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Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 6^p.
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Scritto da Mario Ragionieri   

 

 

ALL’OMBRA DELLE PIRAMIDI

La prima azione bellica sul suolo egiziano ebbe luogo il 2 luglio quando il generale Menou attaccò il forte triangolare vicino ad Alessandria e Klèber e Bon riuscirono a prendere le porte di Pompei e Rosetta. Le truppe francesi travolsero rapidamente i difensori sotto lo sguardo attento di Napoleone che seduto su una montagnetta di mattoni seguiva l’operazione, dopo di che Alessandria rimase in loro mani e gli sceicchi impauriti offrirono le chiavi della città in segno di sottomissione. Le perdite francesi ammontavano a trecento uomini tra morti e feriti tra cui anche Menou e Kléber; al successo ottenuto Napoleone fece seguire un proclama alle popolazioni nel quale garantiva la libertà dalla schiavitù dei mamelucchi e il rispetto della religione musulmana. .


La divisione di Desaix , non appena completato lo sbarco, venne inviata verso gli importanti punti strategici di Damanhur e Rahmaniay a circa 70 Km da Alessandria; il giorno 5 anche il generale Bon con la sua divisione seguì la strada di Desaix. Le condizioni di marcia nel deserto erano terribili con pochissima acqua a disposizione tanto che lo stesso Desaix ebbe a lamentarsene, ma gli ordini di Napoleone erano perentori : andare avanti! Nella notte del giorno 6 anche le divisioni di Vial e di Reynier lasciarono Alessandria seguite il giorno successivo da Bonaparte e da tutto il suo seguito; Kléber ferito, rimase ad Alessandria con 2000 soldati a presidiare la città mentre il generale Menou fu designato governatore di Rosetta e il generale Dugua insieme a Marat e ai resti della divisione di Kléber raggiunsero Rosetta attraverso Abukir. .
Il 9 luglio Bonaparte concentrò 4 divisioni, non certo al pieno delle forze dopo la traversata del deserto, a Damanhur ; in tutto 18.000 uomini scontenti e alla soglia di un pericoloso ammutinamento eppure in nessun momento Napoleone perse il controllo della situazione. Il problema era che i mamelucchi ripresi dalla sorpresa dell’attacco francese, si stavano organizzando per attaccare il nemico; il pascià Abu Bakr rappresentante del governo turco convocò al Cairo un “ Divano” cioè una assemblea dei notabili del paese, ma i veri capi erano Murad e Ibrahim. Per la difesa del Cairo questi ultimi decisero di dividere le forze disponibili e cioè Murad con 4000 mamelucchi a cavallo e una milizia di 12.000 fellahin doveva avanzare lungo il Nilo per trovare le forze francesi, mentre Ibrahim doveva riunire il resto delle forze, circa 1000.000 uomini a Balaq nelle vicinanze del Cairo .


Il primo scontro ebbe luogo il 10 luglio quando la divisione di Desaix ebbe una scaramuccia vittoriosa con un reparto di cavalleria mamelucca. Bonaparte nel frattempo preparava i piani per affrontare Murad bey essendo venuto a conoscenza che i mamelucchi erano a solo 13 km in direzione sud; il giorno 11 passò in rivista l’esercito e poi dette l’ordine di avanzare verso l’accampamento dei mamelucchi. Il 13 ci fu una battaglia di breve durata a Shubra Khit che in realtà fu solo una scaramuccia mentre l’azione principale si svolse tra le flottiglie nemiche sul Nilo e durò dalle 8,30 fino a mezzogiorno; all’inizio le 5 unità francesi si trovarono in inferiorità rispetto alla 7 più grosse imbarcazioni dei mamelucchi e i soldati francesi con i marinai furono costretti a battersi corpo a corpo. La situazione cambiò quando Bonaparte ordinò all’artiglieria campale di andare in soccorso alla flottiglia ed a mezzogiorno un colpo preciso fece saltare in aria la nave ammiraglia dei mussulmani. Intanto i francesi si erano schierati nell’ ordine di battaglia che Napoleone aveva progettato; le divisioni si schierarono in un largo quadrato su sei file con la centro la cavalleria e i mezzi di trasporto e con gli angoli protetti da batterie di artiglieria piazzate fuori dal perimetro. In questo situazione la cavalleria mamelucca si rifiutò di andare alla carica ma si accontentò di mostrare la sua forza tenendosi a fuori dalla portata dei moschetti. Ogni cavaliere possedeva con se un arsenale vero e proprio perché oltre alla carabina portava almeno due o tre paia di pistole, varie lance lunghe circa un metro ed una scimitarra con pietre preziose sull’impugnatura.


L’esplosione del loro battello li convinse ad allontanarsi dalla scena della battaglia . Napoleone al colmo della rabbia perché il nemico non aveva accettato la battaglia dette ordine di riprendere l’avanzata; in quelle condizioni il numero dei malati aumentò rapidamente e molti morirono . Il 20 i francesi raggiunsero Umm- Dinar situata a 30 km a nord del Cairo e gli esploratori indicarono che l’esercito di Murad era vicino al villaggio di Embabech ; il 21 l’armata francese iniziò la marcia di avvicinamento al villaggio e dopo 12 ore lo raggiunse . Fu concessa un ora di riposo e poi le truppe si disposero in ordine di battaglia per affrontare il nemico composto da 6000 mamelucchi a cerca 2 chilometri di distanza, disposti, insieme a circa 15.000 fellahin, in file serrate e pronti alla battaglia; la cavalleria sulla sinistra e la fanteria sulla destra schierata intorno alle mura e alle case di Embabech vicino al Nilo. Prima dell’attacco della cavalleria mamelucca, Bonaparte lanciò un proclama alle truppe: “Avanzate! Ricordatevi che da quelle piramidi quaranta secoli di storia vi guardano!


