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Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 21^p
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Scritto da Mario Ragionieri   
Dal 1809 in poi la tensione tra Russia e Francia divenne sempre più marcata e Napoleone trovò qualche motivo per accusare Alessandro di slealtà quando lo zar non fece niente per ostacolare la mobilitazione austriaca come invece aveva promesso di fare ad Erfurt; si era limitato ad occupare alcune interessanti zone del territorio austriaco con la modica perdita di sole tre vite umane. Nonostante questo trovò motivo di indignarsi perché Napoleone dopo Wagram aveva assegnato le province della Galizia strappate all’Austria al granduca di Varsavia. Poco tempo dopo sorse il problema del secondo matrimonio dell’Imperatore perché era diventato indispensabile avere un erede per il suo impero perché Giuseppina non riusciva a darglielo. Dopo il divorzio Napoleone riaprì negoziati diretti per l’unione con una parente dello zar la granduchessa Anna, ma Alessandro continuò ad essere evasivo Ai primi del 1810 Napoleone annunciò il suo fidanzamento con l’arciduchessa Maria Luisa d’Austria.
Lo zar anche se dentro di se era sollevato dall’idea di imparentarsi con Napoleone, pubblicamente fece apparire questo fatto come un affronto all’onore russo. Queste trattative matrimoniali rappresentavano invece un trionfo per la diplomazia austriaca; infatti Metternich era riuscito a convincere l’Imperatore Francesco che era bene fare una temporanea causa comune con la Francia.
La frattura tra Russia e Francia andava lentamente allargandosi e lo spirito con cui i due paesi si erano riappacificati a Tilsit era ormai svanito. Dalla metà del 1810 la situazione andò peggiorando e da entrambe le parti era un continuo presentarsi reciproche rimostranze a proposito della politica polacca con scambio di intenzioni bellicose. L’attrito divenne più evidente a proposito dei Balcani dove c’era una evidente attività anti russa promossa da agenti francesi come pure in Turchia e in Persia. Nel maggio del 1810 spuntò fuori un nuovo punto di attrito ; il partito filo-francese che dominava la politica svedese offrì improvvisamente al maresciallo Bernadotte la possibilità di salire al trono di quel paese con la speranza sia di ricavarne una attenuazione delle restrizioni commerciali che stavano danneggiando l’economia del paese sia di pagarsi una specie di assicurazione contro i tentativi russi di entrare in possesso di quel paese. All’inizio Napoleone non era favorevole al progetto in quanto Bernadotte non era uno dei suoi marescialli favoriti alla fine comunque acconsentì pur temendo che alla fine la situazione avrebbe favorito più la Russia che la Francia. Alessandro invece manifestò subito che questa era una prova ulteriore che Napoleone voleva circondare la Russia di nemici. Ma la più grossa delusione di Napoleone fu la scoperta che la Russia faceva ogni giorno vaste infrazioni al Sistema Continentale. La Russia era in una profonda crisi monetaria e gli esperti a Pietroburgo attribuivano questa crisi al Sistema Continentale Eppure era risaputo che Napoleone aveva autorizzato la vendita delle eccedenze di frumento olandese alla Gran Bretagna dopo i cattivi raccolti del 1808 e 1809 con la speranza di togliere all’Inghilterra parte delle sue riserve auree. La maggior parte dei consiglieri dello zar ne aveva dedotto che era illecito che la Russia dovesse mantenere delle barriere commerciali che lo stesso Napoleone violava quando gli sembrava opportuno. La conseguenza fu che un sempre maggior numero di navi neutrali venne ospitato nei porti russi . Tutte queste manovre rappresentavano una sfida che Napoleone non voleva ingoiare. Per mettere l’Inghilterra in ginocchio occorreva che il Blocco Continentale fosse mantenuto e che se fosse stato permesso ad una nazione potente come la Russia di violarlo impunemente era possibile che il suo esempio fosse seguito da altre nazioni minori .A parte alcune apparenze del tutto superficiali e pochi incidenti più di forma che di sostanza, vi era ben poco di vero sulle affermazioni francesi che Alessandro stesse meditando la guerra contro la Francia.. Si tende a pensare che le sue aspirazioni erano rivolte più ad una pacifica coesistenza tra i due paesi. Tuttavia prevedendo che si potesse giungere ad una prova di forza Alessandro aveva cercato di far capire che non era del tutto impreparato ad affrontare una guerra. Da parte sua Napoleone affermava con certezza che Alessandro avesse intenzione di muovere guerra alla Francia e niente gli faceva cambiare idea. Napoleone nonostante i negoziati e ai tentativi di trovare una soluzione amichevole che continuarono fino all’inizio delle ostilità era convinto sin dall’agosto del 1811 che alla fine la prova di forza sarebbe stata inevitabile. Era fermamente convinto che la Russia dovesse essere costretta ad allinearsi con il fronte della battaglia economica contro la Gran Bretagna. Con la sua tipica mentalità egli non teneva conto degli avvenimenti circa l’importanza e la grandezza del problema. Asseriva infatti che “ Bah! Una battaglia basterà a venire a capo di tutte le belle decisioni del vostro amico Alessandro e delle sue fortificazioni di sabbia. E’ falso e debole” confidando sul fatto che il suo genio avrebbe consentito all’impero di sostenere contemporaneamente due guerre , su due fronti così distanti l’uno dall’altro. La posizione di Napoleone non era ancora completamente sicura anche dopo la nascita del Re di Roma venuto alla luce il 20 marzo 1811.
