Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 24^p |
Scritto da Mario Ragionieri | |
Il 9 novembre Napoleone raggiunse Smolensk; nella città restava poco dei rifornimenti di viveri di cui c’era bisogno per l’intero esercito; era il tragico risultato del passaggio delle unità logistiche che precedevano il grosso dell’esercito. Nonostante le misure prese per conservare quello che restava, le truppe e le guardie non rispettarono l’ordine e si abbandonarono ai saccheggi e devastazioni. Il risultato fu che i rifornimenti che avrebbero potuto coprire le necessità dell’esercito per almeno due settimane, furono esauriti in tre giorni.
Questa azione è conosciuta come battaglia di Krasnoe ed è importante per due ragioni. In primo luogo rivela il livello di ascendente morale che Napoleone aveva ancora ; il suo nome bastava a gettare il terrore fra i nemici , in secondo luogo dimostrò la giustezza di non usare la Guardia imperiale nelle ultime fasi della battaglia di Borodino per averla a disposizione in occasioni come questa. Strategicamente l’attacco francese a Krasnoe si mostrò molto efficace perché permise l’apertura della strada verso ovest , consentendo alla maggior parte dell’esercito escluso Ney di riunirsi all’imperatore la sera del 17 e convinse il nemico ad essere molto più cauto.
Napoleone non rimase a Krasnoe perché la cavalleria lo informò che il generale Tormasov si stava dirigendo verso Orsa e i passaggi del Dnieper e l’imperatore doveva quindi precederlo. Ordinò quindi di riprendere la ritirata senza attendere anche se non c’erano informazioni del maresciallo Ney. Napoleone di fronte all’alternativa di perdere la retroguardia o perdere l’intero esercito decise di abbandonare la retroguardia per salvare l’intero esercito. Il 19 l’imperatore raggiunse Orsa e trovò i ponti intatti. Ma non poté fermarsi neppure qui perché il giorno prima erano giunte notizie preoccupanti da Minsk; sembrava infatti che i due milioni di razioni che si trovavano li fossero cadute in mano dei russi. Napoleone si era affidato a Schwarzenberg per la difesa di questo punto di rifornimento e nonostante l’imperatore accusasse l’Austria di tradimento per non averlo difeso , il vero motivo del disastro fu l’attacco sferrato il 15 dal generale Sacken contro Reynier. Tanto coraggio dimostrato da Ney e dai suoi uomini dettero animo all’intero esercito e il miglioramento del morale delle truppe svanì purtroppo molto presto quando da Borisov giunsero gravi notizie. Il giorno prima il generale Dombrowski dopo aver resistito per 10 ore contro tre divisioni di Cigakov aveva perso il controllo di quella vitale testa di ponte sulla Beresina che era la cittadina di Borisov La notizia era gravissima ora che la Grande Armata, non avendo più il treno di barche a disposizione per costruire un ponte, non poteva scegliere strade alternative. Napoleone si trovava con davanti un fiume sotto il controllo del nemico, un grande esercito che si avvicinava alle sue spalle con Kutuzov al comando e una terza forza nemica che scendeva rapida da nord. Una situazione così grave imponeva drastiche misure; “ i convogli dei bagagli saranno ridotti” diceva un ordine del giorno del 22 novembre. “ Tutti i generali o i commissari che dispongono di più carrozze, ne bruceranno la metà e passeranno i cavalli al parco d’artiglieria. I comandanti avranno la responsabilità di far rispettare quest’ordine”. Secondo De Segur Napoleone fece portare tutte le insegne delle armate e le fece bruciare.
