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Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 4^p.
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Scritto da Mario Ragionieri   

Quando l’Armata d’Italia avanzò lungo il fiume Adige si trovò di fronte solo Davidovich con 14.000 soldati che Vaubois e Massena sconfissero a Rovereto il 4 settembre dopo di che i francesi occuparono Trento; solo allora Napoleone ebbe la conferma che Wurmser stava scendendo lungo il Brenta. Egli comprese subito che ogni ulteriore avanzata verso il Tirolo era improponibile e di conseguenza prese, come suo solito fare, rapide decisioni; ordinò a Vaubois di sbarrare gli accessi a nord di Trento con 10.000 uomini mentre con i restanti 22.000 si lanciò all’inseguimento di Wurmser seguendo la stessa via da lui seguita. Una scelta molto azzardata perché l’intera armata avrebbe dovuto vivere di quel che il territorio offriva e anche un semplice arresto nella vallata del Brenta poteva significare la fame. Napoleone aveva comunque calcolato che Wurmser, prudente per natura, non si sarebbe arrischiato di avanzare sull’Adige e su Mantova se i francesi fossero riusciti a tagliargli le comunicazioni con Trieste; questo li avrebbe obbligati a combattere una battaglia campale o a ritirarsi verso l’Adriatico senza poter soccorrere la guarnigione assediata di Mantova.

il 6 settembre ebbe inizio l’inseguimento, e il giorno 7 la divisione guidata da Augereau riuscì ad aprirsi un passaggio nella gola di Primolano combattendo contro una divisione austriaca; alla sera l’Armata d’Italia aveva raggiunto Cismon percorrendo circa 100 Km. in 2 giorni. Wurmser rimase sorpreso della velocità dei francesi e di trovarseli alle spalle ; una mossa del genere era inaspettata così che fu costretto ad ordinare a 2 divisioni austriache di fermarsi a Bassano per rallentare i francesi quando sarebbero usciti dalle vallate alpine e richiamò immediatamente indietro una sua divisione che marciava verso Verona. In questo modo Napoleone poteva combattere lontano da Mantova giustificando il rischio preso con la sua “ manoeuvre sur les derrières”.
L’8 settembre Napoleone lanciò le sue divisioni contro gli austriaci a Bassano; le truppe austriache non riuscirono a reggere la violenza dell’assalto guidato dal colonnello Lannes che riuscì a sfondare le linee austriache e penetrò in Bassano. La cavalleria di Murat inseguì ciò che restava dell’armata nemica e alla fine dello scontro i francesi avevano preso 4000 prigionieri, 35 cannoni, 5 bandiere e due interi convogli con il materiale per la costruzione di ponti. I reparti di Wurmser battuti si erano divisi in due tronconi ; uno era in fuga verso il Friuli e 3500 uomini con Wurmser che si stavano dirigendo verso l’Adige . Questo troncone incontrò per fortuna la divisione che stava arrivando da Verona per dare aiuto così che le forze agli ordini di Wurmser salirono a 16.000 uomini.


Battaglia di Bassano



Napoleone aveva previsto che gli austriaci si sarebbero diretti su Trieste, invece stranamente stavano dirigendosi verso Mantova tanto che i francesi dovettero di nuovo a marce forzate dirigersi su Mantova per tagliare la strada al nemico. Anche i francesi commisero errori abbandonando alcuni ponti sull’Adige e non mettendo guarnigioni nei punti vitali; ciò permise a Wurmser di attraversare l’Adige senza problemi il 10 e, per riuscire a fermarlo prima che arrivasse a Mantova, i francesi questa volta dovevano correre veramente. Massena percorse 170 Km in 6 giorni mentre Augereau ne percorse 195; naturalmente si aprirono la strada combattendo con distaccamenti austriaci posti lungo la strada. Tutto questo impegno fu inutile in quanto le avanguardie di Massena si scontrarono con reparti austriaci presso Castellaro ma dovettero soccombere per cui le forze austriache riuscirono a superare combattendo le deboli forze di Sahuguet ed entrarono in Mantova il 12 settembre; la guarnigione diventava così di 23.000 uomini con Wurmser che voleva combattere . Il 15 gli austriaci lanciarono un attacco contro forte S.Giorgio e il villaggio della Favorita occupato dai francesi ; Massena era molto vicino e fu in grado di portare aiuto alla divisione di Sahuguet che dopo un accanito combattimento riuscì a respingere gli austriaci all’interno delle difese della città. Wurmser non era riuscito per la seconda volta a liberare Mantova anzi si era chiuso in una pericolosa trappola dove i viveri scarseggiavano e con l’inizio del nuovo anno moriranno circa 150 uomini al giorno per malattie e denutrizione. La manovra di congiungimento con Moreau prevista nel piano originale del Direttorio non avvenne mai a causa del ritiro di Moreau dal Danubio ma i successi riportati dai francesi in Italia erano comunque importanti tanto che avevano costretto il comandante in capo austriaco, proprio a causa della sua bramosia di liberare Mantova, a rinchiudersi dentro la fortezza che, posta sotto nuovo assedio francese, non avrebbe resistito a lungo.