Molti dei suoi più stretti collaboratori non erano più al suo fianco, Talleyrand non godeva più della sua fiducia e Fouchè era stato rimosso nel 1810 dal suoi importante incarico di ministro della polizia per i suoi intrighi e per la libertà che si era preso di decidere in materia di politica senza consultare l’imperatore. Il risultato era che l’ambiente imperiale difettava adesso di persone schiette ed integre da esprimere chiaramente quello che avevano in mente. Napoleone adesso si trovava circondato da adulatori e uno di questi era il nuovo ministro degli esteri Champagne ed il nuovo segretario di Stato Daru. Il numero dei giovani che cercavano di sfuggire al servizio militare rifugiandosi sulle colline stava aumentando a dismisura. Nella Spagna la guerra si stava trascinando di anno in anno senza alcun segno di vittoria finale e i più fidati generali di Napoleone come Massena e Soult si dimostravano incapaci di vincere sia l’esercito di Wellington che la resistenza spagnola. C’erano poi altri segni della decadenza francese e di guai in vista. Il Papa continuava a rimanere nel sud della Francia in stato di arresto ma indomabile e senza dare segni di flessione; rifiutava di togliere la scomunica lanciata all’imperatore o di approvare le nomine dei vescovi ; nel contempo tutti i tentativi di Napoleone di piegare il clero risultavano senza successo. Con tutti questi problemi sembra probabile che Napoleone vedesse di buon occhio una nuova guerra in modo da distrarre l’attenzione delle masse dalle difficoltà interne. Così il 15 agosto 1811 l’imperatore attaccò a parole lo zar durante un ricevimento alle Tuileries. Fu un atto di provocazione calcolato nei minimi dettagli ma Alessandro, nella speranza di una sistemazione pacifica della cosa rifiutò la sfida quando l’incidente gli venne riferito. Nonostante questo la tensione andò aumentando mano a mano che i due cercavano con manovre diplomatiche di aggiudicarsi delle alleanze ; così la pazienza iniziò a diminuire fino a raggiungere un livello molto basso. Il 27 gennaio 1812 Napoleone preparò un elenco delle sue lamentele contro la Russia per inviarlo ai suoi alleati tedeschi , aggiungendo che “ il territorio della Confederazione risulta in pericolo” e ordinando a Girolamo re di Westfalia di mobilitare il suo esercito entro il 15 di febbraio. Anche Vienna e a Berlino vennero inviate richieste di contingenti rispettivamente di 40.000 e di 20.000 uomini. Nel complesso però fu la Russia quella che riuscì ad avere la meglio nella ricerca degli aiuti e la fiducia di Alessandro si accrebbe. Nell’aprile del 1812 l’ambasciatore russo presentò a Napoleone quello che era potenzialmente un ultimatum: se i francesi avessero accettato di evacuare la Prussia e avessero accettato di creare una zona neutrale tra i due blocchi di potenze, Alessandro avrebbe potuto anche prestare attenzione alle lamentele di Napoleone nel campo economico. Questa sfrontatezza venne seguita da una serie di successi diplomatici russi; Bernadotte, si mise cautamente dalla parte di Alessandro, adottando un temporaneo atteggiamento di benevola neutralità.. A maggio venne conclusa a Bucarest la pace tra la Russia e la Turchia che rese disponibile una gran parte delle truppe dello zar che vennero trasferite dai Balcani alle frontiere della Polonia. Successivamente in luglio dopo l’apertura delle ostilità sul Niemen fu concluso un trattato di alleanza con la Gran Bretagna.
 
 
 
PREPARATIVI PER LA GUERRA
 
 
Prima della ripresa dell’attività diplomatica da parte di entrambi era stata condotta una assidua preparazione militare. Da un certo punto di vista possiamo affermare che Alessandro aveva iniziato a prepararsi già dal 1810 quando era stato nominato ministro della guerra Barclay de Tolly che su ordine dello zar aveva iniziato una riorganizzazione delle forze russe.

Alcune strade di importanza strategica vennero migliorate e alcuni forti furono costruiti in posizioni importanti, vennero effettuate ricognizioni e i movimenti militari di Napoleone in Polonia e in Germania settentrionale furono tenuti costantemente sotto controllo. I risultati del miglioramento dello stato delle forze russe condusse lo zar nel 1812 ad avere a disposizione un buon numero di formazioni di fanteria: 6 reggimenti di Guardie imperiali, 14 di granatieri, 50 di fanteria leggera ed altri 96 di fanteria di linea.
Gran parte della fanteria venne fornita di un miglior tipo di moschetto. Per quanto riguarda la cavalleria russa, che era ritenuta la migliore in Europa, essa era composta da 6 reggimenti della Guardia , 8 reggimenti di corazzieri e 36 di dragoni.
Poi c’erano 11 reggimenti di ussari e 3 di ulani della cavalleria leggera. Oltre a queste truppe montate regolari, esistevano truppe irregolari i famosi cosacchi che ammontavano a più di 15.000 nel giugno del 1812 e che successivamente sarebbero aumentati fino a raggiungere il doppio di questa cifra. L’artiglieria russa aveva oltre agli 80 cannoni assegnati alla Guardia, 44 batterie pesanti armate con obici da 18 pollici e cannoni da 12 libbre, 58 batterie leggere armate con pezzi da 9 e 6 libbre.
