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Atlantic Wars e dintorni
(9 voti)
Scritto da Storti   

Nel mare magnum dei giochi di guerra e, in particolare, dei regolamenti per il wargame, occupa un posto a sè il curiosissimo “Atlantic Wars”, libercolo -così lo definisce bonariamente il suo autore- edito nell’ottobre del 1995 dalla romana QualityGame, nell’ambito della serie “I giochi del 2000”, collana “Duemilaguerre”.
Prima di scendere nei dettagli, va detto che già il nome della serie editoriale rivelava lo spirito altamente ludico e perfino scherzoso che stava dietro questo prodotto; esattamente 2.000 erano infatti le lire richieste per l’acquisto del regolamento, stampato in forma di pratico librettino tascabile (14,5 x 10 cm.), per un totale di 32 pagine, copertine, presentazioni e tabelle comprese; e 2000, naturalmente, era anche il “fatidico” anno che di lì ad un lustro sarebbe inesorabilmente giunto, con tutto il suo carico di simbolismi, nevrosi e timori (qualcuno si ricorderà ancora del baco informatico Y2K che avrebbe dovuto far scontrare aerei, precipitare ascensori e lanciare missili con testate nucleari: beh, niente in confronto al virus del fondamentalismo islamico, mi viene da dire oggi, ma questa è un’altra storia).

Torniamo ad “Atlantic Wars”. Lasciamo “parlare” l’autore del regolamento, il geniale Roberto “RoG” Gigli, che con queste inusuali parole introduceva i lettori al gioco: “A bordo del mio Spitfire sto sorvolando a bassa quota il campo di battaglia. Vedo passare a pochi centimetri dal mio aereo i proiettili dei cannoni avversari, mentre sotto di me i Panzergrenadieren avanzano con l’appoggio di carri Tiger e Leopard. Scorgo alla mia sinistra la nostra cavalleria Apache bloccata dal fuoco di sbarramento di due unità di artiglieria pesante campale e da una catapulta. Alla mia sinistra i Royal Fusiliers nemici, che stavano impegnando duramente la nostra fanteria Greca, vengono caricati da una unità congiunta di Bersaglieri e Cavalleggeri Nordisti. Una volta che i nostri carri armati e le nostre bighe avranno sbrigato la loro pratica, potremo dire di aver vint..ma che succede? I Tiger stanno saltando in aria come popcorn!… la fanteria è in rotta… che cos..che cavolo è questa cosa dietro il mio aereo? E’ gigantes… è un’astronave! E’ l’Arcadia di Capitan Harlock!!! I suoi cannoni laser stanno spazzando le nostre fila! Via di qui!! RITIRATAAA!!!” Come si potrà immaginare a questo punto, “Atlantic Wars” è un wargame assolutamente sui generis, concepito per far giocare sullo stesso campo di battaglia soldatini e mezzi di ogni epoca e luogo (perfino fantasy). Più specificamente, per far combattere insieme tutti i figurini prodotti dalla beneamata Atlantic. Infatti l’agile regolamento attribuisce prorio ai soldatini, ai personaggi e ai mezzi “made in Treviglio”, mediante la presenza di apposite tabelle, le varie caratteristiche riguardanti potenza, movimento, gittata, volume di fuoco e bonus, necessarie per determinare l’esito degli scontri che le vedranno protagoniste.
Come spiega “RoG” Gigli nella prefazione, “’Atlantic Wars’ vuole essere sì un regolamento elementare per giocare con i soldatini, ma è anche e soprattutto un ringraziamento e un omaggio a una ditta che ci ha permesso di passare innumerevoli ore di divertimento. Sono comunque certo che alcuni puristi storceranno il naso di fronte a certe definizioni scontate o a certe regole troppo semplicistiche, ma se credono possono intendere questo libercolo come una specie di ‘introduzione al wargame per principianti’. Se poi ai neofiti questo gioco dovesse piacere, possono pensare di tentare con qualche regolamento più complesso, e quindi il mondo del gioco di simulazione può solo trarre vantaggio da questa piccola iniziativa”.
