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Le battaglie di Cassino - II^ parte
(1 voto)
Scritto da Mario Ragionieri   

Eccoci cari lettori alla II puntata della storia delle battaglie di Cassino; nella prima abbiamo parlato del Volturno e della necessità per i tedeschi di abbandonare quella linea sotto la pressione delle forze Alleate. In questa parte tratteremo della vera e propria battaglia di Cassino e della linea Gustav di cui Cassino era il perno principale.
Il prologo dello scontro che si sarebbe prospettato avvenne in data 14 ottobre 1943 quando giunse a Cassino il Ten. Col. Schlegel al comando di un reparto della Panzer divisionen Hermann Goring. Egli convinse l'abate Gregorio Diamare del pericolo che incombeva sull'abbazzia che di li a poco si sarebbe trovata nel bel mezzo della linea di resistenza tedesca (linea Gustav) e che dovevano essere messi al sicuro tutti i tesori artistici e storici che erano contenuti all'interno del monastero Benedettino. I tedeschi si impegnarono ad evacuare le opere d'arte e a consegnarle al Vaticano con un utilizzo di circa 120 automezzi che fecero la spola tra l'abbazzia e Roma con il costante rischio di attacchi aerei da parte degli Alleati.

Contemporaneamente fu imposto lo sfollamento delle persone che si trovavano all'interno dell'abbazia e dei paesi vicini, Cassino compreso. La cittadina di Cassino e i paesini circostanti divennero una vera e propria fortificazione con trincee, Bunker, cannoni , carri armati e campi minati. Il Monastero, in rispetto ad un impegno preso dai tedeschi con i monaci, non fu fortificato (lo fu solo dopo il bombardamento che gli Alleati fecero per distruggere l'abbazzia).
Intanto gli alleati superati Il Volturno e le altre linee provvisorie previste dai tedeschi per il ripegamento dei tedeschi sulla Gustav, sostenendo violenti combattimenti, giunsero dopo lo scontro decisivo dell' 8 dicembre 1943, ad occupare i primi avamposti della linea Gustav lungo i fiumi Rapido e Gari.



Infatti mentre aspri combattimenti avvenivano nella zona di Mignano Montelungo, Alexander e Clark avevano assegnato al Vi Corpo D' armata, dotato di mezzi corazzati e di artiglieria, di tentare la conquista dei contrafforti delle Mainarde e del Monte Aquilone per puntare direttamente sul nucleo centrale della linea Gustav, il Monte Cairo e Montecassino.
Al corpo francese fu affidato il compito poco gradito di prendere le fortificazioni tedesche nel settore nord di Acquafondata e Viticuso. Il corpo era formato dalla 2° divisione marocchina e dalla 3° divisione algerina. La resistenza tedesca fu particolarmente dura anche se nella zona disponevano di pochi reparti in armi. Per assicurarsi una avanzata più facile gli Alleati sottoposero tutta la zona ad un intenso fuoco di artiglieria che provocò come al solito gravi danni ai centri abitati e scarse perdite al nemico. Questa situazione continuò fino a gennaio 1944 quando il VI corpo d'armata angloamericano fu sostituito dal II corpo d'armata che continuò ad utilizzare i reparti nord africani nonostante questi si fossero resi responsabili di inaudite violenze sulla popolazione civile. Gli americani presero Viticuso il 12 gennaio e il giorno successivo anche Acquafondata fu conquistata dalle truppe francesi che si lanciarono all'inseguimento dei tedeschi nelle loro retrovie. S. Elia fu presa dagli Alleati il 15 gennaio e da quel momento la zona di Acquafondata fu utilizzata come retrovia delle truppe che si apprestavano all'assalto della linea Gustav. Il 25 gennaio la 3° divisione francese attraversò Rio Seco e si diresse verso Monte Cairo riuscendo a prendere la cima del Belvedere ; da qui si poteva colpire il fianco delle difese tedesche a Montecassino ma dopo sanguinosi e infruttuosi attacchi si dovette desistere dall'impresa.



La battaglia di Cassino avvenne in tre fasi ben distinte tra loro; fasi non certo previste dal comando alleato ma che si resero necessarie per espugnare definitivamente Cassino ed aprire la strada per Roma. Nell'ambito di queste battaglie si inserisce lo sbarco alleato ad Anzio e Nettuno, deciso in conseguenza delle difficoltà che furono incontrate nello sfondamento della linea Gustav.

