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Guerra di Crimea - Fanteria di Linea Britannica
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Scritto da Chiozza   


Nel 1853, dopo quasi quarant'anni di relativa pace in Europa seguita al fallimento dell'impresa napoleonica, scoppia la cosiddetta Guerra di Crimea. Le origini dello scontro sono in effetti la migliore testimonianza della futilità di questo conflitto. Turchia e Russia si trovarono in opposizione per banali priorità di accesso delle varie confessioni religiose ai luoghi santi di Gerusalemme, allora sotto l'autorità della Sublime Porta. Lo Zar Nicola I decise di farsi garante dei diritti dei cristiani ortodossi, a suo dire non tutelati dall'amministrazione ottomana. In realtà il conflitto tra i due imperi perdurava ormai da decenni, con la Russia che, approfittando dello stato di debolezza endemica dell'Impero Ottomano, cercava di aprirsi uno sbocco sul Mediterraneo, dopo essere riuscita ad ottenere quello sul Mar Nero grazie alla conquista della penisola di Crimea. Gli altri Paesi europei guardavano con timore all'imperialismo russo e la diplomazia internazionale si schierò dalla parte della Turchia, in particolare Gran Bretagna e Francia. L'Inghilterra, che in quegli anni stava combattendo la guerra fredda proprio con la Russia nel "Great Play" per la supremazia nel sub-continente indiano, aveva tutto da perdere da un'eventuale crollo dell'impero turco sullo scacchiere mediorientale.

La scintilla che fece esplodere il conflitto fu la distruzione della flotta turca alla fonda per riparazioni a Sinope sul Mar Nero da parte di una formazione russa partita dal porto di Sebastopoli, in Crimea. Le navi a vela ottomane non ebbero neppure la possibilità di difendersi efficacemente dai vascelli a vapore zaristi, armati inoltre di 720 cannoni a più lunga gittata. Fu una strage, si dice che molti marinai turchi furono finiti a scariche di mitraglia mentre tentavano disperatamente di salvarsi dall'affondamento dei loro velieri. L'Europa ebbe il suo casus belli e Francia e Gran Bretagna decisero di organizzare una spedizione militare in appoggio all'esercito turco, ormai già impegnato a fronteggiare anche l'invasione terrestre del proprio territorio. In un secondo momento, dopo il terribile inverno del '54 - '55, a fianco degli alleati intervenne anche il contingente del Regno di Sardegna al solo fine di far accettare alle grandi potenze d'Europa il problema costituito dalla volontà di unificazione nazionale italiana.



La storia del conflitto è nota: la spedizione "punitiva" in Crimea, culminata nel feroce assedio, durato più di un anno, del porto fortificato di Sebastopoli e dei sui forti satellite (Redan, Aleksander, Star, Malakov e Costantine), si concretizzò in tre grandi battaglie campali, sul fiume Alma, a Balaclava e infine ad Inkerman, oltre alla scaramuccia del fiume Cernaia in cui si distinse il contingente sardo comandato da Alfonso La Marmora e alla conquista delle città di Eupatoria e Kerc. Giova però ricordare che la guerra di Crimea non fu combattuta solo nella penisola da cui prese il nome, ma anche in altre parti del mondo: gli inglesi bombardarono con le loro corazzate la città di Kronstadt collocata al termine del Golfo di Finlandia, ad appena 30 chilometri da San Pietroburgo; bombardarono anche alcune installazioni militari in Kamcatka (con scarsi risultati peraltro, tanto che un ammiraglio si suicidò per la disperazione), nel Mare di Behering; i turchi respinsero efficacemente i russi sul Danubio, in Ungheria; sempre i turchi resistettero a lungo con eroismo nella città fortificata di Kars, vicino al confine con l'Ucraina; vi furono alcune battaglie di una certa rilevanza al confine tra Turchia e Ucraina, vinte dal comandante turco Omer Pascià. Persino gli Stati Uniti vennero coinvolti, anche se solo diplomaticamente, nella guerra: attraverso l'appoggio alla Russia, ad esempio, ottennero l'annessione dell'Alaska... In seguito alla minaccia di intervenire a fianco degli alleati da parte dell'Austria, della Svezia e probabilmente anche della Norvegia, finalmente la guerra si concluse nel '56 con il Congresso di Parigi, dopo che a Nicola era succeduto il figlio Alessandro II, senza sostanzialmente modificare lo status quo delle varie potenze se non puntellare l'impero ottomano rallentandone il progressivo disfacimento. Ad ogni modo il dominio russo sull'Europa occidentale venne scongiurato e ai russi fu imposta la smilitarizzazione del Mar Nero.