ANCORA BATTAGLIE : CALDIERO E ARCOLE


Sul fronte tedesco l’armata di Moreau stava ritirandosi incalzata dall’arciduca Carlo tanto che alla fine del mese di ottobre era ritornata sulle rive occidentali del Reno; libero da preoccupazioni in quella zona il Consiglio Aulico decise di rivolgere nuove attenzioni al fronte italiano inviando forze notevoli per soccorrere Mantova. L’Armata d’Italia non era certo ben messa in quel periodo; i rinforzi nonostante i continui solleciti arrivavano con estrema lentezza tanto che a fine ottobre le forze dell’armata ammontavano a circa 41.400 uomini dei quali 9000 intorno a Mantova ed altri 14.000 fermi per malattie di vario tipo. Napoleone sapeva benissimo che in Tirolo gi austriaci stavano preparando una armata per passare di nuovo all’offensiva, ma nel contempo doveva tenere conto che 23.000 austriaci erano nelle sue retrovie dentro Mantova assediata anche se 10.000 non erano in condizioni di combattere per via delle malattie; dunque una situazione non certo rosea per lui in quanto due eserciti anche se lontani tra loro minacciavano la sua armata. Napoleone prese rapidamente delle decisioni per proteggere l’armata da possibili attacchi di sorpresa: Vaubois con la sua divisione di 10.000 uomini fu schierata a Lavis per chiudere le vie d’accesso al lago di Garda, Massena occupò Bassano; queste due divisioni erano in contatto tra loro tramite la valle del Brenta e Napoleone era fiducioso che i suoi generali riuscissero ad avvisarlo in tempo nel caso di una avanzata del nemico da nord. Mantova continuò ad essere assediata da Kilmaine e Napoleone andò a piazzarsi a Verona proprio al centro del triangolo strategico dopo aver messo Augereau nei dintorni della città con la sua divisione in qualità di riserva.


Battaglia di Caldiero



Tale disposizione delle forze comportava una notevole dispersione dell’armata anche se Bonaparte aveva attentamente valutato le distanze onde consentire in breve tempo la concentrazione delle forze quando fosse diventata chiara la direttrice di attacco degli austriaci. La situazione nelle zone occupate dai francesi non era certo rosea alla contentezza da parete della popolazione di essere stati liberati dal giogo austriaco era presto subentrato l’odio perché i francesi avevano preteso tasse , contributi e rubato a più non posso; la rivolta serpeggiava e il Papa insieme a Napoli, Modena e Venezia soffiava sul fuoco della ribellione. Nel tentativo di stabilizzare la situazione in Italia Napoleone istituì tre nuove repubbliche: la Cisalpina che comprendeva l’area di Milano, la Cispadana che unificava Modena a Reggio e infine la Transpadana che univa Bologna a Ferrara. Al momento opportuno secondo Bonaparte le tre repubbliche si sarebbero dovute riunire in un unico stato e cioè la Repubblica d’Italia settentrionale; ovviamente questi progetti incontravano fortissime ostilità.


Bandiera delle Repubbliche Cisalpina e Cispadana



L’esercito austriaco era finalmente pronto a combattere con una armata che contava 46.000 uomini senza tenere conto dei soldati che erano rinchiusi dentro Mantova; la comandava Joseph D’Alvinczy un generale che aveva un grande bagaglio di esperienze . Il Consiglio Aulico, conscio che era il momento di colpire le forze francesi ora che erano disperse in varie zone, aveva impartito ordini affinché due forze concentriche e semindipendenti , una comandata da Alvinczy e l’altra da Davidovich iniziassero ad avanzare. Gli obiettivi immediati erano Bassano e Trento che conquistate avrebbero permesso ai due generali il possesso di una importante arteria nella vallata del Brenta e consentito a d’Alvinczy di fare massa sulle due direttrici di marcia dopo l’avanzata concentrica e di riunire le forze a Verona sull’Adige per preparare infine un attacco in forze contro i francesi che assediavano Mantova. Un elaborato sistema di mascheramento era stato preparato per far credere a Bonaparte che i 28.000 di d’ Alvinczy rappresentassero la sola minaccia alla sua sicurezza, e questo nella speranza che un attacco di sorpresa di Davidovich con i suoi 18.000 su Trento avrebbe colto i francesi di sorpresa provocando una notevole confusione. Napoleone riteneva che le forze austriache che stavano investendo Trento fossero molto deboli, ordinò quindi a Vaubois di andargli incontro per distruggerle e poi di seguito inviare 3000 uomini nella zona di Verona dove si stava concentrando l’armata francese per attaccare d’Alvinczy. Vaubois si attenne agli ordini ricevuti ma presto si accorse di avere di fronte molti più austriaci del previsto e Bonaparte modificò immediatamente il piano. Ordino a Vaubois di tenere le posizioni a tutti i costi mentre egli preparava il grande attacco contro le forze di d’Alvinczy che erano nella valle del Brenta per poi prendere alle spalle Davidovich. Massena si doveva ritirare combattendo di fronte alle forze di d’Alvinczy che si dirigevano su Vicenza; due tentativi di fermarle a Fontaniva e a Bassano non ebbero successo ma incisero molto sulla decisione di d’Alvinczy inducendolo ad assumere una maggiore prudenza.. Nel frattempo cattive notizie arrivavano dal settore settentrionale tanto che anche il secondo piano di Napoleone dovette essere abbandonato; Vaubois non era riuscito a tenere le posizioni assegnate e si stava ritirando rapidamente così che Trento e Rovereto erano state riprese dagli austriaci ma la fuga francese si era arrestata a Rivoli dove il generale era riuscito e riprendere in mano la situazione.


