Skip to content
You are here:Home arrow Articoli arrow Eserciti/Uniformi arrow La composizione etnica della fanteria Austro-Ungarica nella 1^GM - I^ parte


La composizione etnica della fanteria Austro-Ungarica nella 1^GM - I^ parte
(1 voto)
Scritto da A.   

La composizione etnica dei reggimenti di fanteria di linea dell'esercito Austro-Ungarico
nella Grande Guerra

"L'Impero non è una creazione artificiale, ma un corpo organico" l'Imperatore Francesco Giuseppe dichiarò in una mattina d'autunno del 1904, "è un luogo di rifugio, un asilo per tutte le nazionalità divise, disperse nell'Europa Centrale, che se dovessero contare sulle proprie risorse condurrebbero una misera esistenza, diventando trastulli per i loro vicini più potenti". Novanta anni dopo, quegli undici popoli sono divisi e cercano rifugio.

Alan Palmer, p. 415, "Francesco Giuseppe, il lungo crepuscolo degli Asburgo", 1994

Più di un anno fa, avevo scritto due articoli sull'esercito Austro-Ungarico, uno dei quali sulla composizione etnica dei reggimenti di fanteria di linea nella Grande Guerra, che Vi ripropongo "ristrutturato" ed allargato con una serie di aggiornamenti frutto delle mie letture più recenti, e con una piccola postilla di riflessione.

Per facilitare una narrazione ordinata, preferisco suddividere l'articolo in brevi capitoli, dove trattare le varie parti.

 

Un Impero multietnico

Era una realtà complessa, anche nella costruzione istituzionale e politica, sulla quale però non vorrei approfondire troppo per non andare fuori tema, ma solo dare una informazione utile per comprendere il resto del testo.
Per sommi capi, diciamo che con il compromesso (Ausgleich) del 1867 l'Impero era stato suddiviso in due parti aventi come confine il fiume Leitha, quella austriaca chiamata cisleitanica e quella ungherese chiamata transleitanica, con due governi con ampie autonomie (ad esempio anche sui diritti politici e sulla concessione o meno del suffragio universale nella propria parte, con i governanti ungheresi che brillavano per la politica spesso reazionaria e poco rispettosa delle minoranze romene, serbe, croate, rutene, italiane, slovacche, tedesche ed ebraiche) ed un esercito territoriale proprio (la Landwehr austriaca e la Honved ungherese).

Austria-Ungheria nel 1914


Vi era poi un governo centrale, che rispondeva all'Imperatore, senza un vero Primo Ministro (era il Ministro degli Esteri ad avere una funzione di primus inter pares), e che gestiva le politiche considerate comuni alle due parti (in primis politica estera, della difesa e delle finanze), la diplomazia e l'esercito che le due parti avevano in comune, che nell'articolo d'ora in poi chiamerò esercito comune. Inoltre, attraverso il Ministero delle Finanze che nominava un suo alto funzionario come governatore civile, il governo centrale amministrava la Bosnia-Erzegovina, amministrata dietro mandato internazionale scaturito dal Congresso di Berlino dal 1878 ed annessa nel 1908 ma non attribuita a nessuna delle due parti dell'Impero per non turbare i complessi equilibri che erano stati instaurati.
I perni funzionali di questa costruzione, empirica ed asimmetrica quanto retta ed efficiente dal punto di vista amministrativo, erano due, la burocrazia (inclusi i pubblici servizi come le Poste e le Ferrovie) e l'esercito. Ambedue erano profondamente plurinazionali, la vita di un funzionario piuttosto che un militare spesso era caratterizzata da trasferimenti da un capo all'altro dell'Impero (od almeno della parte cisleitanica piuttosto che transleitanica, interessantissimo leggerne le biografie), venendo così a creare un servitore dello stato che sapeva superare la propria appartenenza etnica ed essere solo un fedelissimo suddito della Monarchia in quanto tale.
Le varie nazionalità erano divise tra "nazioni storiche" (Austria, Ungheria, Boemia e Croazia, più il Ducato di Galizia e Lodomeria che non era una nazione storica ma vi era assimilato pur essendo considerato una realtà principalmente polacca quando invece era sia polacca che ucraina), ed i gruppi etno-linguistici, vale a dire nazionalità non costituenti una nazione, come ad esempio gli Ucraini di cui sopra, gli Sloveni, gli Italiani, gli Slovacchi, i Rumeni eccetera. Sta di fatto che lingue ufficialmente riconosciute erano ben dodici. Un discorso a parte erano gli Ebrei, di cui aprlo più diffusamente nelle note etnografiche; non erano considerati etnia a parte, ma esisteva la versione dell'inno nazionale in yiddish, così come le cartoline postali militari prestampate contenevano anche le diciture nella medesima lingua.

