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Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 6^p.
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Scritto da Mario Ragionieri   


LA CAMPAGNA PROSEGUE IN SIRIA

Nell’autunno del 1798 Napoleone dichiarò più volte che non credeva alle voci secondo le quali la Turchia avrebbe dichiarato guerra alla Francia, ma si sbagliava perché presto arrivò conferma di questa notizia ( 9 settembre).I suoi tentativi di stabilire normali relazioni diplomatiche con i sultani che governavano i paesi mussulmani fallì e il senso di isolamento diventò ancor più grande quando il sultano emise un editto con il quale veniva dichiarata la guerra santa contro i francesi.Il 21 la popolazione del Cairo, incitata dai capi religiosi, si sollevò contro i francesi e la situazione fu ristabilita solo dopo due giorni di duri combattimenti e una serie di esecuzioni dei capi della rivolta. Ma altri problemi tormentavano Bonaparte; il primo era che il blocco navale inglese era ormai quasi completo e pertanto dalla Francia non sarebbero più arrivati rifornimenti e rinforzi. Napoleone si dichiarava sempre ottimista sulla situazione ma la realtà era che nemmeno lui era in grado di fermare la costante erosione morale e numerica dell’esercito francese; le battaglie, le malattie e i suicidi assottigliavano ogni giorno di più le forze francesi. Poi ci fu la temuta peste bubbonica che iniziò a mietere decine di vittime tanto che quando l’epidemia fu dichiarata finita aveva fatto morire almeno 2000 soldati. Per rimpiazzare i vuoti Napoleone incorporò nell’esercito tutto il personale della marina e ordinò il reclutamento di tutti i mamelucchi di età compresa tra gli 8 e i 14 anni. A complicare ulteriormente la situazione ci fu una ondata di dimissioni tra gli alti ufficiali che chiedevano di tornare i patria. La situazione internazionale stava peggiorando e Costantinopoli iniziò a mobilitare i suoi eserciti tanto che Napoleone si trovò costretto a progettare misure per la difesa dell’Egitto. Il sultano progettava un grande attacco a tenaglia che convergesse sull’Egitto; una parte della tenaglia doveva essere costituita dall’armata di Rodi che doveva essere trasportata via mare con l’aiuto della marina britannica , l’altra dall’armata di Damasco che doveva avanzare verso l’Egitto attraverso la Palestina e il deserto del Sinai. Durante questi movimenti il pascià di Acri doveva avanzare verso l’Egitto per impegnare e distrarre i francesi. Napoleone non era certo il tipo da stare ad aspettare che lo attaccassero e così si mise subito a progettare una controffensiva basandosi sul principio che “ l’attacco è la miglior forma di difesa” ( molto anni dopo anche Hitler rispolverò questa frase nel tentativo di capovolgere le sorti della Germania ormai segnata dalla sconfitta). Nel mese di novembre fu interamente preso da questo pensiero tanto che alla fine decise di lasciare 10.000 francesi in Egitto assistiti dalla milizia locale e di marciare con le forze che restavano a disposizione verso la Palestina e raggiungere Acri, sconfiggere poi l’armata di Damasco e tornare quindi in Egitto per fronteggiare l’armata di Rodi.