La 1° battaglia di Cassino (17 gennaio-11 febbraio 1944) ebbe ufficialmente inizio nel pomeriggio del 17 gennaio 1944 quando il X corpo d'armata britannico dette il via ad un violento bombardamento con l'artiglieria contro le unità di fanteria tedesca. Il X corpo riuscì a sfondare il fronte del Graigliano nonostante i contrattacchi che i tedeschi fecero per arrestare l'avanzata del nemico. Il XIV corpo d'armata tedesco posto di fronte al gravissimo rischio dell'imminente crollo del fronte di Cassino si vide costretto a chiedere rinforzi e cioè la 29° e la 90° Divisione panzer Grenadier. La linea di difesa tedesca era costituita dal corso dei fiumi Rapido e Gari che hanno una caratteristica particolare e cioè che hanno una velocità di scorrimento di circa 13 Km/h e raggiungono una profondità media di circa 3 metri. Nella notte tra il 17 e il 18 gennaio il 141° reggimento americano tentò di penetrare le linee tedesche oltre il Gari ma senza successo. Il 20 gennaio altre compagnie d'assalto americane provarono di nuovo ad attraversare il fiume ma ci riuscirono solo in modo parziale a causa della fortissima resistenza opposta dai tedeschi che erano riusciti a mettere in salvo dai bombardamenti gran parte delle armi pesanti in loro dotazione.



Nello stesso momento la 3° divisione di fanteria algerina attaccava il fronte di Cassino per raggiungere Monte Belvedere , Colle Abate e Terelle; in un primo momento le truppe francesi ebbero un buon successo ma la resistenza tedesca divenne fortissima e costrinse i francesi a desistere.
Il 22 gennaio per alleggerire il fronte della Gustav e per dividere le forze tedesche sottraendole da quella linea, gli angloamericani sbarcarono a Anzio ma fu un fallimento; lo vedremo nel prossimo capitolo.
Il 25 gennaio il Generale Clark ordinò l'attacco della città da nord ma ancora una volta l'attacco fallì; una sorte migliore ebbero i soldati tunisini che riuscirono a prendere il monte Belvedere. Nel frattempo il generale Freyberg con il suo corpo neozelandese, rilevò il settore di Cassino con il compito di costituire una testa di ponte nel lato sud della città di Cassino, mentre i soldati americani avrebbero cercato di penetrare verso Piedemonte; l'inclemenza del tempo costrinse ad un continuo rinvio degli attacchi. Freyberg al contrario dei generali Keyes e Ryder, era convinto che gli insuccessi fin li ottenuti fossero da imputare all'artiglieria tedesca che secondo lui era guidata da un osservatorio posto all'interno dell'Abbazzia; alcune osservazioni aeree avevano infatti rilevato la presenza di antenne radio e di soldati tedeschi che si muovevano dentro e fuori il monastero anche se non era stata rilevata alcuna presenza stabile di militari tedeschi all'interno del monastero stesso.



Freyberg chiese che fosse consentito l'attacco aereo al monastero subordinando ogni ulteriore attacco terrestre al bombardamento. Clark dette parere negativo ma Alexander era del parere che se Freyberg riteneva necessaria la distruzione del monastero si sarebbe proceduto al bombardamento. Il piano messo a punto da Freyberg prevedeva l'attacco simultaneo di Cassino, della collina su cui si ergeva il monastero e dell'abbazzia. Il miglioramento delle condizioni atmosferiche permise di stabilire la data del bombardamento che sarebbe avvenuto nel pomeriggio del 16 febbraio; poi anticipato al 15.
Alle ore 12 del giorno 14 la brigata indiana prese posizioni sulla cima del monte Calvario, così come era stato ordinato senza avvisarli però del prossimo bombardamento del monastero. Il 15 febbraio fu effettuato il primo bombardamento con bombe da 250 kg e la seconda ondata sganciò altre 100,000 kg di bombe; tutto fu ridotto ad un cumulo di macerie e solo alcune parti della costruzione restarono in piedi come le mura e lo scalone ma non causò che lievi danni ai tedeschi che avevano opportunamente nascosto uomini e armi pesanti al riparo dei bombardieri.
Il 16 e il 17 la brigata indiana cercò di attraversare il Rapido senza successo e lo stesso giorno il battaglione Maori raggiunse la linea ferroviaria a nord ovest di monte Trocchio , occupando il fabbricato della stazione e riuscendo a spingersi oltre il Rapido anche se , a causa di un forte contrattacco tedesco fu costretto a retrocedere . Il 19 febbraio constatando che tutti i tentativi di prendere Montecassino erano falliti, Alexander ordinò di cessare ogni combattimento lasciando al'artiglieria il compito di continuare a tenere sotto pressione i tedeschi. L'inverno e la pioggia mista a neve costituivano un problema di non facile soluzione.

Arriviamo così alla seconda fase della battaglia di Cassino (dal 20 febbraio al 25 marzo)
Il 21 di febbraio iniziavano i preparativi per un nuovo attacco predisposto dal generale Freyberg; La decisione presa era quella di attaccare frontalmente sia Cassino sia la collina e fu previsto un largo impiego di artiglieria e di aviazione. I tedeschi nel frattempo non erano restati inattivi e si erano impegnati a rimpiazzare gli uomini perduti e avevano lavorato sui resti del monastero per trasformarlo in una vera e propria fortezza. I giorni successivi videro un clima pessimo con pioggia e neve che costrinse a rallentare l'attività della fanteria ma non certo quella dell'artiglieria che continuò a colpire duramente la posizioni tedesche.