L’efficienza dell’artiglieria venne curata ed anche la sua mobilità venne portata a livello più elevato possibile tanto che gli artiglieri russi rappresentavano una aliquota formidabile delle forze armate russe. In tutto l’esercito russo aveva nei vari fronti nel 1812 di circa 409.000 soldati regolari. L’esercito russo con le riforme apportate da Barclay stava assumendo un aspetto più moderno ma il miglioramento non giunse a toccare tutte le varie branche delle forze armate . Lo stato maggiore era sempre poco addestrato ed efficiente; gli importanti dipartimenti amministrativi erano trascurati, il servizio di commissariato e dei trasporti erano ancora rudimentali, la branca medica era organizzata in maniera del tutto primitiva. Quanto ai generali comandanti di corpo, nel loro insieme erano di buona qualità essendo stati selezionati dallo zar in persona. Dopo Barclay de Tolly la personalità più importante era il generale Bagration di origine armena. Era un buon combattente, di grande esperienza che aveva servito sotto Suvorov , ma che era troppo avventato ed impaziente, caratteristiche che lo portarono spesso a conflitto con il metodico Barclay. Era sicuramente molto popolare tra i suoi immediati dipendenti ed anche tra gli ufficiali inferiori ed i soldati. Dopo di lui veniva il generale Tormasov destinato al comando della 3° armata , soldato di capacità passabili, piuttosto zelante per la disciplina ma con la deplorevole abitudine di tenere in battaglia le sue formazioni sempre eccessivamente estese.Dietro le quinte ma destinato a giocare un ruolo di importanza vitale prima della fine stava il generale Kutuzov un veterano di grandissima esperienza accumulata durante i suoi sessantasette anni di cui 52 dedicati al servizio delle armi.
Era stato il comandante in capo delle armate austro – russe nel 1805 e veniva generalmente considerato il “ grande vecchio” delle forze armate russe nonostante la sua disfatta di Austerlitz. Nel 1812 Kutuzov era troppo vecchio per il comando effettivo ma prima che fosse passato un anno si era guadagnato il grado di maresciallo di campo ed il titolo di principe di Smolensk dopo l’importante lavoro svolto a seguito della sua nomina a comandante supremo il 20 agosto. Ai generali sopra nominati seguivano ancora il generale Bennigsen comandante ad Eylau e a Friedland. Il generale Platov comandante della cavalleria leggera ed infine il generale Phull un prussiano di scarse capacità ma in quel momento nelle grazie dello zar; ebbe purtroppo una larga parte nella preparazione della strategia russa del 1812. Da parte francese la preparazione per la grande impresa venne fatta con la massima previdenza e cura dei dettagli. Napoleone non sottovalutava nel complesso l’entità del problema che stava per affrontare ; sapeva che avrebbe dovuto affrontare grandi armate russe che operavano su un teatro molto vasto dove le strade erano in cattivo stato , le risorse di cibo praticamente inesistenti ed il clima tendente a grandi variazioni dal freddo al caldo, nonostante questo non valutò in giusta misura l’entità delle difficoltà che avrebbe dovuto superare. Furono comunque letti e studiati tutti i libri a disposizione che parlavano della Russia e sulla base degli studi fatti Napoleone calcolò che gli sarebbero stati necessari almeno 500.000 uomini di prima linea ed una forza di riserva alle spalle ancora maggiore. Fino ad allora le forze da lui comandate in campo non avevano superato le 200.000 unità per volta; adesso nel 1812 stava pensando ad un esercito che numericamente era almeno tre volte maggiore. I provvedimenti preliminari erano stati presi fin dal 1810 quando l’imperatore aveva ordinato l’armamento ed il rafforzamento di molte fortezze tedesche e polacche di particolare importanza con la scusa di prendere dei provvedimenti per la presunta minaccia di un attacco russo contro il granducato. L’anno successivo poiché Napoleone si era reso conto che una guerra contro la Russia era inevitabile vennero definitivamente sospesi i preparativi per l’invasione dell’Inghilterra; così l’imperatore ebbe le mani libere per la méta che si era prefisso. Fece anche qualche tentativo di avanzare verso la Gran Bretagna , tramite le banche internazionali, qualche proposta di pace che vennero puntualmente respinte. Nello stesso periodo lungo i confini orientali dell’impero francese venivano costituiti tre corpi di osservazione per una forza complessiva di 200.000 uomini, mentre Napoleone faceva capire ai suoi alleati che in caso di crisi avrebbe preteso 50.000 uomini dall’Italia, 130.000 dalla Confederazione del Reno ed altri 50.000 polacchi, oltre a contingenti prussiani e austriaci , il tutto in aggiunta alle già esistenti forze che non erano da poco. Non fu certo un compito facile mettere insieme il numero dei soldati occorrente per la missione e si dovette ricorrere a tutti i possibili espedienti. . Il fatto che dall’ottobre 1809 al giugno del 1812 fossero trascorsi due anni e mezzo abbastanza pacifici rappresentò un notevole aiuto perché dette tempo a sufficienza per richiamare ed addestrare nuove classi di reclute, e per armare i nuovi alleati, per riorganizzare le vecchie formazioni. L’imperatore organizzò questa poderosa massa di uomini in tre gruppi. Nel primo gruppo riunì ben 449.000 soldati che formavano il gruppo di tre armate destinato ad essere l’avanguardia dell’invasione. L’armata principale , sotto il suo comando era composta da almeno 250.000 uomini suddivisi in due corpi di cavalleria comandati da Murat, nella Guardia imperiale ed in tre corpi d’armata di forza diversa comandati da Davout ( 72.000), Oudinot ( 37.000) e Ney e tale numero dipendeva dalla stima che aveva l’imperatore nei