Lo scopo di questo breve articolo è però un altro; a corredo delle immagini dei soldatini in scala 1:72 della Strelets che ho dipinto e che rappresentano la fanteria di linea britannica (l'unica variazione apportata consiste nelle striscioline di carta bianca che ho aggiunto per riprodurre le tracolle dei fucili), vorrei spendere due parole per descrivere, per quanto mi sia possibile, la situazione vergognosa in cui questi uomini si trovarono a combattere, in un conflitto che per numero di vittime sarà superato solo dal Primo Conflitto Mondiale.



Le condizioni di vita dei soldati furono le medesime per tutti i vari contingenti nazionali impegnati; forse solo ai Sardi, condotti da ufficiali preparati ed equipaggiati in modo impeccabile, furono risparmiati gli orrori più terribili di questa guerra. Le cose andarono storte fin dal primo momento dello sbarco in Crimea (l'arrivo in zona di guerra era stato preceduto da due lunghe soste prima a Gallipoli, sui Dardanelli, e poi a Varna sul Mar Nero): i generali incaricati della ricognizione presero un abbaglio, scelsero un punto della costa poi giudicato impraticabile e al momento di prendere terra si dovette fermare tutto e rivedere i piani. Questo comportò inutili sofferenze agli uomini imbarcati (quasi 100.000 tra francesi e inglesi) che rimasero fermi al largo quasi senza acqua. Anche a logistica fallì tragicamente il suo compito, molti soldati rimasero privi di zaini, equipaggiamenti e tende da campo. I rifornimenti di abiti e tende invernali furono bloccati dalla burocrazia e giunsero dopo il gelido inverno del '54 quando migliaia di uomini erano ormai deceduti per assideramento o avevano dovuto subire amputazioni agli arti. Quando alla fine arrivarono, fuori stagione, erano di taglie che avrebbero potuto vestire solo dei bambini visto che si tendeva a risparmiare ferocemente sui costi delle forniture militari per intascare illecitamente tutto il resto. Mancava il combustibile per scaldarsi, il poco che poté essere recuperato sul posto fu requisito per lo Stato Maggiore del Generale Raglan (comandante inglese della spedizione) alloggiato in case di muratura quando i soldati e molti ufficiali dormivano nel fango, spesso all'aperto. La montagna di legna così raccolta alla fine fu bruciata visto che era in eccesso e non si sapeva che farsene. Le stufe erano stivate sulle navi di appoggio dell'armata ma non poterono essere scaricate perché le bolle di accompagnamento erano state giudicate irregolari dai funzionari civili incaricati delle forniture. I magazzini dei vettovagliamenti andarono distrutti prima da una tempesta di immani proporzioni e poi da incendi dovuti all'incuria degli amministratori; i soldati cominciarono a morire di fame. Intanto la cattiva condizione delle strade in inverno e la carenza di trasporti organizzati facevano sì che montagne di viveri rimanessero a marcire sulle banchine dei porti di scalo, venissero rimandati indietro oppure gettati a mare.

In primavera, a causa dell'assenza di acqua potabile, scoppiarono gravi epidemie, colera e tifo in primis, ma anche scorbuto (soprattutto tra i francesi nelle fase finale della guerra). Il colera poteva uccidere per disidratazione attraverso forti dissenterie un uomo in perfetta salute nel giro di poche ore, nelle forme più gravi; gli accampamenti erano invasi di escrementi tanto per via del colera quanto anche per il fatto che le latrine erano state costruite con profondità assolutamente insufficiente per una massa di uomini così grande.