Mantova



Bonaparte era costretto a soprassedere allo scontro con d’Alvinczy ordinando a Massena e a Augereau di ritirarsi dietro l’Adige nella “ posizione centrale”; nel frattempo due brigate furono fatte affluire da Mantova per rinforzare Joubert a cui fu ordinato di avanzare verso Rivoli per sostenere le malridotte forze di Vaubois. Furono radunati così almeno 13.000 uomini e il 7 novembre Bonaparte fece visita a questo settore parlando con durezza alle truppe demotivate: “ Soldati non sono per niente soddisfatto di voi. Non avete dimostrato né coraggio né disciplina né perseveranza… avete permesso al nemico di scacciarci da una posizione dalla quale un pugno di soldati avrebbe potuto arrestare una armata. Soldati della trentanovesima e della ottantacinquesima, voi non siete soldati francesi. Generale , Capo di stato maggiore! Che sia scritto sulle loro bandiere: Questi ormai non fanno più parte dell’Armata d’Italia! ” Queste parole bastarono a rendere il morale e la disciplina dei soldati molto più elevato. L’attacco austriaco sembrava imminente ma durante i giorni successivi il nemico non arrivò e tutto a Rivoli rimase tranquillo. Sentendosi sicuro sul fianco settentrionale Bonaparte preparò un quarto piano prevedendo lo sforzo maggiore contro d’Alvinczy in modo da garantire la sicurezza di Verona ed impedire ai due rami della tenaglia nemica di congiungersi. Il comandante austriaco aveva deciso di aiutare Davidovich prima di dirigersi su Mantova ; per questo motivo aveva attraversato il fiume Alpone a Villanova con 17.000 uomini. Fallito un attacco su Verona d’Alvinczy concentrò le sue truppe presso Caldiero dopo aver schierato 4000 uomini ad Arcole per proteggersi sulla sinistra; Buonaparte aveva solo 16.000 uomini in zona e il 12 attaccò gli austriaci a Caldiero ma fu respinto con la perdita di 2000 uomini e 2 cannoni per cui ritirò le sue forze su Verona. La situazione dell’Armata d’Italia non era certo rosea poiché due forti contingenti austriaci la minacciavano anche a Verona e Napoleone si rese conto che non aveva le forze sufficienti per affrontarli a meno che non togliesse nuovamente l’assedio a Mantova e se lo faceva davvero permetteva ad altri 17.000 austriaci di uscire dalla città e minacciare le sue retrovie . Un nuovo proclama alle truppe suonava così:” Non abbiamo che un ultimo sforzo da compiere e l’Italia è nostra. Non vi sono dubbi che il nemico sia più numeroso di noi, ma la metà delle sue truppe è costituita da reclute; se noi li battiamo, Mantova dovrà cadere e rimarremo padroni di tutto”.


Battaglia di Arcole



Uno sforzo difficile da attuare perché Augereau e Massena con i loro 18.000 soldati avrebbero dovuto tentare di allontanare d’Alvinczy dall’Adige nonostante che le forze austriache nella zona di Caldiero e Arcole fosse di almeno 23.000 uomini ; prelevare truppe da Vaubois era impossibile per la situazione precaria in cui si trovava e nemmeno era pensabile sottrarre truppe dall’assedio di Mantova perché avrebbe significato togliere definitivamente l’assedio alla città e lasciare libera la guarnigione austriaca di scorrazzare nelle retrovie francesi, quindi un errore di Bonaparte poteva significare, in queste condizioni, la fine dell’Armata d’Italia.
Con questa atmosfera pesante e incerta si affronterà la battaglia di Arcole durata tre giorni e dove Napoleone metterà in campo il suo talento militare predisponendo un piano che era l’opposto della sua “ manoeuvre sur les derriéres “ sperimentata contro Beaulieu a Lodi e contro Wurmser a Bassano. Il suo piano era quello di radunare rapidamente tutte le forze disponibili a Verona, prendere Villanova di San Bonifacio e utilizzare l’Adige per la sua avanzata con lo scopo di prendere i depositi e i convogli degli austriaci. Questa manovra avrebbe costretto d’Alvinczy ad abbandonare la sua avanzata su Verona e a tornare sui suoi passi per riaprire le vie di comunicazione. Per fare questo sarebbe stato obbligato a battersi contro i francesi su un terreno scelto da loro cioè una zona paludosa tra il fiume Alpone e l’Adige, su un fronte stretto dove gli austriaci avrebbero perso la loro superiorità numerica trovando difficile schierarsi completamente in ordine di battaglia. La capacità francese di adattarsi ai terreni più difficili e diversi avrebbe costituito un elemento a favore di Napoleone; si trattava comunque sempre di un grande rischio che il comandante si prendeva. Dunque il successo si basava sulla conquista immediata di Villanova prima che gli austriaci potessero reagire così il vero problema per i francesi era di trasferire l’armata in quel punto senza per questo ridurre troppo le difese di Verona. Il 14 le avanguardie di d’Alvinczy erano in vista della città e se gli austriaci riuscivano a prendere la città prima che Napoleone avesse raggiunto le retrovie austriache tutto sarebbe stato perduto perché a interporsi tra d’Alvinczy e Davidovich c’era solo Vaubois. La città era stata affidata al generale Macquart con 3000 uomini tolti a Vaubois mentre Napoleone con circa 18.000 soldati si mise in marcia verso Ronco a 30 chilometri da Verona . Un ponte fu gettato dai francesi nella notte sull’Adige e all’alba le truppe iniziarono ad attraversarlo; Bonaparte non aveva fiducia nell’esito dell’impresa e scrisse “La debolezza e l’esaurimento dell’armata sono quelli che mi fanno maggiormente paura. Forse siamo sul punto di perdere l’Italia”.Augereau fu il primo a passare con le sue truppe e di seguito quelle di Massena che tentò di prendere subito il villaggio di Porcile; ci fu uno scontro con le avanguardie di Provera ma il villaggio cadde rapidamente in mani francesi. D’Alvinczy non aveva ancora ben compreso cosa voleva fare Bonaparte. Augereau non riuscì a prendere Villanova perché un violento fuoco austriaco accolse i francesi al ponte di Arcole; due battaglioni croati e vari pezzi di artiglieria erano stati disposti in modo da spazzare la strada che per 900 metri non aveva ripari e i francesi si rifiutarono di avanzare appostandosi dietro l’argine della strada che stavano percorrendo.Questo arresto non previsto sconvolse i piani di Napoleone che voleva piombare sulle retrovie austriache; scrisse infatti:” Era della massima importanza prendere Arcole e piombare quindi sulle retrovie austriache per potersi impadronire del ponte sull’Alpone a Villanova, l’unico che offrisse al nemico una via di ritirata e al di là del quale si trovava la sola zona su cui il suo esercito potesse schierarsi completamente”.
Il tempo giocava a sfavore dei francesi e così Bonaparte decise di agire in fretta per assicurarsi quel ponte; Inviò Guieu con 3000 uomini per cercare un guado ad Albaredo in modo da aggirare Arcole da oriente ma il tempo era sempre più scarso, tanto più che altri 3000 austriaci erano arrivati a difendere Arcole ed altrettanti a Porcile e d’Alvinczy compreso il pericolo prendeva metà delle forze destinate a Verona e correva verso Arcole. Disperato Napoleone prese una bandiera e messosi alla testa dei soldati di Augereau li condusse all’attacco lungo il ponte ma un ufficiale francese lo abbraccio dicendogli di non fare quel gesto e così salvò Napoleone ma anche l’attacco al ponte fallì. D’Alvinczy, che finalmente aveva compreso il piano di Napoleone, stava correndo verso Villanova per sfuggire ai francesi che impotenti assistevano alla sua ritirata dal campanile di Porcile. I soldati di Guieu presero Arcole la sera alle sette con sei ore di ritardo; l’armata imperiale si era ormai messa in salvo ed era schierata a difesa di Villanova. Altre notizie brutte venivano da nord dove sembrava che Vaubois battuto si stesse ritirando su Bussolengo; Napoleone decise allora di abbandonare Arcole per ritirare le sue truppe sull’Adige in modo da essere più vicino nel caso Vaubois avesse richiesto aiuti.