comandanti. Questa armata comprendeva la maggior parte dei soldati di nascita francese ma c’erano anche alcune aliquote di formazioni alleate.Infine per la sorveglianza dei fianchi e delle spalle dell’armata principale, Napoleone aveva creato due armate ausiliarie e due gruppi semi autonomi costituiti in maggioranza da truppe alleate . Oltre all’opera di fiancheggiamento, Napoleone le voleva utilizzare per organizzare dei finti attacchi quando la campagna fosse stata in pieno svolgimento. La prima armata ausiliaria venne affidata ad Eugenio ed era composta da 80.000 tra italiani e bavaresi , la seconda fu data al fratello di Napoleone Girolamo ed era composta da 70.000 tra westfalici, sassoni, assiali e polacchi. La scelta dei due personaggi quali comandanti va considerata una decisione di Napoleone per eliminare le rivalità tra i marescialli, ma era noto che la competenza di Eugenio era appena sufficiente come comandante e Girolamo non aveva mai brillato come generale. Per eliminare questi problemi Napoleone aveva nominato due capi di stato maggiore molto capaci : Desollers per Eugenio e Marchand per Gerolamo. I fianchi estremi della Grande Armata sarebbero stati difesi da dal X corpo d’armata ( 32.500 uomini) di MacDonald sulla sinistra cioè il Baltico e il corpo austriaco del principe di Schwarzenberg ( 34.000 uomini) sulla destra. Le forze che componevano il secondo gruppo erano di circa 165.000 uomini e avrebbero dovuto costituire una riserva per le tre armate già descritte. Erano suddivisi in vari reparti il più forte dei quali era al comando del maresciallo Victor con 33.000 uomini. Nel terzo gruppo Napoleone aveva organizzato una terza riserva di 66.000 soldati al comando del maresciallo Augereau più il personale delle guarnigioni lasciate a Danzica e lungo la Vistola e diversi altri reparti nelle retrovie. Oltre a questi uomini era stato chiesto al re di Danimarca di dislocare 10.000 uomini nell’Holstein. Per la difesa dell’impero che sarebbe rimasto privo di truppe regolari l’imperatore aveva ordinato al ministro della guerra di richiamare tutti gli individui di sesso maschile che ancora fossero rimasti in Francia suddividendoli in tre contingenti a seconda dell’età. Il primo cioè tutti quelli compresi tra i 20 e i 26 anni doveva essere mobilitato subito e suddiviso in cento coorti che avrebbero dato un totale di 80.000 uomini a questi si sarebbero aggiunti per la difesa della patria i due reggimenti della Giovane Guardia che erano rimasti in Francia, 24 battaglioni di linea e altri 8 battaglioni stranieri, 8 squadroni di cavalleria e 48 batterie ausiliarie oltre a 156 battaglioni assortiti dei depositi ed alle varie forze poste a guardia delle spiagge.. Nel complesso i reparti posti in ordine di marcia per la campagna di Russia costituivano il più grande esercito che l’Europa avesse visto nei secoli; la massa tuttavia non voleva dire tutto, perché dal punto di vista della qualità c’erano notevoli limitazioni. La sua organizzazione era superiore a qualsiasi altra forza europea ma la nuova Grande Armata di Russia era un complesso troppo eterogeneo.
Comprendeva infatti soldati di almeno 12 nazionalità che prestava servizio per costrizione e senza alcun entusiasmo. Dei 614.000 uomini che costituivano la prima e la seconda schiera, poco meno della metà, circa 302.000 erano francesi; i tedeschi , gli austriaci e i prussiani erano circa 190.000, i polacchi ed i lituani erano circa 90.000 ed il resto comprendeva italiani, illirici, spagnoli e portoghesi. La maggior parte di questi contingenti combatté con valore nei vari momenti della campagna. Il comando di una tale massa di uomini rappresentava un problema ; secondo la mentalità di Napoleone il comando doveva essere centralizzato e tutta l’autorità sotto il suo diretto controllo nonostante il carico di lavoro fosse diventato insostenibile per un solo uomo. Una volta entrati in una zona vasta come la Russia, Napoleone non poteva essere dappertutto ; all’atto pratico la vastità della guerra che stava per intraprendere era veramente al di là della pur eccezionale capacità dell’imperatore.

Per quanto riguarda la truppa anche nei reparti francesi la proporzione di coscritti freschi di leva e privi di esperienza militare , se si esclude quella dei depositi, era decisamente superiore a quella che si poteva riscontrare nelle armate precedenti , soprattutto nella fanteria. Quanto alla cavalleria era ottima sul campo di battaglia, ma come sempre insufficiente e la campagna di Russia avrebbe messo ben presto in luce, a causa dei repentini cambiamenti di clima, le deficienze dei reparti nella cura dei cavalli.
Gli sforzi che Napoleone e il suo stato maggiore fecero per predisporre un sistema di rifornimenti adeguato alla situazione, furono straordinari. L’imperatore sapeva benissimo che le pianure deserte e le fitte foreste della Santa Russia non avrebbero potuto dare da vivere nemmeno a d un quinto del suo esercito e temeva inoltre che i russi avrebbero fatto ricorso al sistema della terra bruciata come era successo in Spagna. Decise quindi che il suo esercito doveva essere autosufficiente il più possibile anche se questo significava ricorre alla creazione di depositi e ai convogli. Vennero così creati ventisei battaglioni da trasporto ; quattro di essi erano equipaggiati con 600 carri leggeri con la capacità ciascuno di 600 chili; altri quattro con 600 carri pesanti della capacità di 1000 chili ciascuno; i rimanenti avevano in dotazione 252 carri trainati da quattro cavalli della capacità di 1500 chili ciascuno. Per le razioni di carne vennero riunite grandi mandrie di bestiame e di buoi in particolare perché accompagnassero l’esercito nella sua marcia verso oriente.