La situazione negli ospedali da campo era spaventosa: soldati feriti, mutilati, invalidi, malati erano lasciati anche per giorni nel fango, persino privi di elementari fasciature, di cibo e di acqua, prima che qualche medico, oberato di lavoro, potesse anche solo visitarli. Molti morivano prima. Poi i casi più gravi erano trasferiti all'ospedale militare di Scutari, sulla sponda opposta del Bosforo rispetto a Costantinopoli, un edificio vecchio e fatiscente, il tetto rotto attraverso cui scrosciava la pioggia, i muri e i pavimenti già marci di umidità e presto imbrattati di sangue e feci. Si trattava di un'ex caserma turca in disuso da decenni e cortesemente concessa agli inglesi dal sultano. In un'epoca in cui i tavoli operatori venivano lavati con secchiate d'acqua che facevano scivolare a terra tutto quello che vi stava sopra, non esisteva un servizio di pulizie. Non esistevano cuscini, materassi e lenzuola, quando erano ormai intrisi di sporcizia venivano semplicemente buttati via; persino le coperte scarseggiavano, molto spesso venivano usate come sudario per seppellire i deceduti. Gli inservienti si limitavano a portare dentro i feriti e i malati e a portare fuori i morti, l'acqua e il cibo erano spesso lasciati fuori dalla portata di quei pazienti che non potevano servirsi delle mani oppure alzarsi da letto. Spesso derubavano i degenti, li ricattavano e si facevano pagare per qualsiasi servizio fosse loro richiesto. Nei sotterranei vivevano donne e bambini, i famigliari dei soldati ricoverati, che non avevano diritto a nessun tipo di assistenza e di cura da parte dell'amministrazione militare tranne che per i pochi soldi che i mariti o i padri potevano dare loro. I sotterranei erano invasi dal sangue e dalle feci che colavano dalle tubature rotte. La sopravvivenza in quell'inferno era breve, i morti venivano portati via una volta al giorno. Bisogna dire peraltro che molti soldati morivano durante il trasferimento via nave dai porti della Crimea, spesso sdraiati sul ponte di semplici mercantili (in mancanza di navi ospedale che avrebbero dovuto essere presenti in quantità nella marina migliore del mondo) esposti al sole e al gelo notturno, spesso senza acqua da bere visto che sulle imbarcazioni era più comune bere alcolici, che resistevano più a lungo alla contaminazione.



Bisogna però ammettere che la situazione ospedaliera migliorò drasticamente grazie alla mobilitazione dell'opinione pubblica britannica e all'arrivo in Crimea di Florence Nightingale e delle sue dame di carità. Non credeva all'esistenza di batteri e virus (anche se in Inghilterra erano già stati pubblicati i primi studi sulla materia e alcuni medici avevano teorizzato la necessità della sterilizzazione dell'acqua potabile tramite bollitura e della disinfezione degli strumenti chirurgici), nonostante ciò era ferma sostenitrice della pulizia e dell'igiene negli ospedali. Grazie a lei e ai suoi agganci sociali e politici riuscì ad ottenere medicinali, biancheria, letti, materassi, bicchieri, posate e soprattutto a dare dignità e quel calore umano ai degenti che è indispensabile per una buona guarigione; spesso infatti le ferite erano anche psicologiche. Furono create inoltre delle associazioni per il sostegno degli orfani e delle vedove di guerra, create delle case in cui potessero vivere dignitosamente le famiglie che avevano seguito i loro cari in guerra, cosa che all'epoca era piuttosto comune dato che molte persone povere non avrebbero potuto sopravvivere senza il sostegno economico del capofamiglia.

I comandanti diedero nella quasi totalità dei casi esempio di completa inettitudine; gli inglesi Raglan, Cardigan, Lucan, Nolan, i francesi Saint-Arnaud, Canrobert e Pélissier, i russi Mensikov e Gorcakov si dimostrarono incapaci di dirigere efficacemente le proprie truppe. Pochi si distinsero positivamente, come gli ammiragli Nakimov, Istomin e Kornilov e il geniere Todleben che coordinarono eroicamente ed efficacemente la difesa di Sebastopoli che resistette contro ogni logica per ben un anno pur nella più completa mancanza di tutto ciò che comunemente si ritiene indispensabile per far fronte ad un assedio. Anche il turco Omer Pascià, nonostante alcuni gravi errori strategici, può essere considerato un buon generale. Fondamentalmente il problema era che si trattava di comandanti impreparati ad una guerra moderna: o, dopo 40 anni di pace, erano giovani ed inesperti di guerra (tranne i francesi che combatterono le guerre d'Algeria, anche se la guerriglia era un'esperienza diversa da quella che dovettero affrontare in Crimea), o erano anziani e dunque legati alla guerra del passato, agli schemi di battaglia delle guerre napoleoniche (Raglan era stato aiutante di campo del Duca di Wellington a Waterloo, Mensikov aveva combattuto Napoleone a Borodino nel 1812, non credeva nei moderni fucili a ripetizione che rifiutò, preferendo il tradizionale assalto alla baionetta, e alla battaglia dell'Alma lasciò inutilizzati i 600 terribili razzi Congreve a disposizione della sua armata...).



