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Luca Cristini, La guerra dei 30 anni
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Written by Pino Cossuto   
Luca Stefano Cristini, 1618-1648. La Guerra dei 30 anni. Da Rodolfo II alla pace di Westfalia il cammino verso la libertà religiosa e l’indipendenza dall’Imperatore (Vol. I: 1618-1632; Vol. II: 1632-1648), ISOMEDIA, Milano, 2007.
    


Luca Stefano Cristini, 1618-1648. La Guerra dei 30 anni. Da Rodolfo II alla pace di Westfalia il cammino verso la libertà religiosa e l’indipendenza dall’Imperatore (Vol. I: 1618-1632; Vol. II: 1632-1648), ISOMEDIA, Milano, 2007.


 
La Guerra dei Trent'anni è stata una delle più terribili, laceranti e feroci sciagure che mai si sono abbattute sulla civiltà europea.
Questa lunga e terribile lotta però, non fu combattuta per scopi di poco conto. Bisognava decidere infatti se larghe aree dell'Europa centro-orientale Germania dovessero essere strappate all'azione della Controriforma.
Ferdinando di Stiria (1619-37) quindi, divenuto più tardi l'imperatore Ferdinando II, era un
fervente cattolico e fece sua la missione di sradicare il protestantesimo. Intraprese quindi una decisa politica di persecuzione, dapprima in Stiria (1598), poi in Boemia, e diffusa via via per tutti i suoi possedimenti austriaci. Riuscì, in un primo momento, nel suo scopo di «liquidare» gli eretici e di concentrare tutta la vita intellettuale e religiosa del regno sotto il ferreo dominio dell'ordine dei gesuiti. Ma il prezzo di questa vittoria ideologica furono lutti e devastazioni e lo scoppio, appunto, della guerra dei Trent'anni.
Preoccupati dall'avanzata della Controriforma, i vari gruppi evangelici si erano costituiti, per proteggersi, anche in leghe armate. La formazione di un'Unione evangelica armata difensiva nel 1608 aveva comportato, di contro, la costituzione di una Lega cattolica appoggiata dalla Spagna.
Dieci anni dopo, nel 1617, anno del centenario della Riforma protestante, si sparse la notizia che Ferdinando II, il persecutore dei protestanti della Stiria, era salito al trono d'Ungheria e di Boemia.
I protestanti di Boemia, benché abbastanza numerosi e potenti per ottenere dall'imperatore Rodolfo uno statuto di tolleranza (Litterae majestaticae del luglio 1609), non avendo parte alcuna nel congegno del governo, avevan dovuto vedere l'amato statuto amministrato in senso contrario ai loro interessi dal gruppo di reggenti o ministri reali, incaricati dall'imperatore Mattia del governo del paese. Le Litterae majestaticae concedevano ai nobili e alle città reali della Boemia, della Slesia e della Lusazia il diritto di costruire templi e di praticare la forma boema del luteranesimo. In due posti soltanto, si diceva, a Braunau e Klostergrab, tale diritto era stato reso vano dall'intolleranza del clero cattolico, appoggiato dall'autorità imperiale. La chiesa protestante di Klostergrab era stata abbattuta e a Braunau erano imprigionati i protestanti che si agitavano contro la persecuzione cattolica. 
Sotto la guida di un nobile calvinista, Enrico Mattia di Thurn, i protestanti boemi decisero quindi d'insorgere.
All'umiliante decreto reale che proibiva ai protestanti di riunirsi in assemblea, i nobili boemi
risposero con la famosa «defenestrazione di Praga», prima scintilla della lunga guerra.
L'atto di gettare dalla finestra del palazzo-fortezza di Hrasdin i ministri cattolici Martinitz e Slawata fu l'avvertimento che gli evangelici non sarebbero stati più pronti a sopportare altre persecuzioni da parte dei cattolici.
Una grande opportunità si offriva ora all'elettore luterano di Sassonia e all'Unione Evangelica. Se si fosse ben chiarito, a vantaggio di questo potente gruppo di principi tedeschi, che le Litterae majestaticae dovevano essere rispettate, e si fosse convinto il collegio elettorale a insistere su di esse come condizione indispensabile per l'elezione di Ferdinando a imperatore, forse la Boemia si sarebbe sedata e si sarebbe evitata la guerra. Ma l'Unione Evangelica non era formata da un gruppo di uomini previdenti. Non combatté la ribellione, ma neanche seppe darle attivo aiuto, e Ferdinando salì al trono nel 1619 senza incontrare opposizione.
Il protestantesimo boemo non era stato mai, infatti, né forte né unito, e, se non avesse trovato nuovi alleati, doveva inevitabilmente scomparire. In oriente sperava negli ottomani, nei protestanti ungheresi e nell'incerto appoggio del principe calvinista di Transilvania Bethlen Gabor. A meridione vi erano i protestanti dell'Austria; a ovest nei calvinisti del Palatinato.
Deposto Ferdinando, i boemi offrirono la corona a Federico V, l'elettore Palatino, o, come lo si chiamava allora in Inghilterra, il «Palgravio».
Era naturale che i puritani inglesi, dominanti ormai in Inghilterra, considerassero il Conte