Napoleone ad Arcole



La prima giornata era finita e un solo successo si poteva ascrivere a Napoleone il fatto di aver allentato la pressione su Verona inoltre, ed era cosa buona per il momento, d’Alvinczy non era riuscito a ricongiungersi con Davidovich. Il giorno successivo Bonaparte decise di ripetere l’attacco su Arcole che nella notte gli austriaci avevano rioccupato insieme a Porcile così che si dovette ricomunicare tutto daccapo. Porcile venne ripresa dopo accaniti combattimenti Arcole no; un fatto però stava venendo alla luce e cioè che gli austriaci perdevano troppi soldati e d’Alvinczy era sempre più preoccupato. Il giorno successivo d’Alvinczy inviò a Davidovich un messaggio nel quale dichiarava che era in grado di far fronte solo ad un altro attacco francese poiché lo scontro aveva assunto il carattere di battaglia di logoramento e stava volgendo, secondo la sua opinione, a favore dei francesi. Quando venne la sera Bonaparte ritirò le sue truppe sulla riva destra dell’Adige in modo da essere in grado di affrontare una improvvisa emergenza da nord lasciando solo piccoli reparti sull’altra sponda. Durante la notte Kilmaine inviò da Mantova altri 3000 uomini di rinforzo. All’alba del 17 i francesi prepararono un terzo attacco contro le forze austriache; l’armata di d’Alvinczy era stata divisa in due parti e molti di questi soldati combattevano nelle paludi ; ciò significava che finalmente Napoleone aveva la superiorità numerico su ciascun troncone dell’armata austriaca . Prese la decisione di colpire il nucleo principale delle forze austriache con la divisione di Massena che attaccava il nemico nella zona degli acquitrini e Augereau che muoveva verso il guado di Albaredo per prendere Arcole alle palle e quindi attaccare San Bonifacio.
Massena fu l’uomo del giorno che, con il nuovo passaggio dell’Adige a Ronco, tra l’altro aspramente conteso dai reparti austriaci, riuscì a sgominare il nemico; seguendo gli ordini schierò una brigata sulla strada di Arcole e Porcile e nascose il rimanente della divisione nella vegetazione. La guarnigione austriaca cadde nel tranello e attaccò la brigata francese che era allo scoperto e ben visibile , questa iniziò a ritirarsi portandosi dietro gli austriaci nell’imboscata predisposta. Gli austriaci ebbero perdite molto gravi e andarono in confusione tanto da permettere a Massena di prendere Arcole con un attacco alla baionetta. Augereau fu meno fortunato incontrando ad Albaredo una forte opposizione nemica che non riuscì a superare; fu allora che Napoleone per superare le difficoltà del momento inviò un distaccamento di cavalieri con 4 trombettieri nelle retrovie austriache. Questi fecero una tale confusione che il comandante austriaco pensò di essere di fronte ad un attacco in forze e ordinò una ritirata verso il nucleo principale. Mentre gli austriaci erano manifestamente in difficoltà Augereau attaccò riuscendo a congiungersi con le forze di Massena che avevano occupato in parte Arcole; di qui si lanciarono nella pianura . D’Alvinczy convinto di essere di fronte ad un violento assalto francese ordinò alla sua armata di ritirarsi immediatamente verso Vicenza.