Giusto per spiegare un po’ di più il meccanismo del gioco, va detto che esso si basa sullo scontro fra unità su terreno libero (eventualmente costellato dei tipici ostacoli/ripari del wargame tradizionale, come ponti, fiumi, fabbricati, siepi, ecc.), con lo scopo di eliminare tutte o parte delle unità nemiche, o di catturare/occupare personaggi od obiettivi tattici significativi: il regolamento rimanda le scelte specifiche ai giocatori. Le unità sono rappresentate da basette su cui prendono posto tre soldatini identici per esercito e posa -la differente postura implica diminuzione della potenza-, oppure due per le cavallerie e uno per le artiglierie e i personaggi. I mezzi rappresentano unità a sè. Il fuoco è determinato dall’arma o dalle armi possedute. Sono previsti movimenti di carica, combattimento corpo a corpo e a distanza. La presenza eventuale dei mezzi e dei personaggi spaziali, tratti dalle serie Atlantic dedicate a Goldrake ed Harlock, può essere presa come un divertissement, più che come una reale opzione di gioco.

Al di là di una valutazione specificamente wargamistica, che probabilmente mal si adatta allo spirito e alle intenzioni dell’autore di “Atlantic Wars”, vanno fatte piuttosto delle considerazioni storiche e sociologiche su questo curioso regolamento.
Innanzitutto va detto che “Atlantic Wars” è stato il primo importante segno tangibile del revival che ha riguardato la ditta lombarda, scomparsa nei primi anni ’80. Il regolamento di “RoG” Gigli è stato infatti un successo editoriale per la QualityGame e ha avuto l’onore di essere giocato, fra l’altro, in pubbliche dimostrazioni in quel di Lucca, alla notissima convention LuccaGames. (Fra parentesi mi piace anche ricordare che un accanito wargamista e accumulatore di soldatini romano, il mio amico Gianluca Meluzzi, ha elaborato alcune conversioni del regolamento base, cercando di adattarne le caratteristiche di semplicità ad epoche storiche definite e circoscritte; in particolare egli si è concentrato sull’età antica, per la quale ha realizzato la conversione nota come “De Bello Atlantico”).
Sulla spinta di “Atlantic Wars” si è quindi costituito il club degli “Atlantic Warriors”, dedito alla “promozione e diffusione della simulazione tridimensionale, nel caso specifico tramite il regolamento di Atlantic Wars”. Il club ha dato vita ad una fanzine, l’Atlantic Journal, che raccoglie quesiti sul regolamento, regole integrative e altro ancora. Mi risultano editi via internet solo 2 numeri di questo simpatico foglio informativo, fra fine ’95 e inizio ’96, e non saprei dire cosa sia rimasto di quel club. Tuttavia è proprio grazie alle forze congiunte degli Atlantic Warriors che, due anni e mezzo dopo l’uscita del regolamento di “RoG” Gigli, sono stati dati agli stampi i primi due set dei nuovi Atlantic-Nexus, e cioè la fanteria e la cavalleria egiziane. Nel marzo 1998 infatti, in allegato alle riviste della Nexus GiocAreA e Kaos, venivano distribuiti gli alberelli delle prime ristampe. Guarda caso, l’autore del bell’articolo storico sulla ditta trevigliese, apparso per l’occasione su GiocAreA era quell’Andrea Angiolino che risultava essere uno degli animatori del gruppo “Atlantic Warriors” e che, con la QualityGame, aveva già pubblicato, sempre nella serie “I giochi del Duemila”, ben due volumetti (“Mediterraneo” e “Mitico!”). Angiolino, infatti, è un inventore di giochi e, come si definisce lui stesso, un ludoarcheologo. E’ proprio in questa veste che è stato uno dei protagonisti del recupero di svariati stampi originali Atlantic, da cui sono uscite le note ristampe oggi in commercio con il marchio Nexus.