La Grande Armata era seguita da non meno di 200.000 quadrupedi ivi compresi i 30.000 cavalli dell’artiglieria e gli 80.000 della cavalleria, con un totale di circa 25.000 veicoli, cifra che comprendeva dei carri per i rifornimenti, dei cassoni porta munizioni , delle ambulanze e di tutti gli altri tipi di carriaggi. La direttiva generale era quella di provvedere a ventiquattro giorni di razioni per ogni soldato, prima dell’inizio delle operazioni.
Diamo adesso un cenno alle caratteristiche generali del teatro su cui si sarebbe svolta la guerra.Si può dire che questo era diviso in due fronti ; quello settentrionale e quello meridionale separati dalla difficile zona delle paludi del Pripet . Il fiume in se stesso non rappresentava un ostacolo insuperabile poiché la sua larghezza oscillava dai 25 ai 100 metri , dava però origine su entrambe le rive ad una vasta regione di paludi e di acquitrini che si stendeva con la forma di una grande mezzaluna dalle vicinanze di Brest – Litovsk a ponente a quelle di Kiev a levante. Una armata che doveva operare in quella zona era costretta a servirsi per muoversi delle poche strade che attraversavano quelle paludi su argini Sotto tutti i punti di vista gli acquitrini del Pripet rappresentavano una zona di terra di nessuno posta a separare le due aree della Russia occidentale che erano praticabili dal punto di vista militare. A nord tra la Polonia e Smolensk si estende una vasta area di terreno improduttivo coperto di foreste e di acquitrini, di laghi e di paludi; dopo quella città il terreno diventa più aperto , ondulato e fertile, ma nel 1812 la popolazione di tutta la zona che andava dalla frontiera a Mosca e Pietroburgo era molto sparsa. Un’altra caratteristica della zona era rappresentata dalla serie dei grandi fiumi che l’attraversavano. Non tutti questi fiumi rappresentavano ostacoli formidabili per un invasore proveniente da occidente. Le strade erano numerose, sia a nord che a sud delle paludi del Pripet, anche se la maggior parte di loro erano malridotte, il che rappresentava un grande svantaggio per la Grande Armata appesantita come era dalla massa dei convogli di rifornimenti e di munizioni. All’atto pratico c’erano solo tre strade che consentivano di passare la frontiera, a Kovno, Grondo e Brest – Litovsk . Napoleone poteva cioè scegliere fra tre grandi vie di avvicinamento a Mosca. Oltre alla disponibilità delle strade, molte altre erano le considerazioni da fare nel preparare la scelta della direttrice principale delle operazioni. Si doveva poi tenere sempre presente il clima russo con le sue condizioni atmosferiche, molto variabili e soggette a variare da caldo estremo a freddo estremo, c’era la questione di poter adeguatamente foraggiare gli animali dell’esercito; si presentava inoltre il problema della sicurezza delle linee di comunicazione che si sarebbero inevitabilmente allungate a mano a mano che le truppe francesi sarebbero penetrate nel territorio russo . Dopo lunghe meditazioni l’imperatore scelse , per lo sforzo principale, il settore settentrionale . I vantaggi che offriva questa zona erano i seguenti. In primo luogo le linee di comunicazione avrebbero fatto capo nelle retrovie al granducato di Varsavia, sicuro e degno di fiducia assoluta che era già organizzato per essere la base logistica dell’intera campagna. In secondo luogo avanzando verso il Niemen nella fase iniziale della guerra, il suo esercito sarebbe passato per regioni abitate in prevalenza da polacchi che avrebbero probabilmente salutato i francesi come liberatori dall’oppressione russa ed avrebbero dato assistenza per la marcia verso oriente.Infine quando si fosse impadronito di Vilna, al di la del Niemen , Napoleone avrebbe potuto scegliere tra due soluzioni: cioè continuare ad avanzare su mosca oppure rivolgersi contro Pietroburgo. Così dopo che tutti i fattori furono presi in esame , l’avanzata nelle regioni settentrionali pareva offrire ai francesi, insieme alla maggior sicurezza strategica, libertà d’azione e flessibilità. Verso la fine di aprile il servizio di informazioni di Napoleone gli aveva fornito una accurata relazione sulla situazione delle forze armate russe. Sapeva quindi che sei corpi d’armata oltre a tre di cavalleria ( Barclay de Tolly) erano dislocati secondo un lungo arco su un fronte di 400 chilometri dalla Curlandia alla Lituania meridionale Seppe anche che due altri corpi d’armata ed un forte contingente di cavalleria si stava concentrando intorno a Lutsk trecento chilometri a sud di Slonim sull’altro lato delle paludi del Pripet Dopo aver studiato la situazione Napoleone scelse come obiettivo iniziale l’armata di Barclay de Tolly e decise di ammassare la Grande Armata intorno a Kovno dopo una veloce avanzata dalle zone di raduno lungo la Vistola , in preparazione della marcia che lo avrebbe condotto a Vilna.