Fece schierare le truppe su una linea diagonale di quadrati e le fece avanzare. Quadrati per modo di dire perché avevano più la forma di rettangoli in modo da poter incrementare il volume di fuoco dei lati più esposti; ogni divisione piazzò una demi-brigade nel settore frontale ed una dietro e usò il terzo reggimento per formare i lati più corti. I francesi erano 25.000 ed avevano forse un buon vantaggio numerico sugli avversari . Sulla destra francese in direzione del deserto c’era il quadrato di Desaix appoggiato da vicino da Reynier; Desaix aveva inviato anche un distaccamento di cavalleria e di granatieri ad occupare un grosso villaggio che formava l’estrema destra dello schieramento francese. Vial e Bon erano sulle rive del Nilo di fronte a Embabech e al centro come riserva c’era la divisione di Dugua, mentre Bonaparte e lo stato maggiore si posizionarono dentro questo quadrato . Alle 3,30 del pomeriggio i mamelucchi caricarono la destra francese cogliendo quasi di sorpresa Desaix e Reynier ; ma i quadrati si chiusero rapidamente e il fiume di cavalieri nemici si divise in tre colonne che si riversarono intorno ai rettangoli prima di assalire la retroguardia francese. Qui caddero sotto il tiro di un obice posizionato all’interno del quadrato di Dugua e i cavalieri si ritirarono rapidamente verso il villaggio tenuto dai soldati di Desaix dove la piccola guarnigione francese oppose una strenua resistenza fino a che non arrivarono i rinforzi . Come Bonaparte sperava l’azione dei cavalieri aveva tolto l’attenzione dalla riva del Nilo dove nel frattempo Vial e Bon , coperti dal tiro dei cannoni della flottiglia francese, che faceva fuoco dal Nilo, si stavano preparando ad attaccare le fortificazioni di Embabech; le truppe si trovarono sotto il fuoco di grossi cannoni egiziani nascosti nel villaggio che per fortuna erano su affusto fisso e quindi non potevano essere mossi. La divisione di Bon riprese l’attacco disponendosi su due colonne d’assalto appoggiate da tre piccoli quadrati del generale Rampon; in pochi minuti i francesi furono dentro il villaggio e mentre la guarnigione di circa 2000 mamelucchi cercava di fuggire verso il Nilo, Marmont inviò una demi-brigade per occupare un passaggio dietro il villaggio. Con la strada tagliata i mamelucchi si dispersero e iniziarono a correre verso il fiume cercando di attraversarlo per raggiungere l’esercito di Ibrahim che assisteva alla battaglia; 1000 annegarono ed altri 600 furono uccisi dai moschetti francesi. Alle 4,30 la battaglia era terminata e Murad fuggiva con i superstiti 3000 cavalieri verso Ghizeh. Napoleone aveva ottenuto una vittoria decisiva con la sola perdita di 29 uomini e 260 feriti era riuscito a eliminare 2000 mamelucchi e parecchie migliaia di fellahin . nella notte successiva alla battaglia Ibrahim bey abbandonò il Cairo dirigendosi ad est e la mattina seguente gli sceicchi offrirono la resa della città così il 24 luglio Bonaparte entrava nella capitale.


Quel giorno accadde un fatto increscioso:per caso Junot si lasciò sfuggire la storiella che Giuseppina moglie di Bonaparte aveva un giovane amante e questo cambiò improvvisamente la vita di Napoleone che amava Giuseppina; quel 25 luglio 1798 segnò una svolta decisiva nella sua vita tanto che quel despota che era in lui forse sempre represso, iniziò ad emergere ogni giorno di più. L’Europa intera doveva risentire, negli anni a venire, degli effetti tragici causati dalla distruzione della sua felicità personale. Nella ricerca di fuggire al suo tormento si buttò a capofitto nei compiti che richiedevano la sua massima attenzione e il successo continuò a essergli favorevole tanto che l’11 agosto il suo esercito sorprese Ibrahim bey riuscendo ad infliggergli una dura sconfitta a Salalieh, costringendo poi i superstiti a fuggire verso la Siria. Napoleone tentò una politica di avvicinamento ai mussulmani per carpirne la fiducia ma essi restarono diffidenti poiché nonostante tutte le libertà rivoluzionarie di pensiero i francesi erano comunque per loro degli infedeli. Innumerevoli furono le scoperte fatte in quel periodo nel campo della egittologia grazie agli scienziati che Bonaparte si era portato dietro dalla Francia; ricordiamo tra tutte il ritrovamento della stele di Rosetta e la pubblicazione avvenuta tra il 1809 e il 1828 di 10 volumi di testo integrati da altri 14 con illustrazioni sull’ antico Egitto.


La conquista dell’Egitto da parte dei francesi fu temporanea ma l’opera dei ricercatori ebbe un valore che resterà perennemente nella storia. Comunque Napoleone era meno padrone dell’Egitto di quanto pensasse anche se i suoi rapporti al Direttorio erano ottimistici come questo “ Qui va tutto alla perfezione ; il paese è sotto il nostro controllo e gli abitanti si stanno abituando a noi”. I distaccamenti francesi che rimanevano isolati venivano continuamente massacrati e molte spedizioni dovettero essere intraprese nei mesi successivi per colpire i nemici; ma il compito di dare caccia continua a Murad bey fu affidato al generale Desaix . Dal 25 agosto 1798 fino al marzo dell’anno successivo egli condusse una campagna in su e giù per il Nilo contro Murad bey riuscendo a non dare tregua ai mussulmani fino a che la coesione dei mamelucchi si spezzò sotto la tensione delle continue campagne.