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Carri armati tedeschi e italiani nella II^GM - IX^ Parte
(7 voti)
Scritto da Mario Ragionieri   

Bene cari amici lettori, pazienti per questa mia lunga escursione sui carri armati, ci avviamo alla conclusione della storia con l'ultimo atto e cioè il 1945 gravido di conseguenze per la Germania ormai prossima alla totale sconfitta militare.
Lo schiaccianoci in atto ad est e ad ovest sta funzionando e stritola a poco a poco ciò che resta di quello che fu l'esercito più potente d'Europa; un esercito che nella vittoria come nella sconfitta seppe dare del filo da torcere a tutti ma che si lasciò dietro una scia enorme di morti e di misfatti.

Dunque siamo ai primi di gennaio del 1945 e il servizio informazioni dell'esercito tedesco avverte che sta per iniziare una grossa offensiva sovietica; Hitler di fronte alle continue richieste avanzate da Guderian si mette a urlare: "Ma chi ci crede all'offensiva dei bolscevichi? Chi è che racconta queste cretinate? E' il più grande bluff dopo Gengis Kan!"
Peccato che quello che lui riteneva un "bluff" si sarebbe di li a pochi giorni rivelato una amara realtà perché i sovietici si stavano preparando ad un nuovo balzo in avanti in Polonia. Sulla Vistola avevano concentrato 250 divisioni di fanteria e 302 brigate corazzate o meccanizzate con un numero di veicoli blindati intorno a 13.500 unità. A questo schieramento i tedeschi potevano contrapporre solo 1500-2000 carri armati e cannoni d'assalto. I tedeschi schieravano i carri pesanti come i Tigre I e II e i Panther ma non erano molti o semoventi pesanti come gli Jagdpanther e gli Jagdtiger con il pezzo in casamatta da 128 mm e pesanti 68 tonnellate (questi ultimi erano solo 14 esemplari). I sovietici schieravano molti carri pesanti di tipo JS da 46 tonnellate con un pezzo da 122 mm lungo 45 calibri che poteva competere perfino con lo Jagdtiger. A Fianco degli JS si allineavano reparti con i nuovi T 34 con il cannone da 85 mm; infine non bisogna dimenticare i cannoni d'assalto SU 85 e SU 100 impiegati sia nelle divisioni di fanteria sia in quelle di artiglieria. Gli equipaggi di questi carri erano specializzati, grazie alla elevata precisione del cannone, a colpire le feritoie dei bunker tedeschi; la mancanza di torretta girevole metteva però questi carri in forte difficoltà di fronte all'avversario in fase di attacco.


Jagdtiger


T34


Dunque torniamo al fronte orientale dove i berlinesi si sentivano abbastanza sicuri anche se sapevano che i russi erano sulla Vistola; infatti prima di arrivare ala capitale c'era da attraversare l'Oder, una grande barriera fluviale poiché in molti punti il fiume è largo anche 300 metri e Hitler aveva dato disposizioni perché fosse fortemente protetto. Sull'Oder dovevano essere concentrati tutti i cannoni controcarro disponibili come pure tutti i cannoni antiaerei dal 37 mm al 128 mm. I Russi invece vedevano i 500 Km. che li separavano da Berlino con un ottica ben diversa. Le forniture massicce di autocarri americani all'esercito sovietico avevano permesso il moltiplicarsi delle brigate meccanizzate in modo che finalmente le fanterie avrebbero potuto avanzare al passo con i carri armati.
Alle ore 10,00 del 12 gennaio 1945 le truppe sovietiche iniziarono un violento bombardamento di artiglieria che sospesero poco dopo; I tedeschi reagirono a loro volta scoprendo così le loro posizioni tanto che in poco tempo gli aerei sovietici arrivati a migliaia, polverizzarono tutte le batterie di artiglieria tedesche che si erano così incautamente rivelate.


cannone anticarro da 88mm



Ebbe inizio così l'attacco vero e proprio condotto da 8 armate di fanteria e da due armate corazzate, divise in tre settori al comando rispettivamente di Konev, Zukov, Rokossovskij. Attraversata la Vistola le forze corazzate di Zukov irruppero nella pianura polacca e aprirono una breccia larga 300 km. favoriti in questo dal tipo di difesa mobile fatto attuare da Guderian. I tedeschi avevano infatti predisposto capisaldi a " Istrice" che potevano difendersi da tutti i lati anche se accerchiati. Le unità corazzate e meccanizzate adottavano un altro sistema; quando erano superate dal nemico si incamminavano seguendo la corrente dei loro avversari, spesso a fianco degli stessi, cercando così di rientrare nelle proprie linee. Purtroppo una volta attraversata la Vistola l'avanzata dei carri russi era diventata insostenibile; dilagavano ovunque ed erano così numerosi che anche di fronte alla resistenza più accanita condotta dai tedeschi, non si riusciva a fermarli.