 
Il 10 marzo il corpo neozelandese che aveva ricevuto la pianta della città di Cassino con le posizioni nemiche e la dislocazione dei campi minati, si preparò per l'attacco. Anche Alexander si era portato al comando operativo per seguire da vicino le operazioni e il bombardamento che avrebbe dovuto ridurre Cassino a un cumulo di macerie. Il 15 marzo alle ore 8,35 ebbe inizio il pesante bombardamento che si protrasse per le successive quattro ore con l'impiego di 575 bombardieri e 200 cacciabombardieri. Se si tiene presente che le forze tedesche consistevano in circa 350 uomini tra paracadutisti e pionieri si può capire quanti Kg di esplosivo in teoria avrebbero dovuto toccare per ciascun soldato (4000 kg). Al termine del bombardamento solo un gruppo di paracadutisti che si erano rifugiati in una caverna ai piedi di Montecassino riuscì a salvarsi. Terminato l'attacco aereo fu la volta dell'artiglieria, della fanteria e dei carri armati che attaccarono ciò che restava di Cassino; i circa 100 soldati tedeschi sopravvissuti organizzarono la difesa della città tra le macerie e riuscirono a bloccare l'avanzata alleata poichè, data la situazione del terreno sconvolto e pieno di crateri e macerie per i carri risultò impossibile avanzare. I neozelandesi conquistarono dopo durissimi combattimenti la rocca Janula ma la statale Casilina restava ancora in mano ai tedeschi. Nella notte il generale Heidrich fu in grado di inviare rinforzi ai pochi tedeschi sopravvissuti che furono protetti costantemente dall'artiglieria posta sulle alture.
Freyberg a quel punto ordinò l'attacco al monastero ma anche questo fallì nonostante gli sforzi dei Rajaputana e dei Gurka che giunsero fino a quota 435 per essere poi scacciati. Nei giorni 16 e 17 marzo i genieri riuscirono a praticare un passaggio per i carri armati attraverso le macerie della città e questo permise la conquista della stazione ferroviaria molto vicina alla Casilina.


Il 17 fu permesso attraverso una tregua di recuperare da entrambe le parti i morti e i feriti. Nella giornata del 18 marzo i tedeschi tentarono di recuperare la stazione ma i neozelandesi li respinsero; la città di Cassino era quasi tutta in mano alleata e i genieri erano al lavoro per costruire le strade necessarie ai mezzi pesanti. A questo punto i neozelandesi con gli indiani e gli americani, appoggiati da molti mezzi corazzati si mossero verso la Masseria Albaneta verso Montecassino; i genieri erano riusciti a costruire una strada fin quasi ad 800 metri dal monastero. I carri però per avanzare furono costretti ad incolonnarsi e quando si trovarono sotto il fuoco tedesco, furono distrutti e costretti a ritirarsi determinando l'ennesimo fallimento.



Alexander a questo punto , convocati tutti i comandanti decise di sospendere l'attacco tranne per Freyberg che chiese e ottenne di effettuare un ulteriore tentativo. Il 22 marzo i neozelandesi attaccarono i paracadutisti tedeschi ma l'attacco fallì nuovamente anche dopo che i gurka in un ultimo disperato tentativo avevano cercato di sorprendere i paracadutisti tedeschi. Alexander predispose la definitiva sospensione dell'offensiva.
Aveva termine la seconda battaglia di Cassino dove i tedeschi pur avendo subito molte perdite, avevano dimostrato che la fanteria se ben addestrata era in grado di resistere anche ad attacchi di forti formazioni corazzate.
Alexander acconsentì di spostare l'8° armata nel settore di Cassino per una vera e propria offensiva finale e già il 24 marzo in preparazione della nuova offensiva, furono colpite e distrutte tutte le vie di comunicazione e di rifornimento delle forze di Kesselring.

Terza battaglia di Cassino (dal 26 marzo al 18 maggio)
Verso la metà del mese di marzo il generale Anders si incontrò con il generale Leese comandante dell'8° armata per studiare l'attacco da effettuarsi nella primavera. I compiti dell'8° armata erano quelli di forzare il fiume Rapido e conquistare il monastero poi la 5° armata si sarebbe unita all'8° per creare un collegamento con la testa di ponte di Anzio e di li giungere a Roma in breve tempo.In quel momento sul fronte che andava da Gaeta a Cassino c'erano 17 divisioni 9 dell'8° armata e 8 della 5° armata. Al corpo d'armata polacco fu affidato il compito di prendere d'assalto Montecassino.



