Essa non vuole dare alcuna spiegazione della propria strana condotta fino a quando le aquile francesi non si siano ritirate dietro il Reno, lasciando i nostri lontani alleati in suo potere. Dovrà imparare a proprie spese che il suo destino deve compiersi. Pensa forse che noi siamo dei vili?Non siamo noi sempre i combattenti di Austerlitz? Essa ci mette al bivio tra il disonore e la guerra e non vi possono essere dubbi su quale sarà la nostra scelta. Avanti dunque, passiamo il Niemen in modo da portare la lotta all’interno del suo stesso territorio. La seconda guerra di Polonia darà alle armi francesi tanta gloria quanta gliene ha dato la prima. Però il trattato di pace che verrà firmato questa volta, ci darà sicure garanzie; dovrà mettere fine alla fatale influenza russa sull’ Europa degli ultimi 50 anni”.
Anche se le cause della rovina di Napoleone vanno ricercate già nel 1806, la rapidità del suo declino venne senza dubbio accelerata dalla catastrofica campagna del 1812. Il tempo infatti doveva dare ampia dimostrazione che la decisione di invadere la Russia costituiva il passo irrevocabile che avrebbe tolto qualsiasi possibilità di sopravvivenza per Napoleone e per il suo impero. Nel momento in cui le sue truppe attraversavano il Niemen egli aveva iniziato a percorrere il sentiero che doveva inesorabilmente portarlo a Sant’Elena: nonostante che riportasse nei pochi anni che seguirono molti successi militari di carattere temporaneo, non gli era più possibile tornare indietro. La sua fine era segnata fin da quel 22 giugno 1812 anche se poche persone in quel momento potevano prevederla. La fine dello spirito di “Tilsit” non era stata una cosa improvvisa. , anzi occorsero anni perché la tensione tra Francia e Russia diventasse acuta al punto tale da rendere inevitabile una guerra decisiva tra i due paesi. I motivi di questa fatale conclusione furono molti e complicati, è comunque possibile risalire all’origine delle sue cause principali. Fondamentalmente furono l’insaziabile ambizione, il desiderio di potenza e quello di riconquistare la posizione internazionale della quale aveva goduto nel luglio del 1807 a spingere Napoleone verso quella decisione fatale. A Tilsit Napoleone aveva vissuto la sua ora più grande, perché in quel momento egli era diventato , almeno apparentemente, il vero padrone dell’Europa continentale. Eppure negli anni che seguirono questo vertice, la bilancia del potere scivolò lentamente in favore della Russia. Fin dall’inizio l’alleanza francese venne accettata con grandi e profonde riserve , se non addirittura con aperta ostilità, dalla grande maggioranza dei sudditi dello Zar, una volta sottrattosi alla diretta influenza del fascino magnetico dell’imperatore francese, l’impressionabile Alessandro,cominciò a cambiare le proprie opinioni. All’inizio furono pochi i segni della frattura anche perché Napoleone non si era risparmiato in nulla pur di mantenere viva l’amicizia russa ed aveva evitato ogni intromissione in quelle zone dell’Europa orientale che rappresentavano i punti più importanti degli interessi dei Romanov. Da parte sua Alessandro ordinò che fosse attuato integralmente l’inserimento della Russia nel Sistema Continentale e questo ben presso condusse ad una guerra formale contro l’Inghilterra; si dedicò poi allo studio di una vasta serie di riforme legali ed amministrative simili a quelle che erano state applicate nell’ Europa occidentale. Nonostante questo sotto la superficie rimanevano degli interessi contrastanti che erano destinati nel tempo a distruggere l’amicizia franco-russa. Alessandro desiderava di potersi impossessare di Costantinopoli e degli stati balcanici, Napoleone era invece fermamente intenzionato ad ostacolare proprio queste ambizioni perché non voleva che la Russia potesse avere qualche influenza nell’area mediterranea. Poi c’era la questione del granducato di Varsavia; Napoleone si era preoccupato di impedire la ricostruzione del regno di Polonia, ma non era possibile nascondere che a Pietroburgo si guardava all’influenza francese in questa zona come ad una chiara intrusione in una area di competenza russa. Poi c’era il disagio economico causato dall’adesione russa al Sistema Continentale che aveva portato ad un ristagno del proficuo commercio con la Gran Bretagna di legnami da costruzione e di altri materiali di interesse navale. Questa situazione dette origine ad una grave agitazione tra la nobiltà e la classe dei mercanti, che vedevano minacciate le loro ricchezze mentre il rublo subiva una decisa svalutazione. Piano piano Alessandro cominciò a prestare una sempre maggiore attenzione alle critiche verso i francesi e con la paura di una rivolta di palazzo dedicò i suoi sforzi alle riforme interne ancora in sospeso iniziando contemporaneamente ad assumere un atteggiamento più indipendente nei confronti di Napoleone. In questo cambiamento di atteggiamento giocarono a favore di Alessandro anche tutti gli avvenimenti che nel frattempo si stavano sviluppando in altre regioni d’Europa. La guerra intrapresa dai francesi in Spagna e poi quella che si stava profilando all’orizzonte con l’Austria.; in questa situazione a Napoleone non era rimasta altra strada che chiedere aiuto alla Russia di Alessandro. Ne era seguito il congresso di Erfurt che risultò una riunione ben diversa da quella di Tilsit dove Alessandro non cedette alle adulazioni con le quali Napoleone cercava di convincerlo e uscì dalla conferenza mantenendo una posizione di assoluta uguaglianza. Erano ormai lontani i giorni della sua posizione di ossequio subordinato a Napoleone che dovette accontentarsi di qualche generica garanzia russa in cambio della intesa che al momento opportuno la Russia avrebbe avuto mano libera in Moldavia e in Valacchia. La situazione era ormai mutata e data proprio dall’epoca del congresso di Erfurt la convinzione sempre più ferma di Napoleone che Alessandro stesse diventando un rivale personale. Una sfida al suo potere in Europa era una cosa che l’orgoglio di Napoleone non era assolutamente in grado di accettare e tanto meno tollerare.

 
--------------------------------------
Ricordo ai lettori dei miei articoli, a cui rivolgo i più sentiti ringraziamenti, le mie pubblicazioni di storia del
periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie:

-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001
-- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003
-- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004
-- Salò e l'Italia nella guerra civile. Edizioni Ibiskos, 2005
-- 25 luglio 1943 - La fine inconsapevole di un regime. Edizioni Ibiskos, 2007
-- Carri armati Tedeschi e Italiani 1939-1945 - edizioni Chillemi 2008
-- “L’Italia fascista 1933-1940 Gli anni del consenso e dello stato totalitario “ volume I - Ibiskos - Editrice Risolo, Empoli 2009