Il cannone da 88 si rivelò efficace anche contro i pesanti JS e diverse centinaia di questi carri furono immobilizzati, ma alla fine erano sempre i tedeschi che dovevano cedere; testimoni oculari hanno raccontato di "foreste bruciacchiate" che invece guardandole da vicino non erano altro che enormi distese di carri russi e tedeschi incendiati.
Eliminata la resistenza dei tedeschi il 2 febbraio le avanguardie dell'8° armata della Guardia del generale Sciuikov attraversavano l'Oder coperto da un sottile strato di ghiaccio. I sovietici avevano già trasportato al di là del fiume alcuni cannoni controcarro e si accingevano a traghettare i carri armati quando giunse l'ordine di arrestare l'offensiva. Per molti anni esperti e studiosi si sono posti la domanda del perché i russi che avevano percorso durante l'offensiva finale 400 chilometri non erano stati in grado di compiere gli ultimi 80, quanti li separavano da Berlino. Il motivo è stato chiarito solo nel 1965 dallo stesso Sciuikov che ha narrato che in data 4 febbraio mentre Zukov preparava i piani per proseguire l'avanzata, Stalin telefonò dalla Crimea dando un ordine preciso: trincerarsi sull'Oder e gettare le forze verso la Pomerania.



In realtà Stalin era ancora convinto che i tedeschi potessero effettuare qualche attacco di sorpresa e colpire duramente le truppe sovietiche; sopravvalutava le possibilità tedesche. I generali sovietici affermano che se la guerra non terminò entro il mese di febbraio fu solo colpa di Stalin; ma nessuno avrebbe osato allora contraddire il dittatore sovietico.
Durante l'ultima offensiva i tedeschi avevano perduto 300.000 uomini uccisi (85.000 i prigionieri) e qualcosa come 3000 carri. Nel frattempo in Ungheria era giunta la 6° armata tedesca di "Sepp" Dietrich per partecipare alla liberazione di Budapest assediata. I tedeschi con una forza comprendente 7 divisioni corazzate e molti carri Tigre II arrivarono a 24 km. dalla capitale ungherese, ma l'8 gennaio erano stati respinti perdendo durante un violento scontro 400 carri armati. Il tentativo fu ripetuto a fine gennaio ma vennero di nuovo battuti così che il 13 febbraio i russi conquistavano la città. Intanto i Russi si preparavano a marciare su Vienna ma il generale tedesco Woehler che disponeva di 33 divisioni di cui 13 corazzate tentava di sfondare le linee russe per riconquistare le aree petrolifere ungheresi considerate di importanza vitale. Woehler attaccò da nord con la 6° armata corazzata di Dietrich e da sud con la 2°. I russi comandati da Tolbuchin resistettero ferocemente e contrattaccarono; il 19 i tedeschi si posero a difesa poi il carburante si esaurì e i carri restarono fermi. Le perdite erano state elevatissime; si parla di 600 carri armati e 90.000 uomini. Così anche nel fronte sud la partita era ormai persa per la Germania.