Kleber, Desaix e Junot


Bonaparte era convinto che una rapida avanzata verso la Siria avrebbe costretto il sultano a modificare la sua politica verso la Francia e indotto il Direttorio ad inviargli rinforzi. Dal mese di agosto infatti il Direttorio aveva modificato la sua opinione verso l’Armata d’Egitto in quanto la Francia si trovava di fronte ad un grave pericolo e cioè quello di dover subire un attacco da parte della seconda coalizione e quindi l’attenzione era rivolta a riportare l’armata di Francia al pieno delle forze. Pertanto Talleyrand aveva scritto a Napoleone che doveva arrangiarsi perché non c’erano navi per inviare rinforzi e prospettandogli l’idea di marciare su Costantinopoli ; questo significava che il Direttorio non considerava più l’Oriente come un teatro di guerra importante. Ma questa lettera giunse con molto ritardo rispetto a quando era stata stilata e Bonaparte aveva già intrapreso la sua azione dividendo la campagna in due fasi: una marcia veloce verso il Sinai per poi avanzare lungo la costa della Palestina per conquistare Acri. La velocità doveva essere il principale elemento per assicurare il successo. Il 23 dicembre il generale Lagrange ebbe l’ordine di effettuare una ricognizione lungo le coste del Sinai e stabilire una base a Katia ; per questo furono messi in marcia 13.000 uomini in 4 divisioni incomplete comandate da Klèber, Bon, Reynier e Lannes compresi 800 cavalieri al comando di Murat, 1755 zappatori, e artiglieri oltre a 400 guide e 80 del reparto dei dromedari. Per accelerare l’avanzata i cannoni da assedio furono caricati su due flottiglie di navi ad Alessandria per essere trasportati via mare ad Acri. Il 6 febbraio 1799 il generale Reynier parti da Katia seguito da Klèber e secondo i calcoli di Napoleone per il 14 febbraio il deserto era attraversato, ma le cose non andarono così perché i francesi non erano a conoscenza della forza della guarnigione turca di Al Arish e il giorno 8 Reynier si trovò di fronte ad una fortificazione in pietra difesa da 600 mamelucchi e 1700 fanti albanesi. L’imprevisto ostacolo costrinse i francesi ad assediare la fortificazione con grave ritardo per l’intera manovra; il giorno 9 i soldati del generale Reynier attaccarono il villaggio e l’accampamento ma non riuscirono ad espugnare la fortificazione. Anche l’arrivo il 14 di Klèber con l’artiglieria non portò a vantaggi apprezzabili riuscendo solo a bloccare un tentativo di soccorso da parte turca. Il 17 Bonaparte molto preoccupato per l’inatteso ostacolo che comprometteva l’intera manovra, ordinò che dal parco d’artiglieria fossero portati molti cannoni da 12 libbre, ma anche questo non fece capitolare la fortezza. Soltanto il 19 quando il generale d’artiglieria Dommartin usò tutti i mortai disponibili contro la fortezza i superstiti si arresero; la resistenza della fortificazione era costata a Bonaparte 11 giorni di ritardo che come vedremo compromisero poi l’intera campagna. Il 23 i francesi entrarono in Siria e continuarono combattendo per altri 220 Km fino ad Acri. Seguiamo le tappe salienti di questa spedizione: Gaza cadde il 25 febbraio e il 1° di marzo i francesi raggiunsero Ramle dove la popolazione cristiana porse loro il benvenuto, dopo due giorni erano a Giaffa che cadde dopo 3 giorno con un attacco vittorioso condotto da Lannes.


Qui avvenne un episodio molto brutto che macchierà per sempre la carriera di Napoleone e cioè l’uccisione di 3000 turchi che si erano arresi sulla parola; la giustificazione fu che non poteva portarsi dietro tutte quelle bocche da sfamare e nemmeno lasciarli liberi per paura di ritrovarseli contro. Inutili giustificazioni ad un massacro inspiegabile. Nello stesso momento scoppiò nell’esercito una grave pestilenza che costrinse Bonaparte a fermarsi a Giaffa per una settimana onde predisporre l’attacco ad Acri Qui il famoso episodio della visita ai malati che ridette fiducia ai soldati e risollevò il morale dell’esercito.Il 14 le truppe si mossero verso Haifa ma i problemi non avevano ormai più fine; il 15 marzo il commodoro sir William Sidney Smith apparve al largo di Acri con le navi Tigre e Theseus proprio in tempo per impedire che Giazzar pascià lasciasse la città. La guarnigione era composta da 5000 uomini ben forniti di artiglieria di ogni calibro; almeno 250 pezzi erano piazzati sulle fortificazioni Privo di artiglieria pesante a Bonaparte non rimaneva altro che ricorrere ad elaborati metodi di assedio che allungavano i tempi di raggiungimento dell’obiettivo con la costruzione di trincee a zig-zag. Il 28 Napoleone ormai impaziente ordinò un attacco prematuro alle fortificazioni ma le scale per assalire le mura erano troppo corte e i francesi furono respinti con gravi perdite. Quattro giorni dopo gli zappatori francesi fecero esplodere una grossa mina al di sotto delle torre ma questa venne solo incrinata e l’assalto che segui l’esplosione non ebbe un esito migliore del precedente. L’attenzione di Bonaparte era rivolta a quel punto alla Giordania da dove gli veniva annunciato dagli esploratori che l’armata di Damasco stava movendogli contro con altri 7000 turchi che si stavano concentrando in Galilea per aggiungersi all’armata. Quando la notizia divenne certa Bonaparte inviò Junot con un distaccamento di cavalleria per una ricognizione sul lago di Tiberiade e l’8 aprile questo distaccamento riuscì a battere vicino a Nazareth una forza numericamente molto superiore. In allarme per la forza del nemico Bonaparte dette ordine a Klèber di marciare con 1500 uomini in aiuto a Junot e a sua volta queste truppe riuscirono a battere 6000 turchi l’ 11 nella zona di Cana; al che Napoleone inviò Murat con 2 battaglioni a prendere il passaggio del Giordano a nord del lago di Tiberiade e il 15 anche Murat riuscì a sorprendere un accampamento turco ottenendo un buon successo riuscendo per giunta a catturare un grosso bottino. Il 16 Klèber con i suoi 2000 uomini si trovò di fronte il pascià di damasco con 25.000 cavalieri e 10.000 fanti; era impossibile ritirarsi e per risolvere in qualche modo la situazione Klèber cercò di sorprendere l’accampamento nemico all’alba .