 

Bandiera austriaca

 

Un esercito multietnico

L'esercito imperiale, infatti, non poteva che riflettere al proprio interno il crogiolo di popoli e di religioni della realtà plurinazionale che rappresentava. Un aggregato molto parziale delle nazionalità presenti recita che su 100 soldati 44 erano Slavi (Czechi, cioè Boemi e Moravi, Slovacchi, Ucraini, Ruteni, Polacchi, Sloveni, Croati, Serbi, Bosniaci), 28 Austriaci ed altri Germanofoni (cioè i Volksdeutschen, tedeschi etnici viventi nelle altre parti dell'Impero, come i Tedeschi dei Sudeti, i Sassoni di Transilvania, gli Svevi del Banato eccetera), 18 Ungheresi, 8 Rumeni e 2 Italiani. Considerando che nella cavalleria e nelle armi tecniche era maggiore la presenza di Ungheresi ed Austriaci (questi ultimi preponderanti nelle truppe da montagna, insieme agli italiani), è stato calcolato che su 100 fanti circa 67 fossero slavi. Anche la multireligiosità era cosa notevole, giacché negli organici dell'esercito austro-ungarico i cappellani militari, il cui equivalente grado minimo era quello di capitano, erano Cattolici, Greco-Cattolici (chiamati anche Uniati, ma, come mi ha fatto notare un amico assistente universitario di Storia Moderna e Storia dell'Europa Orientale, per gli interessati questo termine ha un sottinteso dispregiativo), Protestanti, Ortodossi, e vi erano anche Rabbini Israeliti ed Imam Musulmani. Da questi numeri si può inoltre vedere come quanto fossero nel giusto i critici dell'Ausgleich del 1867, quando sostenevano che le minoranze slave fossero politicamente sottorappresentate.
La lingua ufficiale era il tedesco per i circa 80 vocaboli fondamentali di trasmissione degli ordini (nonostante pluridecennali, e secondo me scorretti, tentativi degli ungheresi di far riconoscere pari funzione all'ungherese), ma per il resto la lingua di riferimento del reggimento era quella ivi preponderante, come, ad esempio, nel 36° Reggimento, boemo per il 100%, si parlava il ceco; anche se in reggimenti come il 66°, ruteno, il cui distretto di reclutamento includeva popolazioni rutene, ucraine, germanofone, slovacche, ebraiche ed ungheresi, vi erano anche seconde, terze e via così lingue reggimentali, per non parlare poi dei reggimenti della parte orientale dell'Impero dove, per la presenza di molti soldati provenienti dalle numerose comunità ebraiche ashkenazite, era parlato anche lo yiddish. Come si vede, questo sistema, rispettoso delle peculiarità etniche, costringeva gli ufficiali di carriera a diventare dei poliglotti, ed i sottufficiali del reggimento ad inventarsi interpreti per gli ufficiali appena assegnati al reparto.

Boxart dal set fanteria austriaca della Hat Perno del sistema di arruolamento reggimentale era il distretto ("Bezirk"). Per la fanteria di linea ne esistevano 101, ed ognuno formava il proprio Reggimento, unica eccezione Vienna con due (motivo per il quale alcune fonti parlano di 102 distretti e non di 101). Quindi i Reggimenti di fanteria dell'esercito comune erano 102; durante la guerra ne verranno creati altri, ma saranno reggimenti "di formazione", vale a dire composti da battaglioni provenienti dai 102 reggimenti già esistenti.
 

Non formavano reggimenti di fanteria di linea l'Istria e le zone rivierasche della Dalmazia (che erano zone di reclutamento quasi esclusivo della Marina; sulle navi si parlava il dialetto di quelle parti, ed ai tempi del 1866 anche il celebre ammiraglio Tegetthof, il vincitore di Lissa, lo aveva imparato), ed i cui unici reparti "di terra" erano per gli Istriani il 5° Reggimento di Fanteria Landwehr (secondo alcune fonti con distretto di arruolamento Trieste e secondo altre Pola) e per i Dalmati il Reitende Dalmatiner Landesschützen Halbregiment (reparto di cavalleria da montagna della Landwehr austriaca che utilizzava i piccoli cavalli della razza transilvana Haflinger, con distretto di arruolamento Ragusa l'attuale Dubrovnik) ed il 37° Reggimento di Fanteria Landwehr (distretto di reclutamento Gravosa e Castelnuovo, le attuali Gruz in Croazia e Herceg Novi in Montenegro), così come il Tirolo sia Austriaco, comprendente anche l'attuale Alto Adige/Südtirol, che Italiano (l'attuale Trentino), chiamati allora rispettivamente Deutschtirol e Welschtirol, ed il Vorarlberg, che erano distretti di reclutamento per le truppe da montagna (i celeberrimi Tiroler Kaiserjäger, assegnati all'esercito comune sulla base di quattro reggimenti con distretti di reclutamento Innsbruck, Brixen/Bressanone, Trento ed Hall in Tirolo, i reggimenti Landwehr di Kaiserschützen e Landesschützen, e gli Standsschützen).

Oltre al distretto, vi è un altro termine con cui bisogna familiarizzare, per capire. E' "pertinenza". La "pertinenza" era l'appartenenza al proprio distretto. In caso di emigrazione, si continuava comunque ad appartenere al proprio distretto di origine per altri 15 anni, prima di essere considerati "pertinenti" al distretto di nuova residenza; questo spiega perché dei residenti a Trieste, ad esempio, erano stati arruolati in altri reparti sloveni od istria.