panzer werfer tedesco

carro JS russo


IL PASSAGGIO DEL RENO
Nel frattempo sul fronte occidentale gli Alleati stavano per iniziare il passaggio del Reno; a Remagen il ponte era rimasto intatto, lo abbiamo detto nel capitolo precedente, e gli americani cercarono di allargare la testa di ponte oltre il fiume. Contro la testa di ponte i tedeschi lanciarono ben 4 divisioni corazzate guidate dal generale Bayerlain: la 9°, l'11°, la 106° e la Panzerlher; queste unità disponevano solo di 90 carri armati e cannoni d'assalto e di pochi effettivi così che il loro intervento non portò ad alcun risultato e la testa di ponte continuò ad ampliarsi fino ad avere una larghezza di 48 km. e una profondità di 16. Dalle Ardenne stava arrivando il generale Patton dopo aver eliminato le ultime divisioni tedesche alla testa della 3° armata che insieme alla 7° armata di Patch aveva il compito di attaccare la linea Sigfrido. I tedeschi compresero subito che la linea Sigfrido sarebbe caduta e non c'erano le forze per contrastare l'avanzata degli americani che disponevano di 5 divisioni corazzate; infatti i tedeschi disponevano solo di 2 unità corazzate, la 2° Panzerdivision, e la 17 Panzergrenadier delle Waffen SS. Il 22 marzo una divisione di fanteria americana appoggiata da pochi carri arrivò al Reno a Oppenheim; di slancio gli americani superarono il fiume con alcuni mezzi da sbarco che si portavano dietro; la mattina del 24 marzo un forte distaccamento americano era sull'altra sponda e i genieri iniziarono a costruire un ponte di barche che nel giro di due giorni permise di passare il fiume a cinque divisioni di Patton il quale inviò un messaggio ad Eisenhower in questi termini: "I soldati americani hanno passato il Reno prima di Montgomery".


Ma Montgomery stava preparando accuratamente il suo piano per passare il Reno che come era sua abitudine avrebbe effettuato in forze. Protegge per due giorni, dal 20 al 22 marzo, la riva tenuta dagli inglesi con cortine fumogene in modo da impedire ai tedeschi di vedere cosa sta succedendo; poi entrano in azione 3000 cannoni che sparano sul nemico una tempesta di fuoco ed in questo si uniscono bombardieri e caccia bombardieri. Il Reno in quel punto è largo 500 metri più molti terreni erano allagati per rendere ancor più difficoltoso il passaggio; alle 02,00 iniziò il traghettamento dei reparti di fanteria con i mezzi denominati "Buffalo" unitamente a 120 carri che furono preziosi per infrangere le resistenze tedesche al di là del fiume. Tutta l'operazione si svolse con successo e in perfetto ordine. La testa di ponte fu rapidamente allargata con l'impiego di mezzi blindati e consolidata con l'afflusso continuo di truppe e mezzi. Montgomery ammassò qualcosa come 1500 carri prima di riprendere l'avanzata; davanti alle truppe inglesi cumuli di macerie cioè tutto quello che restava delle città tedesche con pochi franchi tiratori rimasti a difenderle. Patton avanzava rapidamente con la 3° armata nel cuore della Germania dove i tedeschi erano intenti a concentrare truppe per la difesa della Ruhr; in tutto 22 divisioni di cui 6 corazzate, ben fornite queste ultime di mezzi e con organici al completo. La resistenza tedesca era motivo di forte preoccupazione per il comandante in capo Eisenhower nonostante che le sole armate americane allineavano 39 divisioni motorizzate e 15 corazzate con circa 4000 carri. Nonostante le paure l'occupazione della Ruhr avvenne abbastanza rapidamente e il 17 aprile i tedeschi si arrendevano.
La guerra era ormai perdute ma alcune sacche di resistenza tedesche continuavano a combattere tenacemente e una grande battaglia si accese a Norimberga difesa in modo fanatico dove si dovette combattere casa per casa per avere ragione dei difensori. Tra il 5 e il 7 maggio su tutta la linea del fronte alleato le avanguardie si congiunsero con le truppe sovietiche completando le operazioni in Europa.


LA BATTAGLIA DI BERLINO
Precedentemente abbiamo visto che le armate sovietiche si erano fermate davanti all'ultimo ostacolo naturale: l'Oder. Pur avendolo varcato di slancio in alcuni punti i Russi si erano fermati per ordine perentorio di Stalin. I reparti sovietici che erano rimasti sulla riva tedesca dell'Oder erano stati sopraffatti dalle truppe tedesche e il fronte si era fermato. Stalin probabilmente riteneva i tedeschi più forti di quanto lo erano in realtà e quindi non voleva assolutamente pregiudicare la splendida avanzata delle sue armate con un passo falso. I generali sovietici si impegnarono a fondo per ristabilire le linee di rifornimento situate sulla Vistola e le truppe che erano arrivate sull'Oder; furono fatti affluire nuovi mezzi e soprattutto cannoni e carri armati per preparare l'ultima battaglia che avrebbe dovuto consentire di raggiungere Berlino.
Nel momento in cui i Russi scatenavano la loro offensiva, il 16 aprile gli Alleati erano arrivati all'Elba e si trovavano a 80 chilometri da Berlino; il comandante in capo Eisenhower attendeva l'ordine esplicito da parte dei politici per proseguire verso la capitale del Reich. I tedeschi avevano concentrato tutte le loro forze ad oriente per contrastare quanto più possibile l'avanzata dei Russi; un poco per timore di essere fatti prigionieri da loro e un po' per l'assurda speranza di Hitler che lasciando avanzare gli anglo - americani, questi avrebbero finito per combattere contro i sovietici per disputarsi la preda tedesca. Era pura e semplice follia ma i tedeschi avevano creduto a questa tesi.