Napoleone sperava che con una penetrazione strategica sarebbe riuscito a dividere in due l’armata di Barclay e a tagliare le comunicazioni del troncone maggiore con Pietroburgo. Come probabilmente Napoleone aveva previsto, per portare a compimento i suoi piani era necessario che alcuni presupposti militari si realizzassero. Intanto avrebbe dovuto muoversi rapidamente per occupare Vilna prima che i russi potessero rendersi conto di quello che aveva in mente: secondo doveva cercare di invogliare quante più divisioni nemiche gli fosse stato possibile a dirigersi nella zona a sud di Grondo , che aveva scelto come terreno di annientamento. Pensò che queste sue intenzioni avrebbero potuto essere meglio tradotte in atto se fosse riuscito a mascherare i propri movimenti; cercò quindi di creare tutte le apparenze di un attacco deciso verso Mosca lungo la via della Volinia , cioè verso le fertili regioni che si estendevano a sud delle paludi del Pripet . La diversione sarebbe stata affidata ai 30.000 austriaci di Schwarzenberg e al VII corpo del generale Reynier che avrebbero iniziato la loro avanzata da Lublino , mentre Girolamo si sarebbe mosso dalla zona di Varsavia per rafforzare la credibilità dell’attacco. Napoleone sperava che questo fosse sufficiente ad attirare l’attenzione dei russi verso sud mentre il grosso dell’esercito francese avrebbe occupato Vilna, preparato una zona di sicurezza che guardasse a nord della linea dei fiumi Niemen e Vilia e preparato una manovra aggirante distruttiva sulla destra per intrappolare e distruggere le forze russe.
Mentre Girolamo e gli austriaci tenevano agganciate le truppe russe , il grosso dell’esercito francese sotto il comando dell’imperatore sarebbe avanzato fino a raggiungere il Niemen attraversandolo nei pressi di Kovno, per dirigersi rapidamente su Vilna. Dopo circa dodici giorni di marcia le varie formazioni francesi avrebbero dovuto cominciare a riunirsi e Napoleone avrebbe ottenuto la sua concentrazione di 400.000 uomini in un solo punto e li avrebbe lanciati sul fianco destro dei russi e alle loro spalle. Una volta intrappolati nella sacca Grondo – Slonin, i nemici non avrebbero potuto fare altro che combattere o arrendersi. Un piano che in teoria appariva infallibile. L’imperatore scrisse a Berthier l’11 giugno : “ Il nemico perderà molti giorni in marce per intraprendere operazioni inutili che, in ultima analisi, potranno solo portarlo sulla Vistola , mentre l’ala sinistra del nostro esercito, dopo aver superato il Niemen , piomberà sul suo fianco e sulle retrovie prima ancora che esso possa ripercorrere la strada già fatta”. Questo piano era ingegnoso e ricco di possibilità da sfruttare, il che sta a dimostrare che le capacità strategiche di Napoleone erano ancora integre; aveva la capacità di vedere nel suo insieme l’intera operazione che coinvolgeva 500.000 uomini dalla fase iniziale dell’adunata fino alla fase finale. Purtroppo il problema del tempo e della distanza doveva dimostrarsi troppo grave per le capacità di un singolo uomo anche se geniale come era Napoleone. L’imperatore si era già reso conto dell’importanza fondamentale della completa sincronizzazione dei movimenti da parte di tutte le sue forze. Il suo piano era stato sicuramente ben concepito. Quello che sarebbe mancato era l’armonia nella sua esecuzione. Nel frattempo quali erano i piani che lo zar e i suoi consiglieri stavano mettendo a punto? Fin dall’inizio la difensiva fu il principale concetto ispiratore ; vi sono poche notizie circa considerazioni di manovre offensive anche se una puntata verso Varsavia fu presa in considerazione nel caso che la situazione generale fosse apparsa favorevole e lo sviluppo della pianificazione russa fosse stato più avanzato al momento dell’attacco francese. Nel marzo e nell’aprile del 1812 lo zar richiamò le sue forze che erano tutte disperse, e le ammassò in due armate nei pressi delle frontiere occidentali; poi con la risoluzione del problema con la Turchia prese in considerazione la formazione di una terza armata sul fronte occidentale. Così in giugno i russi avevano in campo tre armate pronte per l’immediato impiego con una forza complessiva di 218.000 soldati. L’armata più numerosa , quella di Barclay de Tolly, aveva 127.000 soldati e comprendeva 19.000 cavalieri con l’appoggio di 584 cannoni. Il fianco destro di questa armata , quello del Baltico, era al comando del generale Wittgenstein il centro con base a Kovno con lo schermo protettivo dei cosacchi di Platov , L’ala sinistra era al comando del generale Doctorov Il comando di Barclay era a Vilna. La 2° armata occidentale consisteva in due corpi d’armata aveva un totale complessivo di 48.000 uomini compresi 7000 cavalieri della cavalleria regolare comandati da Bagration . In ultimo il generale Tormasov stava costituendo la 3à armata nella Volinia occidentale; questa formazione che più tardi raggiunse i 43.000 uomini, in maggio era ancora dispersa e assolutamente impreparata. Alcuni studiosi contemporanei pensano che la linea del Niemen sarebbe stata indifendibile e che il piano originale definito da Barclay e Bagration fosse quello di effettuare una graduale ritirata davanti alla Grande Armata dopo aver riunito le loro forze per andare a schierarsi dietro la Dvina la Beresina e il Dnieper. Le cui rive erano una formidabile linea difensiva che andava da riga sul baltico, fino al Mar Nero Probabilmente era questa la zona sulla quale Alessandro aveva pensato di prendere posizione per la sua prima battuta d’arresto iniziando la costruzione di imponenti fortificazioni nelle zone più importanti. Le difese di Riga, sul Baltico e di Kiev sul Dnieper vennero rafforzate. All’atto pratico questi piani sarebbero caduti nel vuoto , perché quando la campagna ebbe inizio, le armate dei