L’assalto al ponte di Arcole



La battaglia di Arcole era terminata con una vittoria per Napoleone che in tre giornate aveva costretto il nemico a scappare; 7000 austriaci erano caduti contro 4500 francesi e il piano di d’Alvinczy era fallito. Il 18 novembre l’Armata d’Italia rientrava a Verona e, approfittando della posizione centrale che ora aveva, decise di attaccare Davidovich. Una decisione presa al momento giusto quando Davidovich stava attaccando Vaubois che si era ritirato a Castelnuovo. Mentre la cavalleria francese inseguiva ancora d’Alvinczy , Napoleone con la fanteria si diresse verso Vaubois per dargli man forte. Davidovich apprese dei movimenti francesi e resosi conto che poteva trovarsi in una trappola pericolosa tornò verso Trento lasciando ai francesi 1500 prigionieri , due convogli per la costruzione di ponti , 9 cannoni e quasi tutte le salmerie. Dunque il terzo tentativo austriaco di attaccare i francesi e liberare Mantova era fallito ( Mantova in quel momento aveva solo 28 giorni di razioni) e questo si doveva essenzialmente al genio di Bonaparte che anche in situazione di inferiorità numerica era riuscito, manovrando, a sconfiggere gli austriaci .


LA BATTAGLIA DI RIVOLI

Il governo francese sul finire di novembre aveva tentato di terminare la guerra e raggiungere con gli avversari una pace di compromesso. Il generale Clarke fu nominato dal Direttorio suo rappresentante per aprire trattative serie che purtroppo naufragarono per la questione di Mantova; gli austriaci chiedevano di rifornire la città mentre ancora si discuteva e per i francesi questo era inaccettabile. L’Armata d’Italia stava cercando di rimettersi a posto dopo le corse degli ultimi giorni per fronteggiare all’avanzata di d’Alvinczy che si era schierato a Bassano e riceveva continui rinforzi tanto da raggiungere i 45.000 soldati. Gli austriaci puntavano a raggiungere Mantova e tre erano le possibili direttrici: discendere lungo l’Adige, seguire la vallata del Brenta per arrivare a Vicenza o passare per la valle del fiume Chiese che portava nelle retrovie francesi. Per questo motivo Napoleone doveva mettersi nelle condizioni di poter fronteggiare ogni possibile manovra nemica. L’armata era stata rafforzata con nuove brigate tanto che poteva contare su 34.000 uomini oltre ai 10.000 che assediavano Mantova e altri 10.000 erano disposti lungo le vie di comunicazione. Napoleone non voleva attaccare perché non conosceva l’esatta direttrice di marcia del nemico per cui si dispose a difesa nelle migliori condizioni per ricevere il nemico. Fortificazioni furono costruite a La Corona, Rivoli e lungo il basso corso dell’Adige; furono migliorate le comunicazioni tra i vari presidi tramite l’uso di corrieri e in alcuni casi anche con l’uso del cannone. L’artiglieria era stata riequipaggiata ed incrementata di numero fino a 78 pezzi.


Rivoli



Prima che il nuovo attacco austriaco avesse inizio lo schieramento delle forze francesi era il seguente: La divisione di Joubert tra Rivoli e La Corona, sul lato occidentale del lago di Garda; dietro di lui c’era Massena con la sua divisione, dislocata a Verona per costituire la riserva; Augereau era nella pianura lungo l’Adige a sud di Ronco, il generale Rey occupava le rive occidentali del lago di Garda. Vaubois si trovava a Livorno per sostituire Sèrurier che fu richiamato per dirigere l’assedio di Mantova. L’8 gennaio Augereau segnalava che i suoi avamposti erano stati respinti verso Legnago da un improvviso attacco austriaco. Napoleone ebbe questa notizia il giorno 11 e subito si recò al suo comando a Rivarbella per studiare la situazione; quindi si portò a Verona dove seppe che anche Massena era stato attaccato, ma non ritenne che con queste mosse d’Alvinczy avesse reso evidente il suo piano d’attacco tanto più che Augereau era convinto che lo sforzo principale fosse diretto contro di lui e chiedeva rinforzi. Bonaparte iniziò a seguire attentamente la situazione ma non prese decisioni perché la zona del Garda rimaneva stranamente tranquilla; scrisse a Joubert il 13 chiedendo se poteva scoprire quanti austriaci aveva di fronte alle sue forze in modo da capire dove gli austriaci stessero preparando l’attacco in grande stile. Joubert rispose nel primo pomeriggio dicendo che era attaccato da forze molto consistenti che lo avevano costretto ad abbandonare La Corona. D’Alvinczy aveva finalmente rivelato le sue intenzioni.; l’attacco che stava sferrando era in più direzioni con un peso maggiore nella zona nord. In quel momento Provera stava attaccando Legnago con 9.000 uomini con l’intenzione di superare l’Adige e dirigersi verso Mantova per unirsi alle forze di Wurmser per poi di attaccare i francesi alle spalle; nel contempo d’Alvinczy si stava movendo con il grosso dell’armata composta da 28.000 uomini per eliminare Joubert nella valle dell’Adige. Napoleone reagì immediatamente a queste notizie che ormai rendevano chiaro il quadro generale; ordinò a Joubert di resistere a qualsiasi costo e partì subito per Rivoli per assumere il comando delle operazioni dopo aver inviato corrieri a Massena e a Rey dicendogli di fare altrettanto. Disse a Sèrurier: “Il piano nemico è finalmente smascherato, sta puntando con forze rilevanti su Rivoli”. A Verona restarono solo 3000 uomini, il resto si diresse verso il fronte nord. Il territorio dove venne combattuta la battaglia di Rivoli era favorevole a chi si difendeva e non a chi attaccava. Le strade che conducevano a Rivoli da Verona favorivano la concentrazione delle forze, mentre gli accessi settentrionali al pianoro davano agli austriaci minori vantaggi; a disposizione degli austriaci esistevano solo due strade che correvano lungo la valle dell’Adige ma solo quella sulla riva occidentale permetteva di raggiungere direttamente Rivoli passando per il villaggio e la gola di Osteria. D’Alvinczy commise una serie di errori nell’ eseguire le manovre; non sfruttò il successo iniziale su Joubert del 12 consentendo a Napoleone di accorrere in soccorso del suo generale; la manovra austriaca si rivelò molto lenta in parte per la natura del terreno e in parte per una mancanza di viveri dovuta ad errori compiuti dall’intendenza del comandante austriaco. Lo sbaglio più grave da parte austriaca fu però la complessità dell’ordine di battaglia che prevedeva l’attacco di 6 colonne che avanzavano su un’ area troppo estesa. A tre colonne venne ordinato di assalire la parte più settentrionale del pianoro, ma la mancanza di strade adeguate in quel settore obbligò gli austriaci ad agire senza l’artiglieria; due altre colonne dovevano aggirare Rivoli da occidente e da oriente e arrivare alle spalle dei francesi, mentre i 7000 di Quasdanovich con l’artiglieria avrebbero attaccato Osteria dopo aver respinto gli avamposti francesi. Coordinare tutte queste azioni si sarebbe rivelata una impresa troppo grande per D’Alvinczy. Napoleone non attese tutte le sue truppe che si stavano avviando verso Rivoli e si spinse in avanti per raggiungere Joubert; lo raggiunse il 14 in tempo per fermare la ritirata delle divisioni francesi inferiori numericamente agli austriaci. Ispezionando la zona Napoleone e Joubert si resero conto che il possesso del villaggio di San Marco era di importanza vitale perché avrebbe spezzato l’attacco austriaco in due; Bonaparte ordinò che fosse immediatamente rioccupato.