L'offensiva verso Berlino iniziò all'improvviso; il servizio informazioni tedesco non fu in grado di percepire i segnali dell'imminente operazione. Per la difesa della capitale era stato costituito il Gruppo di Armate della Vistola affidato al generale Heinrici: era composto dalla 9° armata con 4000 cannoni e 833 carri e dalla 3° armata corazzata con 1850 cannoni e 223 carri. La riserva d'armata era costituita da una divisione corazzata e da una di Panzergrenadiere più altre unità corazzate. In tutto i tedeschi allineavano più di 2000 carri con molti Panther, Tiger II e Tiger I e caccia carri del tipo Jagdpanther e Jagdtiger. In più solo la 9 armata disponeva di trecento caccia come copertura aerea.


Jagdtiger


È difficile stabilire quanti mezzi possedessero i sovietici al momento dell'ultimo grande balzo in avanti anche perché le loro forze erano distribuite su un fronte di 400 chilometri. Comunque si presuppone che avessero qualcosa come 41600 cannoni e almeno 6500 carri armati che con i semoventi SU-85 e SU 122 e 152 questo numero di carri si raddoppiava; inoltre c'erano dai 7000 ai 9000 aerei.


truppe sovietiche su di un T34


Alle 03.00 ora di Mosca i 41600 cannoni e tutti quelli dei carri cominciarono a sparare. Era il 16 aprile e il bombardamento durò 25 minuti poi furono accese le fotoelettriche e quindi arrivarono i cacciabombardieri che a causa della spessa coltre di polvere sollevata dal bombardamento dell'artiglieria non riuscirono a vedere i bersagli. Partirono poi a varie ondate le schiere di carri appoggiati dalle fanterie. Il 23 aprile dopo una serie di violenti combattimenti le armate sovietiche giunsero nei sobborghi di Berlino. Hitler era nella città e si era rifiutato di abbandonarla per condurre in prima persona l'ultimo atto. Aveva ordinato che la città fosse trasformata in un Bunker riuscendo a raccogliere circa 94.000 uomini dei quali solo la metà disponeva di armamento individuale, le batterie controcarro erano due, in compenso però c'erano 275 cannoni contraerei da 88 e 105 che si potevano usare anche se inamovibili dalle loro posizioni, contro i carri armati.



Alle truppe ed alla popolazione maschile arruolata nella Volksturm era stata fatta una larga distribuzione di Panzerfaust per la lotta contro i carri sovietici. Il 24 aprile il maresciallo sovietico Voronov faceva disporre intorno a Berlino circa 26.000 cannoni e mortai e si calcola che in pochi giorni questi cannoni abbiano fatto piovere su Berlino 25 milioni e mezzo di granate. 5 giorni più tardi la 12° armata per ordine di Hitler tentava di forzare l'accerchiamento che in effetti riuscì ricongiungendosi con la 9° armata a cui era rimasto un solo Tigre; ma gli sforzi per liberare Berlino dall'assedio fallirono. I carri della 12° Armata non riuscirono ad avvicinarsi a più di 45 chilometri dal bunker della cancelleria da dove Hitler pretendeva di dirigere le operazioni.


La battaglia di Berlino volgeva al termine rapidamente; il 30 aprile un soldato sovietico issava la bandiera rossa sul Reichstag e Hitler si suicidava. La guerra era veramente finita e il 2 maggio il generale tedesco Weidling si arrendeva al generale sovietico Ciuikov. Le ultime battaglie avvennero sulla strada di Dresda dove si affrontarono le ultime forze corazzate tedesche con quelle di Konev. L'8 maggio alle 23,00 arrivava il cessate il fuoco e circa un ora dopo veniva firmato l'armistizio. La guerra era davvero finita.



MARIO RAGIONIERI

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Ricordo ai lettori le mie pubblicazioni di storia del periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie:

-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001

-- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003

-- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004

-- Salò e l'Italia nella guerra civile. Ed.Ibiskos, 2005