generali Barclay e Bagration erano ancora molto lontane l’una dall’altra ed i lavori di fortificazione erano da poco iniziati. Il grande campo fortificato di Rissa che era il progetto prediletto da Phull era effettivamente stato condotto a termine , ma doveva dimostrarsi assolutamente inutile perché non poteva essere difeso per motivi strategici. Nonostante questo alla lunga il concetto fondamentale dello zar di servirsi della vastità della Russia per stroncare l’esercito francese, doveva dimostrare la sua buona efficacia. Nel maggio lo zar diceva a Narbonne: “ Se l’imperatore è deciso a dichiarare la guerra e se la fortuna assiste la nostra giusta causa, dovrà andare fino alla fine del continente per trovarvi la pace”. Anche questa si rivelò una giusta profezia. Durante i primi mesi del 1812 i due contendenti affrettarono la preparazione finale; l’8 febbraio Napoleone mobilitò il suo esercito facendo sapere che l’ammassamento delle truppe nella Germania settentrionale era dovuto a misure puramente locali , destinate a rafforzare il Sistema Continentale e a porre fine ai commerci illegali con l’Inghilterra che stavano aumentando.Il 15 maggio il grosso del suo esercito era concentrato nella zona da Danzica a Varsavia fino agli argini della Vistola e il 26 il comando imperiale emanò gli ordini per avanzare verso il Niemen . Con lo schermo della cavalleria di Murat e i corpi di MacDonald e di Schwarzemberg che proteggevano rispettivamente il fianco settentrionale e quello meridionale, la Grande Armata iniziò a muoversi con le sue tre grandi formazioni che avanzavano in colonna . La concentrazione dell’esercito e la successiva avanzata per stabilire il contatto con il nemico, furono condotte bene anche perché non venne incontrata alcuna opposizione; però il logorio delle truppe che erano obbligate a compiere lunghe marce un giorno dopo l’altro era diventato considerevole. Mentre le truppe della Grande Armata terribilmente affaticate si dirigevano verso oriente per ammassarsi nelle zone di concentrazione, Napoleone stava prendendo le sue ultime decisioni politiche e diplomatiche. Il 9 maggio il seguito imperiale lasciò St. Cloud e si diresse alla frontiera. Una settimana dopo raggiunse Dresda . Seguirono due settimane di riunioni e di pranzi poi Napoleone tornò ai suoi progetti bellici ; lasciando Dresda il 29 maggio fece un velocissimo giro di ispezione alle principali basi del suo esercito . Il 17 giugno l’imperatore finalmente raggiunse il gran quartier generale, che era ad Insterburg e trovò che tutto era ormai quasi pronto . Accompagnò Berthier ed il suo stato maggiore verso Kovno, seguendo la strada della foresta e superando le colonne in marcia del I corpo d’armata. Ormai i suoi uomini erano presi dall’eccitazione : “ Le truppe erano magnifiche ed accolsero l’imperatore con genuino entusiasmo. Tutta quella massa di giovani era piena di ardore e sprizzava buona salute”. Pochi di loro avrebbero rivisto le loro case.
 
 
 
INIZIA L’ATTACCO ALLA RUSSIA
 
 
 
Il 22 giugno 1812 una pattuglia di cavalleria polacca si spinse con precauzione al trotto sugli argini occidentali del Niemen e scrutò con attenzione l’altra sponda per scoprire eventuali tracce del nemico. Ben presto venne raggiunta dall’imperatore in persona che era venuto a controllare la zona prescelta per il guado. Nella notte stessa Napoleone si fece prestare un mantello ed un berretto da ussaro polacco e , accompagnato soltanto dal generale del genio Haxo effettuò un accuratissimo esame di ambedue le rive. Le ricognizioni continuarono per la maggior parte del giorno successivo , mentre la riserva di cavalleria ed i corpi di Oudinot e Davout seguiti dalla Guardia avanzavano lentamente attraverso la foresta di Vilkavikis, prendendo ogni precauzione per mascherare la loro presenza nelle immediate vicinanze del Niemen.Il guado ebbe inizio alle 10 della sera del 23. Il generale Morand aveva fatto in modo che tre compagnie di fanteria leggera attraversassero in precedenza il fiume su piccoli battelli e, al riparo di quello schermo costituito da quei reparti i pontieri del generale Eblè si misero al lavoro pieni di buona volontà. All’alba tre ponti di barche erano stati approntati ed il rimanente della divisione di Morand e la maggior parte della cavalleria della riserva passarono rapidamente sulla riva orientale. Durante il 24 e il 25 il resto dell’armata attraversò il fiume dilagando poi sul suolo della Santa Russia. Se si escludono tre fucilate sparate da una pattuglia di cosacchi , non venne fatto alcun tentativo da parte dei russi per ostacolare il passaggio del fiume ; tutta la zona rimase tranquilla e Kovno venne occupata senza incontrare alcuna opposizione. Napoleone cominciava a sentirsi un poco a disagio .
In base ai piani le sue unità di avanguardia al comando di Murat avrebbero dovuto prendere contatto con le posizioni di Barclay prima di Kovno, ma le informazioni che i suoi reparti esploranti gli inviavano non davano alcuna indicazione certa sulla presenza del nemico. Finalmente la verità venne a galla: Barclay aveva già iniziato la ritirata su Vilna, e questa mossa costituiva il primo passo per una ritirata generale sulla linea fortificata della Dvina. Poco dopo arrivarono notizie dalla destra francese che Bagration non soltanto non aveva accennato a voler attaccare in direzione di Brest - Litovsk o di Varsavia, ma stava spostandosi verso nord con l’intenzione di ricongiungersi con Barclay. Queste notizie rafforzarono l’opinione che Napoleone si era fatta e cioè che i russi avessero correttamente interpretato i suoi movimenti, tendenti a portare l’attacco di maggior peso attraverso Kovno ; tutte le minuziose manovre di mascheramento prese per nascondere la manovra del grosso delle forze erano quindi state di scarsa utilità.