Per inciso va detto che, sempre su quei due numeri del marzo 1998 di GiocAreA e Kaos, erano presenti anche alcuni giochi ricollegati proprio ai redivivi soldatini Atlantic; per l’esattezza, il regolamento per utilizzare l’alberello delle bighe, allegato a GiocAreA, intitolato “Corsa mortale”, scritto da Roberto Di Meglio; sempre su GiocAreA, il gioco “Intrigo alla Corte del Faraone”, di Luigi Ferrini, incentrato su pedine cartacee da ritagliare raffiguranti i pezzi Atlantic dell’omonimo set egizio; da ultimo, su Kaos, lo scenario “Fuga per la libertà” per D3 Time Warriors, elaborato da Massimiliano Roveri, da giocare utilizzando l’allegato alberello di fanti egiziani.
Il revival Atlantic ha mantenuto vigore negli anni successivi, trovando ulteriori aree di espansione. Da un lato, infatti, si è consolidata la distribuzione delle ristampe Nexus, il cui numero si è fatto via via più significativo (e se non vado errato oggi ufficialmente in distribuzione per il tramite di PamaTrade-Italeri). Va anche ricordato il periodo di contestuale vendita di alberelli ristampati distribuiti da parte della livornese Waterloo 1815, in proprie scatole ancora oggi reperibili nei negozi, caratteristiche per la presenza di box-art inedite di Giuseppe Rava e per la curiosità collezionistica costituita dai due set dedicati a Camicie Nere e Camicie Brune, fusi in resina partendo da alberelli originali -di questi set infatti non mi risultano ritrovati gli stampi-.
Dall’altro lato, il revival Atlantic ha trovato nuova linfa grazie ad internet, dove sono fioriti i siti dedicati ai nostri beneamati soldatini in plastica 1:72 e, in particolare, alcuni decisamente Atlantic-oriented, fra i quali spicca soprattutto l’enciclopedico Soldatini Atlantic on-line (www.tirodinamico.it/Soldatini-Atlantic/), vero must per gli appassionati.
La rinascita del mito della ditta trevigliese ha anche un risvolto prettamente commerciale che riguarda i privati, al di là quindi dei prodotti ristampati o afferenti, e che si riassume nel mercato dell’usato (o del ritrovato/conservato), valutabile nelle sue dimensioni guardando le quotazioni dei pezzi originali praticate sui siti di aste online o nelle bancarelle nelle fiere specializzate.
Passando in chiusura agli aspetti sociologici che emergono dal regolamento “Atlantic Wars” e dalla filosofia ludica ad esso sottesa, va detto che il gioco di “RoG” Gigli rappresenta uno dei più begli omaggi che si potevano rendere all’Atlantic e, più in generale, al modo di giocare di bambini e ragazzi degli anni settanta e primi ottanta (quando, ormai fallita la ditta trevigliese, i soldatini della stessa furoreggiavano ancora fra i giovanissimi). “Atlantic Wars”, infatti, unisce due importanti peculiarità: uno spirito volutamente naïf, che mette da parte il realismo storico, con una evidente strizzatina d’occhio alla disinvolta creatività dei disegnatori di mezzi e divise che lavorarono per la ditta trevigliese, noti per aver fatto ben più di una concessione alla fantasia e per aver dato maggior importanza all’appeal commercial-pubblicitario dei prodotti piuttosto che alla rigorosa corrispondenza storica degli stessi; un chiaro recupero di quello “spirito di sopravvivenza” soldatinesco, tutto particolare e proprio dei ragazzini che giocavano con gli omini in plastica 1:72 in quegli anni lontani, e che si ritrovavano molto spesso a fare, come si dice, di necessità virtù, colmando quindi le tante lacune in fatto di eserciti offerti dal mercato di allora adattando le truppe in proprio possesso a svolgere ruoli sempre diversi: alzi la mano chi non ha fatto combattere almeno una volta i romani contro gli egiziani, o contro i troiani, o contro i greci; e cosa dire poi dei rivoluzionari russi, privi o quasi di controparti eppure certamente fatti combattere contro chiunque, a ricreare impossibili rivoluzioni in un dylandoghiano mondo di altroquando, che poi non è altro che la fantasia sconfinata di ogni bambino…
Onore dunque a Roberto “RoG” Gigli e agli Atlantic Warriors, per aver contribuito in modo determinante e intelligente a riportare in auge il mito del leggendario marchio Atlantic!