La sorpresa fallì e intorno ai quadrati francesi nacque una durissima lotta che si protrasse per l’intera giornata. Nel pomeriggio quando le munizioni stavano per finire apparve Napoleone che , venuto a sapere della situazione, aveva marciato tutta la notte da Acri per 40 chilometri con la divisione del generale Bon e qualche cannone. I colpi di cannone sparati nel momento giusto, seguiti da alcune scariche di fucileria ben assestate, bastarono per disperdere i turchi che scomparvero verso le montagne e la Giordania. Il risultato ottenuto era incredibile perché con poche perdite una fanteria disciplinata formata in quadrati poteva ben resistere agli attacchi in massa da parte di una cavalleria disorganizzata. Napoleone era raggiante per il risultato ottenuto nonostante la situazione permanesse grave. Ad Acri le cose non andavano come invece voleva; il morale dei francesi dopo il fallimento del primo attacco era sceso rapidamente , l’artiglieria campale stava esaurendo le munizioni e la peste aveva ricominciato a mietere vittime ad un ritmo impressionante. Il trascorrere delle settimane vide sorgere fortificazioni francesi e il 7 fu respinto un tentativo di sortita della guarnigione ; la morte del generale Caffarelli avvenuta due giorni dopo impressionò molto Napoleone e nemmeno la notizia che la flotta con i cannoni da assedio era giunta a Giaffa e stava iniziando a scaricarli gli dette sollievo nello spirito. Il 30 di aprile i cannoni pesanti erano in postazione ed ebbe inizio il bombardamento di Acri ma la consapevolezza che le possibilità di vittoria stavano svanendo ogni giorno che passava, Napoleone decise di portare parte della divisione di Klèber nelle trincee e tra il 1° e il 10 maggio attaccò 5 volte le fortificazioni di Acri senza successo e con il ferimento di Lannes e la morte di Bon. Napoleone ammise la sconfitta constatando che la fortezza di Acri non era mai stata completamente assediata e che i rifornimenti continuavano ad arrivare via mare. Non restava altro da fare che togliere l’assedio e tentare una ritirata in Egitto perché ormai in Siria tutto era sfumato. Napoleone fece il possibile per nascondere agli egiziani la realtà dei fatti e il 17 maggio in un proclama, dopo essersi congratulato con i suoi soldati, diceva: “ Dopo essere rimasti tre mesi nella calda Siria con un pugno di uomini ed avere catturato 40 cannoni e 6000 prigionieri, rase al suolo le fortificazioni di Gaza, Giaffa, Haifa e Acri, noi torneremo in Egitto. Sono obbligato a ritornare poiché questa è la stagione in cui possono avvenire sbarchi ostili”.Dal 18 al 20 maggio i cannoni da assedio francesi spararono in continuazione su Acri terminando tutte le munizioni poi furono inchiodati ( infilare chiodi nei foconi per renderli inservibili) e i francesi rimasero con soli 40 cannoni. Le colonne in ritirata furono continuamente infastidite da gruppi di cavalieri turchi Il 30 fu raggiunta Gaza dopo di che si proseguì attraverso il deserto del Sinai traversata che durò 4 giorni; il 3 giugno i superstiti arrivarono a Katia dove trovarono bevande e scorte alimentari immagazzinate lì. La costosa avventura in Siria era terminata con nessuno degli obiettivi prefissati raggiunti e il prezzo patito era alto con 1200 uomini caduti, 1000 morti di peste, altri 2300 malati o feriti in modo grave; un terzo delle forze iniziali era stato messo fuori combattimento.. Le notizie che giungevano dalla Francia erano pessime e frammentarie e Napoleone aveva adesso la possibilità di atteggiarsi a salvatore della Patria facendo ritorno nella Repubblica per liberarla dai nemici in Europa e dall’incompetenza ormai più che manifesta del Direttorio; per Bonaparte era giunto il momento di lasciare l’Egitto. Il 21 giugno Bonaparte dette istruzioni segrete all’ammiraglio Ganteaume al fine di salpare con le fregate La Murinon e La Carrière. Ma non partì subito un po’ per la paura di cadere nelle mani degli inglesi la cui marina incrociava al largo di Alessandria e un po’ perché sperava sempre che fosse il Direttorio a richiamarlo in patria per motivi di assoluta necessità. Quando Napoleone rientrò in Egitto tutto sembrava calmo nonostante durante la sua assenza fossero avvenute varie rivolte contro i francesi; sapeva però che Murad bey stava preparando un attacco in forze . Tutto precipitò quando giunse la notizia dell’attesa invasione dell’Egitto da parte dell’Armata di Rodi; infatti l’11 luglio una flotta turca di 60 navi scortata dagli inglesi si ancorò nella baia di Abukir e iniziò a sbarcare 15.000 turchi. Le batterie francesi furono distrutte quasi subito ma la guarnigione che difendeva il castello riuscì a tenere fino al 18 e questa inazione turca il cui esercito non lasciò la spiaggia per ben due settimane permise a Bonaparte di preparare un attacco.Il giorno stesso dello sbarco l’esercito francese aveva lasciato il Cairo e il 18 aveva percorso 160 chilometri verso Abukir; sei giorni dopo 10.000 uomini si dirigevano sul lago Abukir attaccando immediatamente senza aspettare l’arrivo della divisione di Klèber.


