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Dalla Legione al Corpo d'Armata - II^ parte
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Written by Mario Ragionieri   

Con il raggiungimento della massima espansione dell'Impero Roma decise che era tempo di smettere di conquistare e che si doveva difendere il territorio dai popoli confinanti che molto spesso, attratti dalle ricchezze vere o presunte esistenti all'interno dell'impero stesso, cercavano di penetrarvi.
L'esercito romano era stato concepito come strumento essenzialmente offensivo e tale sarebbe dovuto rimanere se si voleva mantenerne elevata l'efficienza bellica ; ma fu deciso diversamente...
Intanto i confini dell'impero (limes) dovevano essere marcati con la massima accuratezza e poi dovevano essere protetti in modo da rendere difficile l'accesso al nemico che comunque premeva. La prima mossa fu quella di eseguire una serie di fortificazioni parte ancora visibili oggi che costituivano l'ossatura principale di un sistema difensivo continuo che doveva proteggere il territorio dell'impero.
Nacquero le prime fortezze, in pietra, in legno o comunque del materiale reperibile più facilmente sul territorio. Le fortificazioni principali erano tra loro collegate da muraglie in pietra o in legname al di la di queste in territorio chiamiamolo nemico, un fossato e ancora degli avamposti tipo torri di avvistamento che dovevano servire come vedette di segnalazione in caso di avvistamento del nemico. Bastava accendere un fuoco e fare nubi di fumo per avvisare la fortificazione principale o inviare un corriere a cavallo per avvisare.
In fig.1 resti di un forte romano presso il Vallo di Adriano nel Northumberland (GB).

 

Al di la della palizzata i territori limitrofi al limes erano abitati in genere popoli cosiddetti clienti di Roma, cioè amici dell'impero che commerciavano con l'impero e che dovevano costituire con i loro eserciti, addestrati dai romani, il primo ostacolo al nemico invasore.
Poi le legioni romane che in genere erano addestrate al combattimento, all'invasione, dovettero essere convertite a truppe stanziali che dovevano limitarsi alla difesa del territorio a loro assegnato diventando non più una forza unica, un blocco unico da scagliare sul nemico ma tante piccole guarnigioni preposte alla difesa di un territorio.
La legione veniva ad essere così modificata nel suo essere fondamentale.


Voglio ricordare che alcune caratteristiche del legionario (fig. 2 e 3), lo scudo rettangolare, la piccola spada (daga) lo strumento di lancio con la punta sottile e acuminata (pilum) erano state studiate per l'offesa e non per la difesa.
Pensiamo che, anche se può sembrare ridicolo la daga aveva una sua importanza in combattimento in quanto piccola arma permetteva ai soldati di combattere a ranghi serrati poiché per muovere la daga non era necessario spazio intorno come invece necessitava la spada in uso presso i popoli barbari.
Lo scudo proteggeva per la sua forma così particolare il soldato e poteva essere usato se unito ad altri come mezzo collettivo di difesa (la testuggine per esempio) la lancia aveva una punta sottilissima, necessaria per perforare la corazza del nemico ed infilarsi nelle carni, ma fatto questo si piegava e non poteva più essere usata dal nemico per rilanciarla.
Che dire poi della lorica segmentale una corazza che i legionari potevano con orgoglio ostentare; proteggeva e allo stesso tempo permetteva ai soldati, per i segmenti che la costituivano, di muoversi molto liberamente.
Questa macchina perfetta era però costruita per avanzare, per conquistare, non per difendersi dietro una muraglia o una palizzata. Il frazionamento necessario per proteggere ampi spazi di confine tolse coesione alla legione; i soldati vivevano la vita di fortezza, con guardie, controlli, inseguimenti ma non più battaglie dove la legione si muoveva con un sincronismo perfetto capace di impressionare qualsiasi nemico. Attorno alle fortezze nascevano piccoli villaggi di persone locali che venivano a cercare protezione presso i soldati; questi mettevano su famiglia con i "barbari" e diventavano sempre più abitanti del luogo e sempre meno romani.
Nel tempo molti di loro, pur essendo romani, non sapevano o non avevano mai visto la capitale dell'impero.
Lentamente l'uso delle armi divenne più simile a quello dei barbari che non a quello tipico della legione; arrivò la spada lunga, diversa dalla daga, che richiedeva spazio maggiore per l'uso e veniva così a mancare quella compattezza che era in realtà la forza della legione: combattere fianco a fianco!
I soldati divengono stanziali e quando si deve far fronte ad una invasione è necessario costruire una legione con uomini provenienti da varie guarnigioni che non hanno mai combattuto insieme. La legione così costruita non ha niente della vecchia legione; naturalmente ogni guarnigione non invia i migliori soldati per formare la legione ma certamente i peggiori, i più indisciplinati e spesso anche barbari romanizzati presi in loco.
Duro compito quello dei generali per mettere insieme e far combattere una così variopinta legione.
Il declino inizia. Chi si difende è sempre un perdente a meno che non abbia forze tali per potersi difendere e Roma per difendere il suo territorio non raddoppiò o triplicò le legioni; costavano, ma semplicemente fece gestire ampi territori da pochi uomini. La legione era ben pagata ed addestrata quando si trattava di conquistare, di impossessarsi, di rubare, ma nessuno o pochi erano disposti a pagare legioni solo per fare la guardia.
Il concetto che Roma faceva paura a tutti impediva ai più di vedere l'importanza della difesa. Un popolo è temuto quando attacca, quando conquista non quando fermo aspetta il fato. Il mito di Roma come forza, come potenza, svanì lentamente e nei nemici si fece largo l'impressione che non era forse poi così difficile colpire Roma e l'impero. Bastava l'audacia e la decisione e poi era possibile abbattere Roma. Inizia il declino irreversibile di una civiltà basata sulla lotta, sulla forza e non per niente pronta a difendersi.

Seguirà ancora il racconto della storia militare con un lento cammino per giungere ai giorni nostri.

Grazie a tutti i lettori e a coloro che vorranno porre delle domande, sempre ben accette.


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La fig.1 è tratta da una foto di A.Warren e D.Sasitorn
Le fig. 2 e 3 raffigurano legionari romani della Hat convertiti e dipinti da Takacs Krisztian