Napoleone a Rivoli



La battaglia era diventata una corsa contro il tempo e molto sarebbe dipeso dalla rapidità con cui arrivavano i rinforzi per poter fermare l’avanzata delle colonne austriache. Alle 6 del mattino apparve Massena con la sua divisione. Fu allora che napoleone ordinò a Joubert di occupare con una brigata la parte orientale del pianoro per conservare le posizioni di San marco e di Osteria e di inviare altre due brigate per prendere il settore settentrionale respingendo i generali austriaci Koblos e Liptay che avrebbero dovuto dare inizio all’attacco. Massena doveva ammassare la sua divisione intorno a Rivoli e fungere da riserva. La battaglia di Rivoli ebbe inizio all’alba quando Joubert fece avanzare i suoi 10.000 uomini con 16 cannoni per colpire le tre colonne austriache composte da 12.000 uomini; all’inizio i francesi conquistarono il villaggio di San Giovanni ma poco dopo Koblos fermò l’avanzata francese e Liptay iniziò la manovra di aggiramento della brigata francese posizionata più ad occidente. La XCV demi-brigade non resse l’attacco e iniziò a fuggire e Bonaparte fece subito intervenire una parte della riserva i Massena; alle 8 di mattina erano già impegnati 17.000 francesi che avrebbero raggiunto i 23.000 se a mezzogiorno Rey fosse arrivato per unirsi al resto delle truppe francesi. Più trascorrevano le ore e più la battaglia diventava difficile per i francesi che si aspettavano da un momento all’altro il grande attacco austriaco. Una colonna nemica chiuse la via dei rifornimenti ai francesi con una inattesa avanzata e Napoleone affidò il compito di riaprire la linea di ritirata alla XVIII demi-brigade appena arrivata dal lago di Garda arringandola così: “Eroica diciottesima! Io vi conosco e so che il nemico non resisterà al vostro urto “; e Massena ancora: ” Camerati avete di fronte 4000 giovanotti appartenenti alla più ricche famiglie di Vienna; sono arrivati fino a Bassano con il servizio di posta; ve li raccomando”. Con una grande risata generale i francesi si lanciarono all’assalto gridando: “ Avanti”. In quel momento ad Osteria si stava sviluppando la battaglia più importante. Intorno alle 11 i granatieri austriaci erano riusciti a prendere il villaggio e sembrava che stessero per avere la meglio sugli uomini di Joubert ; l’acuta sensibilità di Napoleone lo spinse a valutare che le colonne di Koblos e di Liptay fossero in quel momento poco pericolose. Cambiò allora lo schieramento delle brigate di Joubert facendo con queste fronte ad oriente; una batteria iniziò a sparare contro gli austriaci a mitraglia e con alzo zero e con un colpo fortunato prese in pieno due carri di munizioni che esplosero tra i soldati provocando un massacro.