La battaglia di Abukir del 25 luglio fu di breve durata ma intensa e molto violenta perché questa volta la cavalleria francese dovette impegnarsi a fondo mentre la fanteria francese fu costretta ad aprirsi la strada attraverso le trincee turche ; il colpo di grazia fu dato dopo mezzogiorno quando Murat attaccò con la sua cavalleria. Dopo un durissimo scontro l’intero quartier generale turco fu catturato e l’armata di rodi sconfitta si diresse verso il mare ; più di 2000 uomini furono uccisi e altri 2500 rimasero imprigionati nel castello di Abukir e catturati dalle truppe di Menou dopo una settimana. Svaniti i percoli per l’Egitto l’11 agosto Napoleone era rientrato al Cairo dove in occasione di un Divano pronunciò un duro discorso di fronte a un gruppo di sottomessi sceicchi ; 12 giorni più tardi era partito . Infatti fu trovato un pacco di giornali sulla spiaggia lasciati volutamente dagli inglesi dove erano scritte tutte le vittorie riportate da Suvorov e dell’arciduca Carlo in Italia settentrionale e in Germania; per Bonaparte era giunto il momento di andarsene dall’Egitto e riprendere in mano la situazione in Patria. Il 17 Ganteaume riferì che la flotta anglo- turca aveva lasciato le acque egiziane e dunque si poteva tentare di attraversare il Mediterraneo ; con un piccolo seguito all’oscuro di tutto Napoleone si diresse verso la costa e si imbarcò sulle fregate per partire il 22 agosto verso la Francia. Klèber rimase al comando della situazione adirato per la fuga di Napoleone che il 9 ottobre 1799 rimise piede sul suolo francese a Frèjus. Il 16 ottobre era a Parigi e dopo la soluzione di alcune vicende familiari sopratutto dovute alla infedeltà della moglie Giuseppina, egli tornò a tramare per raggiungere il potere. L’avventura in Africa era finita con 30.000 soldati francesi isolati sul Nilo che sarebbero rimasti li per altri due anni prima di poter tornare in Patria.
Torneremo con il prossimo capitolo alle vicende europee ed alla definitiva scalata al potere da parte di Napoleone.

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Ricordo ai lettori dei miei articoli, a cui rivolgo i più sentiti ringraziamenti, le mie pubblicazioni di storia del periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie:

-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001
-- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003
-- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004
-- Salò e l'Italia nella guerra civile. Edizioni Ibiskos, 2005
-- 25 luglio 1943 - La fine inconsapevole di un regime. Edizioni Ibiskos, 2007