Nonostante tutto ciò i soldati che combatterono, soffrirono e morirono in Crimea non cedettero all'abbruttimento, spesso reagirono, molti conservarono la loro umanità e dignità, lottarono con coraggio e onore anche di fronte al crollo dei sogni di gloria di molti. Tanti ufficiali partirono per la guerra cercando l'avventura cavalleresca, pensando ai racconti dei nonni che avevano combattuto contro Napoleone, uomini anche non più giovani, che non avevano mai visto una guerra e che invece trovarono la realtà delle trincee e dei bombardamenti da chilometri di distanza con proiettili esplosivi da 90 chilogrammi. La carica di cavalleria all'arma bianca della brigata leggera di Lord Cardigan contro le postazioni di artiglieria russe che sparavano a mitraglia è sintomatico di una condizione in cui la vecchia concezione cavalleresca della guerra si infranse contro la dura realtà della guerra moderna, spietata e impersonale. Ma come dicevo, i soldati coinvolti nel conflitto, pur nelle differenze culturali tra un Paese e l'altro, reagirono in modo simile, tenendo alto il morale: i Sardi amavano l'opera, i Francesi il teatro e le rappresentazioni comiche, gli Inglesi gli sport virili come le corse di cavalli, l'atletica o la caccia, i Turchi amavano stare in compagnia in silenzio, i Russi amavano le feste e la danza.

Non si può dire che non ci furono episodi di violenza insensata, ad esempio era pratica abbastanza diffusa finire a colpi di baionetta i nemici rimasti sul campo feriti dopo gli scontri, oppure è proprio durante questa guerra che avvennero i primi fenomeni di cecchinaggio, intesi spesso come sport e divertimento, ma in generale gli uomini mostrarono solidarietà reciproca e generosità. Non furono pochi i russi decorati per aver spento le micce dei proiettili dei cannoni caduti al suolo prima che esplodessero o per aver lanciato fuori dalle ridotte e dalle trincee gli ordigni in procinto di esplodere per salvare i propri compagni anziché mettersi in salvo. Spesso nacquero persino delle amicizie tra nemici negli ospedali militari, tra prigionieri, o anche durante le pacate conversazioni tra ufficiali e soldati nelle tregue per recuperare i morti e i feriti che seguivano i combattimenti...



La Guerra di Crimea costò un numero esorbitante ed insensato di vite umane; si calcola che i russi persero quasi mezzo milione di uomini in quattro anni di combattimenti, come i turchi del resto. La Francia ebbe probabilmente 100.000 caduti, la Gran Bretagna 25.000 e l'Italia 2.000. Per avere un termine di paragone, all'epoca lo sterminato Impero Ottomano aveva circa 25 milioni di abitanti, quello russo 60, l'Inghilterra 26 e la Francia 35.

Un'ultima annotazione sulle fotografie che accompagnano l'articolo: in alcune immagini ho utilizzato come sfondo per i miei figurini la riproduzione di un quadro di Giovanni Fattori, "Fanteria italiana", che si riferisce ad un episodio bellico (la conquista della Madonna della Scoperta) della battaglia di San Martino del 1859 nell'ambito delle Guerre di Indipendenza. Ho scelto questo dipinto perché riproduce fedelmente le uniformi dei soldati sardi del periodo della Guerra di Crimea e anche perché l'ambientazione può ricordare il paesaggio della penisola russa. Nei soldatini che ho dipinto, attraverso un lavaggio a china marrone piuttosto accentuato, ho cercato di rappresentare per quanto mi è stato possibile le divise sporche di fango; i soldati che partirono per il fronte russo cercavano la gloria e avevano un'idea eroica della morte in battaglia, trovarono invece i bombardamenti a distanza, le trincee, morti anonime e soprattutto il fango...