Il fatto che Barclay si stava ritirando verso Drissa significava che aumentava la distanza che separava la sua armata da quella di Bagration il che ritardava la concentrazione delle sue formazioni russe. Napoleone ed Eugenio erano ancora in tempo per incunearsi tra le due ali nemiche e prendere così Bagration in trappola; infatti proprio lui era stato prescelto adesso come obiettivo principale. Tutto dipendeva dalla possibilità di avanzare tanto rapidamente da poter occupare Vilna e farne un centro di operazioni per l’attacco avvolgente, mentre le forze di Gerolamo sarebbero passate dalla difensiva all’offensiva per esercitare una forte pressione frontale sulla II armata d’occidente e impedirle quindi di sfuggire verso oriente prima che l’imperatore riuscisse ad agganciarla. La difficoltà risiedeva nella possibilità di realizzare le condizioni richieste. In primo luogo Napoleone non poteva spingersi verso Vilna fintanto che il suo fianco e le sue retrovie non fossero state rese sicure dall’arrivo delle forze di Eugenio a Kovno per difendere le sue linee di comunicazioni sul Niemen. Eugenio purtroppo era già in ritardo di due giorni sulla tabella di marcia a causa delle difficoltà da superare con i suoi pesantissimi convogli di rifornimenti le cattive strade da percorrere; questo voleva dire che Napoleone doveva trattenere l’avanzata di Murat che invece sarebbe potuto giungere il 27 a Vilna senza difficoltà e nel contempo trattenere Davout dietro il Niemen fino a quando Eugenio non fosse riuscito a cavarsela ed ad assicurare la protezione delle comunicazioni. C’era il timore che Bagration si potesse trovare nella posizione ideale per attaccare le linee di comunicazione. Poi non c’era alcuna indicazione che confermasse che Gerolamo stava effettivamente avanzando dalla zona di Varsavia per intercettare Bagration.
Così fin dall’inizio della campagna la mancanza di sufficiente mobilità con tutti i relativi problemi minacciava di rovinare il brillante piano strategico di Napoleone . C’era da aggiungere che né Napoleone né i suoi subalterni avevano alcuna esperienza pratica precedente circa l’influenza disastrosa che i lunghi e pesanti convogli avrebbero potuto esercitare sulla capacità di avanzata dell’esercito. Mentre l’imperatore stava maledicendo le sfortune dei suoi battaglioni da trasporto, Murat correva a briglia sciolta verso Vilna alla testa dei suoi 22.000 cavalieri . Oudinot dopo aver occupato Kovno ed averne riparato il ponte, stava passando sull’altra riva del fiume Vilia diretto a Keidany dove sperava di intercettare le due divisioni di Wittgenstein che sembrava fossero state lasciate allo scoperto dopo la ritirata del grosso dell’armata di Barclay. Oudinot era protetto da MacDonald che stava avanzando da Tilsit sulla sua sinistra e dal III corpo di Ney sulla destra. Tuttavia Napoleone fu costretto a rallentare la corsa della sua cavalleria nel settore centrale, avvertendo anche Oudinot di avanzare con cautela nella sua ricerca di Wittgenstein; lo stato maggiore imperiale preferiva ricevere informazioni precise sulla forza totale di Barclay e sulla sua attuale dislocazione e non gradiva che vi fosse una azione di carattere non conclusivo sul suo fianco sinistro. La mattina successiva lo stato maggiore francese riuscì ad avere una inaspettata fortuna; furono intercettati alcuni dispacci dai quali fu possibile sapere che lo zar e la I armata erano ancora di fatto a Vilna e che quella città era stata designata come punto di incontro con i reparti di Bagration che si dirigevano a nord. Siccome Eugenio stava attraversando il Niemen a Piloni , Napoleone si senti libero di schierare la sua armata in ordine di battaglia e di spingersi su Vilna senza ulteriori ritardi. All’alba del 28 tutto era pronto per l’azione e Murat guidò le forze contro la città. Le speranze dell’imperatore per una battaglia decisiva furono presto deluse perché i russi si limitarono ad attaccare i francesi con l’artiglieria prima di abbandonare la città e dopo aver incendiato tutti i depositi e distrutto il ponte. Così anche Vilna cadde in mani francesi senza alcuna lotta . Napoleone aveva realizzato una limitata penetrazione nelle posizioni russe ma il successo era incompleto; i soldati francesi erano sempre più affamati perché i rifornimenti continuavano a rimanere indietro e di conseguenza il saccheggio, l’affannosa ricerca di foraggio e l’indisciplina generale stavano iniziando a diventare cronici.

 
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Ricordo ai lettori dei miei articoli, a cui rivolgo i più sentiti ringraziamenti, le mie pubblicazioni di storia del
periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie:

-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001
-- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003
-- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004
-- Salò e l'Italia nella guerra civile. Edizioni Ibiskos, 2005
-- 25 luglio 1943 - La fine inconsapevole di un regime. Edizioni Ibiskos, 2007
-- Carri armati Tedeschi e Italiani 1939-1945 - edizioni Chillemi 2008
-- “L’Italia fascista 1933-1940 Gli anni del consenso e dello stato totalitario “ volume I - Ibiskos - Editrice Risolo, Empoli 2009