Infatti la 3° fase della battaglia di Cassino, svoltasi interamente nel mese di Maggio e quindi con condizioni climatiche ottimali, ebbe come prologo una serie di manovre tese a far credere ai tedeschi che le forze alleate avrebbero sospeso il tentativo di sfondare la Gustav presso Cassino e avrebbero invece effettuato una azione su Civitavecchia per giungere direttamente a Roma. Lo spostamento dei reparti dell'8° armata avvennero di notte mentre il corpo polacco posizionato dietro Montecassino, restò sul posto osservando il più assoluto silenzio radio e restando mascherato. Le unità britanniche che erano preposte all'attraversamento del rapido e del Gari si esercitarono all'attraversamento del fiume dietro la linea del fronte e i lavori per attraversare i fiumi furono eseguiti di notte per essere nascosti durante il giorno agli osservatori tedeschi. Il corpo di spedizione francese fu posizionato a Suio e si riuscì a mascherare l'arrivo di due divisioni canadesi sul Rapido e sul Gari mentre il tiro delle artiglierie fu mantenuto nella normale attività giornaliera per non destare sospetti sulla presenza di nuove unità.

L'11 maggio ebbe inizio un violento bombardamento contro le linee tedesche mentre le divisioni marocchine iniziarono ad avanzare verso gli Aurunci e si spinsero fino a Monte Maio. Le divisioni indiana e britannica attraversarono il rapido a Sud di Cassino e si posizionarono sulla sponda opposta.
Il 12 anche i polacchi si mossero cercando di raggiungere quota 517; un primo successo si ebbe grazie alla 3° divisione carpatica che prese Monte Calvario mentre l'assalto a Masseria Albaneta non ebbe esito positivo causando gravi perdite. All'alba del giorno successivo entrò in azione l'aviazione alleata che operò in sintonia con le forze terrestri che segnalavano costantemente i vari obiettivi da colpire. Contro tutto questo spiegamento di forze, i tedeschi riuscirono a contenere l'assalto riuscendo a rioccupare monte Calvario e il generale Anders a causa delle gravi perdite subite fu costretto a ritirare le truppe polacche . Dunque un bilancio al termine del primo giorno di scontri della 3° battaglia di Cassino vedeva che solo le truppe coloniali francesi avevano riportato un successo significativo.
Il 13 maggio Kesselring doveva a tutti i costi guadagnare tempo ritardando la caduta di Cassino onde consentire a tutte le unità a rischio di accerchiamento di ritirarsi sulla seconda linea di difesa la linea Hitler.
Nello stesso giorno le forze motorizzate del corpo francese riuscirono ad occupare Sant' Andrea sul Garigliano e la fanteria del marocco giunse al fiume Liri. Il 14 maggio la fanteria marocchina si spinse fino a San Giorgio e quella algerina occupò Castelforte. Si riuscì così da parte alleata a realizzare l'assalto dalla montagna e i Goumiers valicarono i monti Aurunci senza trovarsi di fronte a grosse sacche di resistenza. Juin potè realizzare quello che da gennaio aveva proposto e cioè attaccare Cassino dalla Via Casilina attraverso i monti Aurunci. Così facendo i francesi aprirono una breccia nella linea Gustav attraverso Monte Petrella.
 


Più a sud il corpo d'armata americano dopo violenti scontri riuscì a raggiungere e conquistare il solo paese di S. Maria Infante. I britannici dopo aver costruito un ponte galleggiante sul Rapido, presero di forza Sant'Angelo; mentre la divisione indiana prese il paese di Pignataro. Il 16 la fanteria Crossova, riusciva a prendere il pendio meridionale del Widmo e il 17 i polacchi ancora all'assalto, condussero l'azione contro colle Sant'Angelo e monte Calvario ma furono rigettati indietro dai paracadutisti tedeschi con notevoli perdite. I Goumiers erano giunti sulla strada Itri -Pico a 40 km alle spalle del fronte tedesco e di li a pochi giorni avrebbero causato la caduta di Montecassino. Le truppe americane avevano preso Formia. La notte del 17 maggio con il bombardamento della stazione di Cassino, ebbe inizio la ritirata delle forze tedesche dal settore di Cassino. All'alba del 18 maggio la tremenda battaglia di Cassino era terminata; il bilancio era pesantissimo da entrambe le parti ma cocente per gli alleati che avevano impiegato tutti quei mesi per percorrere così pochi chilometri mentre merito ai tedeschi di aver saputo pur con forze molto limitate difendere quel territorio così a lungo.

Nel Prossimo capitolo tratterò lo sbarco di Anzio e Nettuno!



MARIO RAGIONIERI

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Ricordo ai lettori le mie pubblicazioni di storia del periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie:

-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001

-- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003

-- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004