Nella confusione che ne seguì i francesi si lanciarono all’assalto con 500 tra fanti e cavalieri guidati da Leclerc e Lasalle; Gli austriaci cominciarono ad indietreggiare e presto i francesi ripresero Osteria superando la crisi della battaglia poi radunarono tutte le forze disponibili per respingere Koblos e Liptay , cosa che i francesi fecero di slancio dividendo gli austriaci in due tronconi rivolgendo poi tutti gli sforzi contro le altre colonne austriache che tentavano di aggirarli. Lusignan perse 3000 uomini caduti prigionieri rimasti intrappolati tra gli uomini di Rey e quelli di Massena. Alle 5 del pomeriggio Bonaparte poteva ritenere giustamente di aver vinto la battaglia ma non c’era tempo per dormire sugli allori infatti era giunta al comando notizia che Provera stava cercando di passare l’Adige ad Angari quindi Napoleone non appena comprese che la battaglia di Rivoli era a favore dei francesi, lasciò il comando a Joubert e Rey e si diresse a sud con le brigate di Massena per impedire a Provera di raggiungere Mantova. Joubert aveva di fronte una armata battuta si ma non sconfitta completamente e d’Alvinczy aveva ancora 20.000 da mettere in campo per cui il 15 fu combattuta la seconda battaglia per Rivoli e Joubert riuscì a mettere gli austriaci in fuga tanto che si ritirarono fino a La Corona. Li vennero fermate da Murat e Vial che avevano conquistato i passi e presero molti prigionieri ( 5000 prigionieri e vari cannoni). Il totale delle perdite austriache nei due giorni furono di 14.000 uomini e l’ultima offensiva austriaca poteva dirsi conclusa. In lotta rimanevano soltanto Provera e la guarnigione di Mantova ormai alla fame. Napoleone e Massena arrivarono troppo tardi per impedire a Provera e ai suoi 9000 uomini di passare l’Adige e di dirigersi su Mantova. Con molte traversie arrivò a Mantova ma qui trovò le strade sbarrate dalle forze di Sèrurier che con le fortificazioni in suo possesso dominava tutte le strade. Il 16 Wurmser tentò una sortita, l’ultima, per congiungersi con i soccorritori , ma anche questo tentativo venne respinto sanguinosamente e nel pomeriggio Napoleone arrivò alle spalle di Provera che fu costretto ad arrendersi alla Favorita con i 6000 uomini che gli erano rimasti. La sconfitta di d’Alvinczy e di Provera comportò la caduta di Mantova che avvenne il 2 febbraio 1797 e questo comportò finalmente la conquista francese dell’Italia settentrionale.


Firma del Trattato di Tolentino

Originale del Trattato



Dopo di che Napoleone si recò in Romagna costringendo il Papa ad accettare il trattato di Tolentino che comportava il pagamento al Direttorio di 30 milioni di franchi per poter proseguire la guerra contro l’Austria. Poiché nonostante i disastri subiti l’Austria non era disponibile ad accettare un trattato di pace con i francesi e non voleva rinunciare all’Italia del nord si seppe che stava preparando un nuovo esercito per marciare contro Bonaparte e lo avrebbe comandato il miglior comandante austriaco; l’arciduca Carlo.



LA MARCIA SU LEOBEN

Dopo la caduta di Mantova l’Armata d’Italia non era abbastanza forte per potersi spingere fino a Vienna perché poteva contare solo su 55.000 uomini. Il Direttorio finalmente si rese conto che il fronte italiano era diventato molto importante ed apportò grandi cambiamenti al piano generale per la condotta della guerra. In primo luogo decise di portare la forza dell’Armata d’Italia a 80.000 uomini trasferendo in quel settore le divisioni di Bernadotte e di Delmas e stabilì che da quel momento le operazioni in quel settore dovessero essere considerate il principale sforzo francese per ridurre la pressione sul Reno e convincere l’Austria ad una pace. Ma Napoleone non voleva attendere i rinforzi per iniziare una nuova offensiva perché sapeva che l’arciduca Carlo era riuscito a radunare 50.000 uomini nel Friuli e nel Tirolo; alla fine di febbraio queste forze erano ancora in fase di raduno per cui ogni giorno che trascorreva permetteva agli austriaci di completare il loro esercito. Per Bonaparte questo era il momento giusto per imbastire una nuova offensiva a sorpresa e così stabilì di attaccare dal Friuli con direttrice Vienna. Aveva 60.000 uomini in quel momento e ne schierò un terzo nel Tirolo sotto il comando di Joubert tenendo conto che anche una improvvisa offensiva da quella direzione sarebbe stata efficacemente contrastata dal generale che, pur ritirandosi combattendo, avrebbe impiegato almeno 10 giorni per giungere a Castelnuovo il che avrebbe consentito a Bonaparte di portare le sue forze in soccorso de Joubert. Questa era solo l’ipotesi peggiore in quanto l’intendimento del piano era di attaccare lungo le rispettive direttrici per incontrarsi nella vallata della Drava e marciare insieme su Vienna. Nell’ultima settimana di febbraio ebbero inizio le operazioni preliminari con le divisioni di Massena, Guieu , Bernadotte e Sèrurier che passarono il Brenta e respinsero le deboli forze austriache verso Primolano che venne occupato il 1° di Marzo.