Inquadrò 1800 uomini della cavalleria della Guardia in due battaglioni ma solo 1150 poterono essere armati con moschetti e carabine; cinquecento ufficiali che avevano ancora dei cavalli furono riuniti in un “ sacro squadrone” nel quale i generali fungevano da comandanti di truppa. In quel momento così grave Napoleone si mostrò all’altezza della situazione e ritrovò l’energia di un tempo. Lo rincuorarono anche le notizie dei successi conseguiti lontano da li alcuni giorni prima da Schwarzemberg e Reynier; come pure la notizia che Oudinot era uscito vincitore da uno scontro il 23 con formazioni dell’armata di Cicagov nella piana di Losnitsa sottraendo ai russi grandi quantità di rifornimenti e catturando oltre mille uomini. Questa azione portò anche alla rioccupazione francese di Borisov malgrado il fallimento dei tentativi del II corpo d’armata di riconquistare i ponti sulla Beresina, e Cicagov riuscisse a ritirarsi con i suoi uomini sulla riva occidentale distruggendo i ponti. La situazione per Napoleone era adesso grave; i ponti non c’erano più e la Beresina sembrava insuperabile. Per i francesi data la situazione la possibilità di attraversare il fiume sembrava remota; angosciato l’imperatore fece uscire varie unità in ricognizione per esplorare la Beresina a sud di Borisov, nella speranza di trovare qualche ponte o guado non sorvegliato dai russi. I passaggi però risultavano tutti bloccati. Il piano predisposto dai generali russi prevedeva l’annientamento di Napoleone in tre diverse fasi che dovevano culminare nell’attacco compiuto da tutte le forze russe per annientare completamente la Grande Armata. Le cose fino a quel momento erano andate bene per i russi salvo che Schwarzemberg era riuscito a marciare in aiuto di Reynier portandosi però troppo lontano da Napoleone per poterlo aiutare e aveva facilitato a Cicagov la presa di Minsk e dei ponti a Borisov. Nello stesso tempo l’armata principale di Kutuzov avanzava lentamente dal Dnieper alle spalle di Napoleone così che circa 140.000 uomini stavano per arrivare addosso alle sfinite truppe francesi. Però la situazione dei rifornimenti di Kutuzov non era molto migliore di quella di Napoleone. Si pensa che Kutuzov avesse perso almeno 30.000 uomini a causa delle diserzioni prima ancora di raggiungere la Beresina. Comunque nessuno dei tre generali russi mostrò un grande desiderio di impegnarsi in battaglia con Napoleone. E’ provato storicamente che tutti e tre i generali rallentarono il passo nei giorni precedenti la battaglia della Beresina. Poi non tutti i generali, Kutuzov in testa , erano convinti che la totale distruzione di Napoleone rappresentasse un effettivo interesse per la Russia. Il generale Wilson , ufficiale di collegamento inglese aggregato alle forze russe, riportò una frase del feldmaresciallo che convalidava questa impressione: “ Non sono affatto convinto che la totale distruzione dell’imperatore Napoleone e del suo esercito rappresenti un sicuro beneficio per il mondo; a succedergli non sarebbe né la Russia né un altro paese continentale, ma la potenza che è padrona dei mari ( l’Inghilterra), il cui dominio diverrebbe intollerabile”. Kutuzov era in preda a dubbi sulla strategia pratica e teorica dei russi e la sua conseguente incertezza e lentezza nell’eseguire le ultime parti del piano di Alessandro erano destinate a giocare un ruolo molto importante nelle prossime azioni presso la Beresina. Egli preferiva che la ritirata di Napoleone continuasse verso la Polonia soggetta a tutti i rigori dell’inverno russo , cosa che avrebbe ulteriormente provato le forze francesi come se avessero partecipato ad una grande battaglia, così si sarebbe evitato di spargere ancora sangue russo. Pertanto egli giudicò che la prudenza fosse la principale componente del valore di un soldato e perse tempo fino a quando fu davvero troppo tardi per intrappolare i francesi lungo il fiume. IL PASSAGGGIO DELLA BERESINA -------------------------------------- Ricordo ai lettori dei miei articoli, a cui rivolgo i più sentiti ringraziamenti, le mie pubblicazioni di storia del
periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie:
-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001 -- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003 -- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004 -- Salò e l'Italia nella guerra civile. Edizioni Ibiskos, 2005 -- 25 luglio 1943 - La fine inconsapevole di un regime. Edizioni Ibiskos, 2007 -- Carri armati Tedeschi e Italiani 1939-1945 - edizioni Chillemi 2008
-- “L’Italia fascista 1933-1940 Gli anni del consenso e dello stato totalitario “ volume I - Ibiskos - Editrice Risolo, Empoli 2009
-- Prossima uscita ( febbraio 2010) L’ITALIA FASCISTA II volume IBISKOS Editrice Risolo - Empoli |