Palatino come il campione della causa protestante sul continente. Sua madre, Luisa d’Orange, era figlia di Guglielmo il Taciturno e sua moglie, l'affascinante Elisabetta, figlia di Giacomo I, il re inglese allora regnante. In Inghilterra era quindi assai ben vista l'idea che si dovessero mandare truppe inglesi a difendere il Palatinato mentre il Conte Palatino muoveva alla riscossa della Boemia.
Giacomo I però non condivideva questo entusiasmo ma confidava nella possibilità di un'unione profonda tra l'Inghilterra e la Scozia e pensava che, dopo le lunghe e sanguinose lotte religiose, era ormai tempo che regnasse in Europa un periodo di pace. Aveva concluso quindi, nel 1604, una pace impopolare con la Spagna e stava appunto combinando per suo figlio un matrimonio spagnolo altrettanto mal visto dai suoi sudditi quando si trovò a dover rispondere all'offerta boema e al deciso sentimento del suo popolo.
Un saggio e preveggente statista avrebbe cercato in ogni modo di dissuadere il Conte Palatino dall'iniziare un'impresa disperata, destinata a trascinare in guerra l'Europa tutta, dai Carpazi fino al Reno. Ma Giacomo non volle usare presso il genero dell'efficacia di cui avrebbe indubbiamente potuto giovarsi.
Il Conte Palatino era un giovane inesperto e cedette alla pressione dei calvinisti e, senza pensare al seguito, si lasciò incoronare re di Boemia. Un'aspra battaglia sulla Montagna Bianca, a poche miglia fuori di Praga (novembre 1620), bastò per decidere il suo fato. Questo giovane regnante, date le cattive sorti della battaglia, si limitò a fuggire con sua moglie, abbandonando i protestanti di Boemia alla rappresaglia di Ferdinando; il quale, appoggiato ora non soltanto dai cattolici della Lega, ma anche dai luterani di Sassonia, non aveva ragione alcuna di esser clemente verso dei nemici che avevano congiurato con gli ottomani, minacciato Vienna, e posto sul suo trono un eretico chiamato dall'altra estremità della Germania. Decise perciò di estirpare definitivamente dalla Boemia i protestanti. Organizzò quindi un sistema di controllo capillare del territorio accompagnandolo con una spietata repressione.
Impose quindi ai riottosi boemi una classe dirigente intollerante e che non doveva essere seriamente messa in discussione fino al diciannovesimo secolo. Funzionari tedeschi governarono nello Hradshin, mentre i preti gesuiti furono incaricati di dirigere l'educazione religiosa. Al seguito dei nobili, degli avventurieri e dei funzionari, , dei preti gesuiti e dei monaci cappuccini, giunsero in Boemia anche i magistrati tedeschi. Sotto la loro rigida dottrina, i contadini boemi furono calpestati e ridotti in schiavitù.
Dopo questi avvenimenti, i calvinisti dovevano assolutamente trovare dei nuovi alleati, anche perchè, come si è visto, l'elezione del Conte Palatino aveva spinto la Sassonia e i luterani dalla parte dell'imperatore, provocando così lo scioglimento dell'Unione Evangelica. Il fatto che la Sassonia luterana si fosse unita alla Boemia cattolica in difesa del cattolicesimo e per Ferdinando di Boemia, rivelava chiaramente il profondo antagonismo tra la fede luterana e calvinista che era stato più d'una volta fatale all'azione efficace dei protestanti.
Nel momento più critico, i protestanti combattenti della Germania chiesero e ottennero l'aiuto del monarca luterano Cristiano di Danimarca, che accettò di buon grado e, unendosi ai principi protestanti della Sassonia meridionale mise insieme un esercito e decise di muovere guerra.
La guerra assumeva così un carattere continentale e, ben presto, nuovi attori sarebbero scesi in campo dall'una e dall'altra parte, mischiando la brama di potere a quella di bottino e impoverendo e distruggendo l'Europa centrale. Non sempre la comunità di fede era coincidente con le alleanze e con i giochi di potere dei nobili e delle cancellerie statali.
Tutte le fasi della guerra sono descritte dettagliatamente in questo lavoro di Luca Stefano
Cristini, esperto del mondo dei soldatini storici. L'opera, in due volumi, è supportata da praticissimi indici tematici (nomi,località,tavole e illustrazioni).
Punti di forza dei volumi sono, tra l'altro, 53 tavole inedite a colori relative alle mappe, alle
cartine dettagliate di 10 battaglie e 35 tavole dedicate alle armi, alle bandiere e alle uniformi in uso nel conflitto.
A queste vanno aggiunte quasi 500 altre illustrazioni inserite nel testo, quasi tutte a colori. Le
illustrazioni sono sovente ricavate da stampe d’epoca, il che dona al lettore un colpo d'occhio immediato sull'argomento trattato.
Vi sono inoltre 51 schede approfondite sulle maggiori personalità impegnate nel conflitto ed altre 11 dedicate ai grandi artisti dell’epoca.
Molto interessanti sono le schede delle testimonianze coeve, inserite come "giornale del tempo" in appendice ai vari capitoli.
Un libro che, oltre ad informare senza appesantire, è da supporto visivo al lettore, come se fosse "un documentario su carta" di uno degli avvenimenti bellici più importanti e misconosciuti che sono alla base dell'identità europea.
 
Giuseppe Cossuto (http://digilander.iol.it/cossuto)
 
http://www.tuttosoldatini.it/30anni.htm