Vaubois, l’Arciduca Carlo e Wurmser



Bonaparte seppe dal suo servizio di informazioni che l’arciduca Carlo era riuscito a concentrare i suoi soldati tra Spilimbergo e San Vito al Tagliamento e da questo dedusse che gli austriaci si sarebbero ritirati combattendo per attirare l’Armata francese tra le Alpi; così dedicò le settimane che seguirono a sbarrare ogni via di ritirata ( erano 4) all’armata austriaca. Il primo atto doveva essere l’avanzata dei francesi su Valvasone lungo il corso del Tagliamento attraverso Sacile; 32.000 uomini si avviarono lungo la strada per Vienna mentre Massena con 11.000 uomini restava a proteggere il fianco sinistro da qualsiasi tentativo del comandante austriaco di dirigersi sul Tirolo. Il 14 Massena sconfisse a Serravalle un distaccamento austriaco comandato da Lusignan e il giorno successivo i francesi occupavano Sacile; Il 16 marzo Bernadotte e Guieu sotto la protezione di un potente fuoco di artiglieria attraversarono l’Adige catturando 500 austriaci e 6 cannoni; Napoleone aveva così superato la prima linea austriaca e il grosso dell’armata imperiale si ritirò su Udine. I francesi decisero di continuare l’inseguimento fino all’Isonzo mentre Massena avanzava sul Tarvisio; l’arciduca Carlo inviò tre divisioni in soccorso di Lusignan per difendere la città ma arrivarono tardi e si trovarono prese tra due fuochi perché Napoleone aveva effettuato una manovra molto intelligente per prenderle alle spalle.
Nello scontro che ne seguì circa 5000 austriaci caddero prigionieri insieme a 32 cannoni e 400 carriaggi. Bernadotte stava inseguendo quella parte degli austriaci che si stava ritirando su Lubiana mentre il generale Dugua con un reparto di cavalleggeri riusciva a prendere l’arsenale di Trieste; gli austriaci dovevano quindi perdere un altro importante centro logistico mentre Napoleone era molto preoccupato per l’allungamento delle sue linee di comunicazione tanto che decise di stabilire a Palmanova un centro operativo da destinarsi come base per tutte le future operazioni. Nello stesso periodo Joubert aveva conseguito buoni risultati in Tirolo riuscendo ad occupare Bolzano e con queste informazioni Bonaparte si rese conto che a questo punto poteva lanciare la sua terza offensiva ; l’obiettivo era Klagenfurt e per fare questo doveva assolutamente rendere sicuro il suo fianco sinistro da possibili attacchi provenienti dal Brennero, così dette ordine a Joubert di occupare Bressanone situato sulla strada principale. Il 29 marzo l’armata entrò a Klagenfurt con tre divisioni, cioè quelle di Guieu, Chabot e Massena che aveva sostituito Sèrurier perché ammalato, in tal modo Napoleone poteva stabilire dei collegamenti con Joubert attraverso le valli della Drava e la Pusteria. A Klagenfurt però l’impeto dei francesi era da considerarsi finito perché Bonaparte non disponeva di altre forze per continuare l’offensiva su Vienna in quanto aveva dovuto lasciare troppi soldati a Bressanone e nella valle dell’Isonzo per proteggere i fianchi dell’armata; altre forze al comando di Victor erano rimaste nella Romagna. A questo punto Napoleone prese la decisione di lasciare solo un presidio di 1500 uomini a Trieste al comando di Fiant e concentrare tutte le forze presso il nuovo centro delle operazioni; Klagenfurt.


Trattato di Leoben



Il successo di una avanzata su Vienna dipendeva dall’avanzata delle forze di Moreau dal Reno e di Bonaparte dall’Italia che avrebbero dovuto agire concertando le mosse, ma Moreau non aveva intenzione di iniziare l’offensiva e questo mise Napoleone in una difficile situazione in quanto da solo non era in condizioni di marciare su Vienna come pure fermarsi a Klagenfurt o ritirarsi avrebbero significato il fallimento di tutta la campagna. Non c’era tempo da perdere perché l’immobilismo francese ridava forza e speranza agli austriaci dunque se le armi non erano disponibili bisognava provare con la diplomazia e Napoleone si rivolse all’arciduca Carlo invitandolo a sospendere le ostilità. Per dare credito che l’Armata d’Italia disponeva ancora di forze notevoli, Napoleone si spinse il 7 aprile fino a Leoben e nello stesso giorno gli austriaci accettarono di sospendere le operazioni per 5 giorni.Vedendo che Moreau non si muoveva chiese di prorogare la sospensione per altri 5 giorni e il 16 di sua iniziativa , senza attendere l’arrivo del generale Clarke inviato dal Direttorio, avanzò delle proposte in modo da aprire la trattativa; il tempo passava senza risposte precise e solo l’ultimo giorno , avuto gli austriaci il sentore che Moreau stava per passare il Reno, gli austriaci decisero di firmare il trattato preliminare a Leoben ( 18 aprile) e poi dopo la modifica di alcuni punti si arrivò alla pace di Campoformio il 17 ottobre 1797.


Firma della pace di Campoformio



L’Austria accettava la cessione del Belgio alla Francia, riconosceva la nuova Repubblica Cisalpina e in cambio i francesi cedevano all’Austria la Repubblica di Venezia con le sue terre in Istria, Dalmazia Friuli e nel Levante. Gli accordi di Leoben furono la fine della lunga campagna in Italia del 1796 – 1797; i francesi avevano combattuto contro l’esercito austriaco potente anche se ancorato a concetti superati e c’era voluta tutta la forza dei soldati francesi ma soprattutto il genio, da quel momento indiscusso, di un generale : Napoleone Bonaparte!

Il prox capitolo sarà dedicato ad alcune considerazioni militari e strategiche prima di riprendere il nostro racconto.


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Ricordo ai lettori dei miei articoli, a cui rivolgo i più sentiti ringraziamenti, le mie pubblicazioni di storia del periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie:

-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001
-- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003
-- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004
-- Salò e l'Italia nella guerra civile. Edizioni Ibiskos, 2005
-- 25 luglio 1943 - La fine inconsapevole di un regime. Edizioni Ibiskos, 2007